UN VALZER ANCORA
di
Annalisa Rossi
Personaggi: Emma, invalida
Marta, sua sorella
Anno 1988.
Salotto modesto.
Emma è appisolata sulla sua sedia a rotelle.
Marta entra a casa. È visibilmente agitata. Guarda la sorella con apprensione.
Emma, quasi sentendo su di sé lo sguardo, si risveglia.
EMMA Marta… sei tornata!
MARTA Sí. Tardi, purtroppo.
EMMA È già notte?
MARTA Non ancora. Ma è quasi ora di cena.
EMMA Che bello! Si mangia, allora. Ho una fame!
MARTA Non hai mangiato oggi a pranzo?
EMMA Sí… bè… poco. Celeste prepara sempre le stesse cose. Cucina come fossi
malata. Malata di stomaco, intendo.
MARTA Povera Celeste. Non vuole che ti ingrassi.
EMMA Lei non ha capito che anche se non mi muovo il mio cervello vola vola vola…
e consuma.
MARTA Dai, stasera cucino come se fosse festa.
EMMA Festa? Il mio compleanno è tra due giorni… già si comincia con la baldoria?
(ride, poi, improvvisamente, una smorfia di dolore)
MARTA Ripresi i dolori?
EMMA Solo un po'. Dopo cena prendo le medicine e passa.
MARTA Cavolo.
EMMA Che c'è, Marta?
MARTA Oggi al lavoro sono stata trattenuta per un problema e… mi sono
dimenticata di comprarle.
EMMA Ma come è possibile? Sono finite ieri, come farò stanotte a dormire?
MARTA Potresti prendere le altre, quelle che ti avevano prescritto all'ospedale.
Ce ne sono ancora tre, mi sembra.
EMMA Quelle erano troppo forti, lo sai bene che me le avevano tolte.
MARTA Mezza pastiglia?
EMMA Dovrei rischiare di morire perché sei smemorata?
MARTA Scusami Emma. Esco e vedo se trovo una farmacia ancora aperta.
EMMA Ormai sono tutte chiuse, lo sai.
MARTA Ci sono quelle notturne, provo a cercarne una.
EMMA Cosí resto ancora sola. E senza cena.
MARTA Emma, o esco a prenderti le medicine o sto qui a preparare la cena!
EMMA Non perdere la pazienza! Sono io che dovrei arrabbiarmi. Tutto il giorno ad
aspettare che torni e poi scopro che non mi pensi mai, che non ti importa nulla
se sto male e la notte non dormo.
MARTA Non è vero. Ti penso in continuazione, sono vent'anni che sei il mio primo
pensiero. Può anche capitare che mi dimentichi di qualcosa, sono un essere umano
anch'io!
EMMA Già. Un essere umano stanco. Un essere umano che non ce la fa più a stare
appresso ad un rudere lagnoso. Se vent'anni fa…
MARTA Cosa stai per dire, Emma?
EMMA Se vent'anni fa fossi morta anche io con mamma e papà…
MARTA Sarei rimasta sola io. E per sempre, Emma. Non avrei più avuto una
famiglia, ecco cosa sarebbe successo.
EMMA Però… però dimentichi le mie medicine.
MARTA Potrei farti il mio massaggio giapponese special.
EMMA Non sei brava a fare i massaggi.
MARTA Ma se l'ultima volta che te l'ho fatto ti sei addormentata come un bimbo!
EMMA Perché ero troppo stanca. Mi sarei addormentata anche sotto le ruote di un
carrarmato.
MARTA Emma, Emma…
EMMA (tossisce e si volta ancora imbronciata)
MARTA (con dolcezza) Tortellini con panna piselli e funghi?
EMMA (fa “no” con la testa)
MARTA Bucatini all'amatriciana?
EMMA Coi bucatini mi sporco tutta. Rigatoni. All'amatriciana.
MARTA Bene.
EMMA Con tanto pecorino. E pepe. E peperoncino.
MARTA O pepe o peperoncino.
EMMA Non voglio scegliere.
MARTA Va bene. Tutti e due, allora. Poi però non ti lamentare se pizzica troppo.
EMMA Non mi lamenterò.
MARTA Allora vado a preparare.
EMMA Aspetta! Prima di andare in cucina… mi metti il valzer di papà?
MARTA Non sai stare nemmeno un giorno senza, vero?
EMMA Perché, tu ci riesci?
MARTA Almeno ci provo. Papà non sarebbe contento di saperci ancora cosí…
”attaccate” ai ricordi. E nemmeno mamma lo sarebbe.
EMMA Da quando in qua sei diventata una medium?
MARTA Una medium?
EMMA Bè… sei cosí certa di sapere cosa vogliono per noi mamma e papà…
MARTA Sono certa che ci amavano. E chi ci ama non vuole la nostra sofferenza.
EMMA Io, quando sento la sua musica, sono felice, non soffro mica. Mi spiace che
a te faccia soffrire. Stasera è proprio una serataccia!
MARTA Hai ragione. Scusami. È che…
EMMA Cosa?
MARTA Niente, niente.
EMMA Il tuo capo stronzo?
MARTA (poco convinta) Sí… sí. Il mio capo. Vado a preparare la cena. Quando è
pronto ti chiamo.
Fa per uscire di scena
EMMA La musica!
Senza parlare Marta accende un registratore. Iniziano le note di un valzer
malinconico. Emma muove la carrozzina quasi volesse ballare.
Penombra. Poi la voce di Marta.
MARTA È pronto, Emma!
EMMA Arrivo! Fame fame fame!
Spegne il registratore ed esce. Penombra. Rientra Marta. Si siede sulla
poltrona. Si mette le mani sul viso, sconfortata. Poi, improvvisamente si alza e
va al telefono. Compone un numero.
MARTA (parlando a voce bassa) Sandro?
MARTA Lo so che non dovrei chiamare, ma… ho paura, sai?
MARTA Hai saputo di…
MARTA Va bene, scusami… ecco… era per il nostro appuntamento di domani per… quei
libri che mi avevi prestato, tutto qui.
MARTA Sí… sí. Al solito posto. Con i libri. Ciao.
Entra inaspettata Emma.
EMMA Marta…
MARTA Che ci fai ancora alzata?
EMMA E tu cosa ci facevi al telefono?
MARTA Ora mi controlli?
EMMA Marta, ma che dici? Non ti sto controllando. Sono solo preoccupata.
MARTA Non c'è niente di cui preoccuparsi.
EMMA Invece sí. Sei molto strana ultimamente, sorellina mia.
MARTA Ti sbagli.
EMMA Allora sei diventata matta.
MARTA Uffa!
EMMA Un uomo?
MARTA Cosa?
EMMA Dico… sei innamorata?
MARTA (ride con sarcasmo) Magari.
EMMA Quel Sandro…
MARTA Solo un amico. Ha dei problemi e… lo sto aiutando.
EMMA Non ti basto io da aiutare? Hai la sindrome della crocerossina, allora!
MARTA Può essere, chissà.
Silenzio
EMMA Non me la racconti giusta, sai?
MARTA Basta, per favore. Ora è tardi e…
EMMA Mai troppo tardi per aprire il cuore!
MARTA Nessun cuore da aprire. Nessun cuore innamorato.
EMMA Va bene. Sei sempre stata cosí, anche da piccola. Un riccio.
MARTA Ed invecchiando si peggiora, di solito.
EMMA Mica sei vecchia. Forse… solo da rottamare! (ride)
MARTA (sorridendo) Dai mattacchiona, andiamo a dormire, o tiro i miei aculei
arrugginiti!
EMMA Prima il massaggio special, ricordati!
MARTA E come no? Non vedo l'ora di stritolarti le ossa!
Ridono. Escono insieme di scena. Buio.
Non è ancora l'alba. Squilla il telefono. Marta arriva insonnolita e risponde.
MARTA Sí?
MARTA Dove?
MARTA Tutti?
MARTA Sanno anche di me, allora?
MARTA Bastardo…
MARTA È finita, Sandro. Finita. Tu vai se ci riesci. Io non posso. E non voglio.
Attacca. Da fuori scena, Emma.
EMMA Marta! Ma chi è a quest'ora?
Marta non risponde.
EMMA Marta!
Marta continua a non rispondere.
Arriva Emma.
EMMA Marta!
Marta ancora in silenzio, come impietrita.
EMMA Marta…
MARTA (come se si fosse risvegliata all'improvviso in quel momento) Tutto bene.
Tutto bene.
EMMA Tutto bene un corno! Sono le quattro!
MARTA Le quattro? Ah, già.
EMMA Ah, già?
MARTA Tutto bene. Tutto bene.
EMMA Sembri un disco rotto.
Marta resta in silenzio.
EMMA Ti prego. Dimmi cosa succede. Ti prego.
Dopo pochi istanti di silenzio:
MARTA Scusami, Emma. Perdonami.
EMMA (agitata) Di cosa devo perdonarti?
Marta non risponde.
EMMA (urlando) Di che cazzo di cosa devo perdonarti!
MARTA Non dire parolacce. E poi sono le quattro, svegli tutti.
EMMA Non me ne frega niente. E dico tutte le parolacce che voglio. Cazzo cazzo
cazzo!
MARTA Smettila.
EMMA Non è una parolaccia. Da quando in qua il cazzo è una parolaccia?
MARTA È un modo volgare di esprimersi, allora.
EMMA E perché dovrei fare la signora? Sono stata svegliata alle quattro e mia
sorella dice cose senza senso con una faccia da pazza. Quindi mi esprimo come mi
pare.
MARTA (tira un grosso sospiro) Va bene, Emma. Ora… ti dico.
Marta ritorna in silenzio.
EMMA Allora? Sto aspettando, sai?
MARTA Ti voglio bene, Emma.
EMMA Sicura?
MARTA Come sarebbe a dire?
EMMA Ma sí. Lo so che mi vuoi bene. Continua.
MARTA È una storia lunga. E… complicata.
EMMA Io ho tempo e non ho più sonno. Continua, dai.
MARTA Ricordi quel giorno?
EMMA “Quel” giorno?
MARTA Sí.
EMMA (sbattendo le mani sulle ruote della carrozzina) Pensi che potrei
scordarlo?
MARTA E quello che successe dopo?
EMMA Che intendi?
MARTA Il processo a quei bastardi.
EMMA Tu, c'eri. Io ero a curare quello che era possibile curare.
MARTA Durò poco. Il tempo di sentire “scusateci tanto” e l'offerta dei loro
avvocati. Pochi milioni per due vite…
EMMA E per la mia schiena spezzata. Lo so, Marta. Fu terribile.
MARTA Passarono col rosso. Loro e la scorta.
EMMA Oggi sarebbe diverso. Oggi…
MARTA No, Emma. Sarebbe la stessa cosa. Non è cambiato nulla.
EMMA Forse. Ma… cosa c'entra con te stasera? Spiegati.
MARTA Come hai detto, prima? Tu eri a curare quello che era possibile curare. Ma
io, che non dovevo curare niente. Io, che ne ero uscita viva…
EMMA Nemmeno un graffio. Fu un miracolo.
MARTA Dovrei ringraziare Dio per questo?
EMMA Bé… io che sono rimasta invalida comunque l'ho fatto. Sapessi quante volte,
mentre la vita mi riprendeva, l'ho ringraziato di poter vedere ancora la luce
del sole. Di avere ancora te!
MARTA E mamma e papà persi per sempre?
EMMA (si tocca il petto) Sono qui. (tocca il petto di Marta) E qui.
MARTA Sono morti, Emma! Morti! Papà ha smesso di comporre la sua musica, mamma
ha smesso di ridere e di ballare con lui. Ricordi, Emma? Ricordi i loro valzer
insieme, e noi che si rideva perché papà le pestava i piedi? Dopo, basta. Stop.
Fine!
EMMA Perché tutto ora, Marta? Credevo stessi meglio, credevo che avessi…
MARTA Dimenticato? Mai. Né dimenticato, né perdonato.
EMMA Sí, però…
MARTA Però?
EMMA (quasi sillabando) Cosa c'entra con stasera?
MARTA È l'inizio.
EMMA L'inizio. (annuisce) E… il seguito?
MARTA Tu che uscivi dall'ospedale col corpo distrutto. E non capivo, non capivo…
non capisco ancora, come potevi sorridere quella mattina.
EMMA Non si può piangere sempre. Quei mesi in ospedale a volte imploravo tra le
lacrime di morire anch'io. Ma la vita piano piano tornò. Anche se a volte volevo
scacciarla via come fosse un'ospite invadente. Tornò. E quando ti accorgi che
piangi non più di dolore ma per la commozione di rivedere un fiore sul comodino,
di poter riassaggiare un biscotto, di poter riascoltare il valzer di nostro
padre… allora vuol dire che la vita ha vinto. E ti devi arrendere. E vivere
ancora. Per quanto si può. Come si può.
MARTA Io no.
EMMA Tu no… cosa, no?
MARTA Non ho dimenticato. Non ho perdonato.
EMMA Non c'è mai la possibilità di fare altrimenti.
MARTA Lo dici tu. Io sono diversa. E li ho visti in faccia. I visi falsamente
contriti. La loro ipocrisia. I soliti potenti che tutto possono comprare. Anche
la vita degli altri. Che tutto possono decidere, anche quanto valgono il dolore
e la solitudine.
EMMA Vendetta, Marta? È lí che vuoi arrivare?
MARTA In un certo senso. Di più. Giustizia proletaria.
EMMA Giustizia… proletaria? Ma cosa stai dicendo, come ti esprimi? Cosa c'entra
con te, me, le mie gambe, i nostri genitori, il dolore, la perdita?
MARTA Quelle pers… quegli esseri infami… sono solo una parte del problema. Lo
capii qualche mese dopo, non subito. Subito ero solo piena di rabbia contro chi
aveva causato la nostra infelicità. Una rabbia sterile. Poi… incontrai… altri.
Quando ripresi l'Università. Erano altri uguali a me… con storie diverse da me.
Loro mi aiutarono a capire i meccanismi, quelli che ci trasformano in maschere
di tragedie annunciate, previste, programmate. E la mia rabbia divenne
improvvisamente utile.
EMMA Nessuna rabbia può essere utile. Se non a chi l'ha provocata.
MARTA Che intendi dire?
EMMA Non ti avevano spiegato “i meccanismi”?
MARTA Certo. Vuoi che li spieghi anche a te?
EMMA Non mi servono lezioni di politica rivoluzionaria, grazie.
MARTA A me sono servite.
EMMA No, mia cara. Tu sei servita a loro.
MARTA Sbagli. E di grosso.
EMMA Sei servita a tutti loro.
MARTA Di quali “loro” parli?
EMMA Tutti! Parlo di chi ha provocato la tua rabbia e di chi l'ha vista ed ha
pensato”bene, questa rabbia ci può tornare utile. Questa rabbia è la porta di
accesso al suo cervello, alla sua anima, al… ”
MARTA Basta così. Non sai nemmeno di cosa stai parlando. Non sono un pupazzo. Ho
ascoltato e studiato e visto realtà che nemmeno sapevo esistessero. Ho ragionato
con la mia testa, sempre. La rabbia è stato solo l'inizio. Solo l'inizio. Poi
sono arrivate consapevolezza e scelta.
EMMA E questa scelta, dove ti ha portata, eh?
Marta non risponde.
EMMA Dove sei arrivata, dopo?
MARTA Non ho mai ucciso nessuno, se è questo che vuoi sapere.
EMMA Bene.
MARTA Ma solo perché non me l'hanno mai chiesto.
EMMA E tu saresti la persona libera che ragiona con la sua testa? Non sarai un
pupazzo, ma ci somigli molto.
MARTA Ce li abbiamo tutti i fili da marionetta, sai? I miei fili li ho pensati e
scelti da me.
EMMA Pensi di meritare un applauso, per questo? Peccato, le mie mani hanno dei
problemi a farlo.
Silenzio.
EMMA Non hai ucciso. Quindi?
MARTA Quindi che?
EMMA Ormai mi devi dire tutto. Cosa hai fatto?
MARTA Ho nascosto… cose.
EMMA Qui?
MARTA Anche.
EMMA Grazie di esserti dimenticata che qui ci sono anch'io.
MARTA Era bene che tu non sapessi nulla.
EMMA Perché non ti fidavi di me o perché i cattivi che combatti potevano
torturarmi e farmi parlare?
MARTA Il tuo sarcasmo è fuori luogo.
EMMA No. Trasformare la nostra casa in un covo è stato fuori luogo. E non voglio
nemmeno sapere cosa hai nascosto. Anche se lo immagino.
MARTA Mi ripeto: non sai di cosa stai parlando.
EMMA È vero. Allora torniamo a parlare di quello che conosco bene. Cioé di me e
di te. Anzi, mi correggo. Parliamo di me e basta. Io non ti conosco più.
MARTA Non ti ho mai ingannata. Con te sono sempre stata io, se non ti ho detto
quello che ora sai è stato solo per proteggerti dal dolore.
EMMA Il fatto che tu non mi abbia detto nulla del tuo… hobby, è veramente il
minimo.
MARTA Perché?
EMMA Perché non mi hai mai parlato della tua disperazione. Perché non mi hai
permesso di aiutarti.
MARTA Eri… sei troppo fragile. Dovevo essere forte per starti vicina.
EMMA Io non ero e non sono fragile, Marta. Sono invalida. È molto diverso, sai?
MARTA Avevi comunque bisogno di aiuto più di me.
EMMA Che arroganti, voi normali che state su due zampe. Noi che stiamo su due
ruote, o che non vediamo più, o che non parliamo o non sentiamo o…
MARTA Dura molto?
EMMA Dura fino a quando non sarò stanca!
MARTA Allora continua.
EMMA Ebbene, mia cara, noi siamo invalidi nel corpo. E i nostri limiti e
problemi stanno sempre con noi, cosí evidenti e tangibili. Non possiamo mai
dimenticarli o nasconderli. Impariamo a conoscerli, a gestirli. Al punto tale
che, per noi, a volte sembra che i diversi, gli strani, siate voi. Ma voi…
”normali”… quante invalidità deturpanti vi portate dentro senza guardarle mai?
Quante volte avreste bisogno degli altri e non chiedete per orgoglio o
arroganza?
MARTA Così, secondo te, quando uscisti dall'ospedale e stavi lottando per
riprenderti, avrei dovuto scaricarti addosso quel che avevo dentro?
EMMA Sí. Neanche immagini quanto mi avresti aiutata. Potevi farmi sentire utile.
Invece sono stata per vent'anni il rottame da accudire e imboccare e consolare
come fossi una bambina scema!
MARTA Credevo ti piacesse fare la bambina!
EMMA Ed io credevo che tu fossi felice di accudirmi, ecco perché piagnucolavo e
facevo i capricci.
MARTA Mi sentivo solo in colpa e volevo risarcirti.
EMMA In colpa per cosa?
MARTA Perché io ero viva e sana e intorno a me macerie macerie macerie!
EMMA Rabbia. Senso di colpa. Non ti sei risparmiata niente.
MARTA Vent'anni di finzioni, dunque.
EMMA Forse solo vent'anni di paura.
MARTA Paura?
EMMA Paura. Del vuoto. Avevamo entrambe paura di quella voragine che si era
aperta improvvisamente sotto quella felicità che era la nostra famiglia.
MARTA Sí. Eravamo tutte e due lí…
EMMA Sull'orlo del precipizio.
MARTA A tenerci per mano. Come da bambine.
EMMA A guardare di sotto, ciascuna da sola.
MARTA E abbiamo visto cose diverse.
EMMA Io un passato da ricordare e ricordare.
MARTA Io un passato. E basta.
EMMA Quelle macerie… da ricostruire.
MARTA Polvere che si solleva e ti ferma il respiro.
EMMA Cose diverse, abbiamo visto.
MARTA Ma le mani erano unite.
EMMA Mani sorelle.
Silenzio.
MARTA Sorelle… Sorella, Emma mia. Io…
EMMA Devi andare via, vero?
MARTA Verranno a prendermi.
EMMA Quando?
MARTA Qualche giorno, qualche ora. O minuti, non lo so.
EMMA Puoi scappare. Altri lo hanno fatto.
MARTA No. Forse ho sbagliato e hai ragione tu. Forse invece era giusto così.
Voglio avere molti anni per pensarci.
EMMA Ed io?
MARTA Tu… tu… (piange, le mani sul viso)
EMMA Sola?
Marta non risponde.
EMMA Un altro precipizio da guardare.
MARTA Non so che fare per…
EMMA Per me? Non lasciarmi sola, ecco che puoi fare.
MARTA E come? Non potrò portarti con me. E forse per molto tempo non potrò
nemmeno vederti. Sai come vanno queste cose, no?
EMMA Mi lasceresti a guardare giù senza la tua mano stretta alla mia?
MARTA Come posso aiutarti, come, se non so come aiutare me stessa?
EMMA Potrei… potrei venir via anch'io.
MARTA Venir via? Che vuoi dire?
EMMA Dove sono mamma e papà ora?
MARTA (si tocca il petto) Qui. (tocca il petto di Emma) E qui.
EMMA E dove sarei io se non… se non fossi più?
MARTA Ma…
EMMA (tocca il petto di Marta) Qui. Per tutta la tua vita. Ad addolcire rimorsi
e rancori. A farti ragionare con il cuore e non solo con la testa.
MARTA Tu… tu vuoi morire?
EMMA Io non posso restare sola. E non perché sarebbe difficile farmi accudire.
In questi venti lunghi e brevissimi anni, ho vissuto aspettandoti ogni giorno.
Con te ho condiviso i silenzi e la musica. Con te ho giocato a fare la bambina.
Con te non importava cosa mangiavo e quanto dormivo. Quella voragine si era
chiusa e sopra vedevo te e me, bambine, in due sull'altalena in giardino.
Ricordi? In piedi, senza paura e poi… saltare giù! Aiutami, Marta, aiutami ad
andare via.
MARTA Cosa dici… come potrei io…
EMMA Da sola mi sarebbe difficile. Queste dita non hanno una gran presa. Dovrei
aprire la scatola, poi tirare fuori il… come si chiama? Blister, mi sembra. Poi
prendere le pastiglie e ingoiarle. Dovrei mandarle giù senz'acqua, oppure
prendere l'acqua dal rubinetto, ma i bicchieri li tieni in alto, non saprei
arrivarci. Non so fare quasi più nulla, come da piccola.
MARTA Dovrei ucciderti?
EMMA No no no… calma calma. Non è uccidere. È portarmi con te. E sono io a
chiederlo. Tu fai la brava sorellina e mi aiuti, tutto qui.
MARTA Non posso.
EMMA Sí che puoi. Solo per gli altri potevi farlo a richiesta?
MARTA È diverso. Molto diverso. Io ti voglio bene, Emma.
EMMA Dare la morte come atto d'amore è la prova d'amore più difficile. Non sei
una persona che si tira indietro, Marta.
Silenzio.Poi si sentono in lontananza delle sirene.
EMMA Sono già loro?
MARTA Non credo. Non so.
EMMA Tienimi stretta la mano. (Marta obbedisce)Dobbiamo fare in fretta. È come
saltare giù dall'altalena, come allora. Sei una donna coraggiosa. Giusto?
Marta si alza. Sembra un automa. Si volta per andare a prendere le pastiglie.
EMMA Grazie, sorellina. Vorrei anche… un valzer ancora. Puoi…?
Marta in silenzio va ad accendere il registratore. Poi esce di scena. Rientra
con il bicchiere d'acqua. Prende le pastiglie e poi si avvicina ad Emma. L'aiuta
a bere. E poi, mentre la musica va, muove la carrozzina con la sorella a tempo
di danza.
Buio.
FINE