T E M E S I S T O C R I D E

 

commedia in due atti

di

Alberto Ticconi

 

 

Alberto Ticconi 101752

Depositata il 26.04.1996

N° 823802

 

 

"Che l'amor nelle donne, insieme alla paura,

hanno sempre una stessa ed unica misura."

 

Shakespeare (Amleto)

 

 

 

Personaggi: Temesistocride

coro - Anetisla

Murenea

+ 6

 

serve - Urmoflosia

Lumaciostide

un soldato - Strizziade

 

una donna

un commissario - Minghiotide

uno stregone - Strag

un marito - Pompofrocide

 

 

ATTO PRIMO

La scena si apre su uno scorcio di una antica città greca: Una piazza con colonnati e

prospettive di vicoli. Al centro della scena un trono adornato da un immenso drappo

rosso. Sullo sfondo una scultura;. sul lato sinistra una fontana in marmo.

 

VOCE -

Vanno i giorni per le schiere eterne

Vanno lacrime di aneliti per gli eterni anni

Amore e amore danno guerra

E l'uno muore e l'altro vive

Passato e Futuro si chiedono:

Dov'è Presente?

Dov'è il nostro compagno di viaggio?

Risponde l'Aurora che è morto

"E' morto!" in coro, gli oracoli

"E' morto." Annuiscono i Tempi.

Così riprenderò il mio doloroso cammino

Portando me come vittima

In un sudario di sangue.

Entrano in scena due donne; Urmoflosia e Lumaciostide. conversano tra loro.

LUMACIOSTIDE - Quante anfore ha rotto.

URMOFLOSIA - E' vero. Ne ha rotte tante.

LUMACIOSTIDE - Di tutti i colori e grandezze.

URMOFLOSIA - E' stata ed è una rottura continua.

LUMACIOSTIDE - Per un raggio di un chilometro le anfore si rompono addirittura da sole.

URMOFLOSIA - Tra poco non né resterà più una intera. E ad Atene già tutti gli uomini non camminano più eretti, presi come sono a vagare per la città, pietosamente curvi, in cerca dei piccoli frammenti caduti in terra.

LUMACIOSTIDE - Più gridano e più gli si rompono. E' stato un "tritamento" dolorosissimo.

URMOFLOSIA - Notti e notti di dolore.

LUMACIOSTIDE - Un venditore di anfore...

URMOFLOSIA - Si vendono anche?

LUMACIOSTIDE - Fammi finire. Questo venditore, dopo aver gridato per tutta la notte, ha deciso di vendersele, tanto era addolorato.

URMOFLOSIA - Sara stato molto difficile, rotte com'erano.

LUMACIOSTIDE - Se non mi avesse fatto lo sconto non ci sarebbe riuscito.

Entrano in scena cinque donne: Temesistocride, dalla grande mole; Urmoflosia,

lumaciostide e il coro. La donna, vestita di nero, con il volto coperto di veli e una clava a

cui si appoggia faticosamente, va a sedersi sul trono. Urmoflosia e Lumaciostide le vanno

accanto. Il coro si avvicina al pubblico.

 

CORO - A te, grande madre,

infinite schiere di valorosi

hanno dato gloria e onore.

Da te forza hanno tratto eroi

per affrontar la storia.

Consolati, ora,

e ferma le tue lacrime

che già scavata è la tua faccia.

L'immane donna comincia a togliersi i veli.

Per il doloroso respiro

le tue narici sono dilatate.

La tristezza ti ha infossato gli occhi,

e, come una capra,

una folta barba già ti adorna il mento.

Temesistocride si accende di rabbia e afferra la clava che intanto aveva appoggiato al

trono.

Il tuo petto,

per quel cuore dolorante,

è ormai schifosamente floscio e fuso.

Ah! Che strazio.

Ah! Che sciagura.

TEMESISTOCRIDE - (Si scaglia contro il coro e lo bastona) AAAAAhh!. (rivolgendosi a Urmoflosia e Lumaciostide) E voi due, nemmeno una parola. Se ti avessi amato di meno, mio caro, di certo la tua morte non mi costerebbe tanto. Forse allora, quando ebbi quella tresca con Filomene, il domatore di orsi, avrei sofferto un poco di meno. Ma ora che mi avevi riconquistato; ora che avevi toccato il mio cuore e obliato la mia mente ed i miei occhi, ora che le tue parole belle, dolci e affettuose mi avevano infuocato l'anima, Pompofrocide mio, perché mi hai abbandonato? (al pubblico) Non vi pare che questa sia una grande ingiustizia? O mio buon Zeus, perché non vieni in mio soccorso?

URMOFLOSIA - (Avvicinandosi con timore) O dolce padrona, non ti abbattere cosi. Con la tua forza sei un esempio per tutta la Grecia. Per tutte le donne elleniche.

LUMACIOSTIDE - Così, infatti, abbiamo spesso sentito parlare di te: "Guardate Temesistocride, la moglie di Pompofrocide, com'è coraggiosa. Vedete come non si abbatte mai sotto il peso della vita. Come è sempre piena di forza, di speranza. Come è sempre piena... Piena..

TEMESISTOCRIDE - Oh, siete buone a volermi consolare. Ma, purtroppo non mi è possibile accettare questo dolore, poiché la morte di mio marito non è un fatto naturale.

URMOFLOSIA - Non è un fatto naturale?

LUMACIOSTIDE - Allora è stato ucciso.

URMOFLOSIA - Forse da un nemico?

LUMACIOSTIDE - O addirittura da un amico?

URMOFLOSIA + LUMACIOSTIDE - (in coro) Chi ha ucciso tuo marito, o possente Temesistocride? Chi? Chi?

TEMESISTOCRIDE - (Dopo che con due solenni schiaffoni ha atterrato le poverine) Ma lo vogliamo far sapere a tutta la Grecia? (Le due serve si rialzano barcollando) Lui era nella nostra casa, accanto al fuoco, e mi guardava con i suoi occhi lucidi, ed io vedevo già sul suo volto strani ombre. Egli cercava di dirmi qualcosa con quella sua voce roca, le sue labbra bianche e quegli occhi, così infossati. Ma io non potevo ascoltare. Dopo una notte d'amore non si può ascoltare. Mi avvicinai di nuovo a lui e lo baciai. A nulla valse il suo misero tentativo di difendersi Quel bacio gli fu fatale; lo ricordo come se fosse adesso.

URMOFLOSIA - Ecco il mistero che si svela.

LUMACIOSTIDE - Quale sanguigna e bramosa forza l'amore.

URMOFLOSIA - Quale potente arcano e ineluttabile dominio.

CORO -(Lumaciostide + Urmoflosia) - Esso farà dire al poeta:

LUMACIOSTIDE - "Amor che nullo amato amar perdona."

CORO - Farà versare sangue indomito, e :

URMOFLOSIA - "Quali colombe dal disio chiamate..."

CORO - Condurrà le anime alla tortura.

"O amore, le tue vittime sono gli uccelli del cielo.

Spiriti sensibili.

Anime delicate,

E tu le schianti

quale uragano,

su rocce assassine.

LUMACIOSTIDE - Amore, che quando si riveste di belle membra, colpisce con carezze di fuoco.

URMOFLOSIA - Amore, che attraverso una voce suadente, soffoca il cuore più severo.

LUMACIOSTIDE - Amore, che prendendo aspetto di donna grande;

URMOFLOSIA - Vigorosa.

LUMACIOSTIDE - Nervosa.

URMOFLOSIA - Insaziabile.

CORO - Di donna abbondante, prorompente, vorace. Di donna...

TEMESISTOCRIDE - Uehhh! (Le due serve si inchinano e si allontanano) Abbondante e vorace. Donna! Perché se una donna non è come me non è donna. Anche il mio Pompofrocide lo diceva sempre. E ora io comprendo che egli non è morto invano, perché se una donna ha preso ha anche dato; ed io donandogli tutta me stessa gli ho dato indubbiamente moltissimo. (esce)

Rientra in scena il coro

ANETISLA - Il poveretto non ha avuto tempo di fare testamento.

MURENEA - E come avrebbe potuto? Continuamente sotto pressione. Continuamente sulla pietra dell'arrotino a far scintille.

ANETISLA - In città si raccontano anche cose misteriose. La sera prima della pietosa dipartita qualcuno lo ha sentito dire: "Mi sento così forte da scalare una montagna."

MURENEA - Ma li le montagne erano due; ed è crepato nella valle. Ah. Ah. Ah.

ANETISLA - "Sono tanto forte da spaccare in due un toro prendendolo per le corna."

MURENEA - Gia. Ma con la mucca gli è andata male. Ah. Ah. Ah.

ANETISLA - Questa sera eleverò una preghiera ad Artemide. - O dea, mia dea prediletta, fa che questo cuore non s'innamori mai. Fa che questa mia anima non cada nella trappola di Eros; che i miei occhi si distolgano dalla bellezza di un corpo. e che queste mie mani non accarezzino altro che i miei sogni.

Entra in scena un soldato armato di tutto punto.

STRIZZIADE - Delle donne?! Chiederò loro del mio caro amico Pompofrocide. Donne, date ascolto a questo milite che a voi si volge.

MURENEA - Parlate. Dite pure.

ANETISLA - Chiedete a me, e vi dirò e darò tutto ciò che volete. Ed anche di più.

MURENEA - Scusa, ma poco fa non eri tu che elevavi una preghiera ad Artemide?

ANETISLA - Quella era la preghiera per la sera, qui stiamo ancora al mattino.

STRIZZIADE - Io chiedo di un amico, un certo Pompofrocide. Insieme abbiamo combattuto per anni, e tra noi c'è stata una promessa: "Se mai l'uno sarà nella terra dell'altro lo cercherà e ad ogni costo lo troverà."

MURENEA - Ignaro è l'uomo.

ANETISLA - Cerca un morto credendolo vivo.

MURENEA - Parole attente, delicate, dovranno uscire dalle nostre bocche...

ANETISLA - Per dire all'amico che l'amico non è più.

MURENEA - Il tuo caro compagno..

ANETISLA - Pompofrocide il grande...

MURENEA - E' soavemente ..

CORO - Crepato!

STRIZZIATE - Crepato come?

CORO - Scoppiato.

STRIZZIADE - Scoppiato come?

ANETISLA - Buuum!

STRIZZIADE - (cadendo a terra) O sorte avversa e cruento fato. Destino crudele. Sul campo di battaglia mai il tuo sangue versasti, mio dolcissimo amico. Eppure numerosi come la sabbia del deserto erano i tuoi avversari. Ditemi ora, compassionevoli creature, chi è stato a ucciderlo.

MURENEA - Una donna.

ANETISLA - Una donna? Alla schiena sicuro lo avrà colpito.

MURENEA - No. Al cuore.

ANETISLA - Dopo averlo prosciugato come si svuota un otre.

STRIZZIADE - Costei è un mostro più che una donna.

MURENEA - Più di questo, soldato, non chiederci.

ANETISLA - Poiché anche noi siamo mortali.

STRIZZIADE - Ma io ti vendicherò, amico mio. Se gli dei mi concederanno quanto io chiedo, ucciderò il mostro con le mie stesse mani. (cerca di estrarre la spada) Pompofrocide arri... Arri.. Arrivo! (Esce urlando con la lama nella fondina e l'elsa in mano)

MURENEA - Venite o stelle del cielo.

ANETISLA - Nell'aria si prepara una vendetta.

MURENEA - Venite o numi della terra.

ANETISLA - Il delitto aleggia sulla terra gridando agli uomini il proprio nome.

CORO - Ed essi accorrono, come per dissetarsi. (esce il coro con greve lentezza)

 

Entra in scena una donna, ha una lunga veste e porta con se una brocca.

UNA DONNA - (Si avvicina alla fontana) E' doloroso svegliarsi quando il giorno è già quasi andato. Riempiti, brocca della mia speranza, così come vorrei esser io colma delle carezze del mio amore.

Lenire desidererei questa mia arsura nei suoi baci. Sfiorando appena la sua pelle e accontentandomi di un sguardo, gli donerei tutta me stessa. Sarebbe bello poi svegliarsi anche quando il giorno è già perduto, potendo sentire il proprio cuore, simile a un uccello dalle fragili piume di seta, colmo d'amore, dilatarsi in eterno. (esce)

Entra in scena Minghiotide, un soldato di alto grado.

 

MINGHIOTIDE - Sono stato mandato qui dal gran consiglio per indagare sulla morte di Pompofrocide. La scomparsa di un valoroso non può passare in silenzio al cuore della sua città. Egli era temuto da tutti i nostri nemici, e ora è nell'oblio, giacendo il suo poderoso corpo sotto la terra. Qualcuno ha parlato di un mostro possente che, con insaziabili mani, ha estratto a viva forza il soffio di vita all'uomo. Ben dice Saffo nei suoi versi

 

"Ecco che amor di nuovo mi da tormento .

Amor che sciogli le membra,

Amore dolce e amaro.

Fiera sottile e invincibile."

E' vero. Ma qui la fiera non era sottile. Grossa e possente, la si poteva scorgere da lontano. Come ha fatto a superare le vedette del nostro eroe? Ora l'umanità tutta lo piange; perché egli era generoso, affettuoso, e quando donava... donava!" E deve aver donato pure l'animaccia sua l'altra sera, sto' sciagurato."

Entra in scena Temesistocride in preda a disperazione.

TEMESISTOCRIDE - Non posso più dormire. Ogni notte, accanto al mio letto devo tenere accesa una torcia. Mi perseguita il suo nome; il suo volto, la sua voce. Sono ossessionata. Quando cammino per le vie, per quei luoghi che ci hanno visti inseparabili; dove tutto il mondo era solo nei suoi occhi; per i giardini, dove ci siamo baciati e amati per ore e giorni, io sono presa da un tormento che mi scava fino al più profondo anfratto… del mio spirito; perché tutto io ho vissuto dedicandolo a lui.

E ora, in queste condizioni, vorrei scomparire dalla mia città, dal mondo e dalla mia stessa vita, che a lui ho donato senza punto risparmiarmi. Sto letteralmente impazzendo, lo so. Mi accade, a volte, di sognare; vedermi quale satiro impegnato a suonar pifferi e flauti in un'orchestra di zampognari. E sul più bello, quando la dolce melodia è al culmine, scoprire che il direttore è solo un caprone ed io stessa, trasformatami in una grossa pecora, come una zampogna, emetto versi, vergognosi in verità, che non riesco a dominare:

 

Se la rondine è vorace - eccone alcuni - e la vongola è loquace, nel bel mezzo del frullato, con un quarto di stufato, trovo ancor sempre più pace per averti allor sfamato.

Che vergogna. Forse sono solo presagi di morte. E a volte, ahimè, la morte, la sento come il minore dei miei mali. Mi tiene comunque in vita la speranza dell'aiuto di una pietosa divinità. Non ho più un nome. Non appartengo più a nessuno: soprattutto a me. Non mi posso riprendere, neanche se lo volessi, avendomi donata a lui in piena volontà. Il mio passato, il mio presente e il mio futuro sono stati consegnati in modo irreversibile nelle mani di chi adesso più non è, e con se ha trascinata ogni mia essenza. L'unica mia salvezza è la follia. Forse, con essa, troverò una parvenza di pace.

MINGHIOTIDE - (Tra se e se) Ecco il rifugio più comodo; la follia. Donna, ascoltami, e rispondi alle mie domande. Sappi che la legge deve pesare equamente per tutti, altrimenti non potrebbero esserci eguali né nel diritto e né nel dovere dato, infine, che gli uomini vi debbano rispondere tutti e allo stesso modo. Tu sai che ti si accusa di un grave delitto, poiché quello che tu hai fatto è comunque un omicidio?

TEMESISTOCRIDE - Di che vai parlando? Io non ti conosco. Tu vorresti condannare me per aver baciato mio marito, tu che hai forse baciato mille volte la tua donna?

MINGHIOTIDE - Non capisco di cosa parli.

TEMESISTOCRIDE - Ma se proprio ci tieni ad accusarmi di omicidio potrei anche essere d'accordo, ma permettimi di verificarne le prove della tua accusa.

MINGHIOTIDE - Che cosa vuol dire?

TEMESISTOCRIDE - Che ogni mio bacio possa uccidere.

MINGHIOTIDE - E che cosa dovrei fare?

TEMESISTOCRIDE - Taci, che farò tutto io.

MINGHIOTIDE - Perché ti avvicini?

TEMESISTOCRIDE - Perché un vero bacio si da e si riceve d'appresso.

MINGHIOTIDE - AAAAHH! Questa donna è al di la della mia competenza. La faccenda non può e non deve riguardarmi. Le malattie d'amore sono micidiali per un vero soldato. Né parlerò con i miei superiori: essi solo sapranno cosa fare. Per quanto mi riguarda, non ho mai permesso a una donna di baciarmi. Ricordalo! (esce impettito e offeso)

TEMESISTOCRIDE - Ecco che si avvicinano i primi sciacalli; essi non mi risparmieranno e vorranno indurmi a pagare per una morte che addolora, in verità, solo me stessa. Ma troveranno pane per i loro denti, perché io li combatterò, o mio caro Pompofrocide, per il tuo e mio amore. Comincerò con questo. (esce)

Entra in scena Strizziade: ha catturato Urmoflosia e la tiene incatenata.

STRIZZIADE - Cammina. Avanti, cammina, spergiura; serpe velenosa.

URMOFLOSIA - Non ho fatto nulla. Pietà.

STRIZZIADE - Davvero?

URMOFLOSIA - Sono innocente.

STRIZZIADE - Questo è impossibile.

URMOFLOSIA - Di qualsiasi cosa mi possiate accusare io né sono innocente.

STRIZZIADE - E allora non ti accuso; ti condanno per direttissima.

URMOFLOSIA - Ma posso almeno sapere della mia colpa?

STRIZZIADE - No; altrimenti potresti difenderti.

URMOFLOSIA - E come mi farete a condannare, allora?

STRIZZIADE - Questo lo scopriremo insieme.

URMOFLOSIA - Allora sarà una condanna dolce.

STRIZZIADE - Ah, serpe velenosa, Ti farò sputare anche gli intestini.

URMOFLOSIA - Ma le donne le trattate sempre cosi?

STRIZZIADE - Le donne?! Cosa sono?

URMOFLOSIA - Io sono una donna.

STRIZZIADE - Non crederai che io non lo sappia. Il problema è: che cos' è una donna per me? Esse mi hanno ispirato sempre ben altro.

URMOFLOSIA - Ben altro?

STRIZZIADE - Io sono un soldato; ben altro dalla guerra.

URMOFLOSIA - Ma l'amore è una guerra. Si può morire per amore, perché esso colpisce sempre al cuore.

STRIZZIADE - Allora sei stata tu.

URMOFLOSIA - A far cosa?

STRIZZIADE - Tu hai uccidere il mio povero amico Pompofrocide?

URMOFLOSIA - Posso giurare di non aver mai ucciso nessuno. Se non qualche gallina per il forno.

STRIZZIADE - Spergiura. Il solo fatto di essere donna è contro di te.

URMOFLOSIA - Pompofrocide era il mio padrone e noi eravamo le sue vittime. Comunque ti posso assicurare che non sono stata io.

STRIZZIADE - Chi è stato?

URMOFLOSIA - Non posso darvi il suo nome.

STRIZZIADE - Farai questo ed altro.

URMOFLOSIA - Preferirei altro.

STRIZZIADE - Allora vuoi morire.

URMOFLOSIA - Non parlerò. (Strizziade estrae la spada) Dirò tutto. (rimette la spada nel fodero) Quasi tutto. (Il soldato estrae ancora la spada) Canterò addirittura, se lo vorrete, ma slegatemi.

STRIZZIADE - Tira fuori il nome.

URMOFLOSIA - Colei che su quel trono si siederà è la persona che cercate. Però, vi avviso, state attento poiché è pericolosissima.

STRIZZIADE - Io sono un soldato.

URMOFLOSIA - Ha abbattuto un uomini molto più prestanti e valorosi di voi.

STRIZZIADE - O Zeus! E allora come si fa? Ho giurato, e ormai non posso tirarmi indietro.

URMOFLOSIA - Mi fate pena, piccolo soldato.

STRIZZIADE - Ricordati che sei ancora in mio potere e se scendo da cavalo ti riduco in polpette.

URMOFLOSIA - E dov'è il cavallo.

STRIZZIADE - A che ti serve il cavallo? Pensa a darmi una mano adesso. Altrimenti risalgo sul mio cavallo e ti carico come Agamennone caricò a Ilio i suoi nemici troiani:

 

"Cantami, o Diva, del pelide Achille

l'ira funesta che infiniti addusse

lutti agli Achei...

URMOFLOSIA - Spaventoso. Scusate, ma dov'è il cavallo?

STRIZZIADE - Che cosa ci dobbiamo fare con questo cavallo?

URMOFLOSIA - Se vi aiuto mi libererete?

STRIZZIADE - Parla.

URMOFLOSIA - Questa donna è sensibile a elogi, moine e carezze maschili, e poiché voi siete un uomo...

STRIZZIADE - Sono un uomo?!

URMOFLOSIA - Non siete un uomo?

STRIZZIADE - Come no!

URMOFLOSIA - Allora dicevamo, poiché voi siete un uomo..

STRIZZIADE - Sono un uomo?

URMOFLOSIA - Insomma siete o non siete un uomo?

STRIZZIADE - Devo rispondere per forza?

URMOFLOSIA - Allora?

STRIZZIADE - Beh, io... Il mio comandante dice.... Ma, insomma... C'è una multa?

URMOFLOSIA - Avendo voi, almeno, aspetto d'uomo sarà facile accarezzarla, sussurrarle parole dolci e delicate e poi, quando sarete nell'intimità, vendicarvi secondo il vostro giuramento.

STRIZZIADE - Che cosa vuol dire "intimità"?

URMOFLOSIA - Non lo sapete!? Non sapete che cos'è l'intimità? O mio Dio.

STRIZZIADE - Come no. Non ricordavo,

URMOFLOSIA - L'intimità è la condizione ideale per la vendetta. Adesso scioglietemi.

STRIZZIADE - Allora si siederà su quel trono?

URMOFLOSIA - Si, ma state attento. (rivolta al pubblico) Così, forse, saremo vendicate anche noi, per tutte quelle razioni giornaliere di legnate e schiaffoni. Addio soldato. (esce)

STRIZZIADE - Aspetterò qui, ben nascosto.

Entra in scena la fanciulla con l'anfora

Oh! Ecco una fanciulla. E' molto bella. Non vorrei... No, questo non è assolutamente possibile. Risediamoci e aspettiamo ancora.

UNA DONNA - Come farò a non morire in questa città dove tutto mi è ostile? La solitudine della folla dilania le mie speranze. Come farò ad incontrare qualcuno che sappia parlare direttamente al mio cuore? Un uomo che non sia come gli altri: gretti, violenti; delle belve insaziabili. (posa la brocca nella fontana) Qualcuno che pronunci parole vere, profonde. Che possa fare di me il centro del suo universo. Ma sogno, come sempre, ed il sogno, nel suo dileguarsi, offende ancor di più. La mia vita, ahimè, sta passando come una foglia trascinata dalla corrente. (si avvicina al trono) Ma devo attendere; non posso fare altro. (sta quasi per sedersi; il soldato ha un sussulto). E aspetterò, anche se non dovessi mai incontrarlo il mio amore. (la fanciulla si allontana dal trono; il soldato emette un lungo sospiro di sollievo) Non conoscerò mai la felicità. (Piange e si avvicina di nuovo al trono; crescente tensione sul volto di Strizziade) Non accadrà mai ed io comincio già a morire.(si allontana di nuovo dal trono; grosso sospiro di sollievo del soldato che si asciuga anche la fronte per il sudore) Eppure c'è già stato e, non avendolo riconosciuto, l'ho calpestato. (si riavvicina di nuovo al trono) Ma adesso non riesco a ricordare. (si siede sul trono)

STRIZZIADE - Nooooo! E' proprio lei. Chi lo avrebbe mai detto. In un corpo così stupendo e dolce si nasconde una belva. Ma io la ucciderò ugualmente. Un momento, calma. Non vedo armi, ma potrebbe anche averle ben nascoste. Forse saranno quelle pretuberanze... Potrebbero essere delle armi terribili. Intimità; il suggerimento della vipera. Moine, carezze, paroline dolci... intimità.

UNA DONNA - Ora devo andare.

STRIZZIADE - No.

UNA DONNA - Un soldato!?

STRIZZIADE - Bella fanciulla, se andate via io potrei morire.

UNA DONNA - Voi morite?

STRIZZIADE - Perché già sono perduto ai vostri comandi.

UNA DONNA - Vi prendete gioco di me?

STRIZZIADE - No. O dio, sono finito. Mi ha già scoperto. (s'inginocchia ai piedi della fanciulla) Vi prego perdonatemi. Vi scongiuro, non volevo offendervi. Mi ucciderei con le mie stesse mani se solo pensassi di farlo.

UNA DONNA - Io non vi conosco. (Va via)

STRIZZIADE - L'ho scampata bella. Per un attimo mi sono visto morto.

UNA DONNA - (rientrando) Allora che cosa dicevate poco fa?

STRIZZIADE - Che sono pentito. Vorrei tanto firmarvi una confessione scritta ma non so scrivere. Non fatemi del male.

UNA DONNA - Mi volete prendere in giro?

STRIZZIADE - Non oserei mai.

UNA DONNA - Siete sconvolto?

STRIZZIADE - No.

UNA DONNA - Non siete sconvolto?

STRIZZIADE - Ma come no. Però non l'ho fatto apposta.

UNA DONNA - Insomma che cosa avete?

STRIZZIADE - Io nulla. O meglio, una spada. Ma è piccola e tenera: serve solo a scacciare gli uccellini dai campi di grano.

UNA DONNA - Voi mi volete prendere in giro.

STRIZZIADE - No. Per carità. Per pietà. Perdonatemi. Se volete mi uccido da solo, ma non fatemi del male. (La ragazza esce nuovamente) Se ne è andata. Ancora un poco e mi sarei fatto addosso. Comunque penso che con quelle armi non avrebbe potuto far fuori un soldato come me.

UNA DONNA - (ritornando in scena) Insomma, voi mi volete prendere in giro a ogni costo!?

STRIZZIADE - Ma no. Chi lo ha detto? Perdonatemi, vi scongiuro.

UNA DONNA – Non lo avete fatto e mi chiedete perdono!? Siete sconvolto allora!?

STRIZZIADE - Si. Lo confesso. Ma solo perché siete "bellissima".

UNA DONNA - Non esageriamo, adesso,

STRIZZIADE - Io non ho fatto niente per esserlo, almeno credo.

UNA DONNA - Vi prego...

STRIZZIADE - Ma la vostra bellezza ha superato ogni mia difesa, scavalcando o abbattendo le mura della mia fortezza, ed è penetrata fino in fondo.. Adesso mi sento trafitto da un arpione, quindi fortemente sconvolto.

UNA DONNA - (gli si avvicina e gli toglie l'elmo) Oh; lo sono anch'io.

STRIZZIADE - Non mi ucciderete per questo.

UNA DONNA - Uccidervi?

STRIZZIADE - Voglio dire, adesso che sapete di essere padrona della mia vita non mi farete morire per la vostra assenza, vero?

UNA DONNA - Avete degli occhi bellissimi, splenditi, profondi.

STRIZZIADE - Vi ringrazio ma è tutta apparenza, ce ne sono di migliori. Comunque sono per voi.

UNA DONNA - E i vostri capelli? Sono seta.(prende fra le mani i lunghi capelli del soldato) I loro riflessi già mi riscaldano il cuore.

STRIZZIADE - Ve li regalo tutti, se volete.

UNA DONNA - E le vostre labbra?

STRIZZIADE - Vi prego, quelle no. Senza le mie labbra farei proprio schifo.

UNA DONNA - Siete bello. Anzi, bellissimo.

STRIZZIADE - Che differenza c'è?

UNA DONNA - "Bello" è detto dalla mente; "bellissimo" è pronunciato dal cuore.

STRIZZIADE - O dei tutti, io poco fa ho detto...

UNA DONNA - Lo so. Tu poco fa mi hai detto...

STRIZZIADE - Allora mi sono innamorato del mostro?

UNA DONNA - Cosa?

STRIZZIADE - Volevo dire... che mi sono innamorato mostruosamente...

UNA DONNA - Meraviglioso.

STRIZZIADE - Senza che io me né sia assolutamente accorto!?

UNA DONNA - Questo è il vero amore. Il miracolo della vita.

STRIZZIADE - Ma quale miracolo della vita. Questa è una cosa pericolosa. Mi immagino che un bel giorno, trovandomi in un campo, - potrebbe capitare a chiunque, - e incontrandomi con una pacifica mucca, inavvertitamente, io, guardando l'animale negli occhi, senza intenzione alcuna...

UNA DONNA - Alla mucca?

STRIZZIADE - Dico, può capitare. E senza accorgermene, mi scappi dalla bocca: "Sei bellissima". Devo a quel punto considerarmi innamorato perdutamente della mucca? Dico, che cosa facciamo? Ci fidanziamo con la mucca? Una maledizione, altro che meraviglia.

UNA DONNA - Ma la mucca è una bestia. Invece io sono una donna e voi siete un uomo.

STRIZZIADE - A si?! Io sono una donna e voi siete un uomo? E l'intimo?

UNA DONNA - Be, per questo ci vuole tempo. Qualche giorno.

STRIZZIADE - Qui bisogna dare un'accelerata.

UNA DONNA - Qual è il vostro nome o soldato?

STRIZZIADE - Strizziade. Un nome come tanti, lo so. Ma il mio amore è unico.

UNA DONNA - Ne siete certo?

STRIZZIADE - Da pazzi. Io appena ho visto voi mi sono innamorato della mucca. Ma cosa dico? Appena ho visto la mucca mi sono innamorato di voi. Buon Zeus, questa mucca non si decide a levarsi dai piedi.

UNA DONNA - Siete simpatico, caro Strizziade. Ora devo tornare in casa, ma se volete, vi permetterò di accompagnarvi. Aiutatemi, ve ne prego a portare la mia brocca. (prende la brocca)

STRIZZIADE - (al pubblico) Non sono ancora riuscito a capire che cos'è quest'intimo, però sono sempre deciso a vendicarmi.

UNA DONNA - (porgendogli la brocca) Tenete, o mio gentilissimo cavaliere. (escono)

STRIZZIADE – E la mucca? No voglio dire la vendett…

UNA DONNA – Muovi ti invrcr di perder tempo! (lo prende sul petto e lo trascina)

BUIO IN SCENA

Si riaccendono progressivamente le luci. Il coro, che per questa scena dovrebbe essere

composto da sei elementi uomini e donne, oltre le corifee, come risvegliandosi, eleva una

preghiera agli dei.

CORO -

Sali, ascendi, incedi, procedi o immenso nostro grido.

Sali, ascendi, incedi, procedi o indomito nostro spirito

ANETISLA - Naviganti del mare della bellezza, l'amore è in agguato,

e dagli abissi della vita presto frantumerà Psiche.

CORO -

Sali, ascendi, incedi e procedi, nostro immenso grido.

Sali, ascendi, incedi e procedi, nostro spirito indomito.

MURENEA - Marinai e soldati, votati alla morte per un disegno

perverso.

ANETISLA -

Madri e aguzzini, ladri e sapienti, mescolati nella grande

caldaia dell'esistenza.

CORO - Levate i vostri occhi al cielo, perché esso è sopra di

voi, sempre.

Sali, ascendi e incedi, o immenso nostro grido.

Sali, ascendi, incedi e procedi o indomito nostro spirito.

Sali, ascendi, incedi, procedi e accedi indomito nostro amore.

MURENEA - Solleverò per un istante questo velo oscuro dai miei occhi. Forse brucerò; non vedrò più. Ma non ho scelta.

AMETISLA - Non posso restare dove sono. Devo rischiare la vita per la mia vita. Devo certamente morire per non morire.

CORO -

Sali, ascendi e incedi, o immenso nostro grido.

Sali, ascendi, incedi e procedi o indomito nostro spirito.

Sali, ascendi, incedi, procedi e accedi.

MURENEA - Ho un presagio: il mio corpo si aprirà e

la mia pelle si staccherà.

AMETISLA - Quale serpe in muta, il mio spirito si rivestirà con una nuova anima. (Murenea e Ametisla escono lentamente di scena seguite dal coro che termina sfumando)

CORO -

Sali, ascendi, e incedi, o immenso nostro grido.

Sali, ascendi. incedi e procedi o indomito nostro spirito.

Sali, ascendi, incedi, procedi e accedi indomito nostro amore.

Entra in scena Temesistocride.

TEMESISTOCRIDE - Sono agitata da mille tormenti, e mille ansie mi dilaniano il petto. Quel traditore di Pompofrocide..! Eppure mi aveva giurato, non una volta ma infinite volte, che non mi avrebbe mai lasciato. Se fosse vivo lo ammazzerei tanto è lo stridore delle mie passioni. Io non so più che cos'è la pace, né riesco a serbarne un pur vago anelito. Vorrei dimenticare il mio uomo. Vorrei con tutte le forze cancellarne anche la remota eco. Ma più mi impegno e più egli si fa presente. Sento, a volte, la sua voce e sulla pelle la durezza delle sue mani. Cado, come morta, al pensiero di una sua carezza. Sto impazzendo. Non so come potrei fermare il furore della mia ossessione. Che qualcuno mi aiuti, se può farlo. Vi supplico, non rimanete inerti al cospetto di questa morte che attimo per attimo mi divora; mi fa esplodere d'ineluttabile e infame collera, tanto da trasformare questo mio amore nell'odio più sfrenato. AAAAAHHH!!

(si scaglia su un signore del pubblico e lo bacia avidamente) Come dev'essere dolce e beatificante la morte per coloro che come me, hanno venduto la propria anima in cambio di una carezza. Non c’è male ragazzo. La prossima volta andrà meglio.

Entrano in scena Urmoflosia e Anetisla, richiamate dai terribili lamenti della padrona.

URMOFLOSIA - Padrona, che vi accade?

AMETISLA - Vi sentite male?

TEMESISTOCRIDE - Non resisto più.

URMOFLOSIA - Non fate così. (cercano di sorreggerla)

AMETISLA - Il nostro coraggio è il vostro.

TEMESISTOCRIDE - Sono fuori di me. Sono fuori di me.

AMETISLA – E’ fuori di sé…

URMOFLOSIA - …e pesa cosi tanto.

AMETISLA - Immagina se fosse in casa.

TEMESISTOCRIDE - Voglio rientrare in me.

URMOFLOSIA - Non sia mai.

AMETISLA – Nulla di ciò avvenga.

TEMESISTOCRIDE - Voglio rientrare in me.

URMOFLOSIA - No, non è possibile.

TEMESISTOCRIDE - Perché no?

AMETISLA - Abbiamo l'ordine di non aprire a nessuno.

TEMESISTOCRIDE - (Dopo avergli assestato dei poderosi schiaffoni) Ma che fate, le spiritose? Vogliamo vedere che non sono neanche padrona di entrare in me stessa? Come sto male.

URMOFLOSIA - Anche noi.

TEMESISTOCRIDE - Io di più.

AMETISLA - Mai come noi.

TEMESISTOCRIDE - Avete intenzione ancora di contraddirmi?

URMOFLOSIA - Perché non provate a cercarvi qualche altro uomo?

TEMESISTOCRIDE - Credi che non l'abbia fatto? Quarantacinque, quelli che ricordo bene. Ma non c'è verso; la cura è peggiore della malattia. Io vi dico che più cercavo di amare loro e più amavo il mio Pompofrocide, e per un'ira che mi nasce dentro ad ogni tentativo non riuscito sono costretta a pestarli ben bene. Non mi resta che morire, perché, io lo so, per questa strada di certo morirò.

URMOFLOSIA - Forse è la migliore, allora, che se continua così in tutta la Grecia resteremo senza uomini.

AMETISLA - Ecco perché l'altra sera Nefrasto mi è tornato tanto malridotto.

TEMESISTOCRIDE - Ti consiglio di cambiare granaio, quello alla seconda ripresa ha gettato la spugna.

URMOFLOSIA - E' vero; alla terza non ci arriva mai.

AMETISLA - (dopo aver guadato con ira la sua compagna piange a dirotto) Il vigliacco traditore.

URMOFLOSIA - Il mio ce l'ho sempre chiuso in casa, e quando va a farmi la spesa gli metto i sigilli.

AMETISLA - E non protesta mai?

URMOFLOSIA - Quando la cera è troppo bollente.

TEMESISTOCRIDE - Vi prego aiutatemi.

URMOFLOSIA - E che cosa possiamo fare?

AMETISLA - A me questo non è mai successo.

TEMESISTOCRIDE - Perché voi avete conosciuto solo le ombre del vero amore.

AMETISLA - Allora, a ben pensarci, mi reputo fortunata.

TEMESISTOCRIDE - Ma un suo bacio ne valeva più di mille.

URMOFLOSIA - Ho un'idea.

AMETISLA - Che idea?

TEMESISTOCRIDE - Ditemela, presto.

URMOFLOSIA - Conosco uno stregone capace di fare cose strepitose.

AMETISLA - Sa far bene all'amore?

URMOFLOSIA - Ma che dici? Non si regge in piedi.

TEMESISTOCRIDE - E allora che cosa ci dobbiamo fare?

URMOFLOSIA - Sicuramente avrà delle altre soluzioni.

AMETISLA - E allora andiamo immediatamente a cercarlo, altrimenti questa mi farà impazzire. (si inchinano alla loro padrona ed escono)

TEMESISTOCRIDE - Fate presto, mi raccomando. Mi raccomando, non dimenticate in che condizione sono. Potrei saltare addosso anche al primo venuto e chiunque potrebbe essere la mia preda. (si aggira tra il pubblico) Vediamo se oggi c'è qualcosa di buono al mercato.

Si aggire per il pubblico poi, delusa, esce di scena.

FINE ATTO PRIMO

 

 

ATTO SECONDO

Entra in scena Minghiotide, ha una veste più lussuosa della precedente..

MINGHIOTIDE - Questi miei superiori; pur di non caricarsi delle vere responsabilità della politica mi hanno elevato di grado e spedito a combattere con la maliarda. Ma io non ho nessuna intenzione di rovinare la mia reputazione con questa cosa.. come si chiama? Questa donna. Ehi, tu, donna. Abbiamo qualcosa da dirci. (Temesistocride ENTRA IN SCENA si avvia lentamente verso il trono. Rivolto al pubblico:) Si racconta che un giorno un medico si innamorò perdutamente della moglie di un suo paziente e quando fu ricambiato, e decise che fosse venute il tempo di consumare il banchetto in onore a Eros, si ritrovò tra le braccia di un uomo. Qui bisogna stare attenti, perché se a quel poverino da quel giorno successe di raccogliere margherite nei prati qui, a causa della mole della signora, a me potrebbe toccare di peggio.

TEMESISTOCRIDE - Benché le tue vesti siano diverse ti ho riconosciuto. Cosa vuoi ancora?

MINGHIOTIDE - Ora dobbiamo avvicinarci con cautela e diplomazia. Signora del pianto; donna delle lacrime e dei sospiri. Padrona delle più dolci e affettuose carezze. Permette che baci la vostra graziosa mano in ossequio al vostro dolore. (Nell'avvicinarci inciampa al tappeto e le cade addosso. Temesistocride, dopo averlo discostato con la mano sinistra lo schiaffeggia a manrovescio con l'altra. Minghiotide è a terra)

Entra in scena correndo e con l'elmetto sotto il braccio.

STRIZZIADE - Ragazzi, ancora non ho capito che cos'è l'intimo, ma vi posso assicurare che la vendetta è vicina. (esce di corsa senza badare agli altri personaggi)

TEMESISTOCRIDE - Non sopporto il fatto che sia l'uomo a fare la prima mossa. L'iniziativa dovrà essere sempre e solo mia. Però questa volta potrei anche perdonarlo.

MINGHIOTIDE - Una falange Macedone mi avrebbe fatto meno male. (rialzandosi) Temesistocride, lo stato vi chiama al dovere.

TEMESISTOCRIDE - Mi devo arruolare?!

MINGHIOTIDE - Cosa? Ah, si. Vi dovete arruolare.

TEMESISTOCRIDE -Quando lo stato chiama al dovere noi dobbiamo obbedire.

MINGHIOTIDE - Bene.

TEMESISTOCRIDE - Questo esercito che dovrebbe ospitarmi è grande.

MINGHIOTIDE - Grandissimo.

TEMESISTOCRIDE - Bene armato.

MINGHIOTIDE - Fino ai denti.

TEMESISTOCRIDE - Pieno di forza?

MINGHIOTIDE - E' corroborato direttamente da Zeus.

TEMESISTOCRIDE - "Sorbole"! E' proprio maschio allora?

MINGHIOTIDE - Io? Ah, l'esercito. Perché no.

TEMESISTOCRIDE - Che mansioni avrò, essendo una semplice donna?

MINGHIOTIDE - (cercando qualcosa di plausibile da dirle) Purtroppo il grado di virilità nel nostro esercito scende ogni giorno, e questo è inaccettabile per i contribuenti, i quali vogliono sentirsi ben protetti, con tutte le tasse che sono costretti a pagare. Nell'ultima battaglia un caporale andava gridando: "Uccidete quei cani. Ma quel biondino lasciatelo a me." Nelle ispezioni a volte si scopre che qualcuno ha lo smalto alle unghie e profuma come una donnaccia da lupanare.

TEMESISTOCRIDE - E io che cosa dovrei fare?

MINGHIOTIDE - Operare una selezione rigorosa. Chi meglio di voi, che ha conosciuto il nostro più grande soldato; Pompofrocide, può distinguere maschio da maschio.

TEMESISTOCRIDE - Vorrei tanto dare inizio alla mia missione in questo preciso istante.

MINGHIOTIDE - Non c'è tempo da perdere, allora. La patria ci attende. (sta per avviarsi)

TEMESISTOCRIDE - Non mi muovo di qui se non mi darà un bacio.

MINGHIOTIDE - Non ho capito bene.

TEMESISTOCRIDE - Sappia che non è mia consuetudine ripetermi. Mai. Ma per lei farò un'eccezione. Non mi muovo di qui se non mi darà un bacio. Ora!

MINGHIOTIDE - Io proclamo l'interezza della mia virilità.

TEMESISTOCRIDE - Che cosa vuol dire?

MINGHIOTIDE - Che non posso renderla impura con un contatto promiscuo, ovvero con l'inferiore altro sesso.

TEMESISTOCRIDE - Inferiore altro sesso?!

MINGHIOTIDE - Avanti o donna. A-ttenti! che il dovere ci chiama. Dietro-front! Avanti- marsc! Un, due, un, due, un, due. Continuare.. (Temesistocride esce di scena marciando) C'è mancato poco. Mia madre lo diceva sempre: "Figlio mio, stai attento, che una volta presa la cattiva strada più nessuno ti salva." (esce)

Entrano in scena Urmoflosia e Lumaciostide. portano con se lo stregone Strag.

STRAG - Ma insomma, questi fastidi viventi. Se avessi una formula per farvi scomparire dalla faccia della terra la userei ogni mattino. (al pubblico) Signori miei, ero appisolato nella mia casa, e cento fauni mi rallegravano con i loro canti e le loro danze. Chi più di me beato? Quando queste due scatenate mi sono piombate addosso, e senza darmi neanche il tempo di aprire bene gli occhi m'hanno messo in strada a correre, come un puledro appresso al carretto. E bisogna stare attenti alle donne a questo mondo. Ma io dico che ci vuole molto di più. Appena ne vedete una levate immediatamente una preghiera al sommo Zeus: "Padre degli dei, ti preghiamo, fa che, se quella è una donna, io mi trasformi in un pozzo profondissimo esattamente davanti ai suoi piedi." Ma non vi accorgete che non abbiamo scampo. Ieri mi sono recato al mercato, e tra il venditore di collane e quello di corde.. - devo dire che se qualcuno di voi avesse voglia di fare un regalo alla propria moglie, scelga senza indugio di servirsi a quest'ultimo, aggiungendoci sempre del buon sapone, - Ma torniamo a noi. Mentre procedevo tra le bancarelle del mercato, guarda la sorte; a pochi passi da me vedo, ne sono sicuro, in mia attesa, una contadinella con due capre. In un primo istante ho provato anche un poco di compassione; lacera. magra e bianca come un cadavere. Ma dopo un po' mi si avvicina e da quel momento non sono riuscito più a levarmela di dosso. "Buon uomo...-A me? - Buon uomo, le mie capre hanno deciso di farsi comprare da te." "Non ho un soldo, - le ho gridato - e se ne avessi di certo non comprerei le tue stupide capre, che tra le altre cose non hanno nessun diritto di decidere su fatti che non sono di loro competenza." "Buon uomo, se non vendo le mie capre oggi mio padre mi riempirà di pugni. Quindi o tu compri queste bestie o prenderai me." Adesso ho nel mio giardino due maledettissime capre che non fanno altro che belare, ma se sperano che gli dia da mangiare sbagliano di grosso.

URMOFLOSIA - A noi le tue capre non interessano.

STRAG - Ho sempre avuto dei grossi problemi a capire tra una donna ed una capra chi è quella che bela di più.

LUMACIOSTIDE - A noi interessa solo che tu risolva il problema della nostra signora.

STRAG - Come vedete non c'è scampo.

URMOFLOSIA - Ella è una che ne vale due.

STRAG - Ecco il presagio delle capre. Qual è il problema?

LUMACIOSTIDE - Ha perso il suo uomo. Lo amava a tal punto...

STRAG - Da spremerlo come una arancia ben matura. E adesso che cosa vuole la sanguisuga?

URMOFLOSIA - Lo rivuole.

STRAG - Per spremerlo ancora di più? Non vi aiuterò.

LUMACIOSTIDE - E allora è la fine. Dove troveranno scampo tutti gli uomini della Grecia, se essa da sola ne vale due?

STRAG - Che cosa dite?

URMOFLOSIA - La disperazione costringe la nostra padrona a cercare consolazione con tutti i maschi che incontra, la poverina, E nessuno si può difendere, perché essa ha la forza di tre donne.

STRAG - La poverina!?

LUMACIOSTIDE - Quando un uomo capita nelle sue mani subisce una metamorfosi immediata, e comincia a vibrare come un giunco al vento, senza potersi fermare. La nostra padrona ha la potenza di quattro uomini messi insieme.

STRAG - Basta così! Una, due, tre e quattro. Diamine. Cerchiamo immediatamente qualche rimedio, prima che questo mostro si allarghi sempre più.

Rientra in scena c.s. Strizziade,

STRIZZIADE - Ragazzi, la vendetta dev'essere così vicina che ne sento già i benefici influssi. Infatti, benché ancora io non abbia capito che cos'è l'intimo, comincio a sentire tutto un fuoco, da tutte le parti. (esce di corsa inseguito da un grosso cane che era tra il pubblico) Aiuto! Aiuto!

STRAG - Infiammato da Cupido e avvelenato da Venere va perdendo pezzi di cervello conditi di pazzia. Un altro innamorato. Voi attendetemi qui; tornerò con il necessario. (sta per uscire)

Entra il coro al completo

CORO - (confabulando)

Il tempo è propizio,

raduniamo gli uccelli

e tagliamo loro il collo.

Prepareremo con essi

una cena stupenda

per tutti gli dei.

Il Coro esce con solennità, seguito da Lumaciostide e Urmoflosia.

STRAG - Queste maledette; anche quando devono festeggiare qualcosa lo fanno sempre a nostro danno. Tagliare gli uccelli. (esce di scena)

Rientra in scena Temesistocride con aria di piena soddisfazione.

TEMESISTOCRIDE - Amici, voi non ci crederete; non gli ho fatto fare un miglio che lo preso per il collo e gli ho dato uno di quei baci che fanno rinsecchire un bufalo all'istante. Non è finito il primo che subito è arrivato il secondo, tanto che non ha avuto il tempo di dire: "Ao, ma che è?" Al terzo mi ha chiamato mamma. Al quarto gli occhi gli erano diventati la metà e al quinto volava come un pettirosso. Adesso non so più dove m'è finito. Ma lo troverò, (esce) Lo troverò.

Rientra Minghiotide; ha le vesti a brandelli e si regge appena sulle gambe.

MINGHIOTIDE - Non toccherò più un aspirapolvere in vita mia. In poche frazioni di secondo una specie di orso mi ha afferrato, mi si è attaccato alla bocca, si è fatto largo con qualcosa di poderoso e ruvido attraverso i miei denti fino all'esofago e. in più riprese, mi ha aspirato tutti i succhi gastrici. Poi, non so come, un miracolo di certo, sono riuscito a fuggire. Ho un grande terrore addosso: che questa bestia possa ritrovarmi. Che schifo. Sicuramente non doveva essere una donna, e questo è bene, altrimenti ora dovrei uccidermi. O forse si? Ora mi sento così sconvolto da non ricordare neanche il mio nome e ne dove abito. Ho deciso. Farò quello che fece un mio amico ai tempi della battaglia di Salamina, questo lo ricordo bene: Preparò un cartello e se lo appese al collo. C'era scritto: "Gente, fate quello che volete, ma dopo, per favore, riportatemi a casa." La mia mamma diceva sempre: "Quando ti trovi una donna davanti è solo perché hai sbagliato strada."

Ora ho tutto un dolore alla schiena, e le gambe mi tremano. Vi fa male qualcosa a voi? No, eh!? Peccato. Zeus rapisce sempre i migliori, ma con me non gli riesce mai bene. (esce)

Entrano in scena Strizziade e la Donna.

STRIZZIADE - Che pace ho nel mio cuore. Eppur non mi son vendicato di nulla, né sono riuscito capire che cos'è l'intimo.

UNA DONNA - Non so se questo soldato è l'amore che attendevo ma mi sento terribilmente attratta da lui, anche se non è bello, non è forte e non è intelligente.

STRIZZIADE - Cosa ci sarà di buono in me?

UNA DONNA - Cosa non c'è di buono in te.

STRIZZIADE - Grazie. Questo è il mio consiglio: Lasciate che Eros vi ispiri e che Cupido vi trafigga.

UNA DONNA - Lasciate che Zeus vi insegni le segrete vie per conquistare l'amore, perché il vero amore non fuggirà mai più dal vostro cuore.

STRIZZIADE - Perché morire in guerra e desiderare onori, quando l'amore ci nutre al di là di ogni cosa?

UNA DONNA - E cosa fa fare l'amore? Quante cose fa fare l'amore.

STRIZZIADE - Mio cugino un giorno s'innamorò del suo canarino ed ora passano tutt'e due il loro tempo a cinguettare in una grande gabbia rosa, e spesso sono io a portargli dell'insalata e degli ossi di seppia. In questo periodo hanno solo un problema: dove depositare le uova. Ma, dato che il canarino è maschio toccherà a mio cugino adattarsi, ed io penso che per quel tipo di uova che può fare lui mi basterà comprargli un secchio.

UNA DONNA - Anch'io voglio raccontarne una. Mia madre aveva una zia con l'abitudine di volare di frasca in frasca.

STRIZZIADE - Era per caso un'allodola? Ma tu di chi hai preso?

UNA DONNA - Che cosa vuoi dire?

STRIZZIADE - Sai, ho già un problema con mio cugino.

UNA DONNA - Nel senso che cambiava spesso uomo. Un bel giorno, delusa da tutti gli uomini ...

STRIZZIADE - Si fidanzò con un elefante.

UNA DONNA - Decise di non amare più.

STRIZZIADE - E che cosa fece?

UNA DONNA - Non fece più nulla.

STRIZZIADE - Non può finire così, poiché quella è una professione con l'obbligo della frequenza continua e ininterrotta.

UNA DONNA - Per non volare più di frasca in frasca...

STRIZZIADE - Fece tagliare tutti gli alberi vicino alla sua casa.

UNA DONNA - Si costruì delle ali più grandi ed emigrò in una terra lontana. Da allora non ne abbiamo saputo più "nulla". Ma ora vieni tra le mie braccia.

STRIZZIADE - Sono tuo, mia adorata. Ma il fatto di non saperne più nulla non garantisce affatto che tua zia non continui a volare di frasca in frasca anche in quella terra lontana.

UNA DONNA - Vieni amore mio. Pensiamo al nostro volo, piuttosto. (escono)

Entra Strag, e s'imbatte nei due che escono, ha una lancia con tanti campanellini in sommità.

STRAG - Che vi avevo detto? Il poverino ha dato fine ai suoi giorni ancor prima di morire. Uno spettacolo raccapricciante a cui mi sono dovuto abituare. Stai attento, Cupido; prima o poi fermerò questo massacro. Ma ora pensiamo a noi. (tira fuori delle salsicce) A questo punto vi domanderete perché queste come vittime. Ebbene, dovete sapere che io inorridisco alla sola vista del sangue e, allora, sacrificheremo queste squisite salsicce. Dovete sapere che gli dei sono dei buongustai, ed una salsiccia ben stagionata ti commuove lo stesso Zeus in persona.

Entrano in scena Lumaciostide e Urmoflosia portando con se un braciere con carboni bene accesi, una torcia accesa, del liquore infiammabile e una panca di legno per appoggiarci gli strumenti; una pergamena arrotolata e un grande leggio.

LUMACIOSTIDE - L'incantesimo? Si fa o non si fa?

URMOFLOSIA - Ti sembra il momento di far merenda?

STRAG - State lontane. Queste sono le vittime del sacrificio.

LUMACIOSTIDE - Qui il sacrificio è per chi guarda.

URMOFLOSIA - Senti, ti propongo uno scambio: vado a prenderti le mie galline e tu mi dai le tue vittime. Ti assicuro che nel mio stomaco eseguirebbero delle danze sfrenate in onore di tutti gli dei.

STRAG - Toglietevi dai piedi. Le donne?! Sono di ghiaccio, ma al cospetto di queste sono sempre pronte a commuoversi.

Entra in scena Temesistocride

Strag comincia a preparare le vittime per il sacrificio facendosi aiutare dalle due donne.

TEMESISTOCRIDE - Dov'è colui che con le sue alchimie farà tornare in vita il mio Pompofrocide?

LUMACIOSTIDE + URMOFLOSIA - E lui.

TEMESISTOCRIDE - Bene, La faccia da demone ce l'ha. E queste cosa sono? Avete già fatto la spesa?

LUMACIOSTIDE - Noi? No, no.

URMOFLOSIA - La spesa se l'è fatta da solo.

LUMACIOSTIDE - Sono le vittime da sacrificare agli dei per l'incantesimo.

TEMESISTOCRIDE - Che strane vittime. Ho paura che con queste invece del mio Pompofrocide si materializzi il maiale col quale sono state fatte.

URMOFLOSIA - E allora appronteremo un grosso spiedo.

STRAG - Basta! Con le vostre ciarlerìe mi inquinate le sacre vittime. Datemi qualcosa che sia appartenuto al defunto.

URMOFLOSIA - Non vorrete... dargli proprio quello?

TEMESISTOCRIDE - Fossi pazza! Ce l'ho sempre conservato nel mio armadio, e a sera, prima di coricarmi, gli canto sempre la ninnananna. Il guaio e che non riesco mai a capire se dorme o no.

STRAG - Allora?

TEMESISTOCRIDE - Ho qui il suo mantello. Ancora è impregnato del suo soave odore.

LUMACIOSTIDE - Il padrone si lavava una volta all'anno.

URMOFLOSIA - E soltanto i piedi.

STRAG - Con questo schifo di mantello dovremo farcela.

LUMACIOSTIDE - Che emozione.

URMOFLOSIA - Mi tremano le ginocchia.

STRAG - Silenzio, per gli dei! Tra poco si entrerà in contatto con entità astrali. Forze infernali, dimensioni imponderabili. Si toccherà il segreto della vita e della morte. Tacete in modo perfetto, altrimenti non funzionerà.

TEMESISTOCRIDE - Se qualcuna di voi parla la sgozzo con le mie stesse mani.

STRAG - ( versa del liquore sulla brace e le da fuoco con la torcia) Ecco.

"Forze nuove ed antiche, celesti ed infernali,

avvicinatevi ed emergete. Fatevi a noi presenti,

affinché vita sia data all'uomo.

Mischiate e dividete;

Nascete e rinascete;

Distruggete e rigenerate."

Qual è il nome di questo signore?

LUMACIOSTIDE + URMOFLOSIA - Pompofrocide.

STRAG - Pompo? Pompofrocide? Che schifo di nome.

"Vieni a noi Pompofrocide. Noi tutti ti attendiamo." Attraverso questo rito otterremo energia e potenza per il suo viaggio di ritorno. (grande raccoglimento)

"Vieni o Pompofrocide, persone a te care ti

attendono. Vieni o Pompofrocide, persone a te

carissime ti vogliono."

Lo attendete voi?

TUTTE - Si.

STRAG - Lo volete voi?

TUTTE - Si.

STRAG - Salsicce predilette, per il vostro squisito sapore e amabilissimo profumo, considerate che per questo sacrificio ho rinunciato a una festa di mandibole senza paragoni. Considerate inoltre quanto mi siete costate. Quindi vi prego di non farmi fare brutta figura, che se a questa non gli arriva il suo Pompofrocide temo che prenderà me. (si avvicina al leggio)

 

"Vieni, o Pompofrocide."

TEMESISTOCRIDE - Forse se lo chiamassi io?

STRAG - Mai. Il rito è nelle mie mani. "Vieni, o Pompofrocide."

 

"Maragma, Suragma Puragma... Frittagma!

Faracci Varacci e Mortacci,

Suoi Tuoi E Di Tutti Voi.

 

Validda, Salidda, Schiridda,

Scalaccia e Frallaccia,

SE questo Non Arriva Qua Va A Finire Malaccia."

Ecco, sento dei passi lontanissimi.

"Maragma, Suragma, Puragma...Frittagma."

Sono passi leggeri, gentili e delicati.

"Varacci, Faracci e Mortacci."

TEMESISTOCRIDE - Tuoi e de tuo nonno. Quali leggeri e delicati? Il mio Pompofrocide era un pezzo d'uomo.

STRAG - Era. Daltronte il nome parla chiaro già di per se.

"Validda, Salidda, Schiridda."

Ora tacete poiché il rito è concluso ed egli è tra noi.

LUMACIOSTIDE - Dov'è?

URMOFLOSIA - Io non vedo nessuno.

STRAG - Dategli il tempo di arrivare; sta venendo a piedi. O volete che gli resusciti anche il cavallo? La mia paga. (Temesistocride gli da alcune monete d'oro) Grazie. (Strag va via)

TEMESISTOCRIDE - Perché mi fa attendere così? Io muoio, muoio, muoio. Ma non muoio, Non Muoio. Soffro solo, e immensamente.

LUMACIOSTIDE - Almeno finirebbe di soffrire.

 

 

 

Entra in scena una figura esile, con una veste candida e un fiore purpureo all'orecchio.

POMPOFROCIDE - Chi è che soffre tanto? Oh, la mia povera Temesi. Ma ci sono qua io, ormai, e non dovrai più avere paura di nulla. Farò in modo che tornerai quel cerbiattino di bosco che eri.

TEMESISTOCRIDE - O dei tutti! (sviene)

POMPOFROCIDE - Povera cara. Aiutatemi, presto.

URMOFLOSIA - Padrona, non ti abbattere così.

POMPOFROCIDE - Ci vuole dell'acqua. Aspettatemi, farò in un attimo. (esce)

LUMACIOSTIDE - Tornate in voi, mia signora.

TEMESISTOCRIDE -Ma chi era?

URMOFLOSIA - Se non lo avete riconosciuto voi...

TEMESISTOCRIDE - Era proprio lui?

LUMACIOSTIDE - Abbiamo paura di si.

TEMESISTOCRIDE - Non è possibile. Questa è una condanna a morte. Ha funzionato male l'incantesimo. Ecco, è colpa di quel ciarlatano maledetto. Se lo prendo..

URMOFLOSIA - Io credo che ci sia ben altra spiegazione.

TEMESISTOCRIDE - Che cosa vorresti dire?

LUMACIOSTIDE - Non tenerci sulle spine, Parla.

TEMESISTOCRIDE - Il mio uomo...

URMOFLOSIA - E' proprio qui il problema.

TEMESISTOCRIDE - Non capisco.

LUMACIOSTIDE - Maledizione, neanch'io.

URMOFLOSIA - Che cosa c'è in un certo armadio, imbalsamato e ben custodito?

LUMACIOSTIDE - Io nel mio armadio ho un bel gufo.

URMOFLOSIA - Ma la nostra padrona ha ben altro.

TEMESISTOCRIDE - Tu credi che sia per questo?

LUMACIOSTIDE - Un avvoltoio impagliato?

TEMESISTOCRIDE - Mi volevo conservare un ricordino di lui.

LUMACIOSTIDE - Veramente avete un avvoltoio impagliato nell'armadio?

TEMESISTOCRIDE - Così ogni sera potevo cantargli la ninnananna, prima di coricarmi. Anche se non riesco mai a capire se dorme o è sveglio.

URMOFLOSIA - Secondo me la cosa non gli è stata mai possibile.

TEMESISTOCRIDE - Penso che tu abbia ragione. (piangendo) Il mio Pompofrocide è partito senza ed è tornato senza.

LUMACIOSTIDE - Era l'avvoltoio di Pompofrocide..

URMOFLOSIA - Ben conservato nell'armadio.

LUMACIOSTIDE - Ma guarda con che cosa, per poco, ieri mattina, il nostro cane faceva colazione.

TEMESISTOCRIDE - E adesso che me ne faccio?

Rientra Pompofrocide.

POMPOFROCIDE - Non ho trovato nulla. Né ho avuto coraggio a chiedere a qualcuno, perché da queste parti mi pare che le persone siano diventate di colpo molto volgari. Vorrà dire che ti farò un massaggino.

TEMESISTOCRIDE - Tenetemelo lontano per favore Ora andrò a casa, e mediterò su tutta la mia vita. (esce)

POMPOFROCIDE - Insomma, adesso non mi vuole più. Allora perché mi ha fatto venire?

LUMACIOSTIDE - Ha ragione, poverino.

URMOFLOSIA - Bisogna fare qualcosa.

LUMACIOSTIDE - Lo stregone dovrà aiutarci ancora. Andiamo.

URMOFLOSIA - Padrone, voi venite con noi?

POMPOFROCIDE - Si, vi seguo immediatamente. (al pubblico) Ma che strano. Ho sempre l'impressione che mi manchi qualcosa. Aspettatemi, per favore. (escono)

Entra in scena Minghiotide, seguito da Strag, che porta con se due capre.

MINGHIOTIDE - Voi siete responsabile per le vostre capre.

STRAG - Io mi rifiuto, invece, di pagare per danni procurati a chicchessia da queste maledette che non sono mie e che ho solo pagato a caro prezzo, e sotto grave minaccia.

MINGHIOTIDE - Le sapete dire grosse voi. Una contadinella cosa può minacciare.

STRAG - Voi mi dovreste ben capire, invece. Se mi si parasse la morte in persona potrei offrirle vitto e alloggio per un mese a casa mia. Ma avere un donna in casa, anche per un solo giorno, questo no. In quel momento avrei potuto comprare un gregge intero.

MINGHIOTIDE - Però queste capre si sono divorate tutto il giardino del procuratore.

STRAG - Sono affamate; non mangiano da due settimane.

MINGHIOTIDE - E allora siete più che responsabile.

STRAG - Queste maledette. Già dovrebbero essermi grate per il solo fatto di non averle passate per il forno.

MINGHIOTIDE - Se non darete da mangiare a questi poveri animali andrete in prigione.

STRAG - E se le arrostisco?

MINGHIOTIDE - Sarò vostro ospite.

STRAG - Ci avrei giurato.

MINGHIOTIDE - Ma spero che siate un cuoco eccellente.

Entrano in scena Urmoflosia e Lumaciostide.

URMOFLOSIA - Eccolo, finalmente.

LUMACIOSTIDE - Signor stregone, devi venire immediatamente con noi.

STRAG - O Zeus, non riesco più a distinguere quali sono le donne e quali le capre.

URMOFLOSIA - Deve operare immediatamente; é importante e necessario.

STRAG - Sarò subito da voi, maledizione. (Le due donne escono)

Da qualche tempo sono circondato da donne. Sono femmine anche queste capre; e questo è presagio di gravi sciagure. (a Minghiotide) Reggetemi questi animali. Anzi, tra animali, reggetevi a vicenda. (esce)

MINGHIOTIDE - (al pubblico) Che personaggio. A prenderlo sul serio si rischia solo una gran confusione. Ma dovete confessare che ha un certo fascino. Devo riuscire a scoprire se è vero quello che si dice in giro, ovvero che lo stregone sia riuscito a riportare in vita il nostro Pompofrocide, ma che, nell'operazione, il nostro eroe sia tornato con qualcosa di meno.

Rientra Strag con Lumaciostide e Urmoflosia

STRAG - Ho detto no ed è no. No. No!

LUMACIOSTIDE - Non può rimanere così.

URMOFLOSIA - E' vergognoso anche per lei. Che direbbe la gente?

STRAG - Non sono responsabile di amputazione e potature, successivi impagliamenti e conservazioni negli armadi.

LUMACIOSTIDE - E chi lo nega.

URMOFLOSIA - Ma i fatti parlano chiaro.

POMPOFROCIDE - E' vero, questa situazione è un poco fastidiosa. Così non funziona; non funziona niente.

MINGHIOTIDE - Ed io mi sono stancato di reggere queste capre.

LUMACIOSTIDE - Lei e le sue capre, non disturbi.

URMOFLOSIA - Ho paura che la signora si arrabbierà.

Entra i scena Temesistocride

TEMESISTOCRIDE - O povera me, non ci capisco più nulla. Non immaginate che cosa è successo nel mio armadio.

MINGHIOTIDE - Cosa può succedere in un armadio? Levatemi queste capre dai piedi piuttosto.

TEMESISTOCRIDE - Ehi, ti sei dato alle capre adesso? E tu, stregone dei miei zoccoli...

STRAG - A chi avete detto zoccola?

TEMESISTOCRIDE - Maledetta carcassa. Ho dieci dei miei servi più forti a tener fermo l'armadio, ma penso che tra poco andrà in frantumi; pare che dentro ci sia una belva. Cosa hai da dire?

STRAG - Ho capito. La situazione è precipitata e occorre un mio nuovo intervento. Ma che sia l'ultimo.

MINGHIOTIDE - E le capre?

TEMESISTOCRIDE - Se le porti a pascolare e si levi dai piedi, per tutti gli dei.

MINGHIOTIDE - Se questo è il mio destino... (al pubblico) Viene il momento in cui bisogna cambiar vita e, tutto sommato, anche se avrei preferito delle pecore, queste capre hanno un buon carattere. Non chiedono altro che un pascolo e della fresca acqua di fonte. Mia madre lo diceva sempre: "Meglio una capra oggi che una suocera domani." E qui le capre sono addirittura due. Chi mi sa indicare il pascolo più vicino? Bene. Sempre dritto, poi a destra e infine a sinistra. Grazie e addio. (esce)

LUMACIOSTIDE - Occorrono altre salsicce?

URMOFLOSIA - Non sarebbe meglio un prosciutto?

STRAG - Ora mi occorrerà solo un dito..

LUMACIOSTIDE - Un dito?

URMOFLOSIA - E dove lo prendiamo?

TEMESISTOCRIDE - A qualcuno del pubblico, presto.

LUMACIOSTIDE - (afferra una grossa mannaia) Tieni fermo questo. E lei, intanto, tiri fuori il suo dito. Ma faccia presto.

STRAG - Ma che fate, maledette? Intendevo un dito di farina. (al pubblico) Che vi avevo detto? Le assassine, appena ci possono tagliare qualcosa vanno in visibilio. Portatemi anche una goccia di olio extra vergine di oliva e venti noci di cocco.

LUMACIOSTIDE - Dove le prendiamo queste noci di cocco?

STRAG - Vorrà dire che salterò la cena. Concentratevi.

POMPOFROCIDE - E io che faccio?

STRAG - Tu ormai non puoi fare più nulla ma, giacché ci sei, concentrati anche tu.

MARAGMA, SURAGMA, PURAGMA E... FRITTAGMA.

VARACCI, FARACCI E MORTACCI,

SUOI, TUOI E DI TUTTI VOI.

TEMESISTOCRIDE - Tuoi e de tu nonno, n'antra vorta, tiè!

POMPOFROCIDE - Ma è solo una formula magica, cara.

TEMESISTOCRIDE - Quello che è è so sempre suoi e de su nonno.

STRAG - Allora eravamo arrivati?

TEMESISTOCRIDE - A quelli tuoi.

STRAG -

MARAGMA, SURAGMA, PURAGMA E FRITTAGMA

Tacete! Ecco l'oracolo:

"SI RICONGIUNGANO LE PARTI

SI RIUNISCANO GLI ESTREMI

SI ACCORPINO I SEPARATI

E GRANDE PACE TROVERA'

QUESTA CASA, LA CITTA'

E IL MONDO INTERO".

LUMACIOSTIDE - Che cosa vuol dire?

URMOFLOSIA - Che nell'armadio ci dobbiamo mettere anche lui?

TEMESISTOCRIDE - Temo di si.

STRAG - La mia paga.

LUMACIOSTIDE - Le vada di traverso.

STRAG - Avrò sinceramente nostalgia di queste tue maledizioni. (esce)

Entrano spaventatissime Anetisla e Murenea, seguite dal coro. Tutti elevano delle grida mostruose.

CORO - AAAAAAHHH!

ANETISLA - Qualcuno accorra, presto.

MURENEA - L'armadio non resiste più.

ANETISLA - I nostri uomini sono sfiniti.

MURENEA - Schegge di legno si staccano e un muggito possente si ode dall'interno.

TEMESISTOCRIDE - Lo ricordo bene quel muggito.

ANETISLA - Il pavimento sussulta.

MURENEA - I nostri uomini sono tutti in pericolo.

CORO - Dal più profondo del nostro cuore sussulti di orrore dominano lo spirito. Il vomito e la nausea sono i nostri padroni. Sanate questo male che ci porta a cadere e a morire; a gemere e a gridare. Fermate questa danza infernale. AAAAAAAHHH!

TEMESISTOCRIDE - Basta! Tacete! Presto, preparatelo e portatelo dove il suo destino vuole. Il cielo, il fato e tutti gli dei così hanno tramato per la sua misera esistenza, e null'altro ci è possibile desiderare.

POMPOFROCIDE - E io che cosa devo fare?

TEMESISTOCRIDE - Ombra del mio amore, tu puoi solo perdonarmi. Per il resto ti auguriamo tanta felicità. (lo bacia sulla fronte) Portatelo via. (le quattro donne lo conducono via) E che nessuno, dico, nessuno, d'ora in poi mi parli più d'amore. (esce)

Si abbassano lentamente le luci.

VOCE -

Così i giorni riprendono il loro cammino

tra passato e futuro,

tra la vita e la morte,

tra la felicità e il dolore

e noi,

cariche dei nostri fardelli,

viandanti perduti,

guadiamo,

passo dopo passo,

scorrere

il fiume della nostra vita.

 

F I N E