UNA QUESTIONE DA DISCUTERE
Commedia in un atto di
Antonio Sapienza
Personaggi:
Don Calogero Buscemi………………………..vecchio arzillo, quasi filosofo:
Donna Carmela……………………………….. vicina di casa che…non si arrende:
Vitu…………………………………………….colpito nella virilità;
Una comare…………………………………….vicina di casa di Calogero;
Giovinetta in bianco……………………………che se ne va’;
Donna in nero…………………………………..che viene.
Un vecchio di settant’anni, quando sta per godersi, finalmente, la vita con una vecchiaia sana e tranquilla, improvvisamente viene visitato dalla Morte che gli chiede di seguirla. Ma l’uomo non ci sta, e intavola con lei una discussione, negoziando il giorno della sua dipartita.
La vicenda si svolge in una borgata di Sicilia negli anni 80. 3
Sulla scena e’ stato ricostruito un orticello di una casupola di periferia. A sinistra, vicino all’ingresso della casa, vi e’ un piccolo tavolo con sopra degli attrezzi da lavoro. Dalla parte opposta vi e’ un frondoso albero di fichi, con attorno al tronco, delle grosse pietre. Al centro, in fondo, vi e’ uno steccato in legno con un cancelletto pure in legno. All’apertura del sipario, da una radiolina posta sul tavolinetto, viene emesso un brano di musica classica. (possibilmente 1815 di Cijajkoscky). Qualche minuto ed entra in scena un vecchio sui settant’anni, si chiama Calogero Buscemi, veste da popolano e porta in mano un sacchetto di plastica che poggia sul tavolo. Udendo la musica, istintivamente si atteggia a Direttore d’Orchestra. La musica, frattanto si alza e viene emessa da uno stereo, mentre le luci illuminano l’uomo come se fosse un grande direttore sul podio che dirige una grande orchestra. Pochi minuti, poi la musica gradatamente cessa e tutto ritorna normale, con la radiolina che annuncia la fine del brano musicale e inizia dei messaggi pubblicitari. Calogero abbassa il volume della radiolina e, intanto prende il contenuto del sacchettino e lo poggia sul tavolino: sono verdure. Intanto dalla radio vengono date alcune notizie:
Radio: - …ed ora vi diamo le ultime notizie sulla nube radioattiva ( Calogero interessato, alza il volume): le rilevazioni effettuate in tutto il territorio nazionale, fanno pensare ad un aumento della soglia di attenzione fissata dal ministro della protezione civile. Pertanto, il ministro della sanità raccomanda prudenza nel consumare verdura, ortaggi e latte. (intanto Calogero sta pulendo la verdura, e’ una lattuga.) La verdura a foglia larga e’ sconsigliabile…( Calogero continua a pulire) Ripeto : la verdura a foglia larga e’ sconsigliabile…( Calogero continua a pulire, assorto nei suoi pensieri) Ahu! Vi dissi che la lattuga non si po’ mangiare! ( Calogero accenna alla lattuga) Proprio quella. Buttatela via! Oh! ( Calogero esegua malinconicamente) Ed e’ pure sconsigliabile consumare carciofi, peperoni e broccoli (Calogero che aveva preso dei broccoli, li lascia cadere sconsolato per terra.) 4
Bravo! Per il latte sono vigenti ancora le restrizioni di ieri: cioe’ e’ vietato il consumo del latte fresco ( Calogero aveva preso del formaggio) …e del formaggio! Avete capito? Testone? Formaggio!-
Cal.- Ma questo vale per le gestanti e per i bambini sotto i dieci anni.-
Radio- E anche per i vecchi di settant’anni, come voi! Per quanto riguarda la problematica che suscita l’incidente nucleare…( Calogero, con stizza, spegne la radio).-
Cal.- Una volta, l’unica cosa fastidiosa che ci arrivava addosso dal cielo erra lo scirocco. Adesso invece ci arriva l’asiatica, l’Aids, -a malattia dei – ( fa cenno alle orecchie), i missili di Gheddafi, e ora a nube tossica. Insomma, non ci lasciano più tranquilli. (poi guardandosi attorno perplesso) E ora cosa mangio?-
Voce dalla quinte: E fatevi un piatto di maccheroni!-
Cal.- Grazie.-
Voce:- Prego.-
Intanto entra in scena e giocherella con delle cianfrusaglie, una fanciulla vestita di bianco. Calogero non la scorge e entra in casa per prepararsi da mangiare. Intanto una voce dalla quinte canta, accompagnandosi con la chitarra: “ Vitti na crozza supra a nu cannuni…”, subito dopo entra in scena, dietro la staccionata, una popolana che regge in mano un sacchetto di plastica e una sedia sgangherata. Dietro di lei in strada il chitarrista attraverserà tutta la scena, cantando e suonando.
Vicina- (ironica, girata di spalle, verso il pubblico, fa cenno con le mani alle corna) Gente allegra, Dio l’aiuta…( il chitarrista, noncurante, esce dalla parte opposta, intanto la vicina apre il cancelletto ed entra nell’orto) C’e’ permesso? (esita) c’e’ permesso? Don Calogero, disturbo? (intanto si avvicina al tavole senza scorgere la fanciulla).- 5
Cal.- (si affaccia dalla soglie indossando un grembiulino da donna e tenendo in mano un cucchiaio di legno) Buongiorno comari, m casa dice, quale disturbo, accomodatevi, accomodatevi ( intanto si toglie il grembiule e poggia sul tavolo il cucchiaio).
Vic.- don Calogero, ma voi stavate cucinando, mi dispiace, vuol dire che ripasso dopo, semmai…-
Cal.- Ma no, ma no. Ormai che ci siete, parlate pure. Di cosa avete bisogno?-
Vic.- Niente, niente…quasi niente. Avevo portato questa seggiola scavigliata. Mio marito voleva buttarla nel forno, ma io ci dissi: vediamo se Don Calogero ci può fare qualcosa, magari me la fa venire di nuovo nuova. Quel cristiano ha le mani fatate, e così ve l’ho portata. Ho fatto bene?
Cal.- E sì avete fatto bene. Lasciatela lì’, dopo che ho mangiato vedo cosa si può fare.-
Vic.- (posando la sedia) Grazie, grazie assai. ( sta per andarsene, poi si ferma ) Bedda matri che testa pazza… ( prende dalla borsa di plastica un barattolo e lo mette sul tavolo) Vedete, me lo stavo scordando…questo ve lo manda donna Concetta, mi dissi di dirvi che il fornellino funziona perfettamente.-
Cal.- ( prendendo il barattolo ed esaminandolo) Mih, pomodori secchi. ( apre il barattolo e annusa) Uhmm, che profumo, che buon odore. Se non mi sbaglio qua c’e’ aglio, olio e basilico’…e (riannusa) alloro. Vero?-
Vic.- Vero, vero. Me ne ha dato uno anche ame. Eh, donna Cuncetta ha le mani d’oro. Avanti vi saluto…quando ripasso? (accenna alla sedia mentre si dirige verso il cancelletto)-
Cal.- Magari oggi pomeriggio, prima di sera e’ pronta. Saluiamo comare, e per fvore chiudete il cancello. Ah, ringraziatimi a donna Cuncetta. ( accenna al barattolo)- 6
Vic.- (fermandosi e accennando alla radiolina) Che notizie ci sono della nube tossica?-
Cal.- Quei maledetti m’inguaiarono. Non si po’ mangiari più niente, poi, a me personalmente…( Come a dire: che guaio)-
Vic.- Perchè, a voi chi cosa?-
Cal.- E che vi devo dire? Commare mia. Io mangio solamente verdura, latte e formaggio, se mi levati queste cose… io sono perso.-
Vic.- Eh, non esagerate, e’ questione di poco, al massimo una quindicina di giorni. -
Cal.- E vi pare niente ? Io, parlando con voi, si non mi mangio un piatto di verdura a sera e un bicchieri di latte la mattina, non riesco a fari i miei bisogni personali. Ora me lo dite come posso restare quindici giorni senza…senza, ‘insomma, mi avete capito?-
Vic.- Ho capito, ho capito. Sentite perchè non provati con la marmellata? Ho sentito dire che fa miracoli per certi… casi… insomma per il vostro problema. ( gesto eloquente)-
Cal.- Ma quale marmellata e marmellata. Io senza verdura e’ come se avessi mangiato dieci chili di ficodindia, insomma bastarduni: Mi fa il tappo lì… insomma lì! Altro che marmellata, qua ci vorrebbe a pompa del Municipio. Statevi beni com arella, vi voglio con la salute.-
Vic.- Allora auguri…e vi salutai…ah e buon appetito. Ah, se siete comodo, avrei una domanda da farvi da molto tempo, posso?-
Cal- E parlate.
Vic. Ecco, non è per fare cortile, per carità, ma vorrei chiedervi: come mai una persona come voi, si è stabilita in questa zona dimenticata da Dio e dagli uomini?
Cal.- E cosa vi devo dire? Ecco come andò: Un giorno di giugno del 1987, quando scendendo da Nicolosi, per andare in città, dove, a quel tempo lavoravo- trovando la 7
via del Bosco intasata di automobili di tutti i catanesi che scendevano in città dalle loro casa di villeggiatura- fui costretto e a prendere delle vie secondarie. Ad un certo punto, mi sono perso e imboccai proditoriamente una “trazzera” che si snodava tra alberi di arance e limoni, e che sboccò in una piccolo ameno villaggio a me sconosciuto il cui nome, letto sull’insegna all’ingresso, era Belsito, Cioè questo. Fantastico dissi a me stesso, ecco il posto dove mi stabilirò qua do andrò in pensione. E così feci. Ed eccomi qua, tra quiete, silenzio, aria buona, gente buona. E non mi sbagliai.-
Vic. E avete ragione. Grazie assai e …vi salutai.-
Cal.- Salutiamo salutiamo. ( si ricorda del pranzo) A pasta! A pasta. ( entra in casa a precipizio).
Entra in scena una vicina di casa, si chiama Carmela, ed e’ una popolana di mezza età, vestita a festa.
Car.- Don Calogero, ah don Calogero! Affacciativi che vi devo parlare. Ahu, mi sentite? ( sempre più accalorata)-
Cal.- (affacciandosi) Chi fu? Spaccò la Montagna? Scoppiò la guerra? Sta sgravando l’asina.-
Car - Ca quali! Macari Dio, chissu fussi nenti…-
Cal.- A fini d’o munnu, u capii (ironico e rassegnato).-
Car.- Peggiu, peggiu! Don Calogero amabilissimo, voi avete commesso un assassinio (sentenziosa) Un assassinio a sangue freddo, pinzatu e priparatu diabolicamente. Ma cchi dicu: voi avete fatto di peggio…-
Cal.- …e sentiamolo questo peggio…-
Car.- …avete ucciso un uomo morto!.-
Cal.- (segnandosi) Padre, figluo e spirito di Dio. Ma, siete siti in sensi?- 8
Car.- Raggione avete voi! Non sono in me nei sensi, picchi sono pazza, pazza furiosa!-
Cal.- Pazza criminali! Ma cosa fu? Ditemi cosa fu e fatela finita!-
Car.- Ma guardatelo a questo chìè friscu! Chi fu, fatela finita…(ironica) Chi fu? E me lo chedete a me? Voi mi dovete dire cosa m’avete combinato: assassino!-
Cal.- Ancora! Voliti parlare chiaro o no?-
Car.- (piagnucolando) Mi avete arrovinata, m’avere inguaiata, sugnu persa, sono perduta e crocifissa, sugnu Maddalena, San Sebastiano vergine e martire…-
Cal.- …e anche Sant’Alfio, Cirin e Filibert. Avaia, ora sto perdendo la pazienza!-
Car.- Voi perdete la pazienza, io persi…(vergognandosi) l’onore-
Cal.- L’onori? Voi, ma finitela donna Carmela.-
Car.- Pirchè v’a risulta ca nun sugno na fimmina onorata, pri casu?-
Cal.- Lo siete, per carità, lo siete. Ma siete , come dire? usata. Insomma non siete di primo volo. Insomma: siete ca prova.-
Car.- Don Calogero, accura a comu parlate, picchi vi lassu curriri na scarpa nto battisimu.-
Cal.- (allarmato) Per carità, cosa avete capito? Forse mi sono confuso. Volevo dire che siete matura, ‘nzumma, siete vedova o no?-
Car.- E chi voli diri? Una vedova non si può disonorare?-
Cal.- Ma non nel senso che dite voi…-
Car.- …e mancu nel senso che dite voi, don Calogero sapiintuni. Ora sfurzatevi di capire: io sono stata disonorata nell’inversamente proporzionale, come dire nel contrario di me stessa medesima, nzumma sono stata oltraggiata, umiliata, abbandonata e offesa. (si copre il viso con le mani)- 9
Cal.- (ironico) Sedotta e abbandonata, a figghia…-
Car.- Sbintati a n’autra, pezzu di vecchiu fausu e ‘nfami. (poi si volge verso la quinta di destra) Vitu, oh Vitu, veni cca’! Vitu, trasi e fatti vidiri da stu (ironica) prifissuri, lampiunariu illustratu.-
Cal.- …illuminato e illustre, ca ora. (riprendendo l’ironia)-
Car.- Appuntu! Chinu di scienza e di scimenza! Veni Vituzzu miu, veni…(sdolcinata)-
Entra in scena Vitu a piccoli passi e a testa bassa. E’ in uomo di mezz’età, vestito dimessamente, timido e spaventato che si pone tra Carmela e Calogero)
Car.- V’apprisentu il vostro capolavoro, dutturi papocchiu. Ecco come avete ridotto un uomo che era vinilico e forzato: lo avere arreso imponente!-
Cal.- Chista scattiò, è pazza da legare tutta, para para para.-
Car.- Aspettate e vedrete: Vitu, dici a questo individuo come ti sei ridotto per sua colpa, massima colpa!-
Vit.- Io mi vergogno.-
Cal.- Ahu basta! Pee i pazzi c’e’ il manicomio! E com’e’ che ci devo sbattere la testa con voialtri? Ma insomma cosa volete da me?-
Car.- E parra Vitu, senno’ parlo io.-
Cal.- Cu parra parra, abbasta ca parrati.-
Car.- Allura parru ju...-
Cal.- …Sia lodato Dio…-
Car .- …Dunchi a noi…-
Cal.- …alala’…- 10
Car.-…(assumendo l’aria di un grande avvocato in tribunale) Potete voi forsi negari che aviti dato a qui presente Vitu Ricotta una medicina p’a tirolese? E’ veru o non e’ veru?-
Cal.- Bonu va’…(rassegnato) a tirolese…-
Car.- Rispondete solamente: si o no!-
Vit.- Per la tira.. tira…-
Cal.-…c’allonga. Avanti forse ho capito: volete dire par la tiroide?-
Car.- Propriu pri chissa.-
Cal.- E allora? Non capisco ancora…-
Car.- Voi fate il Nofrio per non pagare il dazio. ( riprendendo il tono avvocatesco) Allora palerò chiaramenti. Da questo istante chiamerò le cose col loro vero nome…-
Cal.-… allora, voi vi chiamati camurria, iddu cretinu e ju santu pacinziusu.-
Car.- ( a Vitu) U sintisti? Ti dissi cretinu.-
Vit.- U ntisi, u ntisi.-
Car.- E tu nun ci dici nenti?-
Vit.- (affemminato) Cattivone.-
Car.- Ecco la prova! Questa e’ la prova pratica e lampeggiante del vostro delitto! Avete reso questo poverazzo impossidente a seguito della vostra medicina comemalanova si chiama...Cosa avete da dire in vostra discoppanza?-
Cal.- Io non ho niente da discoppammanzi Io a questo specie di…cretinu ci ho dato solo un poco di tintura di jodio e basta. Pinzai che si fosse ferito e gli ho dato del disinfettante.-
Car.- E lo avete infettato! Comunque, Vitu e’ veru chiddu ca dici costui?-
Cal.- E’ veru?- 11
Vit.- E’ veru, viruni assai. Ma ju ‘ntisi diri da tilivisioni ca contru a radiografia s’avanna a fari cappati di tintura di jodio, na tiroicomusichiama. Anzi no, forsi dissiru ca era megghiu sciacquari, ‘nzumma sguazzariari no cannarozzu sta miricina, e ju… e ju...’nzumma…-
Cal.- ‘Nzumma tu?-
Vit.- … m’a vippi e addivintai ipunenti e addiu matrimoniu!-
Cal.- Addiu matrimoniu? E cchi c’entra con lo jodio?-
Car.- (persuasiva e velatamente minacciosa) C’entra, c’entra. Anzi nun c’entra. Ci ava c’intrari, ma nun c’intrò!-
Cal.- Vitu, spiegati, malanova!-
Vit.- Essa, lei, ella, inzumma idda ( indica Carmela con timore) mi aveva chieduto la grande prova d’amore prima del matrimonio, si scatenò la… tramuntana, e ju…m’affruntu, m’affruntu, mi vergogno.-
Cal.- E tu nun ci l’hai fatta…insomma a vuoto? (gesto eloquente)-
Car.- proprio accussi: a vuoto, morta!-
Vit.- Matri m’affruntu, mi vergogno…-
Cal.- Ho capito: sciroccu completo! Ma sentitmi: lo jodio , in questo caso nun c’entra.-
Car.- Malanova a chiddi: cintrali nucliali, radiocattivita’, nubbe tossica e vilenu amaru, inquietamentu d’o munnu. E a Vitu ci siccò!-
Cal.- (incredulo) Non può essere, ca comu…avaia, nun diciti fisserii,… lo jodio non li fa ssi cosi. Piuttosto…(riflette)… aspetta…aspetta: Vitu, senti na cosa, io ti ho dato lo iodio e anche la boccettina di medicinale he ti lasciò da e il farmacista proprio ieri, mi sbaglio?- 12
Vit.- No, mi avete dato u jodiu e macari a boccettina di mericinali da dare al mio asino ossia al me e sceccu ca e’ sempri in…amuri. M’arrivordu, certu ca m’arrivordu, m’arrivordu benissimu. (soddisfatto)-
Cal.- (insinuante) E senti Vituzzu, quali miricina hai dato al tuo sceccu: la medicina della boccetta russa, oppure quella della boccettina bianca?-
Vit.- Chidda da russa, picchi’ a midicina janca m’a pigghiai ju. ( tronfio)-
Cal.- E bravu sceccu! Ca certu picchi’ si’ tu u vero sceccu! Donna Carmela, tutto a posto. Stu pezzu armali servaggiu si pigliò la dosi di bromuro preparata per il suo asino in calore. Serviva per …calmarlo un pochetto, mi capite?-
Car.- Ma allura sarà sempri iddu in calore? (piena di speranze, quasi esultante)-
Cal.- No, ca quali. Lui sarà normali…almeno pi certi cosi ( fa allusione alla testa) mentre per altre…-
Car.- Piccatu…-
Cal.- Certo a dosi era per il suo sceccu, ma vedrete, fra qualche giorno…(allude alla virilità) potrà, potrà’ fari il suo proprio doveri…insumma, vi darà…la prova.-
Car.- Pozzu stati tranquilla?-
Cal.- Tranquilla, tranquilla. Avanti va’, ora andatevene ca m’aiu a priparari u mangiari.-
Car.- Semu sicuri, nevveru?-
Cal.- Sicuri, sicuri. Mizzica cchi pene…ca si voli pigliare (allusivo)-
Car.- Ahu, ognunu si pigghia i peni soi. Andiamo Vito!-
Vit.- (Avviandosi verso il cancelletto) Salutamu don Calogero ( a Carmela) mizzica cchi scantu ca mi pigghiai.-
Car.- E figurai ju! Salutamu don varvasapiu. (escono)- 13
Cal.- (perplesso) Mah, che ne so! ( poi ricordandosi ) a salsa, a salsa. ( entra precipitosamente in casa ed esce poi sconsolato) S’abbruciò, s’abbruciò! Morti buttana s’abbruciò. Accidenti, sembra che lo facciano apposta: appena mi preparo due fila di pastasciutta, si scaraventano da me perchè hanno qualche problema urgenti. Certamente, dopo che loro hanno mangiato, si capisce, no?…Sono tutte brave persone, ma spesso sono invadenti. Però io li scuso e li perdono, in fondo mi fanno passare il tempo e non mi fanno sentire solo. E allora pazienza don Calogero Buscemi, vuol dire che mangi asciutto: pani e cipolla novella – senza pecorino, contenti?-
S’appresta ad apparecchiare il tavolino.
Con musica appropriata entra in scena una donna vestita di nero che si dirige verso Calogero, ma vede la fanciulla in bianco e s’arresta a guardarla severamente, quindi le fa cenno d’uscire. La fanciulla, che durante tutte le scene precedenti e’ rimasta in scena a gironzolare e a giocherellare, esita, ma la donna in nero insiste, allora la fanciulla raccoglie le sue cianfrusaglie e, malinconicamente, esce di scena dando un’ultima occhiata affettuosa a Calogero. Fine musica.
Calogero ha finito d’apparecchiare e si appresta a desinare, quando s’avvede della donna.
Cal.- (impacciato) Buon…buongiorno signora, scusate, non vi avevo sentita entrare. Cosa posso fare per voi? (la donna fa cenno di no col capo) Niente? E allora? Scusate… ( la donna apre il mantello e si mostra) Ma voi chi siete? Io non vi conosco…cosa volete? (intanto, guardandola meglio la riconosce) Ma voi…ma voi siete…sareste…(la donna annuisce) Che stupido! Avrei dovuto riconoscervi subito. ( la donna gli fa cenno di seguirla) Andiamo? (la donna annuisce) dobbiamo andare? 14
(la donna fa cenno di si) Dovremmo, semmai. (la donna fa cenno che e’ ineluttabile) Un momento, un momento. Calma. Ragioniamo (scandisce le parole). Suvvia sedetevi (quasi supplichevole indica la sedia e la donna rifiuta) Ecco, qui staresta comoda. (la donna fa cenno che non fa nulla) Contenta voi. Vuol dire che io mi arrangio io con questa. (prende la sedia e si siede. Durante il proseguo del monologo, l’attore avrà la possibilità di fare dei movimenti scenici a soggetto) Dunque, a noi! (poi conciliante) Sentite, cara signora, voi dovete aver pazienza, ma la questione e’ da discutere, eccome! Perche’, quando c’e’ in ballo la vita, il parere degli interessati e’ importante, anzi, importantissimo; e voi non potete non tenerne conto. Perche’, se così fosse, il vostro che mestiere sarebbe? Tutti potremmo dire:” Beh, oggi faccio la Morte, tanto vado, prendo il primo che mi capita e buonanotte!” Evvero? Ma invece la cosa non e’ così semplice – ca certu .
Vedete, per me il vecchio detto popolare secondo cui la Morte e’ capricciusa ca lassa a vecchia e pigghia la carusa, e’ bagliato. Sbagliatissimo! (breve pausa)…
Capricciusa – ca ora …Pi mia vossia e’ di una serietà, di una compostezza, di una dignità, direi unica. No! E’ tutto sbagliato. I proverbi non ci azzeccano – ca quali. Fare la Morte…ssi…e cchi ci pare? (accenna a ipotetici ascoltatori)
Fare la morte…Ma fare la morte e’ assumersi grandi responsabilità, e’ prendere gravi decisioni – in fondo e’ giustizia! E questo, parrannu cu vui, non e’ di tutti, nevvero? (pausa e intanto la guarda per vedere un cenno d’assenso) Ed ecco, quindi, perche’ nell’espletamento del vostro gravoso compito, per una questione di correttezza, oserei dire – professionale, voi avete il dovere di sentire gli interessati. Nevvero? (la donna resta impassibile) E allora sentite me!
In primisi in primisi, quando nacqui, ero settimino, quindi avevate tutto il diritto di venirmi a prendere. Invece non lo faceste. Perche’? eh, qui mi dovete una chiara risposta!
Secondo: Ho fatto due guerre, di cui una mondiale: sono stato due anni al fronte, fui ferito, per poco non congelai – laggiù in Russia, e voi niente! 15
Terzo: Ritorno a casa, trovo mia moglie buonanima a letto con l’amante, il quale, per paura mi spara, mancandomi, e voi niente! (la donna resta impassibile) Continuiamo? (la donna fa cenno come per dire: come vuoi).
Quarto: Ebbi la peritonite, fui nelle vostre mani per vari giorni. Vi attendevo di ora in ora, ma voi niente! “nisba” ! nein! – non c’eravate!
Ora che mi sto godendo la vita con una vecchiaia serena, senza problemi, in pace col mondo e con me stesso, ora venite voi e mi dite: “Calogero Buscemi, andiamo!”
E no, cara signora, mi dispiace, ma non ci siamo. Questo non sono discorsi degni della morte- ca quali! Questi sono ragionamenti da uomini, perche’ noi uomini siamo frivoli, vanitosi, stolti e scunghiuruti: mentre voi siete seria, austera, solenne!
Ma, insomma, abbiate pazienza, mi volete spiegare perche’ dovrei lasciate tutto e venire con voi? Per gli anni? Ma quelli non sono poi tanti. Per la salute? Eh, mia cara, quella e’ ottima. Perche’ e’ giunta la mia ora? Ma quale ora? Chi l’ha detto? Perche’? Abbiate pazienza: dico io, se quest’ora fu segnata fin dalla nascita, che senso avrebbe allora l’istinto di conservazione? Se la pallottola che mi fu sparata non era quella giusta per morire, perche’ me la feci addosso? E mi dite, di grazia, perche’ se un automobile mi sfiora, dall’interno mi salgono milioni di spilli sulla pelle? Infine, perbacco, perche’ gli uomini vi temono? Ecco, se mi dite perche’, fine della discussione, prendo la mia “truscia” e vi seguo. (aspetta pazientemente una risposta che non arriva)
Non mi rispondete? E allora vuol dire che ho ragione io: Ci vuole il consenso degli interessati!
E’ naturale – dico io. (breve pausa) Voi venite, si discute la faccenda, si vagliano le situazioni, si danno i pareri, e dopo le necessarie valutazioni, si procede, con prudenza, verso un giudizio decisionale – meglio se non vincolante. (attende una risposta) 16
Non siete d’accordo? No? Beh, allora che posso dirvi? Mi dispiace, avete fatto un viaggio a vuoto, perche’, cara signora, io non sono, diciamo così, disponibile per il momento. Pazienza, che volete farci? ( sia avvia verso il cancello, per accompagnarla fuori) Vuol dire che ve ne ritornerete senza di me – da sola. Certo, un giorno o l’altro ci rivedremo – sicuro, sicuro – ma quel momento arriverà quando avrò dato (breve pausa) il mio consenso!
Statevi bene, signora, e…senza rancore. (apre il cancelletto).-
La donna dopo essersi alzata, fa un leggero inchino, e si avvicina al fico. (musica adatta) Quindi si siede sulle pietre poste sotto il tronco, assumendo una posizione d’attesa. Calogero la guarda sottecchi, per controllarne le mosse, poi, quando si assicura che la donna se ne sta tranquillamente seduta, entra in casa, prende un fiasco di vino e dei bicchieri e li dispone sulla tovaglietta del tavolo, apparecchiandosi la mensa. Appena terminata l’operazione, si siede con la faccia verso la donna seduta.
Cal.- Scusatemi signora, ma se non vi dispiace, io vorrei consumare il mio modesto e frugale pasto, qui, all’aperto. Vi dò fastidio? (la donna fa cenno di no) Grazie, grazie assai, siete veramente gentile. (la donna fa un leggerissimo inchino) Vedete signora, noi uomini abbiamo grossi difetti e tante piccolissime debolezze. Io. Per esempio, con una bella giornata di primavera, come questa, non resisto alla tentazione di pranzare all’aperto. Faccio male a qualcuno? No evvero? (la donna annuisce, Calogero fa una breve pausa) Volete accomodarvi alla mia modesta tavola? Senza complimenti, favorite. Vi prendo una sedia anche per voi? Eh, ve la prendo? (la donna fa cenno di no) E a me dispiace. Veramente mi dispiace vedervi seduta su quei sassi. Cosa direbbe la gente di me? Calogero Buscemi quando venne a trovarlo la Morte, non le dette neanche una sedia per sedersi comodamente. Passere per villano! Non accettate? (cenno negativo della donna) proprio no? Come volete voi. Allora buon appetito.- 17
Calogero inizia a mangiare, mentre la donna si alza e gironzola per l’orto, curiosando qua e là, sempre tenuta d’occhio da Calogero. Musica adatta. Il vecchio tenta anche di offrirle del vino che la donna rifiuta con un garbato gesto. Quando Calogero avrà terminato il suo pasto, si alzerà e si siederà sotto il fico, appoggiato al tronco.
Cal.- Col vostro permesso, signora, vorrei distendermi sotto il mio fico. Sapete, i vicini credono che io dorma, invece io medito, penso, rifletto e, perche’ no? anche fantastico.-
La donna gli sorride e si dirige, lentamente, verso il cancelletto. Lì giunta, fa un gesto di scatto, come se volesse avvolgere nel mantello nero e Calogero, che si stava assopendo, fa uno scatto e urla.
Cal.- Ahi! Botta di sangu! Mi ha punto una vespa! (dimena le gambe) In questa stagione sti “lapuni”, ste vespe, sunu veramente molesti! Poi questo doveva essere quanto o “ Liotru”; mi e’ sembrato di sentire le sue zanne entrare nella mia carne. Bonu va’, finito di pinzare…finiu di meditare…mi sta calando un sonno dulce dolce…mi sentu l’occhi a pampinella…e va’ beni, Calogero Buscemi, fatti sta panzata di sonnu e futtatinni!-
Calogero si assopisce, piega la testa e lascia andare le braccia lungo il corpo. La donna resta immobile vicino al cancelletto. Luci che cambiano. Entrano dei vicini.
Primo vicino: Don Calò, oh don Calò, alla facci della meditazione, sono sei ore che dormite.-
Secondo vic.: Don Calogero, svegliatevi, il sole e’ tramontato, prenderete freddo.-
Terza vicina: A seggia e’ ancora sfasciata, beddu scansafatiche…- 18
Primo vicino: Don Calò, vi ho portato questa bottiglia di cerasuolo che e’ la fine del mondo, assaggiatela e ditemi se non e’ vero. (intanto si china sul vecchio e lo scuote) Don Calo’…ma…ma bedda matri…chistu e’ mortu!-
Seconda vic.: Matri santissima, morsi durmennu…-
Terza vicina: Mischinu. Pero’, vulennu, fici a megghiu morti.-
Primo vicino: Carusi chiamati Pattrapparucu. (si segna)-
Secondo vic.: Guardate, chi e’ sta cosa? (indica qualcosa ai piedi del vecchio)-
Primo vicino: Videmu? Ma cos’e’? Sembra na serpi…(le donne indietreggiano) no, non vi spaventate, e’ morta.-
Secondo vic.: (guardando meglio) Ma quali serpi d’egitto, chista è na vipera!-
Terza vicina: Veru e’.Taliati, guardate, chi purtusu, che buco, ci fici nelle gambe.-
Primo vicino: Però se l’è portata con se. Avete visto ci schiacciavu la testa.-
Seconda vici.- Ma comu ci arrivò cca’ sta vipira?-
Primo vicino: Mah, chissacciu…-
Terza vici.- Chi fa ,lo purtiamu in casa?-
Primo vicino: Ca certu. Pigliatilu di dda. ( i tre si premurano a portare il corpo di Calogero in casa, simulando uno sforzo, perche’ in effetti non portano nulla, perche’ il vecchio rimane seduto sotto il fico, anzi dopo pochi secondi si alzerà e, con un sorriso ironico, guardando i tre, si avvierà verso il cancelletto.
Primo vicino: Mih, e’ beddu pisanti…-
Secondo vic.: Salaratu! Chi fa? ci cunzamu u lettu?-
Primo vicino: Annunca…certamente.-
Terza vicina: Ahu, annacamini, sbrighiamoci, ca pisa…-
Secondo vic.: penzu ca l’avissimu a vestiri. ( entrano in casa ) 19
Calogero, intanto che i tre mimavano il trasporto del suo corpo, si sarà divertito a mimare le frasi dei tre. Quando, infine saranno entrati in casa, egli si avvicinerà alla signora in nero e con un cenno della mano inviterà la donna a precederlo. La donna fa complimenti, e allora Calogero, minacciandola affettuosamente col gesto della mano, le apre il cancelletto e insiste nel farla passare per prima. La donna accetta divertita, e passa. Calogero, dando un’ultima occhiata all’orto e alla casa, allarga le braccia e seguirà la donna. Poi i due, gesticolando come se continuassero una conversazione precedente, usciranno lentamente di scena. Musica.
Fine.
Secondo finale ( a discrezione della regia).
Quando Calogero si assopisce sotto l’albero, con cambiamento di luci, entrano in scena dei vicini, uno dei quali e’ il chitarrista, cantando e suonando. Calogero si sveglia intorpidito. I giovani lo invitano alla loro festa. Il vecchio guarda la donna in nero, interrogativamente, ella, vedendo l’affettuosità dei giovani verso il vecchio, fa cenno di acconsentire e di fargli sapere che tornerà dopo. Il vecchio fa cenno, come per dire: dopo, dopo, assai. La donna sorride e se ne va da sola.
Balli e canti e fine.