IL VOLO DELL’ALBATROS

di

Angela Villa


 
Personaggi

Vera Una donna di quarant’anni.
Elvira Sua madre di circa sessant’anni
Nora La nipote di circa vent’anni.

 

Il soggiorno di una casa di un piccolo paese vicino al mare, dove la gente, spesso, sogna di andare. L’autunno sta per cominciare. Sul fondo, in evidenza, abiti femminili sullo stand. Sono appesi in modo caotico: nuovi, usati, alcuni macchiati, altri semplicemente sciupati  e sciarpe, cappelli, scarpe, borse. Completano la scena una poltrona, un tavolo da cucina, quattro sedie, un baule (o mobiletto).

    
Oggetti scenici:
    • tavola da stiro
    • ferro da stiro
    • grembiuli (3)
    • cerchio da ricamo
    • bacinella
    • contenitore
    • pomodori
    • tagliere
    • coltelli
    • ricetta
    • campanello
    • tovaglia
    • bottiglia d’acqua
    • bicchieri (3)
    • vaso di fiori


BUIO

ELVIRA (in scena al buio immobile sulla poltrona) Vera...Vera...Vera. Che stai facendo? Ascoltami Vera. Vera! Vera? Vera! (Silenzio, poi, dal buio, lentamente la luce prima occhio di bue su Elvira. Elvira è seduta, intenta a cucire)

VERA (Luce su Vera entrando, poi luce da interno) Eccomi, eccomi. Avanti, cosa vuoi mettere?

ELVIRA Prendimi l’abitino Chanel

VERA Chanel, ma sei sicura?

ELVIRA Prendimi l’abitino Chanel...

VERA Ma tu metti sempre vestiti, non starai scomoda con la giacca e la gonna?

ELVIRA Prendimi l’abitino Chanel...

VERA Non sei abituata, dopo cinque minuti ti farai venire i dubbi: è stretto, è largo e non sto bene e tu come mi vedi... Era meglio se mettevo il vestito...

ELVIRA Prendimi l’abitino Chanel, ti ho detto, e portalo a stirare, mi voglio mettere quello per il matrimonio di tua nipote e se cambio idea va bene lo stesso... me lo metti quando muoio... per il funerale.

VERA Ma ti sembra il momento di pensare al tuo funerale. Ecco qua, come vuoi tu. Ecco l’abitino Chanel, c’è ancora il cartellino. (torna verso il fondo e prende un altro abito) e se invece io mettessi questo vestitino, che dici? E sotto metto queste scarpe, va bene che dici?

ELVIRA Non so...

VERA Grazie del consiglio... Sono un po’ sgualciti, li stiro. (Va verso la quinta torna con l’asse e il ferro e mentre parla con la madre stira gli abiti con gesti frettolosi)

ELVIRA Il vestito è bello, le scarpe, non vanno bene. Troppo basse, ci vuole un po’di tacco... Hai messo l’anticalcare? Hai pulito bene il ferro sotto? Se no si macchiano i vestiti…

VERA (Si ferma, la guarda poi riprende a stirare)

ELVIRA Ce la farai a uscire di casa? Sono mesi che non lo fai... Secondo me non ce la farai...

VERA Grazie per la fiducia. Ce la farò

ELVIRA Ho qualche dubbio... Attenta alle pieghe, vai più piano... stai facendo una piega nell’angolo...
VERA Mi fai stirare in santa pace.

ELVIRA Hai tolto la polvere dai comodini?

VERA Sì ...

ELVIRA Allora perché vedo ancora gli aloni?

VERA E che tieni la vista a raggi laser? La vedi da qua la polvere sui comodini?

ELVIRA L’ho vista prima quando mi sono alzata e te lo dico ora, perché ora, mi è venuto in mente...Va bene così? Sono stata abbastanza precisa?

VERA Tu vedi gli aloni dappertutto, tu lo fai apposta per tormentarmi, (posa il ferro infastidita). Mi sei sempre dietro come una spia per vedere che sto facendo, come lo sto facendo e se lo sto facendo bene...

ELVIRA Io lo faccio per avere un po’ di compagnia...

VERA No, tu lo fai perché pensi che sai fare tutto tu.

ELVIRA Tu interpreti tutto a male (silenzio, la guarda indecisa, poi convinta) da che è successo il fatto...

VERA Quale fatto? (Riprende a stirare)

ELVIRA Ah, ah, stamattina stiamo di nuovo senza memoria… (Squillo del telefono). Rispondi…Vedi chi è.

VERA (risponde) Sì? …Un momento… (alla madre) È l’idraulico. Vuole sapere se può venire a riparare il tubo sotto al lavandino.

ELVIRA Quando?

VERA (all’idraulico) Quando? (Alla madre) Dice adesso...

ELVIRA Adesso? No, no, ora non è possibile, digli domani...

VERA (al telefono) No. Oggi no... Domani... Che volete da me... Oggi non vuole...Va bene. Sì, adesso glielo dico... (alla madre) primo, non capisce perché non vuoi...secondo, domani non può lui... (Mette la comunicazione in attesa)

ELVIRA Non è che non voglio, non posso… Devo finire di rammendare questo abito, cucire è un’opera d’arte... Non tutti lo possono fare.

VERA Non è vero tanta gente lo fa... Io pure cucio, sto cercando di rammendare la mia vita

ELVIRA Vita? E me la chiami vita questa? Io vivo, tu sopravvivi...

VERA (sbuffa, poi all’idraulico) Pronto? Siete ancora lì? Scusatemi, potete aspettare un momento, per piacere? (Alla madre) E già, perché tu vivi... Stai chiusa qua dentro da giorni e esci solo per gli eventi... Oppure per andare lì... ma che ci vai a fare?

ELVIRA Ah, adesso ti ricordi, ti è tornata la memoria, mi fai proprio ridere, parli di me... tu da che è successo il fatto mi sembri un fantasma, lo sai quante volte ti ho sorpreso a parlare da sola? (L’altra la guarda perplessa) parli da sola sì e non te ne accorgi oppure ti dimentichi le cose e ti comporti come se non fosse accaduto proprio niente...

VERA (all’idraulico) Come? Sì, scusate, siete molto gentile, adesso glielo chiedo di nuovo... (alla madre) Allora? che gli devo dire? Sta ancora aspettando al telefono...

ELVIRA Oggi, NO.

VERA Ma che ti importa? Quello ripara il lavandino e tu cuci... Sono giorni che scorre e adesso che ha un minuto di tempo gli diciamo di no, quello domani non viene... siamo rimaste solo noi in paese chi chiamiamo se a questo gli diciamo di no? Non so quante volte l’ho pregato in ginocchio di venire...

ELVIRA Appunto sono giorni che lo preghiamo e adesso io non sono disponibile. Va bene? E poi, io devo controllare come fa il lavoro... gli devo offrire il caffè e devo contattare il prezzo...

VERA (all’idraulico) Abbiate pazienza, scusateci, chiamate un altro giorno, (categorica) OGGI NO. OGGI NON PUO’. Va bene, arrivederci e scusate di nuovo. E grazie, grazie lo stesso.

ELVIRA È inutile che sottolinei la frase.
ELVIRA Ecco qua tutti questi vestiti che non vuoi mettere a posto...a chi stai aspettando? Per quanto tempo ancora dobbiamo lasciarli così?
VERA Non sono fatti tuoi...che fastidio ti danno? Lasciali là...
ELVIRA Prendono polvere
VERA Lasciali là...(con pazienza quasi con toni di una preghiera)
ELVIRA Si rovinano
VERA Lasciali là
ELVIRA Almeno regaliamo a qualcuno a nostra nipote che dici?
VERA Lasciali là...
ELVIRA Eh...prega per noi...ho capito e chi li tocca...

VERA Ecco vedi ho ragione io, tu vuoi tenere sempre tutto sotto controllo, che problema c’è, ci sono io...

ELVIRA Tu? A te ti prendono in giro tutti quanti, tu non esci più... Ma così non incontrerai mai nessuno...

VERA Eh... sai che dispiacere... io non ci penso proprio

ELVIRA Sbagli invece, un po’ d’amore ti farebbe bene. Sei ancora giovane, sei una bella donna. Ma forse non ci tieni… Ci tieni o no?

VERA Non lo so, ci sono problemi più seri...


Pausa

ELVIRA (con complicità) Vera...

VERA Che c’è?

ELVIRA Lo sai come si fa per sapere se sei innamorata di qualcuno oppure no?

VERA (con pazienza) Come si fa?

ELVIRA Chiudi gli occhi. Li hai chiusi?

VERA Sì…

ELVIRA Brava. Immaginalo seduto sul gabinetto, se ti fa schifo non sei innamorata... Se la trovi una cosa normale vuol dire che ti piace.

VERA Mamma, ma che dici... e poi secondo te, dopo quello che ho passato, posso pensare all’amore?

Silenzio

ELVIRA È vero. Non tocchiamo questo tasto. Sono mesi che non vai

VERA Lo so ( Appende gli abiti sullo stand nella parete in fondo. Poi va verso la quinta posa il ferro e l’asse)

ELVIRA Perché non vai? Ci devi andare. Avevi promesso che ci saresti andata…Vera? Mi hai sentito?

VERA (rientrando e continuando a sistemare gli abiti) Ti ho sentito, ti ho sentito...

ELVIRA Allora?

VERA Non ce la faccio. Sai quante volte ci ho provato? Arrivo fino alla porta di casa e poi torno indietro... Ma con la mente ci sono andata tante volte.

ELVIRA Ti devi fare coraggio e andare.

VERA Smettila di dire quello che devo fare.

ELVIRA Sei responsabile pure tu, non te lo scordare.

VERA Me lo dico ogni giorno, ma lei non c’è più e nessuno può farla ritornare. Adesso basta non ne voglio più parlare. (Elvira rimane a guardarla) Vado di là (Porta via la tavola da stiro)
ELVIRA Ecco brava, visto che vai di là lava i pomodori. Dobbiamo organizzarci per fare le conserve di pomodori... Si sta facendo tardi.

Questo dialogo avverrà a voce alta si parlano da un punto all’altro della casa...creando momenti di comicità alzando la voce per sentirsi meglio e punzecchiarsi a vicenda

VERA E per chi lo facciamo? Siamo rimaste solo io e te

ELVIRA La facciamo per tua nipote. Hai letto quello che ha scritto, no? Si sposano e vorrebbero farlo prima che nasca il bambino ...

VERA Stanno insieme da così poco tempo...

ELVIRA Da quasi un anno....

VERA Che memoria...

ELVIRA Io e tuo padre ci siamo sposati dopo solo un mese di fidanzamento...

VERA Erano altri tempi...

ELVIRA E tu dopo sei mesi...

VERA Che memoria...decisamente una memoria numerica...

ELVIRA E contro il mio parere...eri troppo giovane e stavi studiando, poi per carità...tuo marito è stato un buon padre...non capisco ancora perché vi siete separati...pensa che ancora me lo chiedo...

VERA Se n’è andato lui...non ci siamo separati...la tua memoria fa acqua...

ELVIRA Ma tu non lo hai mai cercato...

VERA Va bene ho capito stamattina devi esercitare l’arte del contradditorio...

ELVIRA E poi lavorare ti farà bene, così non pensi sempre alla stessa cosa.

(Vera rientra ed Elvira distoglie velocemente lo sguardo).

VERA (Rientrando con i pomodori insegue lo sguardo della madre e spostandosi verso di lei) Avanti dillo, che cosa stavi dicendo? Dillo e finiscila questa frase, la tieni sulle labbra da anni... Tanti anni zitta, a fare finta di niente, mentre mia figlia, subiva in silenzio. Stavi dicendo questo vero? Lo so quello che pensate tutti, non l’ho saputa aiutare, non l’ho saputa capire. È colpa mia se è morta, vero? È colpa mia?

ELVIRA Non gridare, ti sentono, smettila, non sto dicendo questo, noi madri ne facciamo di errori...

VERA Che potevo fare? Che cosa potevo fare? Lei stessa mi diceva che andava tutto bene, che dovevo fidarmi e mi sono fidata, che potevo fare?

ELVIRA Non ha più importanza adesso. Tu ti devi fare coraggio e devi andare figlia mia. Ti stai macerando in questi pensieri e stai diventando come una pera secca.

VERA Come fai, come fai a pensare a queste sciocchezze? Sento che mi sto abituando, non voglio abituarmi, non voglio rassegnarmi. Non mi sembra giusto ogni giorno che passa sento meno peso dentro.

ELVIRA È normale. Chi vive si dà pace. Io voglio che tu continui a vivere figlia mia. Sono passati tre anni. Io voglio che esci da questo stato di indolenza, di apatia, mi sembri un manichino, un abito vuoto, senza corpo hai capito? Peggio di quelli che stanno appesi là. Lei non c’è più nessuno può farla ritornare indietro. Devi andare in quel cazzo di cimitero. Così capirai che è morta veramente, nella tua mente è ancora viva se non vai, non uscirai mai da questa condizione.

VERA (Guarda la madre che la osserva in silenzio) E va bene, va bene ci vado, sei contenta?

ELVIRA Quando?

VERA Uno di questi giorni ci vado

ELVIRA Quando?

VERA Non lo so quando...

ELVIRA Allora non ci andrai mai. Invece è importante, devi andare.

VERA Ci andrò, un giorno...

ELVIRA Quando?

VERA Domani, domani vado, va bene?

ELVIRA Domani, a che ora?

VERA Ah, mamma per piacere smettila, sei un tarlo. (Bussano. Va ad aprire) Meno male bussano, salvata dal suono del campanello...

NORA (entrando) Avete finito di litigare? (Abbraccia le due donne)

ELVIRA Cara eccoti, finalmente. Oh fatti vedere ...sei uno splendore e adesso quanti mesi sono?

NORA Sei....Perché litigavate?

ELVIRA Non stiamo litigando, sto cercando di fare capire delle cose a tua zia... quando sei arrivata?

NORA Ieri sera (Si siedono tutte e tre al tavolo)

VERA Bentornata. Come stai. Sei stanca? Hai viaggiato tanto per venire fino a qua. Sei pronta?

NORA Certo e sono felicemente innamorata

ELVIRA Bene, è così che deve essere.

VERA E quando ce lo presenti?

NORA Arriva domani mattina, sai non ama molto le famiglie, è un tipo solitario. (mostra l’anello di fidanzamento alle due donne ) Non è meraviglioso?

VERA Sì è meraviglioso... ma a momenti ti sposi e non sappiamo nemmeno che faccia ha...

NORA Beh...ve l’ho detto è un tipo solitario...non ama le tribù facciamolo abituare un po’ alla volta, va bene?

VERA Lo voglia o no si deve abituare e poi se vi sposate diventerete anche voi una famiglia, no?

NORA Lo farà, ma

VERA Certo... Comincia a portarlo qua, poi noi un po’ alla volta, gli presenteremo le altre zie e le tue cugine, i cugini, i nipoti, i pronipoti, così ci vorranno un po’ di mesi...

NORA Lui dice che gli basto io. Che ha trovato tutto in me. È meraviglioso essere amate così, ti senti appagata, la persona più importante del mondo. È pieno di premure, di attenzioni, non faccio in tempo a esprimere un desiderio che, ecco... lui ci ha già pensato... È molto protettivo nei miei confronti. Vorrebbe che stessi a casa, guadagna bene, ha un’impresa, dice che è inutile che vado a lavorare anche io... e poi con il bambino sarà tutto più difficile...

ELVIRA Ah, e tu vuoi questo? Tante donne lavorano con i figli...non sei mica la prima...

NORA Non lo so, sono indecisa. Voglio farlo contento. Magari gli farò cambiare idea.

VERA Ancora lo devo conoscere un uomo che cambia idea.

NORA Vi chiedo solo un piacere...

ELVIRA Sì?

VERA Tutto quello che vuoi cara

NORA Preferirei che non parlassimo del fatto...

ELVIRA E non ti preoccupare qua non si parla proprio, figurati! E c’è qualcuno che a giorni alterni dimentica pure...

VERA Mamma, smettila... E perché non dobbiamo parlare?

NORA È rimasto molto scosso quando gliel’ho raccontato.

ELVIRA Non è una cosa che si cancella con un colpo di spugna...parlarne è necessario. (Ironica) È vero? Vera?

VERA Possiamo cambiare argomento per piacere?

NORA Si, scusa zia. Che state facendo? Vi posso dare una mano?

ELVIRA Si! come ai vecchi tempi! Prendi un grembiule stiamo pulendo i pomodori abbiamo deciso che facciamo la salsa.

VERA Abbiamo?

ELVIRA Ti piace la salsa di pomodori? Te lo ricordi quando venivi a mangiare qui e vi preparavo il sughetto fatto in casa. Non la smettevate più di ridere e chiacchierare... ne facciamo un po’: mezzo quintale, senza esagerare, così ti fai la scorta e quando sarai sposata farai felice tuo marito con la salsa fresca fatta in casa.

NORA Eravamo molto unite, poi io sono andata a studiare in città, ho trovato lavoro lì. Forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta qua... Ancora oggi se penso a quello che è accaduto mi sento in colpa, se fossi stata più vicino. Se avessimo avuto occasione di parlare... Oh zia scusa non volevo parlarne...

VERA Non preoccuparti. Sì, eravate molto unite. Poi ha conosciuto lui e sono cominciati i guai.

NORA Zia... (si avvicina l’abbraccia con affetto)

VERA È colpa mia, non l’ho saputa aiutare... non ho capito... Io volevo solo che fosse felice. È colpa mia. Vado a prendere i taglieri (esce)

ELVIRA (sospira, preoccupata, Nora sgombera il tavolo, toglie la tovaglia appoggiandola sulla sedia) Non troverà mai pace. Da un po’ di tempo poi, mi preoccupa, ci sono dei momenti in cui mi sembra persa in un altro mondo, è svanita, un attimo prima ricorda tutto, un attimo dopo si comporta come se nulla fosse accaduto. Ogni tanto mi dice: «Ma Luisa perché non è ancora tornata? È tardi. Lo sa che mi preoccupo quando fa tardi, non riesco ad addormentarmi...». Quando fa così. Mi vengono certi brividi lungo la schiena che non ti dico.

NORA E tu che rispondi?

ELVIRA Eh che devo dire... A volte non rispondo, altre volte le dico, non preoccuparti vedrai che fra poco arriva.

NORA E lei?

ELVIRA Mi guarda rassicurata, poi dopo un po’ si gira verso di me con odio. Mi fissa, con una faccia livida e mi dice: «Non tornerà più, lo sai anche tu. Perché ti ostini ad aspettarla?». Ma non parla a me, parla a se stessa. Ho paura che faccia qualche sciocchezza. Ho parlato con il medico, lui dice che è una forma di difesa, la mente per non soffrire crea come una specie di patina sui fatti dolorosi.

VERA (rientrando con una bacinella all’interno un contenitore con i coltelli, il tagliere e sul braccio i tre grembiuli) Scusatemi di cosa stavamo parlando?

ELVIRA Eh... Dei pomodori.

VERA Ah, sì, i pomodori. Allora mamma, mettiamoci d’accordo che metodo seguiamo per la salsa? Il tuo, il mio, o quello della zia Giuseppina? (Le donne si mettono in piedi intorno al tavolo, Vera aiuta la madre ad infilare il grembiule. Porge un grembiule anche alla nipote. Aiuta anche lei Poi infine infila il suo con gesti misurati e lenti)

ELVIRA Quello della zia Giuseppina, così non litighiamo.

VERA Allora dai, racconta, come l’hai conosciuto, questo principe azzurro...

NORA Ah sì, sono una donna molto fortunata. Ancora oggi non riesco a credere che alla mia età, abbia conosciuto una persona così speciale, libero per di più. Sapessi quante amiche escono con uomini sposati, separati. Ma lui sembrava che fosse lì ad aspettare me.

VERA Che storia meravigliosa. Sembra uscita da un libro di fiabe. Lui era lì che aspettava lei... e dove ti aspettava?

ELVIRA Smettila.

VERA Perché, che ho detto? È una storia meravigliosa.

ELVIRA Stai facendo del sarcasmo, si sente dal tono.

VERA Ah, adesso fai anche l’interpretazione dei toni? Brava.

ELVIRA Puoi evitare di rovinare il pomeriggio a nostra nipote?

NORA Non preoccuparti nonna, lo capisco, dopo quello che è accaduto. È normale.

VERA Perché che cosa è successo? Io sono sempre l’ultima a sapere le cose. È successo qualcosa che non so? Che cosa è accaduto?

NORA (guardando ELVIRA) Niente.

VERA Vi ho visto, smettetela di guardarmi come se fossi una povera pazza.

ELVIRA (a VERA) Cara potresti portarmi quell’altro grembiule questo mi dà fastidio sul collo, sai, la cervicale... (Vera esce. Elvira si rivolge a Nora) Hai visto? Che ti dicevo? Fa così... improvvisamente si comporta come se nulla fosse accaduto. Oppure diventa, stranamente aggressiva. Ha tanta rabbia accumulata dentro che secondo me, esploderà tutta assieme, all’improvviso. Sono preoccupata, sono molto preoccupata

NORA Dovrebbe vedere un medico.

ELVIRA Gliel’ho detto tante volte, ma non mi ascolta.

VERA (rientrando) Ecco qua il grembiule anti cervicale...

ELVIRA Dunque, vediamo un po’... La ricetta di zia Giuseppina, dove l’ho messa, dove l’ho messa... L’hanno scorso non abbiamo fatto questa ricetta... quindi chissà dove l’ho conservata e chi si ricorda...

VERA Nel baule... L’hanno scorso abbiamo fatto la tua ricetta... L’hai conservata nel baule.

ELVIRA Ah, quando vuoi, hai una memoria straordinaria. (Va verso il baule, prende la ricetta, legge) Quando vuoi. Lavare accuratamente i pomodori, e questo l’abbiamo già fatto. L’hai già fatto vero? Sei stata precisa?

VERA Già fatto, signorsì

ELVIRA Spaccare i pomodori e controllare che non ci siano parti bianche o muffa, del marcio, insomma...

VERA (comincia a lavorare, alternerà momenti di lavoro e di pausa, seguendo i suoi pensieri ad alta voce. Le altre lavoreranno accanto a lei in silenzio fino a rimanere immobili come in fermo immagine, parte la voce registrata, il piazzato lascia il posto allo speciale su Vera) ...Marcio, è una parola che mi fa paura. Da che è successo il fatto, spesso mi torna in mente. Il marcio ci ha ricoperti tutti quanti in questa famiglia e a lei se l’è portata via. Bisognerebbe imparare a vivere dall’albatro urlatore, lui vola sempre, non si ferma mai a terra, dorme persino in volo. Non va in cerca di altro... Del marcio. Lui sa bene che la terra non fa per lui, se scende zoppica, inciampa. Preferisce rimanere in volo. Lei, li amava questi uccelli. Si svegliava all’alba per vederli volare. Diceva che nel silenzio dell’alba si poteva sentire il rumore del battito delle ali. Secondo me, solo lei riusciva a sentirlo. «Mamma, vieni a sentire il volo dell’alba, senti il battito delle ali? Lo senti mamma?» Io mi mettevo d’impegno, ma non sentivo niente. Certe cose le senti, perché te le porti dentro... Lei era diversa da tutti quanti noi, è vero? Aveva qualcosa di speciale. «Lo sai mamma, che Albatros vuol dire tuffarsi? Vieni mamma, vieni a vederli anche tu, vieni...» e mi chiamava con quella sua voce così limpida... le braccia aperte come delle piccole ali. Spesso era lei che mi abbracciava era lei che mi consolava, io no, non lo sapevo fare. E anche dopo, non l’ho saputo fare. Ci sono delle madri che arrivano impreparate al dolore. Le madri devono essere più coraggiose dei figli. Io invece ero piena di paure. Si era tuffata in quella storia con le  ali spiegate, con tutta la sua generosità, con tutta la sua forza. Come gli uccelli che amava. Ma una volta scesa a terra non ha saputo più tornare in volo. Lui era come quel marinaio del racconto del nonno. Quello che uccise l’albatros senza nessun motivo. Ma forse un motivo c’era. Lui, non capiva la sua bellezza e non se la meritava neppure. Forse, ne aveva paura. (...) Doveva restare in volo quella figlia mia, a terra non ci doveva mettere piede. (...)
(La luce torna sul piazzato, le donne riprendono a lavorare)
No muffa non ce n’è. E nemmeno del marcio. Sono buoni questi pomodori.

ELVIRA (cercando di sdrammatizzare) Meglio così. Andiamo avanti se no si fa tardi. (Passeranno alcuni secondi in silenzio le donne lavorano scambiandosi ogni tanto qualche sguardo, qualche sorriso, deve emergere complicità fra loro)

NORA (rompendo il silenzio all’improvviso, ad alta voce) Ma non volete sapere come l’ho conosciuto?

ELVIRA È vero... come l’hai conosciuto?

VERA Racconta, dai... (Interrompono il lavoro)

NORA Per strada...

VERA Per strada?

NORA Eh, per strada, per strada...

VERA Ma ti ha fermato così, per strada? Magari per importunarti, me lo immagino...

ELVIRA Vedi pensi sempre a male? Lasciala finire no?

NORA Avevo bucato, una paura che non vi dico, da sola in mezzo a una strada di periferia, non passava nessuno, era in bicicletta, mi ha vista in difficoltà e mi ha aiutata. Veramente ha fatto tutto lui, dovevate vederlo una velocità ma soprattutto una tranquillità, papà bestemmiava sempre, pace all’anima sua, quando accadeva qualcosa alla macchina... Lui, invece, niente un signore, paziente, tranquillo. Sono rimasta incantata. Sono stati mesi meravigliosi...e poi quando ha saputo del bambino non ha esitato nemmeno un momento...avrebbe anche potuto dire che non era pronto, no?

ELVIRA E perché? Un uomo dovrebbe sempre essere felice di diventare padre...

NORA Certo ma c’è la carriera e poi non l’avevamo programmato...lui è un uomo così preciso, meticoloso...

ELVIRA Figlia mia le cose più belle sono quelle che arrivano all’improvviso...

VERA Insomma hai incontrato l’uomo ideale, avrà un difetto questo principe azzurro, qualcosa che non ti convince ci sarà... (si alza)

NORA Per il momento niente e sono felice così. (Si alza e si avvicina alla zia, le accarezza le mani) Non rovinarmi la festa zia, non vuoi che io sia felice?

ELVIRA Ma che dici? Certo che lo vuole, vero che lo vuoi? ... (silenzio) Vera? Vera?

VERA Sono felice per te cara, solo che... dopo quello che è accaduto... ho sempre paura.

ELVIRA Fifona...

VERA Oh mamma smettila! Devi sempre punzecchiarmi.

ELVIRA Lo faccio perché vorrei che affrontassi la realtà

VERA La conosco bene la realtà, non preoccuparti.

NORA (squilla il cellulare) Sì caro. Tutto bene. Sì sono qui dalla nonna. Ah... Ma possiamo andarci dopo... No, non è che non voglio accontentarti, figurati...sono appena arrivata. Ma no, che vai a pensare, sai benissimo che ci tengo... ma sì, certo, te l’ho detto anche stamattina. Sì, va bene come vuoi tu, se non hai tempo dopo, andiamo ora. Va bene, ah sei già in macchina? Allora scendo subito. (Chiude la comunicazione) Scusate. Devo andare

ELVIRA Come? Così presto?

VERA Ma scusa, non potevi dirgli di no? Sei appena arrivata e non ti vediamo da mesi...

NORA Lo so, ma...Vuole che vada con lui subito, ha visto un bel quadro e vuole decidere con me per l’acquisto. Scusate... devo proprio andare... è molto puntuale, non ama i ritardatari e voi lo sapete che io e l’orologio non andiamo d’accordo… Ecco zia, un difetto ce l’ha anche lui, è troppo preciso... (fa per andare, poi torna) Se volete posso tornare domani con lui, così vi conoscerete, prima del matrimonio, no?

VERA Ma, non so se... Abbiamo ancora tante cose da fare

ELVIRA Che cosa? Non abbiamo nulla da fare

VERA Devo portare i vestiti alla lavanderia

ELVIRA E ci vogliono cinque minuti

VERA Deve venire l’idraulico

ELVIRA E ci vuole mezz’ora...

VERA E poi è tanto tempo che non cuciniamo per degli ospiti...

ELVIRA Cara, portalo pure, vi aspettiamo.

NORA Grazie, vedrete, vi piacerà.

ELVIRA Ti accompagno (Escono)

Nora abbraccia ed esce. La luce si dissolve lentamente, Vera va verso il fondo, rimane di spalle. Reciterà le prime battute del monologo successivo al buio. Poi lentamente si girerà verso il pubblico in un crescendo di luce.

VERA Mi hanno chiamata per il riconoscimento. Sì, qualche volta veniva a casa con la faccia gonfia. Sì, un giorno siamo intervenuti anche noi per cercare di mettere un po’ di pace. Sì, era una donna infelice.

Si gira verso il pubblico, ricorda. Durante il monologo aprirà il baule, prenderà altri abiti, che sistemerà sul fondo insieme a tutti gli altri

Tu non mi hai mai ascoltata. Quando eri piccola portavi da mangiare ai cani randagi quelli che nessuno voleva, pure a quelli aggressivi. Sì, pure a loro. Non avevi paura di niente. - Stai attenta quello ti morde. Ti gridavo dietro, ma tu niente correvi avanti con quell’idea nella testa che dovevi cambiare il mondo. - Ci sono pure loro mamma, se non lo faccio io, chi glielo dà il mangiare? Nessuno. Poi l’hai trovato veramente il cane randagio nella vita tua. Quella sera nessuno ti ha aiutato. Gridavi, e nessuno ti ha aperto. - E smettetela una buona volta - Basta vogliamo dormire. Poi le urla sono finite e tutti sono andati a letto tranquilli, nelle loro belle famiglie felici. Non ci dovevi tornare in quella casa, testarda, sei una donna testarda. Sul giornale hanno scritto che eri una donna generosa, una donna buona. Ma quale bontà, la bontà non c’entra. Quella è presunzione, la presunzione di fare tutto da sola. Di non chiedere mai aiuto, a nessuno. Prende un abito lo stringe al petto Perdonami non ti ho mai capita e pure adesso, vedi? Non ti riesco a capire. Tu volevi cambiare il mondo e volevi cambiare anche lui, è vero? E ci sei ritornata, in quella casa con le pareti di cartapesta. - Lui mi vuole vedere, mamma, possiamo ricominciare, vedrai adesso andrà meglio. Può imparare ad essere migliore mamma, così mi diceva. Non posso abbandonarlo. Non è più come prima. È cambiato. Io, a quella cosa, che le persone cambiano nella vita, non ci ho mai creduto. No, non lo voglio sapere che fine ha fatto, se l’avete preso, se sarà condannato. E non lo voglio nemmeno perdonare, non esiste più per me. Hanno protestato in tante, grazie quanta solidarietà, grazie, quanta attenzione, ma è troppo tardi, adesso, è tardi. Nessuno l’ha aiutata a questa figlia mia. E io per prima, l’ho lasciata sola. Rimane in piedi al centro della scena, come in trance, smarrita E io per prima l’ho lasciata sola (siede)

ELVIRA (rientrando, con un carrello pieno di cibi la guarda, scuote la testa. Le toglie l’abito dalle mani, lo posa insieme agli altri) Basta. Non puoi andare avanti così, devi reagire, tra poco arrivano, avanti dammi una mano. (Va e viene dalla quinta. Comincia ad apparecchiare la tavola, posa i cibi sul tavolo)

VERA Non ce la faccio, non so fare più niente.

ELVIRA Ce la fai. Basta, non posso vederti così. Adesso basta. Hai capito? Dammi una mano. Non posso fare tutto da sola.

VERA Avevo sognato una vita diversa. Invece i sogni sono rimasti nella testa e i giorni stanno passando senza motivo.

ELVIRA I guai mica chiedono il permesso e poi arrivano. I guai arrivano e basta. Alzati. Dammi una mano (Bussano) Ecco, hai visto? Sono già qua. Vai ad aprire.

NORA (Entrando. È visibilmente preoccupata, ma cerca di non farlo vedere) Eccomi. Ah che meraviglia, quante cose buone avete preparato. Sembra di essere ai vecchi tempi.

ELVIRA Eh ci siamo sbizzarrite, avevamo voglia di fargli assaggiare tutte le nostre specialità... Ma... lui... dov’è?

NORA Ah, sì, lui, dovete scusarlo... ma non è riuscito a venire... sì, una riunione, urgente, d’affari... Sapete... dirigere un’industria, non è facile...

ELVIRA Scommetto che avete litigato... succede a tutte le coppie prima del matrimonio. Mi ricordo che io e tuo nonno... No, ma forse non era prima del matrimonio, forse è stato dopo... Non ricordo bene...

VERA Poi dici che la smemorata sono io. Cara telefonagli, se vuoi possiamo aspettarlo.

NORA No.... no. Meglio di no, quand’è così io cerco sempre di non disturbarlo. Ve l’ho detto, è un uomo preciso.

VERA Sì, ce l’hai detto. Va bene anche se lui non c’è, si festeggia lo stesso.

NORA Oh, nonna che meraviglia, hai fatto la torta di mele. La mia preferita...

VERA Lo so cara per questo l’ho fatta ....(divagando) io quando ero in attesa non potevo fare a meno della torta di mele...figuratevi che il nonno una volta è dovuto andare a comprarla perché io non me la sentivo di farla...ero sempre stanca...ha girato tutta la città...perché poi non è un dolce di pasticceria è un dolce che si fa in casa...

NORA E qui c’è il timballo. Grazie, sono felice. Vi adoro. Siete la mia famiglia.

ELVIRA Sì cara, siamo la tua famiglia, ma... c’è qualcosa che non va? Ti vedo preoccupata.

NORA No, niente... il matrimonio e poi devo fare tutto da sola

VERA Cara ma se hai bisogno di una mano, ci siamo noi, non preoccuparti

NORA No... No... Lui non vuole

VERA Che significa non vuole...? L’hai detto ora, noi siamo la tua famiglia... Non può tenerci
fuori...

NORA Ma che dici, non è come pensi, lui dice che quando saremo in Romania...

ELVIRA In Romania? Ma perché?

NORA Sì, scusate, volevo dirvelo con calma, probabilmente, anzi, quasi sicuramente dopo il matrimonio ci trasferiremo lì... Per il suo lavoro è meglio. Trasferisce la fabbrica tanti fanno così...

VERA E tu sei d’accordo?

NORA Ma non so. E comunque io voglio dimostrargli che sono una donna in gamba però, lui è così preciso ho paura di sbagliare.... Di fare qualcosa che poi possa fargli dispiacere. Sapete, è una persona molto importante, non vorrei fare brutte figure. Ma andrà tutto bene, sono sicura, andrà tutto bene. Non posso deluderlo. Gliel’ho promesso.

VERA Non lo deluderai, sei una persona meravigliosa. È stato fortunato ad incontrarti. Vado a prendere lo spumante, cominciamo a brindare fra noi... Poi con lui si vedrà... (esce)

ELVIRA Andrà tutto bene cara non preoccuparti, sei sempre stata bravissima in queste cose.

NORA Nonna....

ELVIRA Sì?

NORA Sei mai andata a trovarlo?

ELVIRA Certo che no, che domande, perché avrei dovuto.

NORA Era solo una curiosità. Voglio dire, ha chiesto di voi? Sì è pentito? Forse è stato un gesto impulsivo, forse non voleva, chissà che sofferenza anche per lui. Gli uomini a volte non riescono a controllare la loro energia. Forse è una questione di energia, di passionalità.

ELVIRA È una questione di violenza e basta. Non parlare così davanti a tua zia. Queste cose non le vuole neanche sentire. Anzi secondo lei gli hanno dato pure poco... Una volta ha scritto, ma non so cosa, Vera ha strappato la lettera.

VERA Eccomi. Brindiamo! (Stappa lo spumante) A noi. Al nostro amore e al tuo, Nora. Mettiamo un po’ di musica, balliamo! Vi ricordate il nonno come ballava bene? Vieni Nora, balla con me la sposa deve fare un giro di ballo (musica)

NORA No, no, io non so ballare... No. Non posso. Sono troppo goffa...

VERA Non preoccuparti vieni è facilissimo, Un due tre, un due tre, avanti Nora, vieni... (Nora e Vera ballano, la madre prende una scopa fa un inchino e balla da sola, ridono. Nora involontariamente fa cadere la bottiglia dello spumante a terra)

VERA (ride) Oh l’euforia del ballo...

NORA Ecco lo sapevo, perdonatemi sono la solita stupida, avete visto? Non ne faccio una buona, lui me lo dice spesso...

VERA Per così poco? Non è successo nulla.

VERA Pulisco subito, ci penso io, pulisco io...

VERA Nora, non è successo niente, non c’è bisogno che ti agiti così...

NORA Ma sì invece ha ragione lui... Ecco perché sono così preoccupata...

ELVIRA Non importa. Vieni Nora, porta fortuna (Elvira raccoglie qualche goccia di spumante da terra e bagna i lobi delle orecchie della nipote)

NORA Grazie, ne ho bisogno. Quando si comincia una vita in due è sempre difficile.

VERA È vero, bisognerebbe prima fare una prova di matrimonio. Dai beviamo ancora un po’. A loro. Non agli uomini. Alle ali spezzate.

(Seggono. Poi dopo qualche secondo di silenzio. Vera si alza e va verso il fondo prende un abito avvolto in una velina rossa)

VERA Ah, dimenticavo... Nora, qui c’è una sorpresa per te.

NORA Per me? Grazie ma che cos’è?

VERA Apri... (la ragazza toglie la carta velina) L’ho fatto per te... è la stoffa che avevo comprato per lei...non sono riuscita a finirlo... e adesso mi sono decisa...a completarlo...per te...Certo quando ho saputo che eri in attesa ho dovuto fare alcune modifiche ma vedi? C’è una bella fascia, così potrai usarlo anche dopo....

ELVIRA Finalmente...abbiamo fatto un passo avanti...si è decisa a fare qualcosa...

VERA (senza cogliere l’ironia della madre, a Nora) Se vuoi, se ti fa piacere...

NORA Certo che mi fa piacere. Grazie. Lo metterò sicuramente.

VERA Provalo.

NORA Ora?

VERA Ma sì, così vediamo subito come ti sta...

NORA Allora vado di là...

VERA Di là? E perché? Ti puoi cambiare anche qua.

NORA Ma no.

VERA Perché no? Ti vergogni di noi? Ti abbiamo visto crescere...

NORA Certo che no, che dici....

VERA E allora?

NORA Non me la sento.

VERA E perché?

NORA Preferisco farlo da sola.

VERA Ma perché?

ELVIRA Vera basta, non insistere ti ha detto no.

VERA L’ho sentita anche io, ma voglio sapere perché...

NORA Non me la sento.

VERA Che significa non me la sento?

NORA Significa che non ne ho voglia, va bene?

VERA Nora, togliti il vestito

NORA Non posso

VERA Toglitelo.

NORA Lasciami in pace perché mi tormenti? Ti ho detto che non posso.
VERA Ah, non puoi... e perché non puoi? Che cosa ci stai nascondendo, Nora? (Si avvicina l’afferra per un braccio)

ELVIRA Vera smettila, ma che ti prende? Basta lasciala stare.

VERA Lo so io che cosa mi prende, Nora togliti questo cazzo di vestito hai capito? Perché non puoi, perché?

NORA Lasciami mi fai male...

ELVIRA Vera. Ma che fai? Che fai? Basta, smettila, Vera.

VERA Non preoccuparti voglio solo conoscere la verità. (Le sfila il vestito. Il corpo di Nora è coperto di lividi) E questi?

(Silenzio)

ELVIRA Nora... ma... che succede...

NORA Sono caduta

VERA Sei caduta...

NORA (prende il vestito, si riveste in silenzio) Hai rotto i bottoni... (siede sulla poltrona. La nonna, l’abbraccia siede accanto a lei. Vera resta in piedi)

VERA È stato lui?

NORA Sono inciampata, te l’ho detto

VERA Nora, è stato lui?

NORA E va bene è stato lui, sei contenta? ...Ma non voleva.

VERA “Non volevo” dicono tutti così

NORA Forse, me lo meritavo.

VERA Te lo meritavi? Nora, abbiamo pagato abbastanza, non ti pare?

(Silenzio)

VERA Nora? Rispondimi

NORA Che vuoi?

VERA Altro che matrimonio. Lo devi lasciare.

NORA (si alza si gira di spalle) Che dici? Sei pazza? Io lo amo. Non posso lasciarlo. Rimarrei sola. Ho bisogno di avere qualcuno vicino...

VERA Ci siamo sempre noi...Non è che si rimane insieme per la paura della solitudine...l’amore mica è una borsa d’acqua calda...

ELVIRA Vera stai esagerando non voleva dire questo...Lasciala parlare...

NORA Te l’ho detto è colpa mia, non so cosa mi prende...a volte divento isterica, lui perde la pazienza, ha un sacco di preoccupazioni la ditta gli operai... e io forse sono troppo egoista, poi non vi dico, combino solo guai... L’altro giorno ho smarrito le chiavi di casa. La settimana scorsa ho dimenticato di comprare il latte. Lui la mattina ama fare la colazione completa. E io dimentico sempre qualcosa. Devo cambiare. Lui è un uomo fragile. Ha paura. Io lo so, la paura lo rende diverso. Ma ci sono dei momenti in cui è meraviglioso. Non posso, non voglio lasciarlo. Rimarrei sola. A volte sbaglio anche io. Devo cambiare.

Le voci del monologo di prima riprendono come un tarlo nella testa di Vera

VERA (si avvicina, le parla con dolcezza) Nora, girati, guardami in faccia, non c’è nulla di sbagliato in te. Lui, è sbagliato. Nora non ti ama. Non è amore. Lo devi lasciare e subito. Non puoi andare in Romania con un uomo simile. Lontano da casa, chi ti aiuterà se hai bisogno di qualcuno, chi lo farà?

NORA Non posso, tu non capisci. Che ne sai tu dell’amore.

VERA Se non vuoi lasciarlo, resta almeno qua con noi

NORA Lasciami, ma che cosa hai capito, ti ho detto lui non c’entra, abbiamo litigato.

VERA Nora, lo dico per il tuo bene, voglio aiutarti. Questi segni parlano chiaro.

NORA Basta, smettila, non voglio ascoltarti (si allontana, resta in un angolo della scena)

VERA Nora... ascoltami. Devi accettare la realtà. Non è una favola e lui non è il principe azzurro.

NORA No, non voglio ascoltarti. Ho detto, basta, smettila, lasciami in pace. Che cosa vuoi da me? Adesso pensi di riscattarti? Quello che non hai fatto con lei vuoi farlo con me. Ti pesa la coscienza? Non puoi servirti di me per darti un’altra possibilità, dovevi pensarci prima... Forse lei sarebbe ancora qua. Dovevi proteggerla.

ELVIRA Nora ora stai esagerando tu...insomma che vi prende? Finitela tutte e due...

NORA Io non ho bisogno di aiuto. È successo solo qualche volta.

VERA Qualche volta

NORA Sì, qualche volta

VERA Quante volte?

NORA Non ricordo...

VERA Quante volte? Una, due, tre? Una volta al giorno, una volta alla settimana, così giusto per far sentire il suo potere... Che c’è di male in fondo... Magari dopo si fa l’amore meglio di prima no? O forse ti piace essere picchiata? Rispondi, forse ti piace? sei una di quelle che vogliono essere picchiate? Rispondi Nora.

NORA Sei pazza, che dici...

VERA E allora rispondimi, quante volte?

NORA Non lo so, non mi ricordo...

VERA Nora io voglio aiutarti

NORA Non ho bisogno di te. Non ti permetterò di rovinarmi la vita. E poi lui è un uomo colto raffinato. È un uomo solo. Ha sofferto molto nella sua vita. È cresciuto in mezzo a una strada. Ne è ha passate tante. Ha conosciuto la sofferenza vera e la miseria. Si è fatto da solo. È vero, non lo nego, ci sono dei momenti in cui sembra un’altra persona. Forse per tutto quello che ha passato. Chi sei tu per giudicare? Non lo conosci neanche. Invece l’altro te lo ricordi o no? Io non so come ha fatto Lisa ad innamorarsi di lui. Era volgare nei modi, nei gesti...La verità zia, la sai qual è? Ti dovevi imporre, dovevi dire di no. Non hai saputo fare la madre, sei stata troppo superficiale. Ma forse volevi stare da sola Avevi voglia di goderti un po’ la vita... No? È difficile crescere da sola una figlia... Non deve essere stata una passeggiata per te la vita, vero zia? All’epoca uscivi con uno mi sembra... E ti sei dimenticata di tua figlia.

VERA (si avvicina le dà uno schiaffo) Non ti permetto di parlare così della vita mia.

NORA Ecco. Vedi? Basta poco per diventare violenti.

ELVIRA Smettetela, basta, ma che vi piglia?

NORA Non è la stessa storia, zia. Non confonderti. Non è la stessa storia. E adesso lasciami andare.

VERA La violenza è sempre uguale anche se si mette l’abito bello, Nora. E questi segni parlano chiaro.

ELVIRA Nora ascoltaci sei ancora in tempo. Possiamo parlare noi con lui.

NORA Ma chi, voi? Ma vi siete viste in faccia? Due povere disperate. Vivete di fantasmi. Mi ama. Avete capito? Sì forse avete ragione voi, in un modo sbagliato ma solo io posso cambiarlo...

ELVIRA Non credo che tu possa aiutarlo. Devi lasciarlo e denunciarlo.

NORA Ma che dici sei pazza? Denunciarlo? Sarebbe uno scandalo è un uomo importante. Nessuno mi crederebbe. Forse è solo un brutto periodo, andrà tutto a posto, senza bisogno di mettere in mezzo la polizia e chi sa chi altro, i giornalisti poi non ne parliamo, già lo perseguitano per quei licenziamenti, figuratevi, se mi metto anche io in mezzo. No, no me la sento di denunciarlo. Quando saremo sposati sarà tutto diverso. Vedrete, ce la farò.

VERA Sposati? Quello ti mena e tu parli di matrimonio? Il matrimonio, ma quale matrimonio. Io non ci vengo al tuo matrimonio, non posso venire, lo capisci? (Alla madre) E tu, se vuoi, vacci da sola.

(Silenzio, Vera comincia lentamente a riordinare. La madre si avvicina alla ragazza le toglie l’abito strappato, va verso il fondo, le porge uno scialle, prende il vestito della ragazza e siede in un angolo per rammendare i bottoni. Nora siede accanto alla nonna)

ELVIRA Vieni, siediti qua, vicino a me. Non preoccuparti. Tornerà come nuovo. Cucire è un’opera d’arte. Si può provare a rammendare pure le vite sai... Però bisogna avere il coraggio di provarci, la verità sulla tua vita, la devi saper vedere, Nora. Quello che dico sempre a lei. Ma non mi ascolta.

(Silenzio)

NORA E va bene. Ho paura, cosa credete? Ma non posso uscire da questa storia, non così...

VERA Che vuoi dire?

NORA Non saprei dove andare, gli ho dato tutto, la casa, i miei risparmi, la ditta era in crisi e io l’ho aiutato... e stamattina ho consegnato la lettera di licenziamento

VERA Che cosa hai fatto?

NORA Gli ho dato tutto. Aveva bisogno di soldi la ditta era in crisi...

VERA Oddio non ci posso credere... ti sei rovinata con le tue mani...

ELVIRA Puoi sempre tornare da noi...

NORA Ma non capite? Sarebbe un fallimento. Non lo faceva più da tanto tempo, poi l’altra sera...

VERA Cosa è successo?

NORA Abbiamo litigato, c’era un tipo che mi ha telefonato, un mio collega d’ufficio voleva solo chiedermi un cambio di turno a lui non è piaciuta la nostra conversazione... Ma sì forse ho fatto così per farlo ingelosire, che stupida, non l’avessi mai fatto. Mi ha picchiata, non la finiva più, poi qualcuno ha bussato alla porta, lui è andato ad aprire, li ha tranquillizzati e sono andati via, quando vuole è molto rassicurante. È tornato in camera da me, mi ha medicato, poi si è inginocchiato e ha pianto mi ha chiesto di perdonarlo, mi ha fatto giurare che avrei lasciato il lavoro. Io non lo so se lo amo veramente. Forse ho paura di lasciarlo, forse ho paura di fallire. E poi... è un uomo fragile, ma anche molto deciso, non mi lascerà mai libera...Non posso lasciarlo. Dice... che... si ucciderà

ELVIRA Dicono sempre così ma poi non lo fanno

NORA Non so che fare... Devo lasciarlo? Ma sono sicura mi cercherà... Non mi lascerà mai.

VERA Ti lascerà, non preoccuparti, sarà lui a lasciarti... (Bussano)

NORA (spaventata) È lui.

VERA Fallo salire.

NORA Non voglio che mi veda così

VERA Vai di là. Vai con lei, mamma. Andate.

(Bussano)

VERA (dietro le quinte) Prego si accomodi, lei deve essere Renato…Vero? Nora ci ha parlato tanto di lei, che uomo meraviglioso è.... Non mi dica che va di fretta... Possibile? Non ha cinque minuti di tempo per noi. Ma come, non si ferma neanche per un caffè... Desideravamo tanto conoscerla meglio. Va bene se proprio non può. Aspetti qui allora. Vado a chiamare Nora...

 Torna in scena. Esce in cucina, rientra con un coltello accende la radio mette il volume al massimo e va dietro le quinte, dove immaginiamo ci sia l’uomo che aspetta, tutta la scena successiva si svolgerà dietro le quinte. Che cosa è accaduto dietro le quinte? Ognuno potrà immaginare il suo finale.

ELVIRA (Elvira rientra) Vera... Vera...Vera. che stai facendo? Ascoltami Vera. Vera? Vera! (Elvira rientra e va ad abbassare la musica, Vera, entra lentamente in scena. La attraversa tutta in silenzio. Elvira la guarda cercando di capire)… Vera... Che cosa hai fatto? Lui... lui dov’è?

VERA È partito per un lungo viaggio. Non tornerà più. E anche lei non tornerà più. È inutile aspettare, mamma. Si deve dire no subito, altrimenti diventano sempre più violenti (durante le battute iniziano a togliere tutti gli abiti di Lisa dallo stand ed a piegarli per porli nel baule)

La Musica si alza e le donne pongono gli abiti nel Baule che è sempre rimasto in scena. La musica lentamente sfuma le donne rimangono immobili, illuminate da un tagliante cuneo di luce, come in un quadro del Caravaggio. Mentre la luce si abbassa si inizia a sentire una voce fuori campo che legge una lettera ad una donna che subisce violenza.

Fine