APPUNTI PER UN TEATRO POLITICO
Tre quadri per quattro attori di
Fabio M. Franceschelli
(Aprile – Luglio 2007)
1° QUADRO:
Sir Jacksonn - dramma cinico per uomini persi
attori e personaggi:
attore A: Sir Jacksonn (il Re)
attore B: Sir Jackson (il Primo Ministro)
attore C: Sindacalista, Ambasciatore arabo, Arciprete, Artista di Corte,
Rivoluzionario
voce maschile registrata: Voce narrante
2° QUADRO:
monologo disperato di un comunista liso
attori e personaggi:
attore D: Uomo qualunque
3° QUADRO:
Compagno Jackso – discorso alla Nazione
attori e personaggi:
attore A: Compagno Jackso (ex Sir Jacksonn)
attore B: Compagno Jackso (ex Sir Jackson)
attore C: Speaker TV, Imprenditore
voce femminile registrata: Giornalista
Una farsa comica e grottesca e un “serio” monologo si alternano in tre quadri.
Tutto gira intorno ad una domanda: che significa oggi essere di sinistra?
Modernità e socialismo, borghesia e socialismo, Occidente e socialismo, capitale
e socialismo… c’è davvero spazio per una sintesi accettabile o dobbiamo
concludere che si tratta di poli antinomici? E in quest’ultimo caso, dove sta la
coerenza del borghese occidentale che si professa di sinistra? Il monologo pone
con affanno e confusione tali questioni, serie, pesanti, senza scampo; la farsa,
invece, dà delle risposte “leggere”, disimpegnate, terribilmente e allegramente
nichiliste… ma sembrano essere le uniche risposte che per ora si possono
accettare. Nella farsa prevalgono personaggi brutti, scorretti, schizzati sulla
carta attraverso stilizzazione e iperbole, sottrazione e deformazione, luoghi
comuni talmente banali da sembrare indegni del concetto d’umanità. Ma sono
personaggi e modi di “non-pensare” così familiari che, alla fine, nonostante il
grottesco imperante tutto appare nella forma di un tranquillo e quotidiano
realismo. Nel monologo prevale invece il porsi domande, disperate nella misura
in cui scaturiscono dallo svelare con evidenza e logica stringente tutte le
contraddizioni della nostra società e del nostro “moderno” modo di pensare. Si
finisce, quindi, con un ridere disperato, un ridere che fa male.
1° QUADRO:
Sir Jacksonn - dramma cinico per uomini persi
Al centro della spoglia scena c’è un grande trono e lì seduto, in regale
atteggiamento, c’è l’attore A, Sir Jacksonn. Nelle scene a seguire Sir Jacksonn
resterà seduto. Sul fondo, alla destra di Sir Jacksonn, una lussuosa tenda segna
l’unico ingresso in scena. La tenda si apre ed entra l’attore B, Sir Jackson.
Sir Jackson - [entrando in scena] Sir Jacksonn, la siringa è pronta.
Sir Jacksonn - [seduto in trono] Bene Sir Jackson, la poggi pure lì.
Sir Jackson - Lì dove, Sir?
Sir Jacksonn - Ma lì, non la vede la mia mano dove indica? Lì.
Sir Jackson - Ma lì non c’è nulla Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn - Davvero? Questo è molto grave Sir Jackson. Lei è o non è il mio
Primo Ministro?
Sir Jackson - Lo apprendo solo ora da Lei, Sir.
Sir Jacksonn - E si consideri fortunato per questo. Se lo avesse appreso prima,
e se io solo sospettassi che l’assenza di un oggetto di scena lì, proprio lì, lì
dove ora sto indicando con la mano, fosse causa di una sua negligenza in veste
di Primo Ministro, io… le farei amputare il prepuzio.
Sir Jackson - Sono circonciso Sir.
Sir Jacksonn - Allora il glande; non crei ulteriori complicazioni.
Pausa. Sir Jackson posa la siringa lì.
Sir Jacksonn - Sir Jackson?
Sir Jackson - Sì Sir Jacksonn?
Sir Jacksonn - Come mai lei si chiama come me?
Sir Jackson - Non è esatto Sir.
Sir Jacksonn - Non è esatto?
Sir Jackson - No Sir. Lei, che di tutto quel che vede è Maestà, si chiama
Jacksonn, con due enne finali. Io, che sono solamente il Suo umile Primo
Ministro, mi chiamo Jackson, con una sola enne finale.
Sir Jacksonn – Ah. E quindi la struttura sociale è soddisfatta.
Sir Jackson - Nel senso marxista, Sir?
Sir Jacksonn - Non mi faccia queste domande. Un re che si rispetti non possiede
troppa cultura.
Sir Jackson - La Sua saggezza è illimitata Sir Jacksonn.
Pausa.
Sir Jacksonn - Sir Jackson?
Sir Jackson - Sì Sir Jacksonn?
Sir Jacksonn - Come mai a volte il dialogo si interrompe?
Sir Jackson - Suppongo sia finalizzato a creare un effetto di perplessa
comicità.
Sir Jacksonn - È previsto l’ingresso di qualche donna?
Sir Jackson - Ora controllo Sir.
Esce da una quinta. Rientra poco dopo.
Sir Jackson - Ve ne sono diverse Sir.
Sir Jacksonn - Bene, questo dialogo con lei inizia a scocciarmi e non vorrei
ridurmi a bramare il suo culo. [leggera pausa] Sir Jackson, lei è informato del
fatto che se io volessi potrei incularla?
Sir Jackson - È Sua facoltà Sir Jacksonn, Lei è Maestà.
Sir Jacksonn - Giusto! Ed è bene che si sappia in giro. Qualunque culo entri nel
mio universo sensoriale mi appartiene. Posso farmi tutti i culi che voglio e
posso comandare che il sodomizzato goda della mia regale penetrazione.
Sir Jackson - È Sua facoltà Sir Jacksonn, Lei è Maestà.
Sir Jacksonn - Che cos’è questo, Sir Jackson?
Sir Jackson - Un dramma, credo, Sir.
Sir Jacksonn - E allora perché i nostri dialoghi sono tanto idioti?
Sir Jackson - Un dramma assurdo, Sir.
Sir Jacksonn - Ancora? Mi sembra un passo indietro, non trova?
Sir Jackson - La vita è così, Sir. L’ambizione dell’uomo è sempre quella di
tornare indietro.
Sir Jacksonn - Me ne sbatto della sua filosofia da quattro soldi. È pronta la
siringa?
Sir Jackson - La siringa è pronta, Sir.
Sir Jacksonn - Bene Sir Jackson, la poggi pure lì.
Sir Jackson - Lì dove, Sir?
Sir Jacksonn - Ma lì, non la vede la mia mano dove indica? Lì.
Sir Jackson - Ma lì non c’è nulla, Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn - Davvero? Questo è molto grave Sir Jackson. Lei è o non è il mio
Primo Ministro?
Sir Jackson - Appunto per questo, Sir, sento il dovere di comunicarLe che stiamo
reiterando un dialogo già espresso.
Sir Jacksonn - Faccia entrare qualcuno, immediatamente. Non sopporto più questa
inazione.
Sir Jackson - Subito Sir Jacksonn. [si muove per uscire di scena]
Sir Jacksonn - Fermo là, ho un dubbio. Se ogni essere umano è dotato
d’intelligenza e responsabilità che bisogno c’è di un re che decida per tutti?
Sir Jackson - Perché Dio è triangolare, Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn - Mi sembra un’ottima risposta Sir Jackson. Ad un re è concesso
essere un cretino ma ad un Primo Ministro mai. Se lo ricordi, ed ora vada.
Fermo! È pronta la siringa?
Sir Jackson - La siringa è pronta, Sir.
Sir Jacksonn - Bene Sir Jackson, la poggi pure lì.
Sir Jackson - Lì dove, Sir?
Sir Jacksonn - Ah ah ah, l’ho fregata! È sempre il solito dialogo, quello della
siringa; non ricorda?
Sir Jackson - Lei è molto sagace, Sir Jacksonn. Il popolo ama le Sue
barzellette, il popolo ama il Suo sorriso, il popolo La ama perché Lei è uno di
loro, uno che si è fatto da sé, uno che ha lottato, ha sudato, ha dovuto
lavorare sodo per ottenere quello che ha, Lei non s’è chinato alle regole
corrotte del Palazzo, Lei ha combattuto i rossi e i neri e i bianchi tirando
fuori unghie e denti…
Sir Jacksonn - E coglioni!
Sir Jackson - E coglioni, sì, coglioni appuntiti e taglienti come nessuno dei
Suoi miseri avversari ha mai sognato di avere, Lei è il più grande, il più
astuto, il più buono, il più simpatico, il più capellone, il più intelligente.
Lei ha sconfitto il cancro e l’alopecia, Lei è il predestinato, Lei è Sir
Jacksonn.
Breve jingle di propaganda reale: «Sir Jacksonn, è sempre il migliore». Sir
Jacksonn e Sir Jackson sfoderano il loro sorriso più telegenico.
Sir Jacksonn - E lei?
Sir Jackson - Io sono solo Sir Jackson, Sir.
Sir Jacksonn - Con una enne di meno.
Sir Jackson - Con una enne di meno.
Sir Jacksonn - Come sopravvivrà questo mondo alla mia morte?
Sir Jackson - Lei non può morire, Sir.
Sir Jacksonn - Invece sì. Il potere non mi ha dato alla testa e so bene che
probabilmente anche io dovrò morire… e la cosa mi fa incazzare alquanto. Faccia
entrare una donna, ho voglia di culo.
Sir Jackson - Vado Sir. [esce e poco dopo rientra] C’è il sindacalista, Sir
Jacksonn.
Sir Jacksonn - Anche lui?
Sir Jackson - “Anche lui” cosa?
Sir Jacksonn - Anche lui si chiama Sir Jacksonn?
Sir Jackson - No Sir, lui non si chiama in alcun modo, è solo un sindacalista.
Sir Jacksonn – Ma allora perché mi ha appena detto “C’è il sindacalista Sir
Jacksonn”?
Sir Jackson – No Sir, Le ho detto “C’è il sindacalista, virgola, Sir Jacksonn”.
Sir Jacksonn - [assertivo] Ma è una donna?
Sir Jackson - Uomo, Sir.
Sir Jacksonn - Come “uomo”? Io avevo chiesto una donna. Voglio un culo
femminile. Lo voglio. Lo voglio. Lo voglio. Voglio un sindacalista donna.
Sir Jackson - Impossibile, Sir, il sindacato è molto maschilista.
Sir Jacksonn - Allora faccia entrare una donna non sindacalista.
Sir Jackson - Impossibile, Sir, la prassi politica impone che prima si ascolti
il sindacato.
Sir Jacksonn - La prassi politica? La prassi politica? Ed io, io che ho fatto
tutto quello che nessun uomo ha mai fatto prima d’ora devo chinare la testa alla
prassi politica? Si può forse conseguire un buongoverno con le regole del
teatrino della politica? Mi state tutti remando contro. [pausa] Ma io vincerò.
Faccia entrare questo sindacalista.
Sir Jackson - Sì Sir Jacksonn. [esce]
Sir Jacksonn - [solo in scena] Un sindacalista… non lo voglio un sindacalista,
voglio una donna. Le donne sono più combattive, non ti danno subito il culo e
quando le possiedi hai più soddisfazione. I sindacalisti invece entrano gia
proni e con la vaselina in mano. Che schifo.
Sir Jackson - [rientra] Sir Jacksonn, il sindacalista.
Entra il sindacalista.
Sindacalista - Maestà…
Sir Jacksonn - Va bene, concesso.
Sindacalista - Come?
Sir Jacksonn - Ho detto: “va bene. Concesso”.
Sindacalista – Ma… concesso cosa?
Sir Jacksonn - E cosa vuole che ne sappia io? È lei il sindacalista, non io. Le
sue richieste sono note a lei, non a me. Sir Jackson, ma questo è un
sindacalista o un idiota?
Sir Jackson - È il capo del più grande sindacato del Paese, Sir.
Sir Jacksonn - Di destra o di sinistra?
Sir Jackson - [al sindacalista] Di destra o di sinistra?
Sindacalista - Maestà e Primo Ministro, Sir Jacksonn e Sir Jackson, difendere i
diritti dei lavoratori non è di destra né di sinistra, bensì un dovere etico che
prescinde da costrutti ideologici. Il lavoro è un diritto sancito dalla
Costituzione del nostro Paese ed è anche un dovere imposto da un anelito
esistenziale che ci trascende immanente. Quale umile ed indegno rappresentante
di milioni di lavoratori e delle loro famiglie, donne, bambini, vecchi, io sono
oggi qui da Lei per le seguenti non negoziabili e non procrastinabili richieste:
Pausa.
Sir Jacksonn - Sir Jackson si avvicini.
Sir Jackson - Sì Sir Jacksonn [si avvicina al trono].
Sir Jacksonn - [sottovoce] A me sembra sodomita, non trova?
Sir Jackson - Non saprei, Sir.
Sir Jacksonn - Gli tocchi il culo.
Sir Jackson - Il culo, Sir?
Sir Jacksonn - Il culo, certo. Se è una checca farà “ahhhh”. Avanti lo faccia.
Sir Jackson - Sì Sir Jacksonn. [si avvicina al sindacalista] Signor
sindacalista, permette? [gli tocca un gluteo]
Sindacalista – [sorpreso e scandalizzato] Ma cosa fa?
Sir Jacksonn - Sir Jackson, lei è un porco pervertito, si vergogni! [al
Sindacalista] Signor Sindacalista, la sua oratoria mi commuove e soprattutto mi
appartiene. Anch’io nella mia lontana gioventù ho provato il dolore quotidiano
del “vero” lavoro. Sono stato operaio e minatore, muratore e contadino,
meccanico ed elettricista, falegname rappresentante e camionista, garzone di
bottega cassiere commessa manicure e parrucchiera, sono stato avvocato e
giudice, ingegnere e scienziato, secondino e carcerato e infine imprenditore. Io
soffro nel mio cuore le stesse misere sofferenze del popolino ed è per questo
che il mio Governo è pronto a concedervi tutto.
Sindacalista - Ma “tutto” cosa?
Sir Jacksonn - Tutto quel che volete.
Sindacalista - Ma Sir Jacksonn, non è così che funziona.
Sir Jacksonn - No? E come funziona?
Sindacalista - Occorre prima aprire un tavolo di trattativa.
Sir Jacksonn - Non c’è bisogno di alcuna trattativa. Vi do tutto senza trattare.
Sindacalista - Sir Jacksonn, questo è impossibile. Occorre trattare, mediare,
discutere, giungere ad un compromesso. Lei è la nostra controparte e senza
controparte noi che ci stiamo a fare? Io non sono solo, dietro me ci sono
migliaia di sindacalisti e migliaia di assistenti dei sindacalisti e migliaia di
portaborse dei sindacalisti e migliaia di portavoce dei sindacalisti e tutti
attendono, loro e le loro famiglie, un tavolo di trattativa intorno cui sedersi,
attendono un irrigidimento contro cui combattere, un sopruso contro cui scendere
in piazza. Il sindacato non ha regole differenti da qualunque altra azienda
posta sul mercato. Lei non può ignorare i sottili equilibri della trattativa
sindacale.
Sir Jacksonn - Sir Jackson si avvicini.
Sir Jackson - Sì Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn - [sottovoce] Quale gluteo gli ha toccato prima?
Sir Jackson – Il sinistro, Sir.
Sir Jacksonn – Ora provi col destro.
Sir Jackson – Subito, Sir. [esegue]
Sindacalista - [sorpreso e scandalizzato] Ma insomma, di nuovo?
Sir Jacksonn - Sir Jackson, tenga a bada i suoi bassi istinti. [sottovoce]
Com’era?
Sir Jackson – Molle, Sir.
Sir Jacksonn - Molle? Che schifo. Signor Sindacalista, la sua onestà e il suo
altruismo mi convincono che lei è l’uomo giusto per guidare il mio Ministero del
Lavoro e del Welfare State.
Ministro – [raggiante] Sono pronto Sir Jacksonn, non La deluderò.
Sir Jacksonn – Ovviamente, assumendo il ruolo di Ministro lei dovrà rinunciare
alla sua attività di sindacalista.
Ministro - Ovviamente Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Ovviamente, il mio Governo è molto sensibile al problema del
conflitto d’interessi.
Ministro – Ovviamente Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Ovviamente, Noi puntiamo molto sulla sua esperienza di
sindacalista, sulle sue conoscenze del mondo del lavoro e delle problematiche
inerenti, sulla sua capacità di parlare ai lavoratori.
Ministro - Ovviamente Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Ovviamente l’interesse che ora dovrà difendere non è più quello
del sindacato ma quello del mio Governo.
Ministro - Ovviamente Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Ma ovviamente, lei sa quanto me che l’interesse del Governo è
l’interesse della collettività e l’interesse della collettività è l’interesse
dei lavoratori e l’interesse dei lavoratori è l’interesse del sindacato e
quindi, per proprietà transitiva, l’interesse del Governo è l’interesse del
sindacato. Ovviamente, non sussistono le condizioni per uno scontro sociale,
come certa propaganda a me nemica vuole far credere.
Ministro - Ovviamente Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Bene. Ora vada, Ministro.
Ministro - Vado Sir Jacksonn [si incammina e poi improvvisamente si blocca].
Sir Jacksonn – Ora che c’è? Perché si è fermato?
Ministro - Ho una improvvisa crisi di coscienza, Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – E questo fa di lei un uomo retto.
Ministro - Ovviamente Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Ora vada, Ministro.
Ministro - Vado Sir Jacksonn [si incammina e poi improvvisamente si blocca di
nuovo].
Sir Jacksonn – Che c’è ancora?
Ministro - E la questione morale?
Sir Jacksonn – Vada, Ministro, vada.
Ministro - Vado Sir Jacksonn [esce].
Sir Jacksonn – Sir Jackson, il culo di sua figlia mi appartiene.
Sir Jackson – Ma io non ho figlie Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Questo è inconcepibile! Come pensa di contribuire allo sviluppo
sociale senza riprodurre femmine? Vada subito a prendermi un culo. Lo gradisco
tondo, non troppo grande ma prominente, abbronzato, liscio, duro, elastico. E
caldo.
Sir Jackson – Lei è un raffinato, Sir. Vado [esce].
Sir Jacksonn - [solo in scena] C’è un peso esistenziale ad essere come sono io,
un peso che nessuno sospetta. Mi si giudica un presuntuoso, un egocentrico, un
egoista ma nessuno sa cosa significa alzarsi ogni mattina con l’imposizione di
dover fare cose giuste, cose importanti. Svegliarsi e chiedere: «Dio, cosa vuoi
da me? Perché hai scelto proprio me?». Come se avessi deciso io di essere Sir
Jacksonn, come se non preferissi essere un qualunque Sir Jackson, con una enne
di meno, come tutti. Perché proprio io dovevo nascere con una enne in più degli
altri? Perché questa responsabilità? [ad alta voce] Sir Jackson, allora, questa
siringa?
Sir Jackson - [entrando] La siringa è pronta, Sir.
Sir Jacksonn - Bene Sir Jackson, la poggi pure lì.
Sir Jackson - Lì dove, Sir?
Sir Jacksonn - Ma lì, non la vede la mia mano dove indica? Lì.
Sir Jackson - Ma lì non c’è nulla, Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn - Davvero? Questo è molto grave Sir Jackson. Lei è o non è il mio
Primo Ministro?
Sir Jackson - Lo apprendo solo ora da Lei, Sir.
Sir Jacksonn - No! Non faccia il furbo! È già una buona mezz’ora che ne è
informato. Perché siamo condannati ad una dialettica tanto misera?
Sir Jackson - Non c’è tempo per cose più raffinate, Sir, il bando scade tra
dieci giorni.
Sir Jacksonn - Dieci giorni? Ma è assurdo. Cosa si pretende in dieci giorni?
Come possiamo io e lei giungere ad una accettabile definizione in solo dieci
giorni?
Sir Jackson – A dire il vero... io non sono male, Sir. Sono definito, bene a
fuoco, coerente nel carattere e nel ruolo.
Sir Jacksonn - Sì, ma lei ha una sola enne. Sono io che ne ho due, io mi chiamo
Jacksonn con due enne finali. È mio il ruolo di maggiore responsabilità. Come
posso essere in solo dieci miseri giorni qualcosa di più di un idiota troglodita
voglioso di culo. [pausa] A proposito, lei non doveva portarmi qualcosa?
Sir Jackson - Stavo eseguendo la Sua volontà, Sir, ma è sopraggiunto un
problema.
Sir Jacksonn - E cioè?
Sir Jackson - È qui da noi per un colloquio Sua Eccellenza Bidibodi Ubà
Ambasciatore del Sultanato di Alìbabbàh.
Sir Jacksonn - Dopo! Prima il culo.
Sir Jackson - Impossibile, Sir, il protocollo assegna una priorità alla
diplomazia.
Sir Jacksonn - Il protocollo? Ma io sono Sir Jacksonn il Grande! Sono qui per
cambiare i destini del mio Paese, il Paese che amo. Me ne frego dei protocolli
diplomatici. [sconsolato] Ah, il peso del governo. Faccia entrare questo arabo,
ma gli dica di lasciar fuori il cammello.
Sir Jackson - Non ha alcun cammello, Sir.
Sir Jacksonn - Meglio così. Vada! Aspetti, ho un dubbio: gli arabi sono quelli
che credono in Buddha?
Sir Jackson - In Allah, Sir.
Sir Jacksonn - Ah, bene. Vada.
Sir Jackson - Vado Sir. [esce e rientra poco dopo] Sir Jacksonn, Sua Eccellenza
Bidibodi Ubà Ambasciatore del Sultanato di Alìbabbàh.
Sir Jacksonn - Caro Amico mio, che piacere vederla [si alza dal trono e avanza
ad accogliere l’Ambasciatore. Lo abbraccia e lo bacia tre volte con forza. Il
terzo in bocca].
Ambasciatore - [urla scandalizzato] AAAAAAAAAh.
Sir Jacksonn – [a Sir Jackson] Che c’è? Non gli ho mica toccato il culo.
Sir Jackson - Ma lo ha baciato in bocca, Sir.
Sir Jacksonn - E allora? Tra loro si baciano in bocca quando si incontrano.
Sir Jackson - No, Sir, quelli sono i russi, non gli arabi. Gli arabi non amano
molto le effusioni.
Sir Jacksonn - Ah, giusto, i bolscevichi. Chi altro poteva baciarsi in bocca se
non loro? Amico mio, chiedo umilmente perdono per questo spiacevole incidente ma
è così immenso il piacere della sua presenza che il mio sangue non ha resistito
alla gioia di un abbraccio. Come va? Come è andato il viaggio in cammello? Senta
questa: un arabo giunge in paradiso, si guarda intorno ma vede solo uomini e
allora inizia ad urlare «Ehi, dove sono le mie sette vergini?». Allora un negro
tutto eccitato e un ebreo tutto carbonizzato gli si avvicinano…
Ambasciatore - [urla scandalizzato] AAAAAAAAAh.
Sir Jacksonn - Ma… che succede? Me la faccia terminare, almeno.
Sir Jackson - Sir Jacksonn, così offende la sua religione: gli arabi sono molto
sensibili in materia di pratica sacrale.
Sir Jacksonn - Amico mio, amico mio! Mi perdoni, non era mia intenzione
offenderla ma solo farla sorridere, metterla a suo agio. Ma io la capisco, sa?
Oh, come la capisco. Anch’io sono molto religioso, io sono affascinato dalla
vostra religione e prego, prego con trasporto quattro… cinque volte al giorno.
[sottovoce a Sir Jackson] Cinque, giusto?
Sir Jackson - Giusto, Sir.
Sir Jacksonn - Cinque volte al giorno rivolto verso i Luoghi Santi [si china a
terra ed inizia a genuflettersi salmodiando frasi incomprensibili in un
grammelot vagamente arabo].
Ambasciatore - [urla scandalizzato] AAAAAAAAAh.
Sir Jacksonn - Ma che c’è? Cosa ho fatto adesso?
Sir Jackson - Sta pregando nella direzione sbagliata, Sir. Così dà le spalle
alla Città Santa.
Sir Jacksonn - Sir Jackson, si avvicini.
Sir Jackson - Sì Sir Jacksonn [esegue].
Sir Jacksonn – [sottovoce] Questi arabi hanno un po’ rotto i coglioni, non
trova?
Sir Jackson – Difficile darLe torto, Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Ambasciatore, parliamoci da uomo ad uomo. Voi avete il petrolio e
oggi il petrolio è potere, un potere immenso. Ma noi siamo più belli di voi, più
alti di voi, più felici di voi, meno complessati di voi e le nostre donne sono
più belle delle vostre. Noi le donne non le copriamo, le scopriamo... e quand’è
possibile le scopiamo. Ah ah ah ah: noi ridiamo. Siamo sempre allegri, facciamo
l’amore con chi ci pare e balliamo. Guardi come ballo felice [balla]. E infine,
noi abbiamo una tecnologia che voi vi sognate. Vi-so-gna-te! Capito? Però voi
avete il petrolio. Però noi abbiamo la tecnologia. Però voi avete il petrolio.
Però noi abbiamo la tecnologia. Eh, si desidera sempre ciò che non si ha.
L’accordo che le propongo è questo: voi ci vendete il vostro più puro petrolio e
noi vi vendiamo le migliori, le più potenti, le più luccicanti, le più
sofisticate armi del mondo. E così potrete fare tutte le guerre sante che
volete, potrete spazzare via i vostri nemici e già che ci siete anche i miei
che, le assicuro, mi hanno notevolmente rotto i testicoli, ambedue. Cosa ne
dice?
L’ambasciatore resta assorto e incupito per qualche secondo poi si illumina,
ride con la consapevolezza di aver concluso un buon affare. Dà calorosamente la
mano a Sir Jacksonn (che ricambia con altrettanto calore), saluta accennando ad
un inchino ed esce.
Sir Jacksonn lentamente si avvicina al trono e giunto lì davanti assume rivolto
al pubblico una posa da bodybuilder. Parte di nuovo il jingle di propaganda
reale: «Sir Jacksonn, è sempre il migliore». Sir Jacksonn e Sir Jackson
sfoderano il loro sorriso più telegenico.
Sir Jackson - Sir Jacksonn, la siringa è pronta.
Sir Jacksonn – [torna a sedersi sul trono] Sir Jackson, perché lei mi è così
disgustosamente fedele?
Sir Jackson - Per convenienza, Sir.
Sir Jacksonn – La sua onestà mi incute timore, Sir Jackson. È l’ora del culo,
questa volta me lo sono proprio meritato. Vada subito a prendermi un culo…
mediterraneo… oppure scandinavo? Mediterraneo è più focoso ma scandinavo più
perverso. Faccia lei, uno dei due, quello che vuole ma non mi porti culi
francesi che sono mosci né culi inglesi che puzzano di birra né tedeschi che
sono brufolosi né cinesi che sono gialli. E si sbrighi.
Sir Jackson - Eseguo, Sir [esce].
Sir Jacksonn – Non vedo l’ora, non vedo l’ora. Sì, gia me lo immagino questo
culetto abbronzato e focoso tra le mie gambe mentre balla la tarantella, oppure
quell’altro biondo e lentigginoso, freddo come il ghiaccio mentre mi fa il bob a
due. Che bello essere il re, che bello avere tutti i culi del mondo. Ma sì, che
mi frega dei soldi? Che mi frega del potere? In fondo in fondo io sono un uomo
come tutti quanti: voglio culo, solo culo, culo, culo, culo, culo, culo, culo,
[ad alta voce verso la tenda] allora questo culo?
Sir Jackson - [apre la tenda] Sua eminenza l’Arciprete.
Sir Jacksonn – [resta a bocca aperta] A… A… A… Arciprete? Io non voglio un
Arciprete, io voglio un culo. Sir Jackson, io le ho chiesto un culo non un
Arciprete. [urla] Io sono il Re e voglio un culo!
Arciprete - [entrando] Sir Jacksonn, la Chiesa comprende le passioni della
carne, comprende e perdona le debolezze. L’uomo non è solo spirito ma anche
carne ed infatti l’uomo risorge in spirito e carne e anche la carne risorta è
carne passionale, come quella umana, ma rivolta ad una sola esclusiva assoluta
totalizzante passione, la passione per la Gloria Eterna. La visione glorificante
immersa nella densità dei cori angelici s’impone al nostro umile sangue donando
esso una pace attratta, un bearsi eterno del guardare, un godere sconfinato del
sentire, un tendere quieto ed infinito all’Atto Glorioso che nella sua
sempiterna roteante misericordia diffonde stille d’amore puro che saziano
l’insaziabile volontà della carne eterea dall’anima resa animale… cioè: resa
animosa… no: resa animata… animistica… animazione…
Sir Jacksonn – Arciprete?
Arciprete - Sì Sir Jacksonn?
Sir Jacksonn – Cosa vuole per togliersi dalle palle prima possibile?
Arciprete - I fondi per la costruzione di 38 nuovi luoghi di culto, Sir.
Sir Jacksonn – Li avrà.
Arciprete - I fondi per il restauro di 62 vecchi luoghi di culto, Sir.
Sir Jacksonn – Li avrà.
Arciprete - I fondi per i prossimi 88 viaggi di Sua Santità, Sir.
Sir Jacksonn – Li avrà.
Arciprete - L’abolizione dell’ateismo, Sir.
Sir Jacksonn – Lo avrà.
Arciprete - L’abolizione del comunismo, Sir.
Sir Jacksonn – Lo avrà.
Arciprete - L’abolizione del manicheismo, Sir.
Sir Jackson – [intromettendosi] Ma quello non esiste più da secoli.
Arciprete – [seccato] Non si sa mai, Sir Jackson.
Sir Jacksonn – Lo avrà, avrà tutto. Contento? Tutto quello che vuole. E ora se
permette ho delle funzioni regali da espletare.
Arciprete - Grazie Sir Jacksonn. Non avevo dubbi sulla sua devozione alla Causa.
I miei ossequi. [fa qualche passo verso l’uscita e poi si ferma] Sir Jacksonn?
Sir Jacksonn – Che c’è ancora?
Arciprete - Dimenticavo. Un bel chierichetto tutto per me.
Sir Jacksonn – Avrà anche il suo chierichetto. Ora vada!
Arciprete - Metta su famiglia, Sir Jacksonn: la famiglia è la morte di ogni
problema. [esce]
Sir Jacksonn – [rabbia a stento trattenuta] Sir Jackson, che cosa è tutto
questo?
Sir Jackson – [spaventato] Un dramma, Sir.
Sir Jacksonn – E secondo lei noi due saremmo personaggi drammatici?
Sir Jackson – Non saprei Sir. Forse farseschi?
Sir Jacksonn – Chi ha creato tutto questo: lui è drammatico!
Sir Jackson – Sì Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Solo una persona tristemente drammatica può creare un’esistenza
simile. E poi, vorrei sapere, perché non c’è nessuna donna? Perché da quella
maledetta tenda non entra mai una donna? Cosa ha contro le donne il nostro
creatore? Cos’è? Omosessuale? Misogino? O forse è un sadico che gode nel vedermi
soffrire?
Sir Jackson – Non saprei, Sir.
Sir Jacksonn – Io voglio una donna, capito? Voglio una donna! È quasi un’ora che
le sto chiedendo di portarmi una donna.
Sir Jackson – Veramente, Sir, Lei mi ha chiesto un culo, non una donna.
Sir Jacksonn – Ma è una sineddoche, Sir Jackson. Non riconosce una sineddoche?
Una parte per il tutto o – come in questo caso - il tutto per una parte: la
donna è una parte del proprio culo.
Sir Jackson – La Sua dialettica rende eterne verità altrimenti celate, Sir.
Sir Jacksonn – La smetta con questa piaggeria. Lei è disgustoso.
Sir Jackson – Mi rendo conto Sir Jacksonn, ma questo è il mio ruolo.
Sir Jacksonn – E il mio è quello di farmi più culi possibili. Quindi, Sir
Jackson, la avverto che entro trenta secondi io darò violento sfogo al mio
testosterone avventandomi contro qualunque posteriore sia presente in questa
regale stanza. E se ci sarà solo il suo, lo utilizzerò!
Sir Jackson – Farò di tutto per darLe una valida alternativa, Sir [esce].
Sir Jacksonn – Si è mai visto un dolore più grande del mio? Io che sono un dono
di Dio al popolo, io che col mio scettro regio irrobustito dagli effluvi di
questa primavera incipiente potrei fecondare e soddisfare moltitudini di donne
vogliose, potrei aiutarle a scoprire dimensioni inesplorate della propria
femminilità, io tanto ricco e tanto generoso d’amore… qui… solo… triste…
costretto a confrontarmi con miseri omuncoli, ciambellani, sindacalisti,
diplomatici, preti. È concepibile tanta passione sprecata? [urla] Sir Jackson, i
trenta secondi sono passati!
Sir Jackson – [entra sorridente] Sir Jacksonn, l’Artista di Corte.
Sir Jacksonn – [raggiante] Una artista? Fantastico, le artiste sono di gran
lunga le più porcone.
Sir Jackson – Non “una” artista Sir, ma “un” artista.
Sir Jacksonn – [pausa] Intende dire… uomo?
Sir Jackson – Sì Sir Jacksonn ma… [fa gesti d’ammiccamento, strizza l’occhio]
Sir Jacksonn – [non comprende] “Ma” cosa?
Sir Jackson – Voglio dire… un artista… [si tocca l’orecchio] eh eh…
Sir Jacksonn – [impaziente] Cosa “eh eh”?
Sir Jackson – Un artista, Sir… un artista… eh eh [si tocca di nuovo l’orecchio].
Gli artisti, Sir, si sa… sono attratti dal bello in tutte le sue forme, sono
curiosi verso qualunque novità, sono sensibili ad esperienze estreme e inusuali,
sono distanti dalle nostre rigide e borghesi categorie sessuali, sono sempre un
po’… [di nuovo si tocca l’orecchio]
Sir Jacksonn – Sordi?
Sir Jackson – Non Sordi, Sir, ma un po’… [ancora si tocca l’orecchio]
Sir Jacksonn – Ma un po’ cosa? [Improvvisamente capisce. Si alza dal trono ed
avanza lentamente verso Sir Jackson. La rabbia gli sta per esplodere] Sir
Jackson, sta forse tentando di farmi capire che invece di portarmi una donna lei
mi ha portato un…
Sir Jackson – [cade in ginocchio implorante e piangente] Mi perdoni Sir
Jacksonn, mi perdoni, mi risparmi. Ho cercato, Sir, ho cercato ovunque ma non ci
sono più donne, sono sparite tutte, prima ce ne erano tante, tutte molto belle
ma ora non c’è n’è più nessuna, se ne sono andate tutte, mi risparmi Sir, La
prego, il mio sedere è brutto, secco, moscio, pieno di brufoli rossi, è anche
peloso, puzza, La prego Sir, L’Artista di Corte è molto meglio di me Sir, è più
raffinato Sir, più profumato Sir, più delicato Sir, non è male Sir, non è male
veramente Sir, glielo assicuro Sir, e poi ha composto una splendida poesia epica
per Lei Sir.
Sir Jacksonn – Una… poesia epica? [crolla anche lui a terra in ginocchio,
sconsolato. Il suo viso è di fronte a quello di Sir Jackson; il pubblico li vede
di profilo] È dunque questa la mia vita? Devo rassegnarmi a questo triste e
infame destino? Sogno l’ascesa verso l’immenso… e le sabbie mobili della
quotidianità straziano ogni mio movimento; intuisco l’armonica compresenza di
tutte le cose… e le singolarità s’impongono con i loro miseri particolarismi;
aspiro ad esplodere nel calore concavo di una accogliente e tonda femminilità e
mi si porge solo l’arida ostilità di un’avvizzita omosessualità. La mia vita è
solo sofferenza.
Leggera pausa dopo la battuta; quindi Sir Jackson e Sir Jacksonn - troppo vicini
l’uno al viso dell’altro - si baciano in bocca dolcemente. Poi si alzano
visibilmente imbarazzati e si allontanano tra loro.
Sir Jackson – Mi perdoni Sir Jacksonn, il fascino del suo potere è
irresistibile.
Sir Jacksonn – Mi perdoni anche lei, Sir Jackson, il fascino della sua
sottomissione è insostenibile. Faccia entrare la checca… cioè, voglio dire il
fro… insomma: l’Artista di Corte [torna a sedersi in trono].
Sir Jackson – Sì Sir Jacksonn [esce e rientra dopo pochi secondi]. Sir Jacksonn,
l’Artista di Corte.
Artista – [entra in scena raggiungendone velocemente il centro. I suoi
movimenti, gestualità, toni, sono esageratamente effeminati] Sir Jacksonn! La
Sua virile focosa Maestà ha stimolato il mio artistico spirito dando alla luce
questo epico panegirico in versi. Ma non la consideri una melliflua apologia: il
Suo splendore, Sir, è oggettivo, e la mia arte esprime solo il vero… ma il vero
è sempre bello. Oh, quanto è bello Lei, Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – [annoiato e spazientito] Va bene, va bene… avanti, sentiamo.
Artista – Chi, sprezzante dell'azzardo, mettendo a repentaglio, sua vita e suo
potere, s’impone con ardore, spargendo batticuore, tra le nemiche genti, infami
e maramalde, gettando lor scompiglio, con abile cipiglio, virile ed inquietante,
scultoreo e onnipresente, talmente intelligente, da farsi in noi accecante? Ma è
lui: Sir Jacksonn! [canta accennando passi di danza] Sir Jacksonn, è sempre il
migliore! [torna a declamare] Chi, tra il popolo beota, portando con il cuore,
saggezza e tanto amore, raggiante come il sole, troneggia all’orizzonte,
risplende la sua fronte, donandoci la luce, portandoci la pace, giustizia e
civiltà, sapienza e sazietà, dottrina e libertà, la guida sua sarà, da qui
all’eternità? Ma è lui: Sir Jacksonn! [canta accennando passi di danza] Sir
Jacksonn, è sempre il migliore! [torna a declamare] Chi, di ogni fatica ignaro,
arando aridi campi, spianando aspre selve… [si ode una forte esplosione]
Traendo improvvisamente una pistola da una tasca del trono, Sir Jacksonn ha
sparato in testa all’Artista di corte.
Artista – Ah, muoio, ma la mia Arte in eterno vivrà [crolla in terra].
Pausa.
Sir Jacksonn – Sir Jackson?
Sir Jackson – Sì, Sir Jacksonn?
Sir Jacksonn – Porti fuori il frocio cadavere e mi lasci solo. Ho bisogno di
riflettere.
Sir Jackson – Come desidera, Sir [esegue].
Per almeno un paio di minuti Sir Jacksonn resta solo in scena e riflette. La
rappresentazione della riflessione di Sir Jacksonn deve coniugare da un lato,
con ineccepibile naturalismo, le forme mimiche che usualmente manifestano la
profonda riflessione - il viso corrucciato, lo sguardo assorto, introspettivo,
la mano contratta sul mento, il camminare su e giù nervosamente, etc. -,
dall’altro alcune gestualità sconvenienti, eventualmente ammissibili solo in una
sfera rigorosamente privata, tipo il grattarsi zone intime, pulirsi orecchie o
naso o denti con dita, etc. Non c’è bisogno di esagerare, l’importante è
mostrare i residui bestiali del comportamento umano.
Sir Jacksonn - [seduto in trono, chiama ad alta voce] Sir Jackson? Al mio
cospetto!
Sir Jackson – [entrando in scena] La siringa è pronta, Sir.
Sir Jacksonn - Bene Sir Jackson, la poggi pure lì.
Sir Jackson - Lì dove, Sir?
Sir Jacksonn - Ma lì, non la vede la mia mano dove indica? Lì.
Sir Jackson - Ma lì non c’è nulla Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Basta così, Sir Jackson. Ho riflettuto profondamente. Ho
affrontato tutti i neri fantasmi che tormentano la mia triste vita. Ho cercato
il senso della mia esistenza nelle profondità della mia anima. Ho parlato con
Dio, Sir Jackson. Lui mi ha mostrato i miei errori, gli infami peccati, tutte le
debolezze della mia infausta presenza in questa terra. Ho ritrovato me stesso,
Sir Jackson. Ora so chi sono e cosa voglio, ora sono sereno, sono in pace con
me. Ora posso donare agli altri tutto l’amore che mi possiede. È stata dura, Sir
Jackson: in questi ultimi due minuti ho sofferto, ho combattuto la nera
depressione, ho affrontato la morte dell’anima, ma ho trionfato! [si alza in
piedi] Ora so! So chi sono! So cosa voglio! So qual è il senso della mia vita!
So qual’è la mia Via!
Sir Jackson – [inginocchiandosi ai suoi piedi, adorante] Lei è l’Illuminato, Sir
Jacksonn! Dal suo volto si diffonde luce eterna! Sveli il senso della vita.
Sir Jacksonn – [quasi in estasi mistica] Scopare! Scopare tutte le donne del
mondo (quelle giovani e belle, intendo)! Solo scopare dà un perché al mio fugace
passaggio in questa inutile vita, solo l’eiaculare sopra lisci e profumati
glutei femminili realizza pienamente la mia maschia esistenza.
Sir Jackson – [altrettanto in estasi, cantando in stile gregoriano] Rex
tremendae maiestatis, qui salvandos salvas gratis, salva me, fons pietatis.
Sir Jacksonn – [solenne e maestoso] Ho perduto tanto tempo, ho perseverato nei
miei errori ma posso e devo recuperare: da oggi, su ogni tre pensieri due
saranno dedicati al didietro delle donne.
Sir Jackson – E… il terzo? Mi sveli il terzo segreto. A chi andrà il terzo
pensiero?
Sir Jacksonn – Al davanti. Due al didietro, uno al davanti. Io non sono un
egoista, Sir Jackson. So che dovrò morire e non voglio che il mondo pianga al
freddo del mio muto ricordo. Voglio ingravidare tutte le donne del mondo (quelle
giovani e belle, intendo)! Voglio riprodurmi generando decine e decine di
piccoli Sir Jacksonn che perpetueranno la mia nobile specie per secoli e secoli
e secoli!
Sir Jackson – Sir Jacksonn, Lei è il prescelto. Tocchi, tocchi la mia spalla. Ho
una terribile artrosi deformante sin dall’infanzia. La prego, mi guarisca.
Sir Jacksonn – [gli tocca la spalla] Sei guarito. Va’. La tua fede ti ha
salvato.
Sir Jackson – Ed ora tocchi il mio ginocchio, una ferita ulcerata mi strazia di
dolore da decenni.
Sir Jacksonn – [gli tocca il ginocchio] Sei guarito. Va’. La tua fede ti ha
salvato.
Sir Jackson – Lei è il Trickster, Lei è il Paraclito. Mi indichi la via. Cosa
devo fare?
Sir Jacksonn – Vada, Sir Jackson, vada tra il popolo e annunci a tutti la buona
novella. Inoltre raduni seicentosessantasei giovani belle donne e me le porti
qui, tutte pronte a ricevere il mio nobile scettro infuocato.
Sir Jackson – Vado! [si alza e va verso l’uscita annunciando ad alta voce] Si è
risvegliato, ha visto la luce, è apparso, è qui tra noi…
Sir Jacksonn – Sir Jackson?
Sir Jackson – [si ferma] Sì?
Sir Jacksonn – Ho un dubbio professionale. Tutto questo non le sembra
eccessivamente idiota?
Sir Jackson – È da quando sono al mondo che tutto mi sembra idiota, Sir
Jacksonn. L’importante è che funzioni.
Sir Jacksonn – Giusto. Ora vada.
Sir Jackson – [esce] Udite, udite, si è risvegliato, ha visto la luce, è apparso
a noi…
Sir Jacksonn – [torna a sedersi al trono] Quant’è pesante il peso della
predestinazione.
All’improvviso si odono forti urla fuori scena, urla di caos e disordini
popolari: «viva la rivoluzione»; «a morte il re»; «morte al tiranno»; «tutto il
potere al popolo»; «uniti vinceremo».
Sir Jackson – [entra in scena di corsa e molto spaventato] Sir Jacksonn, la
rivoluzione, i comunisti.
Sir Jacksonn – Ancora esistono?
Dalla tenda entra in scena un rivoluzionario dal viso coperto. In mano ha
un’arma. La punta contro Sir Jacksonn.
Rivoluzionario - A morte il tiranno, viva la rivoluzione, tutto il potere al
popolo.
Sir Jacksonn – [con prontezza] Compagno! Anche io in gioventù ho condiviso in
segreto la tua meravigliosa utopia. Pur schiacciato dagli infami doveri del mio
nobile lignaggio ho sempre auspicato l’insurrezione popolare, ho sempre tramato
contro il tiranno che opprime questo paese. Mi rado ogni mattina con la falce
affilata e mi addormento ogni sera con due colpi di martello in fronte per non
dimenticare mai la giusta dottrina. Io sono come te, io sono come voi. Anche io
sono un compagno e l’unico sole che mi illumina è il sol dell’avvenir. Muori
tiranno [si colpisce il petto ripetutamente]! Viva la rivoluzione comunista! A
morte la tirannia! Evviva il Compagno Jackso!
Pausa.
Rivoluzionario – E chi sarebbe il Compagno Jackso?
A questa domanda i tre restano immobili. La luce cala leggermente creando una
atmosfera “metastorica”. Parte una Voce Narrante fuori campo, preferibilmente
registrata.
Voce Narrante – Il Compagno Jackso è l’uomo nuovo. Il Compagno Jackso è guida e
modello per il nostro futuro. Il Compagno Jackso è Sir Jacksonn senza le sue due
enne. Il Compagno Jackso è Sir Jackson senza la sua unica enne. Il compagno
Jackso siamo noi, l’uomo comune privato finalmente di tutte le enne che gli
hanno avvelenato la vita, che gli hanno precluso onesti e naturali rapporti
umani, che gli hanno impedito la costruzione di una società giusta e paritaria,
che lo hanno sviato dal bene comune. Rinunciando all’uso delle enne, il Compagno
Jackso abdica per sempre a qualunque rapporto basato su dinamiche di potere.
Rinnegando l’uso delle enne, il Compagno Jackso disconosce per sempre l’infame
esercizio del possesso, di qualunque forma di possesso.
Buio totale.
Sir Jacksonn – A parte il culo.
2° QUADRO:
monologo disperato di un comunista liso
Ancora qualche secondo di buio, poi luce intensa, preferibilmente luce neutra,
priva di colore, tendente ad una normalità “non teatrale”, e che segni un netto
stacco con l’ambiente messo in scena sinora. In scena c’è un uomo vestito con
sobria ma curata e classica eleganza. Osserva il pubblico per un tempo
indefinito, finché inizia il suo monologo.
Uomo qualunque – Teatro Politico. Questo è, o vuole essere, Teatro Politico,
ovvero un Teatro che senza divenire il simulacro scenico di un comizio tenta di
portare all’attenzione del gentile pubblico tematiche che si possono definire
politiche, politiche in senso lato, o anche sociali. Ma questo non basta anzi,
confonde, perché tentare di sviscerare le categorie non è mai consigliabile e
qualcuno potrebbe obiettare che in realtà il teatro è sempre politico e sempre
parla di società. Quindi non c’è bisogno di tante spiegazioni, basta il nome,
basta dire Teatro Politico e subito si scatena nella vostra mente un immaginario
ricco di chiari e inequivocabili rimandi, Brecht, Piscator, Living Theater,
Dario Fo, ad esempio. Qui però non si fa nulla del genere: il mio progetto
politico teatrale consiste semplicemente nel mostravi quanto sono stronzo… e non
date troppo peso all’ampio utilizzo del turpiloquio in questo spettacolo: parole
come cazzo fica culo stronzo merda e vaffanculo hanno una resa teatrale più
elevata di politico sociale marxista materialista liberista ed io in qualche
modo devo tenervi svegli.
Si fruga in tasca e tira fuori un foglio di carta piegato in più parti.
La mia busta paga (o, meglio: la busta paga del mio personaggio). Sì, il mio
personaggio è uno dei sempre più pochi fortunati che riceve ogni fine mese una
busta paga, con stipendio, trattenute, ritenute, detrazioni, previdenza sociale,
assicurazione, trattamento di fine rapporto, previdenza complementare, circolo
ricreativo aziendale, buoni mensa etc. etc. Che privilegio, eh? Dunque [la apre
e legge]: 1450 euro. Non male, non male davvero. 1450 euro per 14 mensilità –
invidiosi? 14 mensilità! [canticchia felice] tattaratà – 1450 euro per 14
mensilità fa [tira fuori dalla tasca una calcolatrice]: 20300 euro l’anno. Però!
20300 euro l’anno! Tutti per me! 20300 euro l’anno diviso 365 giorni fa… 55,6
euro al giorno. Però. 55,6 euro al giorno “tutti” per me. [pausa] E se mi sposo
e mia moglie non lavora? 55,6 euro al giorno diviso due fa… 27,8 euro al giorno
a testa. Però. 27,8 euro al giorno “tuttii” per me. E se poi io e mia moglie
facciamo un figlio? 55,6 euro al giorno diviso tre fa… 18,5 euro al giorno a
testa. Però. 18,5 euro al giorno… “tuttiii” per me. E se per caso ho anche un
mutuo oppure un affitto da… diciamo 600 euro al mese? il che significa… 20 euro
al giorno? 55,6 euro meno 20 euro fa 35,6 euro che diviso per tre fa… 11,86 euro
a testa al giorno. Però. 11,86 euro al giorno “tuttiiiii” per me. Che bello. Che
privilegio.
Il mio personaggio è progressista, pro-gres-si-sta! Progressista e riformista.
Crede nella modernità! Crede in una società democratica dove ci sia un forte
stato sociale ma dove il mercato sia libero perché senza concorrenza nessuno
lavora più e quindi viva il libero mercato però non troppo libero perché lo
Stato deve dettare regole e fissare paletti ma nemmeno deve essere troppo
burocratico e dirigista e deve far rispettare le leggi e far pagare a tutti le
tasse perché le tasse sono un dovere sociale però troppe tasse no!, troppe tasse
no perché strozzano l’economia e allora abbassiamo le tasse e facciamole pagare
soprattutto ai ricchi ma non colpevolizziamo la ricchezza perché viviamo in una
economia di mercato dove è il capitale che attrae investimenti e mobilita sane
energie e lo Stato deve dare a tutti le stesse possibilità e però è giusto che
chi è più bravo emerga perché la meritocrazia è un valore sociale senza la quale
non c’è più crescita e se non c’è crescita dove cazzo andiamo noi piccolo Stato
in questo mondo globalizzato dominato da giganti e allora il più bravo deve
andare avanti anche a scapito di chi è meno bravo che però non deve rimanere
indietro, soprattutto non deve rimanere indietro se è meno bravo non per colpa
sua ma per motivi storici e sociali e culturali o sessuali tipo i negri i
terroni i cingalesi i froci e gli zingari ma però io non sono razzista, questo
sia chiaro, non sono razzista e in questo Paese-che-io-amo c’è posto per tutti e
tutti devono avere le loro possibilità e tutti devono avere gli stessi diritti
di tutti però gli zingari puzzano sul serio e non ho mai capito bene se puzzano
per condizione economica o per scelta culturale e tutti hanno diritto alla loro
religione ma la religione cattolica non può essere equiparata alle altre
religioni straniere perché il cattolicesimo è la radice storica della nostra
cultura però la Chiesa deve stare fuori dallo Stato però lo Stato non può
impedire che il Santo Padre esprima la sua legittima opinione perché tutti hanno
diritto ad una opinione e ad una revisione e ad una riconciliazione e ad un
indulto e ad una Cassazione e gli extracomunitari devono venire da noi perché
stiamo invecchiando e nessuno lavora più in questo Paese-che-io-amo e se non ci
sono i negri e i rumeni chi cazzo li raccoglie i pomodori pachino di cui io vado
ghiotto? [pausa] No! Noo… ho detto no! È pulito! Il vetro è pulito, non lo vedi
che è pulito? Leva quella spazzola, leva quella cazzo di spazzola dal vetro che
me lo sporchi… no! No! Oh! Ha capito finalmente. Non è insensibilità: è che il
vetro è già pulito.
Ma… Marx lo aveva il conto in banca? C’è stato un tempo, tanti ma tanti anni fa,
in cui io ero comunista. Comunista… che cosa antica. Più o meno è come se
dicessi che c’è stato un tempo, tanti ma tanti anni fa, in cui io ero un
cavaliere medievale. Davvero: guardo i bambini di oggi e penso che un giorno
loro studieranno nei libri di scuola l’esistenza di una antica ideologia
chiamata comunismo, una cosa nata nell’Ottocento. E a loro, a quei bambini, il
mio passato comunista apparirà come a me apparivano i racconti del mio bisnonno
che partiva per l’America e restava in quarantena a Ellis Island prima di metter
piede a terra.
Oggi non più, oggi tutto è cambiato e mi sono modernizzato: sono progressista di
sinistra democratico riformista e liberal… moderatamente laico… moderatamente
relativista… moderatamente benestante… 55,6 euro al giorno. Con 55,6 euro al
giorno mi sembra coerente essere un progressista di sinistra democratico
riformista e liberal … insomma: tutta quella roba là. Se guadagnassi… diciamo
solo 40 euro al giorno allora sarei sempre un progressista di sinistra
democratico riformista e liberal però aderirei alla corrente che guarda più a
sinistra, quella che non si vergogna di essere stata – bada bene: essere stata -
comunista. Se ne guadagnassi solo 30 allora tornerei a definirmi comunista, però
un comunista moderno e democratico, fedele alle Istituzioni e alla concertazione
sindacale. Con 20 euro sarei trozkista e con 10 extraparlamentare e con 0 euro
sarei… terrorista. Terrorista, sì, perché chi non ha uno stipendio certo, chi
non guadagna un soldo e sta ai margini di tutto - perché tutto si regge sul
soldo e se il soldo non l’hai allora resti ai margini – costui ce l’avrà o no il
diritto di incazzarsi e di buttare un po’ di bombe? Ce l’avrà o no?
Non lo so! Non lo so se ce l’ha questo diritto, non lo so soprattutto se quella
bomba la buttano addosso a me. Ho sempre avuto le idee confuse sull’uso politico
della violenza ma non nego che tante volte mi sento talmente carico di rabbia e
frustrazione e odio che non mi dispiacerebbe trasformarmi in una bomba umana,
entrare in una assemblea di grandi industriali e farmi esplodere per abbatterne
il più possibile, abbattere quei loro sorrisi abbronzati, quelle strette di mano
fascistamente vigorose, abbattere le loro maestose ville, le fichette
anoressiche e maggiorate che li circondano, i loro enormi, lunghi, yacht. Dopo,
però, sarei pentito, sì, e chiederei scusa. Le poche parti integre di me, quelle
che non si sono spappolate con l’esplosione, chiederebbero scusa. La violenza è
sempre sbagliata, perdio! No alla violenza, sì al dialogo. Dialogare sempre,
contrattare, mediare, concertare. Accordo concluso, il migliore possibile,
stretta di mano. Boom! Affanculo tutti.
Ripristiniamo l’odio di classe. Questa frase l’ho sentita da un poeta e non ho
capito se lui l’abbia pronunciata per il messaggio duro e inconsueto che veicola
oppure per l’indubbio valore estetico delle parole in sé. Sentite che belle:
ripristiniamo l’odio di classe. Sì, facciamolo, ma dobbiamo essere consapevoli
che se davvero il mondo tornasse ad evolversi in termini di lotta di classe, di
scontro cruento tra chi possiede e chi non possiede, allora noi tutti, anche io
e voi, e anche il caro compagno poeta, ci sveglieremmo nell’incubo di stare
dalla parte sbagliata, di stare dove mai avremmo voluto essere, stare tra quelli
che hanno, tra quelli che dominano e sfruttano, tra i ricchi grassi borghesi
occidentali!
Mi sento dilaniato in una battaglia tra forze contrapposte, tra un’odiosa anima
borghese, avida ed affamata che mi fa arraffare tutto, e un anelito verso
qualcosa di meno bestiale del mero possesso, qualcosa di più umano, direi
addirittura divino se non fosse per il fatto che sono radicalmente ateo e quindi
non mi posso permettere di chiamare in causa l’Onnipotente se non per
bestemmiarlo. E a volte quell’anelito è talmente radicale, intransigente,
possiede una logica talmente ferrea e lucida e lineare e pulita e inattaccabile
che non riesco a trovare alcun compromesso, alcuna mediazione tra quello che
sono e quello che vorrei essere. Per seguirlo, questo anelito, dovrei spogliarmi
di tutto, rinunciare alla casa comoda, alla macchina accessoriata, ai bei
vestiti, alle grasse cene, a tutta la costosa e inutile tecnologia di cui mi
circondo, dovrei fare come San Francesco, o come Gesù, o come Gandhi, o il Che.
Annullarsi, farsi uguali al nulla, farsi calpestare, farsi umiliare, farsi
possedere, disconoscere la logica del possesso. Non dovermi confrontare ogni
giorno col peso della mia mascolinità, con la responsabilità tutta maschile di
avere e possedere. Forse questa è la strada. “Il Possesso è un Male, e quindi
l’essere posseduti è ciò che è più lontano dal Male, o meglio, è l’unica
esperienza possibile del Bene”. Questo lo diceva il solo italiano del Novecento
degno di essere ricordato: Pasolini. Ma ci vuole tanta coerenza… e forza… e io
non ci riesco, sono debole, viziato, difettoso, mi nascondo, recito parti, sono
solo…
…un attore, una categoria di uomini che sa solo soffrire, può solo soffrire
[pausa] e raccontarla questa sofferenza, raccontarlo questo sentire che le cose
non vanno, capite? Non vanno, non vanno bene, il mondo non va bene, noi non
andiamo bene, e io non so cosa fare, non so che strada prendere e anche se fossi
tanto intelligente da conoscerla, la strada, non avrei la forza per seguirla. Lo
sapete dove va stasera quest’attore appena ha terminato il suo lavoro? Va a
mangiare, ad abbuffarsi felice e rilassato, questo va a fare il compagno attore,
va a mangiare. E se possibile, dopo, a scopare… sono disponibile. C’è tra il
gentile pubblico femminile qualche volontaria per condividere con me una fugace
ma intensa passione sessuale? [pausa] Solo un attore. Un attore ex comunista. Un
comunista liso.
L’attore! Il compagno attore è ricco o povero? Generalmente è povero o giù di lì
e allora è giusto che sia compagno ma se il compagno attore fosse uno di quei
pochi attori ricchi sarebbe ancora compagno? No perché… mi chiedo: ma è
possibile che l’ansia di giustizia sia inversamente proporzionale al conto in
banca? Si è comunisti solo da poveri? Appena si possiede una carta di credito in
tasca si smette di essere comunisti e si diviene liberal moderati? Solo chi non
ha un soldo sente intorno a sé l’infelicità diffusa? Chi ha la villa non si
accorge della povertà che lo circonda? Non si accorge che la gente è infelice?
Che il mondo è ingiusto?
Probabilmente è ovvio così: chi è più povero più soffre, ed è maggiormente
incentivato a lottare per una società più giusta. Però anche questa equivalenza
scontata tra ingiustizia e povertà non è che mi abbia mai convinto più di tanto.
I poveri non hanno necessariamente un posto riservato tra le vittime. A volte
una società ingiusta schiaccia i ricchi quanto i poveri e mi è sempre apparsa
riduttiva l’idea che sia sufficiente eliminare la povertà per diventare di colpo
una società giusta. Messa così, la cosa, potrebbe indurre a pensare che il
cercare giustizia sociale – quel concetto di giustizia sociale tipica
dell’essere comunista - significhi soprattutto desiderare più soldi. Insomma,
questa concezione materialista sarà pure marxista ma… sempre materialismo è.
Bertold Brecht ha detto che prima viene lo stomaco e poi la morale. D’accordo,
sono d’accordo ma… quanto è grande questo stomaco? Quanto deve ingurgitare
questo stomaco prima di liberare la testa? prima di dare la possibilità a questa
mente di pensare, a questo cuore di sentire? Soddisfiamo la bocca, va bene,
soddisfiamo il cazzo, va bene, ma poi pensiamo perdio, pensiamo, riflettiamo,
diamo un senso a questa nostra presenza. Il mio stomaco, il mio stomaco borghese
avvezzo sin dalla nascita a mangiare le cose, tutte le cose che i suoi occhi
notano, quando deve ancora gonfiarsi prima di dire “basta”, prima di dire “ora
dedichiamo tempo ad altre cose, diamo modo alla mia raffinata mente di capire
dove sta l’errore”?
Ma a volte penso non sia più possibile. Siamo stanchi, disincantati, disillusi,
abbiamo duemilacinquecento anni di storia alle spalle e le abbiamo viste tutte
per credere veramente ancora a qualcosa. Ci mancano le idee… non ci sono più le
ideologie. Che cazzo significa che non ci sono più le ideologie? I-de-o-lo-gie!
Sapete che significa? Ideologia e ideale hanno idea come radice etimologica.
Allora dire che non ci sono più le ideologie significa dire che non ci sono più
idee? È questo che vogliono dire? Che siamo diventati come bestie prive di
ragione e intelletto? E questa bella frase si afferma anche con un’aria di
borioso orgoglio, la saccenza della modernità: “noi non siamo mica come quei
vecchi coglioni che credevano in qualcosa, no, noi le ideologie le abbiamo
gettate nel cesso della storia”. Pragmatici, moderati, ottimisti, questo siamo!
Altro che “sol dell’avvenir”.
Compro dunque sono, è così che c’hanno ridotto. E se non compro nulla non sono
nulla. E se compro tanto valgo tanto. Ma cosa è successo? Ci siamo distratti un
attimo e tutto intorno a noi è cambiato, noi siamo cambiati. C’è solo l’economia
ora, solo questo delirio di dati, di crescita infinita, di produzione e consumo,
conti in banca, prestiti illimitati, carte di credito, crescere, crescere, siate
felici! Quest’anno il PIL cresce del 2%. SIATE FELICI! Dobbiamo essere felici.
[pausa] Io non so se sono felice, cioè, a volte lo sono e a volte sono triste e
la maggior parte delle volte non mi sento né l’uno né l’altro, però mi sento
normale, cazzo, normale! Ogni tanto penso, ho un cervello e quindi penso e
l’altro giorno stavo passeggiando assorto tra me e me e pensavo, non ricordo
nemmeno a cosa pensavo, quando d’un tratto si avvicina un mio conoscente e mi
chiede a bruciapelo: «Che hai fatto, che hai fatto?» - «Oddio che ho fatto?» -
«Hai la faccia triste!» - «No! Non è vero, ti giuro non è vero!» - «Avevi la
faccia triste, ti ho visto!» - «No, ti giuro, hai frainteso, non ero triste, non
sono triste, stavo… riflettendo.» - «Riflettendo? Ohhh! E su che?».
Su che? Ma non lo so, ma non è una cosa tanto eccezionale, riflettere, non è
cosi anomalo. O no? Non voglio sentirmi in colpa perché non ho 24 ore su 24 il
sorriso da idiota stampato sul viso. Non voglio sentirmi anomalo solo perché ci
sono dei giorni in cui mi rendo conto che questo nostro mondo è ingiusto e
l’ingiustizia mi deprime, mi intristisce, non la sopporto! Ma che ci è successo?
Cosa ci hanno fatto? Ci hanno rapito nel sonno spruzzandoci addosso del
cloroformio e poi ci hanno lobotomizzato? Come hanno fatto a ridurci così? Una
volta ragionavamo, sapevamo cosa fare, cosa era giusto e cosa sbagliato,
credevamo, avevamo degli ideali e soprattutto avevamo ben chiara l’importanza di
avere degli ideali. Perché pur nella confusione della quotidianità sapevamo
sempre che era corretto… anzi: era etico, aspirare ad un qualcosa di più giusto
- non accontentarsi mai! -, ma un “qualcosa” che trascendesse la nostra avida
individualità, un “qualcosa” che riguardasse tutti quanti, nessuno escluso.
Forse tutto ciò era solo un’utopia, una stupida utopia, un’ingenuità,
sicuramente era un’ingenuità ma noi lo sapevamo e non ce ne vergognavamo, lo
sapevamo che era un’utopia ma sapevamo anche che la differenza tra noi e gli
animali sta proprio nella nostra capacità di credere l’incredibile, di sognare
l’impossibile! Torniamo a sognare! Svegliamoci e sogniamo!
I have a dream, i have a dream, anche io sogno, sogno una società giusta e sogno
un grande uomo che mi indichi la strada, mi dia l’esempio. Ci sono ancora questi
uomini? Dove sono quei grandi teorici, quei grandi oratori che avevano il
coraggio di avere delle idee? che avevano la presunzione e l’ingenuità di
credere? di innamorarsi di un pensiero, di un sogno? dove sono? I have a dream,
io sogno un uomo, o anche una donna – certo, anche una donna perché io sono
politicamente corretto e non ho dubbio alcuno che le donne sono uguali agli
uomini ma di questo, di questa uguaglianza, non dovrebbero essere tanto
orgogliose le signore, non c’è nulla di cui vantarsi nell’essere uguali a questa
massa di viziati e vuoti edonisti che sono gli uomini occidentali e io non mi
capacito proprio quando mi rendo conto che la principale conquista del
femminismo è stata quella di raggiungere l’uguaglianza con gli uomini nella loro
abnorme stupidità! Complimenti signore! Vi manca solo il cazzo tra le gambe e
poi sarete davvero veri uomini. Ancora qualche anno e vi crescerà.
Sapete per me cos’è la cosa più sexy in una donna? La sua intelligenza. E
infatti raramente negli ultimi anni ho trovato qualcuna per cui valesse la pena
eccitarsi.
I have a dream. Io sogno un uomo, dicevo, un uomo o una donna, insomma: io sogno
un essere umano che abbia il coraggio di apparire in televisione e fare un
grande discorso, un discorso alla Nazione tutta, un grande discorso a tutti noi,
noi stanchi di questo vuoto asfissiante che ci circonda e ansiosi di conoscere
una vera strada da percorrere. C’è ancora un uomo del genere? C’è ancora un
leader? C’è ancora un Padre della Patria? O una Grande Madre? Esiste ancora chi
sappia fare un discorso alla Nazione avendo chiaro in testa cosa sia un discorso
e cosa sia una Nazione? Si faccia vedere!
Buio di pochi secondi e poi di nuovo luce. L’Uomo non è più in scena. Inizia il
terzo atto.
3 QUADRO:
Compagno Jackso – discorso alla Nazione
L’illuminazione ora è simile a quella usata nel primo atto ma presenta una
predominanza del colore rosso. Al centro del proscenio c’è l’attore C (lo stesso
che nel primo atto aveva interpretato i personaggi del Sindacalista,
dell’Ambasciatore arabo, dell’Arciprete, dell’Artista di Corte e del
Rivoluzionario) nelle vesti di uno Speaker TV. Ha in mano un martello a mo’ di
microfono e appare leggermente nervoso. Sullo sfondo, seduto sul trono, c’è
l’attore A (nel primo atto Sir Jacksonn e ora Compagno Jackso). In piedi al suo
fianco c’è l’attore B (nel primo atto Sir Jackson e ora, anch’egli, Compagno
Jackso) che gli sta premurosamente imbellettando il volto. L’ex Sir Jacksonn ha
in mano una piccola falce. Qualche secondo di questa scena muta e poi parola
allo Speaker.
Speaker TV – Prova… prova… “Discorso alla Nazione”… prova. Compagno Jackso,
ancora trenta secondi e andiamo in onda.
Sir Jacksonn - Compagno Jackso, basta con questo fard o come accidenti si
chiama. Io sono un virile leader comunista, non una checca debosciata!
Sir Jackson – Ma Compagno Jackso, il trucco serve per proteggere la Sua maestosa
Verità dalle ingannevoli luci dello schermo televisivo.
Sir Jacksonn - Compagno Jackso, come mai lei si chiama come me?
Sir Jackson - Perché siamo diventati comunisti, Compagno Jackso, e ci chiamiamo
tutti nello stesso modo.
Sir Jacksonn - Giusto. E il culo?
Sir Jackson – [scandalizzato] No Compagno Jackso, quello è abolito.
Sir Jacksonn – Giustissimo! Basta con il culo! E la siringa?
Sir Jackson – La siringa è pronta, Compagno Jackso.
Sir Jacksonn – Ah! Quindi non tutto è cambiato?
Sir Jackson – No Compagno Jackso, lo stile rimane sempre lo stesso.
Sir Jacksonn – Compagno Speaker, sono pronto per il discorso alla Nazione.
Si alza dal trono brandendo la falce e si avvicina in proscenio. Sir Jackson lo
segue al suo fianco.
Speaker TV – Ecco il microfono Compagno Jackso, tre secondi ed è in onda.
Lo Speaker dà il martello a Sir Jacksonn e si allontana di qualche passo dal
proscenio. Poi si accorge di avere un laccio della scarpa in disordine e si
china per sistemarlo. Involontariamente, chinandosi, mostra il sedere a Sir
Jacksonn che sta per iniziare a parlare.
Sir Jacksonn – [schiarendosi la voce] Ehm ehm… compagne e compagni… [nota lo
Speaker inchinato e col sedere all’insù e resta ammutolito dalla sorpresa.
Sembra stia per esplodere dall’ira. Urla:] Compagno Speaker! Cosa… cosa sta
facendo?
Speaker TV – [tornando prontamente ritto in piedi] Mi sto allacciando la scarpa
Compagno Jackso.
Sir Jacksonn – No! Lei mi sta mostrando il culo!
Speaker TV – No Compagno Jackso, avevo solo una scarpa slacciata.
Sir Jacksonn – Vergogna! Vergogna! Lei ha mostrato a tutta la Nazione il suo
abominevole posteriore! Il culo! Rovina della società! Infame strumento del
sistema capitalistico! Questa subdola coppia di morbidi e tondeggianti
cuscinetti di carne che da millenni strega gli onesti lavoratori, tutti pronti
ad incularsi l’uno con l’altro distraendosi dalla ricerca della solidarietà
sociale. Vada via traditore del popolo. In Siberia la mando, a culo scoperto sin
quando non le si sgretolerà in tanti piccoli cubetti di ghiaccio. Fuori!
Speaker TV – [implorante] Mi perdoni Compagno Jackso, La prego, non mi mandi in
Siberia, mi tagli il culo ma non mi mandi in Siberia.
Sir Jackson – Fuori! Fuori! In Siberia! [lo sbatte fuori in malo modo]
Sir Jacksonn – [impugnando il martello, brandendo la falce, si rivolge al
pubblico] Compagne e compagni, questo increscioso incidente dimostra quanto i
nemici della rivoluzione socialista siano pericolosi. Vigilate! E ora ascoltate
attentamente queste mie parole di pietra che edificheranno il futuro della
nostra Nazione. Il popolo è lo Stato. Qualunque bene materiale appartiene al
popolo, quindi allo Stato. I mezzi di produzione appartengono al popolo, quindi
allo Stato. I mezzi di riproduzione, soprattutto le donne, appartengono al
popolo, quindi allo Stato. Lo Stato ha un capo – ma solo per una semplice e
formale necessità organizzativa, perché non c’è valle senza un monte che la
sovrasti e non c’è base senza una altezza che la osservi. Il Capo dello Stato
sono io! È abolita ogni proprietà privata. Sono abolite tutte le enne dai
cognomi; mai più le enne, cardini del sistema capitalista e della disuguaglianza
sociale: tutti ci chiameremo indistintamente Compagno Jackso. E soprattutto sono
aboliti tutti i culi – mai più gli infami puzzolenti culi turberanno la nostra
sensibilità socialista. Ora andate e lavorate felici, il futuro è nostro.
[rivolgendosi a Sir Jackson] Come sono andato?
Sir Jackson – Chiaro, coinciso, insindacabile. Questo vuole il popolo.
Sir Jacksonn – Bene, sono orgoglioso di me. Ora però sono stanco Compagno, anche
il socialismo vuole la sua domenica ed è giunto il momento per un po’ di
meritato svago [va a sedersi sul trono]. Mi dica Compagno Jackso, il tiranno che
lei serviva ai tempi dell’antico regime…
Sir Jackson – Vuole dire Sir Jacksonn?
Sir Jacksonn – Lui. In che modo amava svagarsi e riposarsi tra un impegno e
l’altro?
Sir Jackson – Aveva una smodata passione per i culi femminili, Compagno.
Sir Jacksonn – [scandalizzato] Ah, abominevole.
Sir Jackson – Veramente abominevole Compagno.
Pausa. Sir Jacksonn è assorto.
Sir Jacksonn – E… mi dica. Secondo lei c’è una compatibilità tra la ricerca del
socialismo e… le tette?
Sir Jackson – Le tette, Compagno Jackso?
Sir Jacksonn – Le tette… insomma: i seni delle donne.
Sir Jackson – Più che una compatibilità direi che c’è una armonia ed un naturale
accordo: le tette rasserenano i compagni lavoratori e li stimolano alla
produzione e alla riproduzione.
Sir Jacksonn – Giusto.
Sir Jackson – Le tette nutrono i figli dei compagni lavoratori e li fanno
crescere vigorosi.
Sir Jacksonn – Giusto!
Sir Jackson – Le tette stanno al socialismo come il plusvalore al capitalismo.
Sir Jacksonn – Giustissimo! E allora vada immediatamente a prendermi quattro
paia di tette giovani, morbide, profumate, sostenute, lisce. Due paia con grandi
capezzoli e due paia con piccoli bottoncini. Un paio di quinta misura, una di
quarta, una di terza e una… faccia lei. Vada!
Sir Jackson – Vado Sir Jacksonn. Mi scusi, volevo dire Compagno Jackso. [esce]
Sir Jacksonn – [seduto, assorto, giocherella con la falce e il martello. Poi le
sistema l’uno sull’altra sino a rifare il noto simbolo marxista. Lo osserva]
Uhm… questo rigido martello che si incunea nell’accogliente rotondità della
falce mi provoca inspiegabilmente una sensazione di pace, la reminiscenza di
qualche idea primordiale, ma non saprei dire quale. In fondo sono sempre stato
attratto dal comunismo. La fratellanza, la solidarietà, l’uguaglianza, la
vicinanza, la promiscuità, l’affrancamento dai tabù borghesi, la liberazione dei
corpi… sì, in fondo ho sempre cercato queste cose. Compagno cazzo, tra poco
inizierai la presa del Palazzo d’Inverno!
Entra Sir Jacksonn.
Sir Jackson – Compagno Jackso, è qui per lei...
Sir Jacksonn – Sì?
Sir Jackson – Il Compagno Imprenditore.
Sir Jacksonn – Ma… io le avevo chiesto di portarmi…
Sir Jackson – Business is business, Compagno.
Sir Jacksonn – Anche in un regime comunista?
Sir Jackson – Soprattutto, Compagno.
Sir Jacksonn – Mi sento tanto Gattopardo. Faccia entrare il Compagno
Imprenditore.
Entra l’imprenditore. Porta tra le mani alcune planimetrie. Ne apre una e la
mostra a Sir Jacksonn.
Imprenditore - Compagno Jackso, Luce, Guida e Verità della Nazione. Questa mappa
rappresenta il grandioso Parco Nazionale dell’Uccello come appariva cinquanta
anni fa. Tre quarti di tutta la superficie era occupata da foreste
lussureggianti, e un quarto da laghi e fiumi. Qui, maestosi uccelli e delicate
passere si inseguivano cinguettando felici.
Sir Jacksonn – [commosso] Oh.
Imprenditore - Volavano come nuvole tra le nuvole! E questa, invece, è la pianta
del Parco di quindici anni fa. Un terzo delle foreste è scomparso e il lago si è
ridotto della metà. Intere specie di uccelli si sono estinte. Un quadro di
progressivo decadimento riproduttivo.
Sir Jacksonn – [spaventato] Oh!
Imprenditore - E adesso guardi questa. È la mappa del Parco come è oggi. Le
foreste sono tutte perdute, il lago inaridito e il copioso fiume perennemente in
secca. Le passere non cinguettano più e gli uccelli, disperati, si afflosciano
stanchi a terra e si fanno piccoli piccoli l’uno dopo l’altro.
Sir Jacksonn – Terribile!
Imprenditore - Terribile! Dobbiamo fare qualcosa per salvarlo dal degrado!
Sir Jacksonn – Dobbiamo.
Imprenditore - Per il bene del popolo e della Nazione.
Sir Jacksonn – E degli uccelli.
Imprenditore - E degli uccelli.
Sir Jacksonn – Quindi?
Imprenditore - [estrae la quarta pianta] Quindi costruiremo un grandioso
residence ecologico atto ad ospitare i compagni dirigenti durante le loro
meritate ferie. Diecimila villette unifamiliari circondate da splendidi palmizi
di plastica verde, campi sintetici per il golf, un centro commerciale gestito
dalle cooperative e qui, dove una volta c’era il lago, una enorme Casa del
Popolo per il Partito.
Sir Jacksonn – [si alza dal trono e va verso il proscenio] Uhm. E che altro?
Imprenditore - “Che altro”, in che senso?
Sir Jacksonn – Voglio dire: per il Partito che altro?
Imprenditore - Oltre alla Casa del Popolo?
Sir Jacksonn – Oltre alla Casa del Popolo.
Imprenditore - Il… 20?
Sir Jacksonn – [gonfio d’ira e di disprezzo] Questo… è… è… inaccettabile!
Vergognoso! È dunque questo il suo spirito ecologista? Si vergogni! Il 50!
Imprenditore - Il 30!
Sir Jacksonn – Il 45!
Imprenditore - Il 40!
Sir Jacksonn – Il 40! Affare fatto. 60 a lei e 40 a me… cioè: al Partito.
Imprenditore - Evviva la rivoluzione!
Sir Jacksonn – Sempre! Ora vada.
Imprenditore - La saluto Compagno Jackso.
Sir Jacksonn – Ah, Compagno…
Imprenditore - Sì?
Sir Jacksonn – Provveda anche a predisporre una zona franca per le passere.
Imprenditore - Le passere, Compagno?
Sir Jacksonn – Per il ripopolamento.
Imprenditore - Giusto. Provvederò. [esce]
Pausa. Sir Jacksonn guarda fisso e collerico Sir Jackson che nella scena
precedente è rimasto immobile e impassibile al suo posto.
Sir Jacksonn – Sir Jackson con una sola enne, o Compagno Jackso, o come
accidenti si chiama.
Sir Jackson – Sì?
Sir Jacksonn – Abbiamo ormai capito che tutto cambia affinché nulla cambi.
Abbiamo capito che l’umanità è irrecuperabile e che il mondo fa schifo. Queste
cose ormai le abbiamo capite. Tutti le hanno capite.
Sir Jackson – Sì Compagno Sir. Come dice lei Compagno Sir.
Sir Jacksonn – Vogliamo ora chiudere degnamente questa allucinante pièce?
Vogliamo provare a dare un filino di speranza?
Sir Jackson – In che modo Compagno Sir?
Sir Jacksonn – Vorrei…
Sir Jackson – La siringa, Compagno Sir?
Sir Jacksonn – No! Vorrei…
Sir Jackson – Un culo, Compagno Sir?
Sir Jacksonn – No! Vorrei…
Sir Jackson – Due tette, Compagno Sir?
Sir Jacksonn – Voglio una donna. Voglio vedere entrare da quella tenda una
donna. È possibile? È possibile mio caro Primo Ministro nonché ciambellano
nonché servo nonché compagno di questa mia disperata vita? È possibile avere qui
una donna? Una presenza femminile? Un profumo di donna? Una voce di donna? È
concesso avere una donna?
Sir Jackson – Vado subito ad informarmi, Compagno Sir. [esce]
Sir Jacksonn si siede stanco in terra.
Sir Jacksonn – Ora ci vorrebbe un buon monologo conclusivo ma non mi viene in
mente nulla. In realtà non ci ho capito molto… e dopo tutta questa attesa ho
anche addosso una forte ansia da prestazione. Mah… l’unica frase sensata che mi
resta è “speriamo bene”.
Entra Sir Jackson.
Sir Jackson – Compagno Sir, è giunta qui una giornalista straniera per
intervistarla.
Sir Jacksonn – [balza in piedi] Una giornalista? Vuole dire… una donna? Una
donna vera?
Sir Jackson – Sì Compagno Sir. E che donna.
Sir Jacksonn – [agitato] Me la descriva, me la descriva, avanti! Come sono i
suoi capelli?
Sir Jackson – Lisci e neri, Sir. Morbidi e lucenti come seta. E profumano
d’Oriente.
Sir Jacksonn – Oh, l’Oriente. E… e… gli occhi, come sono gli occhi?
Sir Jackson – Scuri e profondi come una notte d’agosto. Brillanti come il quarzo
del vulcano.
Sir Jacksonn – Oh, il vulcano. E… e…
Sir Jackson – Il culo, Sir?
Sir Jacksonn – Ma no, no, lasci stare il culo. La voce. Com’è la sua voce?
Sir Jackson – Calma e fresca come un ruscello di primavera. Soave e morbida come
il canto di una bambina con le ali.
Sir Jacksonn – Una bambina con le ali… le ali… io l’amo. Amo questa donna, Sir
Jackson!
Sir Jackson – Compagno Jackso, Sir.
Sir Jacksonn – Come?
Sir Jackson – Io mi chiamo Compagno Jackso.
Sir Jacksonn – [confuso] E io come mi chiamo?
Sir Jackson – Anche lei si chiama Compagno Jackso, Sir Jacksonn.
Sir Jacksonn – Quindi siamo due idioti, Compagno?
Sir Jackson – Non ci sono dubbi, Sir.
Sir Jacksonn – [trasognato] Che bello essere idioti! Faccia entrare il mio
amore. La prego, non perda altro tempo.
Sir Jackson – Sì Sir. [esce]
Sir Jacksonn – Una donna, una donna vera tutta per me. Una donna morbida da
accarezzare, da ascoltare ore ed ore, da amare tutta la notte. Una donna da
baciare, baciarle i capelli, baciarle le piccole labbra, baciarle le piccole
palpebre. Una donna con cui ridere, scherzare, sognare, con cui ballare [balla].
Una donna che dia un perché a tutto, che rimetta ogni cosa a suo posto, che
rimandi tutte le domande inutili. [primo calo delle luci] Che succede? Compagno
Jackso, la luce! Cos’è, il piano quinquennale di risparmio energetico? [torna
lirico] Una donna da proteggere e da cui farsi consolare. Una donna con cui
litigare e poi fare pace, quella pace intensa ed eccitante che solo il litigio
crea. Una donna a cui sussurrare “ti amo” tutta la notte. La voglio, voglio
questa donna, non voglio altro, la voglio! [secondo calo di luci] Ancora? Sir
Jackson o Compagno o come diavolo si chiama… qui non si vede più nulla,
riaccenda le luci! La voglio vedere in viso la mia donna, il mio amore lo voglio
vedere. [terzo calo di luci, e da ora in progressione fino al buio totale] Ma…
non è possibile… non si vede più nulla… [capisce] no, non adesso, non può
essere… non adesso, non ora che l’ho trovata, non puoi farmi questo, non ora, mi
senti? non ora! Maledetto, bastardo, non ora che lei è qui… ti odio, mi senti?
ti odio! Non puoi farmi questo, non puoi giocare con la mia vita… non ora… no!
[agghiacciante] Noooooooo!
Buio. E nel buio, dopo un paio di secondi, si sente una voce di donna.
Voce femminile - C’è nessuno? Ehi? Compagno Jackso? Siete qui? Compagno, ci
siete? Non ce nessuno… se n’è andato. Bah, peggio per lui.
FINE