SONATA
in do minore n° 8 op. 13
di
Giancarlo Loffarelli
Personaggi
LUI, poco più di 70 anni
LEI, intorno ai 30 anni
In casa di LUI.
Oggi.
L’azione inizia alle ore 21,15 del 26 novembre.
Nel rispetto dell’unità di tempo, secondo la quale questo testo è strutturato,
gli attori avranno cura di modificare le battute in cui viene data informazione
circa l’orario, in funzione dell’orario reale relativo al momento della
messinscena.
Il regista che intendesse curare la messinscena di questo testo dovrà tener
conto che la sua struttura interna è modulata sulla struttura compositiva,
raddoppiata, del primo movimento della Sonata per pianoforte in do minore n° 8
op. 13 di Ludwig van Beethoven, denominata “Patetica”: la struttura del primo
movimento viene rispettata dall’inizio fino alla battuta “Un fazzoletto!” di
pag. 16, dopo di che l’intera struttura viene seguita una seconda volta, dalla
battuta successiva fino alla fine.
I due attori dovranno tenere costantemente presente che entrambi i personaggi
sono mancini.
LUI sta suonando al pianoforte, seduto su una sedia a rotelle, l’inizio del
primo movimento della Sonata per pianoforte in do minore n° 8 op. 13 di Ludwig
van Beethoven. Dopo qualche istante:
LEI (entrando con un vassoio) Ho preparato un aperitivo, professo’.
LUI (continuando a suonare) Come, scusa?
LEI Un aperitivo.
LUI Ah, sì, grazie!
LEI Prego.
LUI Che aperitivo?
LEI (poggiando il vassoio) Quello che ho trovato in frigo.
LUI Vale a dire?
LEI Che?!
LUI Che aperitivo è?
LEI Vino bianco.
LUI Ah!
LEI Sì.
LUI Che vino è?
LEI E’ vino bianco.
LUI Ho capito, ma che vino bianco?
LEI (pausa) Vino bianco!
LUI Va bene!
LEI (porgendogli il bicchiere) Allora?
LUI Cosa?
LEI Che ci faccio?
LUI Aspettiamo che arrivi mia figlia.
LEI Mò è fresco.
LUI Ebbene?
LEI Che?!
LUI E’ fresco: e allora?
LEI Si scalda.
LUI Va bene, dammelo. (Smette di suonare) Tanto non verrà.
LEI (poggia nuovamente il bicchiere sul vassoio) Perché?
LUI Perché riponi il bicchiere?
LEI Aspettiamo che viene tua figlia.
LUI (didascalico) Aspettiamo che viene sua figlia.
LEI La figlia di chi?
LUI Mia figlia.
LEI E che ho detto io?
LUI Hai detto tua figlia.
LEI E perciò! Tua figlia! Tua!
LUI Sì ma se ti rivolgi a me si dice sua. Tu devi darmi del “lei”.
LEI (pausa) E tu perché mi dai del “tu”?
LUI Primo perché io sono vecchio e tu sei giovane…
LEI Mm…
LUI … secondo perché io sono…
LEI … il padrone e io la serva!
LUI Io sono il tuo datore di lavoro e tu la mia badante.
LEI Appunto!
LUI Eh sì! Una volta si sarebbe detto “il padrone e la serva”.
LEI Tanto è uguale!
LUI Non sei soddisfatta di come ti tratto?
LEI (sincera) Sì, come no!
LUI Allora non sei soddisfatta dello stipendio che ti do?
LEI No, no, mi va bene!
LUI Ti trovi dunque bene qui?
LEI Bene, bene.
LUI Questo mi fa piacere.
Pausa. LUI riprende a suonare.
LEI Perché non viene?
LUI (interrompendosi) Chi?
LEI Tu… La figlia!
LUI Mia figlia?
LEI Eh!
LUI Perché non viene mai.
LEI Ma aveva detto che veniva!
LUI Come?
LEI Non aveva telefonato per dire che veniva?
LUI Sì, certo.
LEI E allora viene!
LUI Certo che viene.
LEI Allora il vino lo riporto di là.
LUI Perché?
LEI Così lo bevete insieme quando viene lei.
LUI E’ giusto.
LEI Il vino bianco ci vuole fresco, no?
LUI Brava!
LEI E quello rosso caldo!
LUI Caldo è vin brulé!
LEI Che?!
LUI Te lo spiego un’altra volta!
LEI Troppo difficile ‘sta storia dei vini!
LEI esce. Pausa. LUI riprende a suonare.
LEI (rientrando) Che canzone è?
LUI Come?
LEI Che canzone è questa?
LUI Quella che sto suonando?
LEI Eh!
LUI Non è una canzone.
LEI No?
LUI Non senti che non ci sono le parole?
LEI Che musica è?
LUI E’ una Sonata.
LEI E’ vecchia?
LUI (sorridendo) Eh sì! E’ vecchia! Molto più vecchia di me.
LEI (ridendo) E di quando sarà, allora?
LUI Di tanti, tanti anni fa!
LEI Cioè?
LUI Della fine del Settecento.
LEI Ammazza!
LUI Ti piace?
LEI Eh?
LUI Ti piace?
LEI Insomma!
LUI Non ti piace.
LEI Non è che non mi piace…
LUI E allora?
LEI Non la capisco.
LUI (interrompendosi) Cos’è che devi capire?
LEI Non capisco se mi piace o no.
LUI Ah, questo!?
LEI Mm!
LUI (pausa) Che ore sono?
LEI (guarda l’orologio al suo polso) Le nove e venti.
LUI Le nove e venti!
LEI A che ora aveva detto?
LUI Come?
LEI A che ora aveva detto che veniva?
LUI Non lo so…
LEI Non l’aveva detto?
LUI Le nove e mezza. Mi pare.
LEI Allora è ancora presto.
LUI Già!
LEI Che tipo è?
LUI Chi? Mia figlia?
LEI Eh!
LUI Una ragazza simpatica.
LEI E’ bella?
LUI Bella?… Sì, credo di sì. A un padre non può che sembrare bella. Ma credo che
sia bella per davvero.
LEI A chi somiglia di più?
LUI Fra me e sua madre?
LEI Eh!
LUI Non lo so.
LEI E com’è possibile?
LUI A sua madre.
LEI Sicuro?
LUI Sì. Perché?
LEI Di solito si dice che le femmine somigliano di più al padre.
LUI Si dice questo?
LEI Me lo diceva sempre mia madre.
LUI Tu allora somigli a tuo padre?
LEI Non lo so.
LUI Se dicono così!
LEI E allora sarà così!
LUI (pausa) E’ molto intelligente.
LEI Chi?
LUI Mia figlia.
LEI Ah!
LUI E’ andata sempre bene a scuola.
LEI E’ brava, allora?
LUI Si è laureata con una sessione di anticipo.
LEI E lavora?
LUI Credo di sì.
LEI Come?!
LUI Sì, lavora, lavora.
LEI Che fa?
LUI E’… è consulente di una società… una società che si occupa di
telecomunicazioni.
LEI Come se fosse una televisione?
LUI Diciamo di sì.
LEI Ammazza!
LUI Perché?
LEI E’ famosa, allora?
LUI Perché famosa?
LEI Non è famosa?
LUI Che c’entra essere famosi!?
LEI Credevo ch’era famosa!
LUI E’ così importante, per te, essere famosi?
LEI Ammazza!
LUI E perché?
LEI Se no, che campi a fare?
LUI In che senso, scusa?
LEI Se non sei famoso e nessuno ti conosce che ci stai a fare?
LUI Ah sì!? Tu pensi questo?
LEI Quando muori nessuno sa più che ci sei stato!
LUI Ma tu pensa!
LEI Pure che non sei proprio famoso, se sei stato in televisione, un sacco di
gente t’ha visto!
LUI E quando t’hanno visto?
LEI Che?
LUI Che succede quando ti hanno visto?
LEI Niente!
LUI E allora?
LEI Però t’hanno visto!
LUI Non capisco…
LEI Tu sei un po’ famoso!
LUI Chi?
LEI Tu.
LUI Non sei proprio capace di darmi del lei!
LEI Va be’… Tu però sei un po’ famoso. O no?
LUI Io?
LEI Eh!
LUI Perché sarei un po’ famoso?
LEI Eh, come no?!
LUI Perché?
LEI Quando insegnavi, quando suonavi davanti a un sacco di gente…
LUI (sorridendo) Allora sono molto famoso!?
LEI Molto, no.
LUI E perché no?
LEI Molto famoso, no!
LUI E tu che ne sai?
LEI Sei mai stato in televisione?
LUI No.
LEI E allora non sei molto famoso.
LUI Ah, ho capito…!
LEI Quanta gente ti può conoscere a te?
LUI Non lo so.
LEI Mille persone?
LUI Non lo so!
LEI Duemila?
LUI Facciamo duemila!
LEI Fossero pure diecimila, è niente in confronto alla televisione.
LUI Ah, sì?
LEI Un minuto in televisione e ti conoscono un milione di persone.
LUI Un milione!
LEI Pure tre o quattro milioni. Tutti in una botta!
LUI E’ vero.
LEI E’ così.
LUI Lo so.
LEI Lo sai pure tu che non la vedi mai la televisione.
LUI Sì, lo so!
LEI E’ perciò che io non so’ ‘n cazzo!
LUI (pausa) Ma che espressioni sono mai queste?!
LEI Eh?
LUI (alterandosi un poco) Ma che ti viene in mente?!
LEI Scusa.
LUI Non ti permetto di usare queste espressioni volgari in mia presenza.
LEI Scusa. T’ho detto scusa!
LUI (alterandosi ancora di più) E non darmi del “tu”!
LEI Scusa.
LUI Scusi!
LEI Scusi.
LUI Non ci credo che non riesci a imparare a darmi del lei!
LEI Non so’ capace…
LUI E poi, a parte i modi, che razza di ragionamento vai facendo?
LEI Va be’…
LUI Io dovrei sentire menomata la mia carriera perché non sono finito in
televisione?
LEI Dicevo, io non so’…
LUI Anche per te è la stessa cosa! (Pausa) Io sono fiero della mia carriera! Sia
didattica che artistica!
LEI Sì.
LUI Hai capito?
LEI Sì, sì!
LUI (pausa. Si calma) Scusami.
LEI Io…
LUI Scusami, ti prego.
LEI Va be’…
LUI Evidentemente sono nervoso.
LEI No, è che…
LUI Probabilmente sono nervoso per via di mia figlia.
LEI Oh, ma sono sicura che viene.
LUI Certo che viene!
LEI Di sicuro.
LUI Di sicuro!
LEI Porto il telefono?
LUI Come?
LEI Il telefono.
LUI Quale telefono?
LEI Il cellulare.
LUI Dici che magari è meglio che la chiamo?
LEI Eh!
LUI La chiamo per vedere se ha avuto qualche problema.
LEI Lo vado a prendere?
LUI Giusto per scrupolo.
LEI Sì.
LUI Vuoi andare a prendermi il cellulare?
LEI Eh!
LUI Vai, sì, grazie, portami il cellulare.
LEI Subito.
LEI esce. LUI resta immobile, poi fa per poggiare le dita sui tasti del
pianoforte ma si blocca e torna nella posizione precedente: immobile e in
silenzio, lo sguardo fisso dinanzi a sé. Dopo un po’:
LUI L’hai trovato?
LEI (da fuori) Sì.
LUI Che stai facendo?
LEI (rientrando con il cellulare) Eccolo!
LUI Grazie.
LEI (porgendoglielo) Eccolo.
LUI (prende un paio di occhiali da lettura dal taschino e comincia ad armeggiare
al cellulare) Uffa!
LEI Cerco io?
LUI Cosa?
LEI Cerco io il numero?
LUI (dandole il cellulare) Sì, ti ringrazio.
LEI (muove rapidissima il pollice sul cellulare) Ecco. (Gli restituisce il
cellulare)
LUI Grazie.
LEI Ho già schiacciato il verde.
LUI Sì? (Porta il telefono all’orecchio) Pronto?… Ciao, sono papà!… Allora,
tutto a posto? Ti stavo aspettando… Mi avevi detto… Come?… Proprio adesso?… Ho
capito!… Ho capito, ho capito!… Va bene!… Va bene, sarà per un’altra volta… Non
ti preoccupare!… Ciao… Un bacio! Ciao! (Chiude la comunicazione e mette in tasca
il cellulare)
LEI Non viene?
LUI (calmo, quasi svuotato) No.
LEI E come mai?
LUI Un impegno improvviso.
LEI A quest’ora?
LUI (urtato) A quest’ora! Gli impegni improvvisi capitano pure a quest’ora! Che
vuoi dire?
LEI Niente.
LUI Ecco! Allora stai zitta!
LEI (pausa) E la cena?
LUI La cena?
LEI La cena l’avevo già preparata.
LUI Io non mangio.
LEI No?!
LUI Non ho fame. Mangia tu.
LEI Io?
LUI Tu, sì! Mia figlia non viene, io non ho fame, la cena l’hai preparata:
mangia tu!
LEI Non ho fame.
LUI Neanche tu?
LEI No.
LUI E allora non mangiare neanche tu!
LEI E che facciamo?
LUI Che facciamo?
LEI Non lo so.
LUI E allora?
LEI Posso vedere la televisione?
LUI La televisione?
LEI Eh!
LUI No!
LEI No?
LUI Vuoi vedere la televisione?
LEI E’ meglio di no.
LUI Ecco brava: lascia perdere la televisione, che ti fa solo male.
LEI E che faccio?
LUI Leggi un libro.
LEI Un libro?!
LUI Un libro, un libro! Non hai mai letto un libro?
LEI Posso fare le parole incrociate?
LUI Le parole incrociate?
LEI Eh!
LUI Meglio che vedere la televisione!
LEI Posso?
LUI Ma sì! Io suono e tu fai le parole incrociate!
LEI Grazie!
LEI esce. LUI riprende a suonare. Dopo un po’ lei rientra con un giornale e una
penna, siede al tavolo e comincia a fare le parole crociate. Per qualche momento
si sente soltanto la musica del pianoforte. Poi:
LUI (sempre suonando) Sono difficili?
LEI (sempre con gli occhi sul giornale) Che?
LUI Quello che stai facendo.
LEI No.
LUI No?
LEI Roba facile!
LUI Ho capito.
LEI Ce n’è una che non so.
LUI Quale?
LEI Undici verticale.
LUI Che dice?
LEI Il… Lae…Laerzià… Il Laerziàde.
LUI Il Laerzìade!?
LEI Non lo so.
LUI Ulisse!
LEI Come?
LUI Il Laerzìade. Vale a dire il figlio di Laerte: Ulisse.
LEI Ah sì?
LUI Controlla il numero di caselle.
LEI (conta) Sette. Ulisse non ci va: hai sbagliato!
LUI E allora Odisseo.
LEI Che?!
LUI Odisseo.
LEI Che è? Un altro?
LUI E’ sempre lui. Controlla!
LEI Ma quanti nomi c’ha questo?… Odisseo ci va.
LUI Hai visto?
LEI Ammazza!
LUI Eh?
LEI Grazie.
LUI Prego.
LEI Ci sarebbe anche la sette orizzontale…
LUI (interrompendo di suonare) No, basta! Non mi va di fare le parole crociate.
LEI Scusa. Suona! Suona che io sto zitta.
LUI (pausa) Non ti va di parlare?
LEI Di che?
LUI Non so. Di qualcosa!
LEI Sì, ma di che?
LUI Di te.
LEI Di me?!
LUI Per esempio!
LEI E che ci sta da dire di me?
LUI Qualcosa mi hai detto, ma ti conosco poco.
LEI E che vuoi sapere?
LUI Perché te ne sei andata di casa?
LEI Non te l’ho detto?
LUI M’hai detto che hai litigato con i tuoi.
LEI Infatti è per questo.
LUI Ma perché hai litigato?
LEI Come, perché?
LUI Qual è stato il motivo del litigio?
LEI Ah!
LUI Non vuoi dirmelo?
LEI Il mio ragazzo.
LUI Ah, il tuo ragazzo!
LEI Era il mio ragazzo.
LUI E adesso non più?
LEI No.
LUI Perché?
LEI Perché non lo voglio più.
LUI L’hai lasciato?
LEI Sì.
LUI E perché hai litigato con i tuoi, allora? Non volevano che tu lo lasciassi?
LEI No, a loro non ci piaceva per niente.
LUI Non capisco.
LEI Prima io lo volevo e loro dicevano di no e abbiamo litigato e me ne sono
andata da casa.
LUI E poi?
LEI Dopo che me n’ero andata di casa non l’ho voluto più!
LUI Ho capito.
LEI Hai capito?
LUI “La donna è mobil!”
LEI Che?
LUI E adesso?
LEI Adesso che?
LUI Non prevedi di tornare più dai tuoi?
LEI No.
LUI No?
LEI Per ora, no.
LUI Adesso sei sola, però.
LEI E che me ne frega?
LUI Da casa te ne sei andata e il ragazzo non ce l’hai più!
LEI Meglio!
LUI E il tuo lavoro ti piace?
LEI Quale?
LUI Che lavoro fai?
LEI Sto qua! Faccio la guardia a te!
LUI (ridendo di gusto) La guardia a me!… Eh già, hai ragione: fai la guardia a
un vecchio che non può farsi più la guardia da solo.
LEI Va be’, mica non capisci più niente!
LUI Grazie!
LEI Si capisce che ragioni ancora bene e non sei completamente rincoglionito…
LUI Ah, si capisce?
LEI Rincoglionito non è mica una parolaccia!?
LUI E’ una parolaccia esserlo. Ma io non lo sono. Almeno non completamente, no?
LEI Appunto!
LUI Quindi non è una parolaccia.
LEI Sai suonare ancora il pianoforte.
LUI Ecco.
LEI Non cammini!
LUI Quello, no.
LEI Però, a parte questo…
LUI Allora ti piace questo lavoro?
LEI Meglio di niente!
LUI Hai ragione: è meglio che niente!
LEI Posso fare le parole incrociate?
LUI Abbiamo già terminato la conversazione?
LEI No?
LUI Adesso t’insegno una cosa.
LEI Che cosa?
LUI Quando qualcuno si mostra interessato a te, è buona educazione
contraccambiare.
LEI Cioè?
LUI Io ti ho chiesto di parlarmi di te?
LEI Eh!
LUI E sarebbe una buona cosa se tu facessi lo stesso nei miei riguardi.
LEI Ah!
LUI No?
LEI (pausa) Ma io mi faccio gli affari miei! Mica so’ curiosa!
LUI (sorridendo) E’ giusto!
LEI Eh!
LUI Un ragionamento perfetto.
LEI Ma tu hai voglia di raccontarmi qualcosa di te?
LUI (smettendo di sorridere) No.
LEI No, perché mi sembrava.
LUI E se ti dicessi di sì.
LEI Che mi vuoi raccontare?
LUI Ti dispiacerebbe così tanto ascoltarmi?
LEI No, tanto non devo fa’ niente!
LUI E non c’è qualcosa di me che ti piacerebbe sapere?
LEI No. Cioè, sì.
LUI Cosa?
LEI Com’è tua moglie?
LUI Com’è mia moglie?!
LEI Questo m’interessa.
LUI T’interessa, addirittura!
LEI Eh!
LUI Mia moglie adesso è vecchia come me.
LEI Va be’, questo che c’entra?
LUI Un po’ meno vecchia di me.
LEI Ma da giovane era bella?
LUI (pausa) Bellissima.
LEI Davvero?
LUI Talmente bella che non ho mai capito perché fra tanti abbia scelto proprio
me.
LEI Ma poi vi siete divorziati?
LUI Sì.
LEI E perché?
LUI Perché…! Per lo stesso motivo per il quale tu hai lasciato il tuo ragazzo.
LEI Che c’entra!?
LUI C’entra, c’entra!
LEI Ma sei stato tu o lei?
LUI Lei si è risposata e io no: secondo te chi è stato a lasciare l’altro?
LEI (ci pensa) T’ha lasciato lei!
LUI Sei una ragazza davvero intelligente tu!
LEI E da quando non la vedi?
LUI Mia moglie?
LEI Eh!
LUI Saranno più di trent’anni.
LEI Ammazza!
LUI Tu forse eri appena nata.
LEI E tua figlia?
LUI Cosa?
LEI Tua figlia da quando non la vedi?
LUI No, mia figlia l’ho rivista.
LEI (tira fuori dalla tasca il cellulare, armeggia e legge un sms)
LUI Che fai?
LEI Niente.
LUI A chi devi telefonare?
LEI Un messaggio.
LUI Devi mandare un messaggio?
LEI E’ arrivato.
LUI E’ arrivato un messaggio?
LEI Rispondo.
LUI Chi è?
LEI Quello che stava con me.
LEI Ah!
LEI Non so quanti me n’ha mandati da stamattina!
LUI Che vuole?
LEI Oh, ma sei curioso, eh!
LUI Scusami.
LEI (pausa) Vuole rivedermi.
LUI (pausa) E tu?
LEI (rimette il cellulare in tasca) Che?
LUI Che gli hai risposto?
LEI Non lo posso dire.
LUI Scusa l’indiscrezione.
LEI Non lo posso dire perché poi tu t’arrabbi.
LUI Io mi arrabbio?
LEI E’ una parolaccia.
LUI Gli hai risposto con una parolaccia?
LEI Così capisce.
LUI Non lo vuoi proprio rivedere?
LEI No.
LUI Ho capito.
LEI Posso fare le parole incrociate?
LUI Se ne hai proprio voglia!
LEI A te non ti va più di suonare?
LUI Se fai le parole crociate, io suono.
LEI Se no?
LUI Altrimenti, parliamo.
LEI Ancora?!
LUI Non ti piace parlare?
LEI Che c’entra?
LUI Con le tue amiche non parli?
LEI E chi ce l’ha più le amiche!
LUI Perché?
LEI Sto sempre qua!
LUI Già, è vero!
LEI Prima di cominciare questo lavoro ce l’avevo.
LUI E ti dispiace aver dovuto rinunciare alle tue amiche?
LEI Dovevo lavorare. Lavoro un po’ di tempo qua da te, guadagno bene e poi mi
cerco un altro lavoro.
LUI Un lavoro che ti permetta anche di frequentare le tue amiche.
LEI Eh!
LUI E’ giusto.
LEI Certo ch’è giusto!
LUI Tuo padre che lavoro fa?
LEI Mio padre?
LUI Dove lavora?
LEI Un cantiere.
LUI Che cantiere?
LEI Fa il manovale.
LUI Un cantiere edile?
LEI Eh!
LUI Perché dici sempre “eh”?
LEI Che?!
LUI Spesso, quando devi dire “sì”, dici eh”.
LEI Eh!
LUI In italiano c’è una parola: “sì”. Usala!
LEI Va be’!
LUI (ridendo) Mi fai contento!?
LEI Tu eri professore d’italiano?
LUI No.
LEI E che professore eri?
LUI Insegnavo storia della musica.
LEI Alle scuole medie?
LUI All’Università.
LEI Ammazza!
LUI Cosa?
LEI Insegnavi a quelli che vanno all’Università?
LUI Eh!… Come diresti tu.
LEI Io ho fatto la terza media.
LUI E poi?
LEI Poi basta.
LUI Non sei andata alle superiori?
LEI No.
LUI Perché?
LEI Perché non mi piaceva studiare.
LUI E che volevi fare?
LEI La parrucchiera.
LUI E perché non l’hai fatto?!
LEI Perché bisognava andare a scuola di parrucchiera.
LUI E allora?
LEI Sempre scuola era!
LUI Ma tu pensa!
LEI E poi costava.
LUI I tuoi genitori non potevano permettersi di pagare una scuola per
parrucchiere?!
LEI Sì, ma a me non m’andava.
LUI Sei un tipo strano, sai?
LEI Pure mia madre me lo diceva.
LUI Che sei strana?
LEI Eh!
LUI Allora è per questo che fai questo lavoro da me?
LEI Perché?
LUI Perché per fare questo lavoro non si deve andare a scuola?
LEI Infatti tutti lavori così ho fatto.
LUI Per i quali non si doveva andare a scuola.
LEI No.
LUI Eppure la cultura…
LEI (prende il cellulare e legge un nuovo messaggio) Ancora!
LUI Un altro messaggio?
LEI Sempre lui.
LUI Non gli è bastata la parolaccia!
LEI Mò ce ne scrivo una peggio!
LUI Forse non dovresti rispondergli proprio.
LEI Che?
LUI Se non vuoi più saperne, forse il modo migliore per farglielo capire è non
rispondergli.
LEI (pausa) Meglio una parolaccia!
LUI Se lo dici tu!
LEI (rimettendo in tasca il cellulare) Vediamo se capisce!
LUI Se ti manda un altro messaggio vuol dire che non ha capito.
LEI E se non lo manda vuol dire che ha capito.
LUI Perché non vai a prendere quel vino che avevi portato prima?
LEI Vuoi bere a digiuno?
LUI Beviamo un aperitivo insieme.
LEI Pure io?
LUI Sì, lo beviamo insieme.
LEI Grazie.
LUI E se poi ci torna la fame, mangiamo pure qualcosa.
LEI Allora vado?
LUI Vai a prenderlo.
LEI esce e LUI inizia a suonare il secondo movimento della “Patetica”. Dopo
qualche momento, LEI rientra con il vino e due bicchieri. LUI continua a
suonare.
LUI Poggia tutto sul tavolo.
LEI (versando il vino) Questa è un’altra canzone?
LUI No, è la stessa.
LEI Mi sembrava un’altra.
LUI E’ il secondo movimento della stessa Sonata.
LEI Ecco fatto!
LUI (smette di suonare e prende il bicchiere che gli porge) Brava!
LEI Io ne bevo poco.
LUI Salute!
LEI Alla salute!
LUI (mentre beve, la base del bicchiere gli sgocciola sui pantaloni) Oh!
LEI E’ acqua!
LUI Non c’è un tovagliolo?
LEI (estraendo dalla tasca un pacchetto di fazzoletti di carta) Un fazzoletto!
Nell’estrarre il pacchetto, tira fuori anche il cellulare, che poggia sul
pianoforte.
LUI (asciugandosi) Grazie!
LEI Mò s’asciuga.
LUI Siediti mentre beviamo.
LEI (sedendo) Sì.
LUI Ti va di mangiare qualcosa?
LEI A te?
LUI Che ore sono?
LEI (guarda l’orologio) Un quarto alle dieci.
LUI Forse verso le dieci.
LEI Verso le dieci hai fame?
LUI Credo di sì.
LEI E perché?
LUI E’ il tempo che questo aperitivo impiegherà a fare il suo effetto.
LEI Ah!
LUI Ormai non viene proprio!
LEI Chi?
LUI Mia figlia.
LEI Tua figlia?
LUI Sì.
LEI Te l’aveva detto!
LUI Ah, già!
LEI (pausa) Perché non suoni?
LUI Vuoi che suoni?
LEI Eh!
LUI E va bene! (Riprende a suonare il secondo movimento dall’inizio)
LEI Questa mi piace di più.
LUI E’ un po’ più orecchiabile, forse.
LEI Non lo so.
LUI Ma il vero capolavoro è il primo movimento.
LEI Sarà!
LUI (s’interrompe e vuota il bicchiere) Allora dopo cena te la faccio sentire
tutta di seguito.
LEI (prendendo bottiglia e bicchieri) Vado a riportare ‘ste cose di là.
LEI esce. LUI resta fermo. Dopo qualche istante, il cellulare di LEI, che è
rimasto sul pianoforte, comincia a vibrare. LUI lo guarda, quindi guarda verso
il punto dove LEI è uscita, infine torna a guardare il cellulare, lo prende,
armeggia e legge il messaggio. Mentre sta ancora leggendo, LEI rientra.
LEI Che stai facendo?
LUI (ancora leggendo)
LEI Dammi quel cellulare!
LUI Non è lui che vuole rivederti!
LEI (strappandogli il cellulare) Perché hai letto il messaggio?
LUI Perché mi hai detto che eri tu che non volevi vederlo più?
LEI Fatti gli affari tuoi!
LUI E’ lui che t’ha lasciato!
LEI Non ci provare più a leggere i miei messaggi!
LUI Sei tu che lo stai pregando per rivederlo.
LEI Embè?!
LUI Non devi umiliarti così!
LEI (legge e cancella il messaggio) Che sei mio padre!?
LUI Era soltanto un consiglio.
LEI Pure tu hai detto le bugie!
LUI Chi?
LEI Tu!
LUI Io?
LEI Sì.
LUI Che vuoi dire?
LEI Perché dici le bugie?
LUI Che bugie?
LEI Di tua figlia.
LUI Di mia figlia?
LEI Eh!
LUI Che significa?
LEI Hai detto che non veniva perché aveva un impegno.
LUI Ho detto quello che m’ha detto lei.
LEI Quando?
LUI Prima.
LEI Prima quando?
LUI Quando le ho telefonato.
LEI Tu non hai telefonato.
LUI L’ho fatto dinanzi a te!
LEI Hai fatto finta.
LUI Che cosa?!
LEI Hai fatto finta di telefonare.
LUI Ma che stai dicendo!?
LEI Tu dici che hai telefonato per davvero?
LUI Senti, lasciamo perdere questo discorso…
LEI Ti ricordi che sono andata a prendertelo io il cellulare?
LUI Proprio per questo…
LEI Te l’ho dato io.
LUI Me l’hai dato tu, e allora?
LEI E poi ti ho fatto il numero.
LUI Sì.
LEI (tirando fuori dalla tasca una “sim card”) Ma prima io c’avevo levata la
carta per telefonare dal cellulare.
LUI (pausa) Che hai in mano?
LEI La carta del tuo cellulare.
LUI Dove l’hai presa?
LEI Dal tuo cellulare!
LUI Non è possibile!
LEI E’ possibile!
LUI Senza la carta il cellulare non funziona!
LEI Bravo! Allora te ne intendi?!
LUI Perciò stai mentendo!
LEI C’ho messo quella di un cellulare che non uso.
LUI Non è vero!
LEI Prendilo, allora, e vedi che numeri ci stanno in memoria.
LUI (pausa) Ma perché l’hai fatto?
LEI Perché volevo vedere se era vero che parlavi con tua figlia.
LUI Come ti sei permessa…!?
LEI E infatti non era vero!
LUI Ma chi sei tu che pretendi di sapere quello…
LEI Hai fatto finta di parlare.
LUI … che c’è fra me e mia figlia!?
LEI Forse non ce l’hai nemmeno una figlia.
LUI Che stai dicendo?!
LEI Ce l’hai?
LUI Certo che ce l’ho!
LEI E forse non sei neppure stato mai sposato!
LUI Ma che stai…
LEI Se dici bugie così grosse una volta, puoi dirle sempre!
LUI Piccola serpe!
LEI Perché hai fatto finta di telefonare?
LUI Non usare questo tono con me!
LEI Forse ce l’hai una figlia…
LUI Certo che ce l’ho!
LEI … ma non vuole vederti più!
LUI Mia figlia era impegnata!
LEI E tu ti vergogni di questo…
LUI E se non era impegnata…
LEI … davanti a me…
LUI … sarebbe venuta…
LEI … ti vergogni di me!
LUI … sono sicuro che sarebbe venuta.
LEI Ti vergogni di una serva!
LUI Perché non doveva venire a cena?
LEI Perciò dici le bugie.
LUI Smettila!
LEI E adesso non ti credo più.
LUI Ti ho detto di smetterla!
LEI Credo solo a una cosa di quelle che mi hai raccontato.
LUI (pausa) A cosa?
LEI Che suoni il pianoforte. Perché quello lo vedo e lo sento.
LUI Grazie. Almeno questo!
LEI Però tua figlia non la vedi da quando tua moglie t’ha lasciato! E’ così?
LUI (pausa) Sì, è così.
LEI T’ha lasciato che lei era ancora piccola, vero?
LUI Sei mesi.
LEI Ammazza!
LUI Aveva solo sei mesi quando se ne andò e se la portò con sé.
LEI E tu non hai messo in mezzo gli avvocati?
LUI Ci ho provato.
LEI E non c’è stato niente da fare?
LUI No.
LEI Però potevi vederla qualche volta?
LUI Mia moglie se la portò a vivere lontano da qui.
LEI Ah!
LUI (pausa) Posso dirti una cosa?
LEI Che cosa?
LUI Una… una cosa che non ho mai detto a nessuno.
LEI Dimmela!
LUI Ho paura di morire.
LEI Pure io.
LUI Ma tu ci pensi?
LEI A che?
LUI Al fatto che devi morire.
LEI Qualche volta.
LUI E questo è normale.
LEI E allora?
LUI E’ che io ci penso sempre.
LEI Sempre?
LUI E questo non lo so se sia normale.
LEI Forse sì.
LUI Forse è normale per un vecchio.
LEI Eh!
LUI Ma la mia mente non ragiona da vecchio.
LEI No?
LUI La mia mente ragione ancora come se avessi la tua età. E allora dovrei
pensarci solo qualche volta alla morte, come fai tu. Ma io ci penso sempre. E
questo mi fa paura.
LEI Mi dispiace.
LUI Perché la mia mente non invecchia insieme al mio corpo?
LEI (silenzio. Lo guarda.)
LUI Io ti guardo, vedi?
LEI Sì.
LUI Io sono vecchio, è vero?
LEI Sì.
LUI Se sono vecchio dovrebbero sembrarmi belle le donne vecchie, o no?
LEI Sì.
LUI E invece io capisco che tu sei bella.
LEI Ah!
LUI Se per un istante potessi dimenticare che sono vecchio mi metterei a farti
la corte.
LEI (scoppia a ridere)
LUI Perché ridi?
LEI Perché hai detto “a farti la corte”.
LUI Non si usa più, vero?
LEI No.
LUI Io vorrei che la mia mente diventasse vecchia come il mio corpo.
LEI Però siamo fatti così.
LUI Purtroppo!
LEI Forse è meglio non pensarci a queste cose.
LUI Lo so.
LEI Se non ci pensi, tutto ti sembra normale.
LUI Anche questo è vero.
LEI E’ meglio che hai fatto solo la terza media.
LUI Perché?
LEI Perché non ci pensi a tutte ‘ste cose!
LUI Tu dici?
LEI Eh!
LUI Non credo.
LEI E quando suoni?
LUI Cosa?
LEI Quando suoni come ti senti, vecchio o giovane?
LUI (pausa) Quando suono non sento di avere un corpo.
LEI Allora ti senti giovane?
LUI Però sento che le dita non sono più veloci come una volta.
LEI Sei giovane e sei vecchio, insieme.
LUI Già!
LEI Però a morire si può morire a qualunque età.
LUI Tu come vedi il tuo futuro?
LEI Il futuro?!
LUI Adesso lavori per me e guadagni dei soldi.
LEI Eh!
LUI Ma, a parte per quello che ti serve per vivere, che pensi di fare con i
soldi che metti da parte?
LEI Mica ne metto da parte tanti!
LUI Io ti pago bene! Mangi e dormi qua: hai poche spese, non li metti da parte?
LEI Un po’ sì.
LUI E quali sono i progetti per il tuo futuro?
LEI Boh!
LUI Come, “boh”?!
LEI Che devo fare? Quello che ha fatto mia madre: mi sposo, faccio i figli e
penso a loro!
LUI E ti piace questo?
LEI Eh?
LUI Ti piace questo tipo di vita?
LEI Non lo so.
LUI Uhm…
LEI Questo è: o mi piace o non mi piace!
LUI Se pensi a te fra dieci anni, questo vedi?
LEI Mi vedo come mia madre.
LUI Proprio uguale?
LEI Quasi.
LUI Ma tu vorresti fare qualcosa di diverso?
LEI Che?
LUI Non lo so.
LEI Mi piace andare in televisione.
LUI Sei fissata con la televisione!
LEI Eh!
LUI Se mi dai una coltellata, in televisione ci vai di sicuro.
LEI Che?!
LUI Non c’è bisogno di saper fare chissà che cosa per finire in televisione.
LEI Una mia amica ci aveva un cugino che è stato in televisione!
LUI A che fare?
LEI Faceva il pubblico in una trasmissione.
LUI Ah sì?!
LEI E l’hanno pure inquadrato una volta.
LUI Davvero?
LEI Anzi, no: due volte!
LUI Perbacco!
LEI (pausa) Mi stai a piglia’ pe’ il culo?!
LUI No, no…
LEI Tutti quelli che conoscevo l’avevano visto in televisione!
LUI Lo immagino.
LEI Però sempre che fa il meccanico!
LUI Il cugino della tua amica?
LEI Eh!
LUI Lo vedi?
LEI Perciò, alla fine, ti devi accontenta’!
LUI Infatti!
LEI Perciò!
LUI Ma tu pensi che non ci siano alternative?
LEI A che?
LUI A quello che hai detto.
LEI Cioè?
LUI Ripetere pari pari la vita di tua madre.
LEI E che faccio?
LUI Mica per forza cose diverse!
LEI No?
LUI Anche le stesse cose ma con una coscienza maggiore.
LEI Io mica ti capisco, sa?
LUI Non mi capisci?
LEI Dici certe frasi che mica è semplice capi’ che stai a di’!
LUI Potresti pure scegliere di non sposarti, per esempio!
LEI Va be’, ma io mi voglio sposa’!
LUI Benissimo! Però potresti farlo come una vera scelta, non per consuetudine,
potresti educare i tuoi figli garantendo loro un percorso diverso da quello che
i tuoi genitori hanno garantito a te.
LEI E sarebbe?
LUI Non so: potrebbero studiare più di quanto hai fatto tu!
LEI Questo è sicuro!
LUI Sì?
LEI Se non studiano gli stacco la capoccia!
LUI Ma a te non è piaciuto studiare!
LEI Che c’entra? Che devono fa’ quello ch’ho fatto io?
LUI No…
LEI Tu che mi dici?
LUI Di cosa?
LEI Se eri mio padre…
LUI Se fossi stato mio padre!
LEI Va be’: se eri mio padre che volevi che facevo?
LUI Io?
LEI E chi, se no?
LUI Io… avrei voluto che tu studiassi… avrei voluto vederti laureata… poi
avresti trovato un lavoro…
LEI Quale?
LUI Quello che più ti fosse piaciuto… Poi, se avessi trovato un ragazzo in
gamba, avresti potuto sposarti, magari avere dei figli… senza rinunciare alla
tua carriera, è chiaro!… E ora io avrei dei nipotini per cui fare tutte quelle
fesserie che fanno i nonni… e tu, ogni tanto, saresti venuta a trovarmi… E
forse…
LEI E forse?
LUI Forse non avrei avuto paura di morire.
LEI (pausa) Forse mi sarebbe piaciuta questa vita.
LUI Davvero?
LEI Non lo so, ma forse sì.
LUI Perché?
LEI Perché… perché quando non sapevo che fare tu mi dicevi quello che dovevo
fare…
LUI Ah sì, questo certamente!
LEI E così ero più sicura di non sbagliare.
LUI Qualche consiglio, se ne hai bisogno, posso dartelo anche se non sono tuo
padre.
LEI Va be’, però è un’altra cosa.
LUI Sì!… E’ un’altra cosa.
LEI si alza.
LUI Dove vai?
LEI Devo uscire.
LUI Come?
LEI Esco.
LUI E dove devi andare?
LEI Vado al bar qua sotto a comprare il latte ché per domani mattina non ci sta.
LUI Non c’è il latte?
LEI No.
LUI Va bene, vai.
LEI Scendo e risalgo.
LUI Va bene.
LEI Faccio subito.
LUI Che ore sono?
LEI Le dieci.
LUI Fa’ presto.
LEI Sì, sì. (Esce)
LUI si sposta con la sedia a rotelle, si avvicina al pianoforte e riprende a
suonare. Dopo qualche momento s’interrompe, si alza dalla sedia a rotelle e
raggiunge un mobile dal quale prende una bottiglia di whisky, beve direttamente
dalla bottiglia un abbondante sorso, la ripone dove l’aveva presa e siede al
tavolo, la testa tra le mani. Dopo qualche istante, s’avvede che lei sta
tornando e torna a sedere sulla sedia a rotelle riprendendo a suonare.
LEI (entrando) Ho fatto subito!
LUI (smettendo di suonare) Sì, hai fatto subito.
LEI Non c’era nessuno al bar…
LUI A quest’ora già non c’è nessuno?!
LEI Eh!
LUI Meglio!
LEI M’ha fermato un attimo solo la portiera…
LUI Che voleva?
LEI Niente.
LUI Come, niente?
LEI Le solite cose!
LUI Che cose?
LEI Ma niente! Quella è una pettegola!
LUI Sta sempre senza far niente…!
LEI E perciò!
LUI Tu non darle chiacchiera.
LEI E’ lei che mi ferma!
LUI Il latte?
LEI L’ho messo in frigorifero.
LUI Ah!
LEI (resta in silenzio a guardarlo. Poi:) Tu credi che io sono fessa?
LUI Come?
LEI Dato che tu sei un professore…!
LUI E allora?
LEI E io una che non ha studiato…!
LUI Ma che vuoi dire?
LEI Allora pensi che sono fessa!
LUI Si può sapere che cosa stai dicendo?
LEI Tutte balle!
LUI Senti…
LEI Tutte balle mi racconti.
LUI … non ho voglia di…
LEI Non è vero?
LUI … starti a sentire!
LEI Perché mi hai detto che sei sposato?
LUI Cosa?
LEI Sei sposato?
LUI Certo che sono stato sposato!
LEI E che significa “celibe”?
LUI Celibe?!
LEI Sì, che significa?
LUI Ma io…
LEI (tirando fuori da una tasca una carta d’identità) Sai che c’è scritto qua
sopra?
LUI La mia carta d’identità!
LEI Lo sai?
LUI Adesso ti sei messa a frugare nel mio portafogli!
LEI Non cambiare discorso!
LUI Mi rubi anche i soldi, allora?
LEI C’è scritto “celibe”!
LUI Dammi quella carta!
LEI “Celibe” è una parola difficile…
LUI Dammi quella carta!
LEI … ma io lo so che significa.
LUI Dammela!
LEI Significa che non sei sposato! Che non sei mai stato sposato!
LUI E a te cosa importa?
LEI Niente!
LUI E allora?
LEI Allora perché m’hai raccontato tutte quelle balle su tua moglie e tua
figlia?
LUI Io ce l’ho una figlia!
LEI Però non sei stato sposato?!
LUI (pausa) No.
LEI Lo vedi?
LUI No, ma è come se lo fossi stato!
LEI Che significa?
LUI Mica tutti si sposano?
LEI Hai avuto una figlia da una donna con cui non eri sposato?
LUI Certo, come tante altre persone al mondo!
LEI E poi?
LUI Poi che?
LEI Adesso voglio sapere tutto.
LUI Cosa?!
LEI Devi dirmi tutto senza balle!
LUI Ma tutto che cosa?
LEI L’hai lasciata tu?
LUI Chi?
LEI La madre di tua figlia?
LUI (pausa) Sì.
LEI Perché?
LUI Perché… Ma perché devo rispondere a questo…
LEI Perché?
LUI (pausa) Perché io una figlia non la volevo.
LEI E perché non la volevi?
LUI Era… era un momento delicato della mia carriera…
LEI Che significa?
LUI Era il momento in cui capisci che se vuoi arrivare a certi livelli…
LEI “A certi livelli”? Non farti tirare le parole!
LUI Non puoi formarti una famiglia.
LEI Ho capito.
LUI Per questo non volevo avere figli.
LEI E lei allora ha lasciato te!
LUI Sì.
LEI Sei stato un vigliacco.
LUI Sì. Sono stato un vigliacco… E me ne sono pentito per tutto il resto della
mia vita.
LEI Potevi tornare da lei e riconoscere tua figlia!
LUI Non s’è fatta più trovare.
LEI Non hai saputo più niente di nessuna delle due?
LUI No. Sì.
LEI No, o sì?
LUI Molti anni dopo seppi che le avevano tolto la bambina.
LEI Perché?
LUI Era entrata in un brutto giro e non era più capace di pensare a lei. Così
almeno aveva deciso un giudice.
LEI E tu? Non hai provato a prendertela tu?
LUI Sì. No, non lo so! Non era facile trovarla… Ma non so se ci ho provato
davvero.
LEI Però t’immagini sempre che ti viene a trovare…
LUI Sì.
LEI A cena, magari.
LUI (i suoi occhi si riempiono lentamente di lacrime) Mi sembra che ci voglia
così poco perché le cose… le cose fossero andate in maniera diversa. Lei è mia
figlia… la bambina che è cresciuta con me, che giocava sempre vicino ai miei
piedi, quando io suonavo il pianoforte. E che poi è diventata una ragazza bella…
studiosa, innamorata di suo padre e della musica… Poi ha studiato fino a
prendere la laurea… una laurea con il massimo dei voti… E’ per questo che ha
trovato subito lavoro, perché lei era la migliore. Ha cominciato a girare il
mondo con il suo lavoro… Un lavoro di responsabilità, sai?… Che l’ha costretta a
stare lontana da me, ma che le fa guadagnare tanti soldi… A me dispiace di non
poterla vedere spesso… ma sono contento perché so che gira il mondo, guadagna
bene e non s’è mai dimenticata di me… Infatti… ogni tanto, quando il lavoro
glielo permette, viene a trovarmi… viene a cena qui da me… e io sono felice…
sono felice di saperla felice…
LEI (con un soffio di voce) Non è vero niente.
LUI Se io penso che è vero è come se fosse vero. Che differenza fa?
LEI (c. s.) Non è vero niente.
LUI E’ così che sono felice.
LEI (c. s.) Non è vero… niente.
LUI E la morte non mi fa più paura.
LEI (urlando) Non è vero niente! Niente! Niente! Niente! Non è vero niente!
LUI (pausa) Per me sì.
LEI Se volevi, potevi avercela per davvero una figlia!
LUI Quando la madre se n’è andata, aveva meno di un mese.
LEI E poi?
LUI Poi, cosa?
LEI La carriera l’hai fatta?
LUI La carriera?
LEI Per quello non l’hai voluta!
LUI Una carriera mediocre.
LEI Una carriera mediocre?!
LUI Non certo quello che avrei voluto.
LEI (fa per uscire)
LUI (allarmato) Dove vai?
LEI Eh?
LUI Dove stai andando?
LEI A bere un bicchiere d’acqua. Lo vuoi?
LUI Sì, grazie.
LEI esce.
LUI (fra sé, molto lentamente) Era minuscola. Aveva tanti capelli e gli occhi…
gli occhi ancora non si capiva di che colore fossero… Aveva una piccola voglia a
forma di cuoricino sulla gamba… e delle manine piccole piccole… Chissà dov’è
adesso?… (riprende a suonare l’inizio del secondo movimento)
LEI rientra con un bicchiere d’acqua e lo poggia sul pianoforte.
LUI (interrompendosi improvvisamente, quasi urlando) Non poggiare il bicchiere
sul pianoforte!
LEI (togliendo il bicchiere) Scusa!
LUI Quante volte t’ho detto che il pianoforte si macchia!?
LEI (poggia il bicchiere sul tavolo) T’ho chiesto scusa.
LUI E quante volte t’ho detto che non devi darmi del “tu”!?
LEI Non sono capace…
LUI Io ti pago…
LEI Lo so…
LUI … e ti pago bene…
LEI … lo so…
LUI … perciò devi imparare a darmi del “lei”!
LEI Va bene.
LUI Giuro che ti prendo a schiaffi se non impari!
LEI No…
LUI Hai capito?
LEI … tu le mani addosso non me le metti!
LUI Non rispondermi così!
LEI Se tu t’arrabbi…
LUI Hai capito?
LEI … io ti rispondo così!
LUI Non osare di rispondermi in questo modo!
LEI Ecco!
LUI Io ti licenzio quando voglio, hai capito?
LEI Va bene.
LUI Di ragazze che hanno bisogno di lavorare ne trovo quante ne voglio!
LEI E licenziami, allora!
LUI Non mi mettere a sfida!
LEI Avanti!
LUI (si alza restando appoggiato alla spalliera della sedia a rotelle) Posso
vivere anche da solo, se voglio!
LEI Mettiti a sedere!
LUI Tu pensi che abbia bisogno di te?
LEI Siediti che cadi!
LUI Ti sbagli!
LEI Ah sì?!
LUI Io non ho bisogno di te!
LEI Non hai bisogno di me?
LUI No!
LEI Sicuro?
LUI Certo che sono sicuro!
LEI (togliendogli il sostegno della sedia a rotelle) E allora vediamo se sei
capace di vivere da solo!
LUI (perde l’equilibrio e cade a terra) Ah!
LEI E mò? Sei ancora convinto che non ti servo?
LUI Che hai fatto?!
LEI Avanti!
LUI Aiutami ad alzarmi…
LEI Fammi vedere se sei capace da solo!
LUI Dammi una mano…
LEI Non sei capace da solo?
LUI (urlando) Dammi una mano t’ho detto!
LEI (allontanandosi da lui) Non mi passa nemmeno per la capoccia!
LUI (cerca di alzarsi da solo) Io posso…
LEI Bravo! Provaci ad alzarti da solo!
LUI Ce la faccio!
LEI Fammi vedere!
LUI Ce la faccio…
LEI Su… su…
LUI (ricadendo a terra) Aiutami!
LEI (si avvicina) Allora ti servo a qualcosa?
LUI Aiutami, per favore!
LEI (gli è molto vicino) Lo vedi che ti servo?
LUI (afferra una gamba di lei) Fammi alzare!
LEI (liberando la gamba) Che fai?
LUI Fammi aggrappare…
LEI (divincolandosi) Allora non l’hai capito che ti aiuto perché lo voglio io?
LUI Sì… sì…
LEI (poggiandogli un piede sul petto) E se volevo, ti lasciavo qui per terra!
LUI (urlando) Aiuto!
LEI Che urli!?
LUI Aiutatemi!… Questa è una pazza! Qualcuno mi aiuti!
LEI Tutti qua arrivano, adesso!
LUI Aiuto!
LEI (toglie il piede) Tutti qua!
LUI (urla sempre più esagitato) Che vuoi da me? Lasciami perdere! Vattene!
LEI Calmati!
LUI Vattene! Non ti voglio più vedere!
LEI Stai calmo!
LUI Aiuto!
LEI Non ti sente nessuno!
LUI Mi vuole ammazzare!
LEI Non ti può sentire nessuno, non lo capisci?
LUI (quasi fra sé) Aiuto!… Aiutatemi…
LEI Vuoi calmarti?
LUI Che vuoi?
LEI Stai calmo!
LUI Fammi alzare.
LEI (gli porge le braccia) Avanti, tirati su!
LUI (aggrappandosi) Non ce la faccio…
LEI Ce la fai!
LUI (sollevandosi lentamente) Mi sento scoppiare il cuore…
LEI Non fare scene! Continua così!
LUI (quasi in piedi) Non lasciarmi!
LEI Non ti lascio.
LUI Fammi sedere!
LEI Reggiti un attimo da solo.
LUI Sì.
LEI (lo lascia e va a prendere la sedia a rotelle) Non ti muovere.
LUI Sbrigati!
LEI (portandogli la sedia) Ecco la tua sedia.
LUI Dov’è?
LEI Eccola!
LUI (facendo per sedere) Aiutami a sedere.
LEI Su…
LUI (siede ansimante) Oh Dio!…
LEI Ti sei calmato?
LUI Non ce la faccio a respirare…
LEI Respira piano.
LUI Mi si ferma il respiro a metà…
LEI Respira piano…
LUI (esegue) Oh Dio!…
LEI Vuoi bere un po’ d’acqua?
LUI Sì…
LEI (prende il bicchiere dal tavolo e glielo porge) Tieni!
LUI (beve) Ah…!
LEI Va meglio?
LUI Sì…
LEI Non ce la facevi ad alzarti da solo?
LUI No…
LEI E perché qualche volta ti alzi dalla sedia a rotelle e cammini da solo?
LUI Io non ce la faccio a camminare da solo…
LEI Io ti vedo.
LUI (le restituisce il bicchiere) Che vedi?
LEI (poggia il bicchiere sul tavolo) Quando lo fai.
LUI Non è vero.
LEI E’ vero.
LUI Non è vero!
LEI Tu lo fai di nascosto, ma io certe volte ti vedo!
LUI Allora mi spii?!
LEI Vedo pure che bevi.
LUI Faccio quello che mi pare!
LEI E il medico t’ha detto che non devi bere!
LUI Impicciati degli affari tuoi!
LEI Che male c’è se cammini?
LUI Io non cammino!
LEI Va bene.
LUI Se camminavo non avevo bisogno di te…
LEI Perciò è meglio che non cammini.
LUI … e tu non lavoravi!
LEI (tira fuori il cellulare dalla tasca e legge)
LUI Che è?
LEI (rimettendolo in tasca) Niente.
LUI Ancora lui?
LEI Sì.
LUI E non gli rispondi?
LEI Me l’hai insegnato tu.
LUI Ma non è lui che insiste: l’ho visto prima!
LEI E’ uguale.
LUI Sei strana, tu.
LEI Pure tu.
LUI Perché sono strano?
LEI Lasciamo perde’, va!
LUI Sono vecchio.
LEI E mica che uno è vecchio allora può dire e fare quello che gli pare!
LUI Gli dovrebbe essere permesso.
LEI Perché?
LUI Soprattutto da voi che siete giovani.
LEI E perché?
LUI Per restituirgli un po’ quello che un vecchio ha dato prima.
LEI Eh, questa è scusa!
LUI No, no…
LEI E comunque io te lo faccio dire!
LUI Cosa?
LEI Quello che ti pare.
LUI In che senso?
LEI Mica è tutto vero quello che mi dici!
LUI Che cosa non è vero?
LEI Eh, tante cose!
LUI Per esempio?
LEI Che insegnavi all’Università.
LUI Io ho insegnato all’Università!
LEI Sì, lo so qualche volta, ma non ti pagavano.
LUI Chi te l’ha detto?
LEI La portiera del palazzo.
LUI E che ne sa?
LEI Ne sa tante!
LUI Tante?
LEI Non tutte, ma tante.
LUI Non è vero!
LEI Certe cose le ho scoperte io da sola.
LUI Guardando la mia carta d’identità!
LEI Eh!
LUI E che t’ha detto?
LEI (siede) Che insegnavi musica alle scuole medie.
LUI E poi?
LEI Mica è brutto insegnare musica alle scuole medie?!
LUI No, non è brutto.
LEI E perché dici che insegnavi all’Università?
LUI Perché all’Università è meglio.
LEI Ah!
LUI Ho trascorso una vita a volere l’Università… e non mi sono goduto i miei
alunni!
LEI Facevano casino?
LUI Come tutti i ragazzi.
LEI E tu?
LUI Io era come se non ci fossi dentro la classe…
LEI Ah!
LUI … la mia testa stava appresso a quello che avrei voluto essere.
LEI Uno che insegna all’Università.
LUI Sì.
LEI Ho capito.
LUI (pausa) Tu pure, però, mi hai raccontato balle sul tuo ragazzo.
LEI Ma mica è la stessa cosa?
LUI Non è la stessa cosa?
LEI No.
LUI Quanto tempo siete stati insieme?
LEI Boh!
LUI Non dirmi che non te lo ricordi?
LEI Due anni.
LUI Due anni?
LEI E quasi sei mesi.
LUI Due anni e mezzo!
LEI Eh!
LUI E’ tanto?
LEI E’ tanto sì!
LUI Ti piaceva?
LEI Prima sì.
LUI Ti piaceva molto?
LEI Ammazza!
LUI E che cosa ci hai fatto col tuo ragazzo?
LEI Che?
LUI Era proprio il tuo ragazzo che ci hai fatto pure all’amore?
LEI Che?!
LUI Ti vergogni di dirmelo?
LEI No.
LUI No, che cosa?
LEI Non mi vergogno.
LUI E allora?
LEI Ce l’ho fatto, sì!
LUI E che avete fatto?
LEI L’amore! Che abbiamo fatto?
LUI Ma che significa?
LEI Come?
LUI Avete fatto tutto?
LEI Oh!
LUI Eh?
LEI Che vuoi sape’?
LUI Eh!
LEI Ma tu guarda…!
LUI E da quando non lo fai più?
LEI Che?
LUI L’amore.
LEI Con lui?
LUI Con lui, con altri…
LEI Eh! Tanto!
LUI Tanto quanto?
LEI Tanto!
LUI E non ti viene voglia?
LEI Di che?
LUI Di farlo?
LEI Oh, ma a te che te ne frega?
LUI (si avvicina a lei con la sedia a rotelle) Tu pensi che sono vecchio…
LEI Eh!
LUI … e che non li sento pure io questi desideri?
LEI So’ affari tuoi…
LUI Lo sai che ti guardo spesso?
LEI Me n’accorgo!
LUI Io ti guardo spesso.
LEI Sempre mi stai a guarda’!
LUI Specialmente quando metti dei vestiti molto stretti…
LEI Lo so, lo so!.
LUI E sai cosa guardo?
LEI Posso immaginarmelo!
LUI Sembra che il tuo corpo voglia farli esplodere quei vestiti…
LEI (ride)
LUI Specialmente i seni…
LEI (ride ancora più sonoramente)
LUI … ma anche i fianchi.
LEI Ammazza!
LUI Cosa?
LEI E chi se lo credeva!
LUI E si capisce che, sotto i vestiti, il tuo corpo è sodo…
LEI Lascia perde’, va!
LUI E allora mi viene voglia di accarezzarlo…
LEI Pure!
LUI … e soltanto l’idea già mi eccita…
LEI Ma tu guarda questo…
LUI … non sai quanto mi eccita…
LEI … guarda che sta a pensa’!
LUI Non dovrebbe, ma è così!
LEI Va bene.
LUI Mi rendo conto che potrebbe sembrare strano, ma è così.
LEI Professo’…
LUI Eppure penso che non ci sarebbe niente di male se facessi l’amore con te.
LEI Professo’!
LUI Che c’è di male?
LEI Come, che c’è di male?
LUI Io dico che non c’è niente di male…
LEI E invece non è vero…
LUI E a te non andrebbe…?
LEI Senti è meglio che cambiamo discorso…
LUI E se te lo ordino?
LEI Che?!
LUI Un comando!
LEI Ma che stai a di’?!
LUI Ti pago, quindi comando io…
LEI Tu paghi, ma non comandi tu!…
LUI … e tu devi fare quello che ti dico io!
LEI … Io faccio quello per che sono pagata!
LUI Tu fai quello che ti chiedo e io ti pago!
LEI O faccio una cosa se voglio farla!
LUI (le afferra un polso) Anzi, ti pago se sei capace di farlo!
LEI Che fai?!
LUI Avanti!
LEI (cerca di divincolarsi) L’hai capito questo?
LUI (con l’altra mano si sbottona i pantaloni) Chissà a quanti ragazzi della tua
età l’avrai fatto, eh!?
LEI (cerca ancora di divincolarsi) E’ questo che vuoi, allora?
LUI (introduce la mano di lei dentro i pantaloni) Se chiudi gli occhi non ti
accorgi neppure che sono un vecchio.
LEI (smette di divincolarsi) Bastava dirlo!
LUI (continua a tenerle bloccata la mano dentro i pantaloni) O forse ti piace
perché sono un vecchio!?
LEI (inizia un ritmico movimento dentro i pantaloni di lui) Mi fai pena.
LUI (cominciando a provare piacere) E’ così, vero?
LEI (con la mano libera toglie la mano di lui dal suo polso) Per soldi non lo
faccio…
LUI (cominciando ad ansimare di piacere) Sei una puttana!…
LEI (continua il movimento dentro i pantaloni di lui) … lo faccio perché mi fai
pena.
LUI (ansima sempre di più) … sei soltanto una puttana!…
LEI (aumenta il ritmo) Da quando non ti succedeva, eh?
LUI (l’ansimare diventa convulso, di chi non riesce a mantenere la sensazione di
piacere) … come tutte!
LEI (aumenta ancora il ritmo) Da quanti anni?
LUI (ansima in maniera sempre più convulsa) Non ti fermare!
LEI (aumenta ancora di più e, ironica:) Va bene così?
LUI (l’ansimare diventa un brontolio) Ecco… così…
LEI (rallenta il movimento) Bravo!
LUI (il brontolio si trasforma in pianto silenzioso) No!… no…
LEI (rallenta ancora il movimento) Non ce la fai?
LUI (il pianto diventa sempre più evidente, quasi in un rantolo) Basta… Fermati…
LEI (arresta il movimento) Non ce la fai!
LUI (il pianto è un singhiozzo irrefrenabile, dal quale fuoriesce come un
soffio) Che hai fatto!?…
LEI (tira fuori la mano) Nemmeno questo sei capace di fare. (Si pulisce la mano
alla gonna e, nel compiere questo movimento, scopre la coscia su cui appare una
vistosa voglia a forma di cuore)
LUI (che non si avvede della voglia) Perdonami.
LEI (chiudendogli i pantaloni) Va bene.
LUI Non so nemmeno io come abbia potuto…
LEI (alzandosi) Lascia perde’!
LUI Ti chiedo davvero di perdonarmi!
LEI Basta, adesso!
LUI Vorrei poter cancellare quello che è successo…
LEI (siede al tavolo e prende in mano il giornale con le parole crociate) Per me
è cancellato.
LUI (con un filo di voce) Grazie.
LEI (comincia a fare le parole crociate. Dopo un po’:) Hai fame?
LUI (in leggero ritardo) Come?
LEI Vuoi mangiare qualcosa?
LUI No, grazie.
LEI Quando hai fame me lo dici.
LUI Se tu hai fame, mangia pure.
LEI Va bene.
LUI Non hai fame?
LEI Ancora no.
LUI Che ore sono?
LEI (senza guardare l’orologio) Le dieci e mezza.
LUI Non guardi l’orologio?
LEI (guarda l’orologio) Le dieci e un quarto.
LUI Ti dispiace se suono?
LEI A me?
LUI Eh!
LEI E che mi devi chiedere l’ordine?
LUI Allora suono.
Si avvicina molto lentamente al pianoforte con la sedia a rotelle, poggia le
mani sulla tastiera, esita un po’, quindi comincia a suonare il terzo movimento
della Sonata. Per qualche momento i due restano in silenzio, poi:
LEI (senza sollevare la testa dalle parole crociate) Questa è un’altra?
LUI E’ sempre la stessa.
LEI Sì?!
LUI Però è il terzo movimento.
LEI E’ la stessa ma non è la stessa.
LUI Esatto.
LEI O forse: non è la stessa ma è la stessa.
LUI (pausa) E’ meglio dire così.
LEI E quanti movimenti ha questa musica?
LUI Tre.
LEI Questo è l’ultimo, allora?
LUI Sì.
LEI Questa la sai di sicuro, tu!
LUI Cosa?
LEI Una domanda delle parole incrociate.
LUI Ah!
LEI Posso dirtela, ché io non la so?
LUI Dimmi.
LEI Solo questa.
LUI Va bene.
LEI (legge) “Movimento artistico che precede il… il Neo… Neoclassicismo”.
LUI Quante lettere?
LEI (conta) Sette
LUI Barocco!
LEI (controlla e scrive) Ammazza!
LUI Perché?
LEI Sai tutto!
LUI Ho risposto soltanto a un paio di domande.
LEI Va be’, ma erano difficili!
LUI Mica tanto!
LEI Io non le sapevo!
LUI Le altre però le sai!
LEI Quelle di televisioni, di spettacolo, di moda, queste qua…
LUI E’ cultura pure quella, no?
LEI Si!
LUI No?
LEI Quelle le sanno tutti!
LUI Io no, per esempio!
LEI Va be’, che c’entra!
LUI Ti manca molto per finire?
LEI Che?
LUI Le parole crociate?
LEI Insomma!
LUI Se ce n’è qualcun’altra che mi vuoi chiedere!
LEI Poi non ci sta più gusto!
LUI Perché?
LEI Se me le fai tutte tu!
LUI Giusto!
LEI Se mi serve, solo un’altra: va bene?
LUI Va bene!
Di nuovo, i due tacciono. LEI continua a fare le parole crociate. Si sente
soltanto la musica finché il brano non giunge al termine.
LEI E’ finita?
LUI Sì.
LEI Bella!
LUI T’è piaciuta?
LEI Sì.
LUI (pausa) Ti ricordi che mi avevi chiesto come si chiama questa musica?
LEI Sì che mi ricordo.
LUI T’interessa ancora saperlo?
LEI Beh…
LUI (quasi implorando) T’interessa?
LEI (solleva il capo dal giornale) Sì.
LUI E’ una Sonata per pianoforte di un grande musicista tedesco.
LEI Come si chiama?
LUI E’ morto adesso. Si chiamava Beethoven.
LEI Lo conosco.
LUI Lo conosci?!
LEI L’ho sentito qualche volta.
LUI Hai sentito qualcosa di Beethoven?!
LEI Il nome: l’ho sentito qualche volta.
LUI E questa Sonata si chiama “Patetica”.
LEI Perché?
LUI Ai suoi tempi si pensava che certe cose belle fossero patetiche.
LEI (alza la testa dalle parole crociate) Cioè?
LUI Suscitavano un’emozione così forte tanto da cambiare le persone che
provavano queste emozioni.
LEI Ah!
LUI Adesso invece “patetico” significa tutt’altra cosa.
LEI Che significa?
LUI Patetico è uno che vorrebbe essere, vorrebbe fare ma non è capace di fare o
di essere quello che vuole.
LEI Ah!
LUI Un vecchio è patetico. Un vecchio come me.
LEI Perciò suoni quella canzone?
LUI Perciò suono questa canzone. Perché mi ricorda un tempo in cui “patetico”
significava un’altra cosa.
LEI (pausa) Tu stai bene solo quando suoni, vero?
LUI Come?
LEI E’ così.
LUI (pausa) Sì, è così. Sto bene soltanto quando suono.
LEI Perciò dici un sacco di balle!
LUI Perché?
LEI Perché dire le balle è come suonare.
LUI Ah!
LEI Però solo se sei il primo tu a crederci.
LUI E’ vero.
LEI Posso darti un consiglio?
LUI A me?
LEI Eh!
LUI Sì, grazie!
LEI Suona sempre!
LUI (ridendo) Ah, certo, grazie!
LEI E quando suoni pensa solo che stai a suona’!
LUI Cioè?
LEI Non sta’ sempre a pensa’ a quando eri giovane, a quello che potevi fa’ e non
hai fatto!
LUI (silenzio)
LEI Oh!
LUI Eh?
LEI M’hai capito?
LUI Come no?!
LEI Se no puoi pure inventarti un sacco di balle, ma sempre col muso stai!
LUI Infatti!
LEI E’ così!
LUI E per te non è così?
LEI Per me?
LUI Eh!
LEI Boh!
LUI Non lo sai?
LEI Forse sì.
LUI Forse sì.
LEI Mio padre mi diceva sempre che dicevo un sacco di balle!
LUI Lo vedi?
LEI Ma a lui non gli piaceva che dicevo un sacco di balle.
LUI No?
LEI Perciò stavamo sempre a litiga’.
LUI A me sì.
LEI Che?
LUI A me piace che dici un po’ di balle!
LEI A te sì?
LUI Sì.
LEI Davvero?
LUI Davvero!
LEI Pe’ forza! Tu le dici peggio di me!
LUI E’ vero.
LEI So’ contenta!
LUI Che ore sono?
LEI Ma perché stai sempre a chiede’ l’ora?
LUI Ti da fastidio?
LEI No…
LUI E allora?
LEI Me l’hai chiesto dieci minuti fa!
LUI Si?
LEI Oh!
LUI Eh?
LEI Ma che ti stai a rincoglioni’?
LUI (ridendo) Forse sì.
LEI (guarda l’orologio) Comunque so’ le dieci e venticinque.
LUI Grazie.
LEI Perché ‘sta fissa dell’ora?
LUI E’ proprio una fissa, hai ragione!
LEI Hai sonno?
LUI Eh?
LEI Vuoi andare a letto?
LUI No, è presto.
LEI Infatti!
LUI Chiedevo giusto per chiedere.
LEI Se proprio non ce la fai chiedimi l’ora, eh?
LUI Come?
LEI Non è che dato che t’ho detto così, mò non me la chiedi più!?
LUI No, no.
LEI Oh!
LUI (pausa) Che dici?
LEI Che?
LUI Vogliamo mangiare qualcosa?
LEI Hai fame?
LUI E tu?
LEI Io un poco.
LUI E pure io.
LEI Allora vado di là?
LUI Vai, vai!
LEI (uscendo) Vado.
LUI Io suono.
Comincia a suonare il primo movimento della Sonata. Dopo un po’:
LEI (entrando con un vassoio) Ho preparato un aperitivo, professo’.
LUI (continuando a suonare) Come, scusa?
LEI Un aperitivo.
LUI Ah, sì, grazie!
LEI Prego.
LUI Che aperitivo?
LEI (poggiando il vassoio) Quello che ho trovato in frigo.
LUI Vale a dire?
LEI Che?!
LUI Che aperitivo è?
LEI Vino bianco.
LUI Ah!
LEI Sì.
LUI Che vino è?
LEI E’ vino bianco.
LUI Ho capito, ma che vino bianco?
LEI (pausa) Vino bianco!
LUI Va bene!
LEI (porgendogli il bicchiere) Allora?
LUI Cosa?
LEI Che ci faccio?
LUI Aspettiamo che arrivi mia figlia.
LEI Mò è fresco.
LUI Ebbene?
LEI Che?!
LUI E’ fresco: e allora?
LEI Si scalda.
LUI Va bene, dammelo. (Smette di suonare) Tanto non verrà.
Buio