Wilde/De Sade
Il processo, lo scandalo

di

Riccardo Bàrbera


PERSONAGGI
Processo a Wilde:
• Alfred Wood - Ricettatore, ricattatore, truffatore, gestisce una barberia che altro non è se non la copertura di un bordello. E’ un mascalzone “all’antica”, sporco e cattivo, che non capisce e non approva l’estetismo dandy.
• Lisa - Ex prostituta. Ora se la cava lavoricchiando qua e là. E’ la vera voce del popolo. Odia i dandy perché la danneggiano nel suo lavoro.
• John - Vivacchia di mille mestieri, ma con lo spiritaccio e l’arguzia del popolano. Conosce tutti, imita tutti, sa tutto.
• Carson – Avvocato. Ex compagno di studi di Wilde. E’, all’opposto di Wilde, riservato, timido, ma di un’acutezza di pensiero implacabile.
• Taylor – Lenone, dandy e omosessuale. Ci tiene moltissimo a essere “a la page”, si veste in maniera eccessiva, si muove e parla in maniera affettata ma scorretta. E’ inesorabilmente un cialtrone.
• Daniel – Cameriere di Wilde
• Lady Constance – Una vera lady d’altri tempi, madre e moglie vittoriana fino al midollo. Resiste e sopporta i comportamenti di Oscar perché lo ama ancora ma soprattutto perché non sopporterebbe uno scandalo. Non alza mai la voce, veste sobriamente.
• Oscar Wilde
De Sade:
• Mme Renée Pélagie De Montreuil- moglie di De Sade – il corrispettivo 700sco di lady Constance
• Rose Keller. Ragazza-madre. Prostituta e mendicante per necessità. Denuncia De Sade ma in cambio di quattro soldi ritirerà le accuse
• Latour – Il fedele servitore di De Sade. In realtà organizza lui le serate e gli incontri al suo padrone.
• Marguerite - prostituta volitiva e sicura di sé. Sfortunata dalla nascita, trova nella denuncia al Marchese un’occasione di rivalsa.

È assolutamente necessario che una sola attrice interpreti sia Madam De Sade che Lady Constance. In generale non solo è lecito ma è auspicabile che la vicenda De Sade venga interpretata da attori in doppia parte

LA SCENA
gli ambienti rappresentati sono i seguenti
1 – BOTTEGA DI BARBERIA – sciatta e molto povera
2 – STRADA DI FRONTE ALLA BARBERIA – accanto all’entrata della bottega c’è la postazione (un carretto) in cui John e Lisa vendono ai passanti fish and chips - richiamano la clientela cantando e suonando, quindi dev’essere attrezzata all’uopo. Potrebbe essere una panchina su cui si siede Carson a leggere. Nella strada avvengono gli incontri tra Taylor, Carson, Lady Constance
3 – PROCESSO A WILDE – dell’aula vediamo solo il banco dei testimoni e la postazione dell’avvocato Carson. Nel secondo processo Carson interroga, oltre a Wilde, Alfred Wood, Lisa, John, Taylor e Daniel. Le deposizioni sono montate in sequenza rapida, quasi cinematografica… quindi sarebbe meglio poter avere, l’uno accanto agli altri, tutti i testimoni da staccare con le luci volta per volta. E’ utile ricavare uno spazio (tra il pubblico?) per i commenti a inizio e fine processo
4 – PROCESSO A DE SADE – i processi a De Sade vengono evocati, quindi è sempre necessaria una postazione “in primo piano” in cui Carson e poi Wilde studiano gli atti di questo antico processo. Alle loro spalle appaiono le testimonianze evocate. Non è necessario ricostruire uno spazio da tribunale, le deposizioni di Rose e di Marguerite vanno vissute come monologhi-confessione al pubblico. Si alternano nella testimonianza Mme Renée Pélagie (la stessa attrice che interpreta Lady Constance), Rose Keller, Latour, Marguerite

SCENA 1
Strada di Londra su cui affaccia una barberia, poi interno barberia
John, Lisa e passanti, poi Wood,

Mentre Wood se ne sta seduto davanti al suo negozio di barberia (insegna: Barber shop) , John e Lisa cantano vendendo “Fish and chips” ai passanti. Passanti, tra cui Taylor, ne comprano un cartoccio e si allontanano.
JOHN e LISA -cantano– “Molly Malone”
In Dublin's fair city,
where the girls are so pretty,
I first set my eyes on sweet Molly Malone,
As she wheeled her wheel-barrow,
Through streets broad and narrow,
Crying, "Cockles and mussels, alive, alive, oh!"

"Alive, alive, oh,
Alive, alive, oh",
Crying "Cockles and mussels, alive, alive, oh".

She was a fishmonger,
But sure 'twas no wonder,
For so were her father and mother before,
And they each wheeled their barrow,
Through streets broad and narrow,
Crying, "Cockles and mussels, alive, alive, oh!"

"Alive, alive, oh,
Alive, alive, oh",
Crying "Cockles and mussels, alive, alive, oh".
Lisa smette di cantare e si affaccia nella bottega di Wood. John rimane fuori a suonare
LISA - Ciao, Alfred. Mi fermo un po’ qui, posso? Fa un freddo, fuori…

ALFRED WOOD – Ah, ecco, Lisa, mi parevi tu. Gli irlandesi li riconosco dalla puzza.

LISA –Una volta mi dicevi delle cose più carine.

ALFRED WOOD – E tu mi facevi cose più carine…

LISA – Maiale.

ALFRED WOOD - Che combini, là fuori? hai cambiato lavoro?

LISA - Lascia perdere, và. Cambiamo discorso. (guardando fuori) C’è un sacco di gente in piazza. Carrozze… è pieno come un uovo, lì dentro.

ALFRED WOOD – E’ così fin dalla prima, due settimane fa. Contenti loro…

LISA – Va bene per te. Dopo il teatro… si ferma qualche cliente, qui?

ALFRED WOOD – Sì, quando finisce qui fuori c’è un gran via vai, ma alla fine l’unico che ci guadagna è Taylor.

LISA –L’ho visto poco fa, ronza qui intorno come un moscone.

ALFRED WOOD – Deve pur campare anche lui… in fondo è un bravo ragazzo.

LISA – Dimenticavo che a te non fa schifo niente.

JOHN – entrando anche lui- Oh, c’è posto anche per me? Tanto non si ferma nessuno…

ALFRED WOOD – Entra, caro, entra pure.

LISA - Chi hai di là?

ALFRED WOOD – Nessuno. Non si batte chiodo. C’è solo Peggy che dorme sul sofà rosa.

LISA – Maledetto sia Lord Brummel. Ci hanno distrutto il business. Aristocratici invertiti! Puah! Dove andremo a finire?

ALFRED WOOD – Non lo so proprio. Ho una mezza idea cambiare stile al locale e adattarlo al loro.

JOHN – Sei matto? Dovresti spendere una fortuna solo in tende ricamate, lenzuola di seta, tappezzerie dipinte a mano…

LISA – Lascia perdere. Lo stile non è il tuo forte. Elizabeth, Sarah, Cyril lavorano ancora qui?

ALFRED WOOD - Sì, ogni tanto, ma non è come prima. Sai, le nuove leggi…

LISA – Lo so. Morirà ‘sta regina Vittoria! Quanto avrà? 250 anni?

JOHN - Anche più. Quest’anno, al suo compleanno, per pagare le candeline sulla torta hanno dovuto aumentare le tasse.

LISA – Ma và!

JOHN – Giuro. Pare che la morte si sia presentata un paio di volte a Buckingam Palace con tanto di falce. Vittoria l’ha fatta arrestare…

LISA – Cretino.

JOHN – …possesso illegittimo di falce. Giuro!

LISA – ridendo- Torna fuori a suonare, sei un cretino.

JOHN – Non mi va. Dì, Alfred, me la faresti la barba?

Lisa scoppia a ridere-

ALFRED WOOD – Non per vantarmi, ma in questa barberia, grazie al cielo, non abbiamo mai fatto neanche una barba. Oddìo, se continua così, mi converrà imparare.

JOHN - Visto quanta gente, laggiù? Oggi pare che torni anche lui... Con la moglie.

LISA – Anche lei? ci vuole coraggio. Con due creature a casa…

JOHN - Certo, ha una bella faccia tosta… anche lei… però è ben vestita.

LISA - Insopportabile.

JOHN - Ieri lui è passato con Bosie a Becker Street. Aveva sul bavero un girasole enorme e –mimando- sculettava così.

LISA – Un girasole?

ALFRED WOOD – Sì. L’ho visto anch’io. Grande così, giuro. (fa il gesto di u girasole enorme)

JOHN – Si vede che il solito garofano non gli basta più.

LISA – Pure quello…: un garofano verde. “"La natura non l'ha creato, così ci ho pensato io." Figurati, basta che una cosa sia contro natura che a lui piace.

ALFRED WOOD - Disgustoso. Non riesco nemmeno a guardarlo, mi fa una rabbia…

LISA – Ancora ti brucia, vero? Non gli hai scucito un centesimo!

ALFRED WOOD – Fetido, lurido porco…

LISA – Ah no, questo no. I dandy hanno solo una cosa di buono: si lavano.

ALFRED WOOD – Lavarsi va bene, ma arrivare a farsi il bagno 2 volte a settimana… usano delle spugnette per lavarsi i denti… i denti! Mica si lavano, i denti! A che serve? E’ ridicolo.

LISA – E la biancheria? Ogni settimana.

ALFRED WOOD – Ma dai!

LISA – Giuro! Margareth, lavora alla lavanderia dei Queens: ogni giorno arrivano mutande da lavare!

ALFRED WOOD – Dove si andrà a finire?


SCENA 2
Strada di Londra
Constance, Taylor

Constance, sola, si appresta a entrare a teatro. Taylor le si avvicina. E’ vestito in maniera assolutamente eccessiva, un Wilde di cattivo gusto.

TAYLOR – Miss Wilde. Con permesso… stai sola?

CONSTANCE – Sì, Oscar è corso avanti, doveva parlare con… con qualcuno. Lo raggiungo nel palco.

TAYLOR – Oscar fa questa cosa brutta? Lasciare una miss da sola in mezzo alle torte equestri.

CONSTANCE – In mezzo a che?

TAYLOR – mima le cacche dei cavalli – La robba dei cavalli… Immersa nelle fanghe. Con permesso, almeno ha pagato il coso dei cavalli?

CONSTANCE – il coso di… il vetturino? Oscar ha un conto aperto con lui. D’altronde un vero gentiluomo non ha mai denaro in tasca.

TAYLOR – Vero, lui dice sempre questo. Posso accompagnartela, con permesso?

CONSTANCE – irritata - No, vi prego, conosco la strada.

TAYLOR - Una signora imponente come te non devi entrare in un treato da sola.

CONSTANCE – E’ vero, ma credo sia molto meglio che io raggiunga mio marito da sola e non accompagnata da chi sta distruggendo la sua reputazione.

TAYLOR – con la coda tra le gambe - Sei ingiusta, signora. Non fai così. Io, fratello vero del tuo coso, pieno di affettato per lui! Mi dici così e, con permesso, mi viene il groppo nel coso –la gola- .…ma io non rispondo, ché il mio grande amico Oscar ci ha tutta una cosa qui dentro… (nel cuore) per te…!

CONSTANCE - E’ mio marito e il padre di Cyril e Vyvyan.

TAYLOR – Certo, certo… io che ho detto?

CONSTANCE – Non lo so, non l’ho capito. Ora scusatemi…

-Lei fa per allontanarsi-

TAYLOR –insinuante - E’ passata la febbre a Cyril?

CONSTANCE – bloccandosi - Sì, come lo sapete?

TAYLOR – Oscar passa presto a trovarlo, stai sicuro. Ma in questo mentre è pure troppissimo, molto occupato; quello scrive, guarda le prove sul palcoosceno, fa un tot di incontri del lavoro...

CONSTANCE – Non capisco perché vi occupiate dell’attività di mio marito.

TAYLOR – Perché io qui presente, proprio io, organizzo molti tot dei suoi troppissimi incontri… di lavoro… Ma pure tu, signò, con permesso, vivete troppo lontani dal centro! Quel povero cristo, la sera, come la trova una cosa a cavalli… fino alla fine del mondo della casa tua?

CONSTANCE – Scelse Oscar di vivere nell’East End.

TAYLOR – Bene, ha fatto bene e meglio. E’ un guartiere bellissimo, sano, lì la gente non ci ha le maschere a colore come qua.

CONSTANCE – Le maschere?

TAYLOR – Le cose qua, - sulla faccia - le maschere. Non ci vedi, tutti mascherati, e pure tu, da moglie? Tutti con le maschere, qui! Guarda io… (indicando i propri vestiti) la moda! (come rispondendo a un richiamo lontano) Arrivo! - a lei - Con permesso, ora devo andare. Lo vedi, Bosie mi chiama.

CONSTANCE – C’è anche lui.

TAYLOR – facendo a forza un baciamano - Spero in un successo “Bravo, Bravo” stasera per la… cosa di Oscar.

CONSTANCE – E’ già un successo.

TAYLOR – Successo? È poco! Vedrai: sarà un tonfo assoluto!

CONSTANCE – Ma non era di Oscar, quel bastone?

TAYLOR – Sì? L’avrà comprato da Robert Bourrier. Poi me l’ha fatto di regalo. Un fratello.

CONSTANCE – Burrier, il pittore?

TAYLOR - Ora disegna sui bastoni e sui panciotti, guadagna di più. – Fa per andarsene - Con permesso!

CONSTANCE – tra sé- Glielo avevo regalato io!

TAYLOR – Ah, sì?

CONSTANCE - Signor Taylor. Voi apprezzate e stimate Oscar, vero?

TAYLOR – Come no!

CONSTANCE – Allora, per il rispetto che voi portate a mio marito, desidererei che non vi faceste più vedere con lui.

TAYLOR - Ma signora, Oscar…

CONSTANCE - Con quello che si dice e si scrive… con quello che sta succedendo… io vi scongiuro… sarebbe meglio per tutti noi.

TAYLOR – Cosa?

CONSTANCE – Non è bello, anche per me, per i bambini, che sui giornali Oscar dia scandalo. Taylor, viviamo, tutti noi, nel riflesso della sua luce, non macchiamola. Mi capite?

TAYLOR – Non so se ce la faccio a smacchiarlo. Oscar stesso mi sputa se mi stacco da lui. Un fratello. Si offende.

CONSTANCE – Ma io cosa posso fare, allora!

TAYLOR – La moglie, signora, la moglie. La gente, i figli, tuo marito, la regina Vittoria non ti chiedono altro. “Se non si hanno donne al proprio fianco, si è fuori dal mondo” Lo dice sempre, lui. Ti saluto, signora. Fai la moglie. – exit -

CONSTANCE – La maschera.


SCENA 3
Barberia.
John, Wood, Lisa, poi Carson
L’avvocato Carson, in incognito, si avvicina alla barberia a caccia di informazioni

JOHN – Perché non proviamo anch’io e te, Alfred, a fare i dandy? Oh, se la moda è questa dobbiamo adeguarci… Vieni qui, dammi un bacetto.

ALFRED WOOD – Non ti avvicinare che ti stacco la testa.

JOHN – Come non detto!

ALFRED WOOD – a Lisa - Insomma, fammi capire, tu hai smesso del tutto?

LISA – No… ma guadagno di più col fish and chips. Ehi, hai un cliente lì fuori… ce ne andiamo?

ALFRED WOOD – No, aspetta… Magari ti procuro un lavoretto al volo…

LISA – Ma no… vestita così?

ALFRED WOOD - Avete bisogno di (allusivo) qualcosa?

CARSON – imbarazzatissimo - No… cioè… sì…

ALFRED WOOD - Ah, ho capito… Se volete accomodarvi sul retro… ma… che genere…?

CARSON - Eh?

ALFRED WOOD - Dico… che genere…. Eh?

CARSON - “Che genere” cosa?

ALFRED WOOD - Sul retro. Voi aspettate e io… mando... - indica lisa - Lei va bene?

LISA – a parte - No! Ti dico di no.

CARSON – Non saprei…

ALFRED WOOD – Guardate che… adesso la vedete così, ma lei fa cose…

CARSON – Ah, no, vi prego. C’è un equivoco.

LISA – Lascia stare!

ALFRED WOOD – Allora che… genere?

CARSON – quasi adirato - Cosa avete capito!?!

ALFRED WOOD - Signore, mi chiedo a cosa devo l’onore di avervi nella mia umile bottega… non adatta al vostro livello…

CARSON – Insomma, mi fareste la barba?

ALFRED WOOD - Cosa?

JOHN – E due! Io dopo il signore.

ALFRED WOOD – Ma… no!

CARSON - Non è una barberia, questa?

ALFRED WOOD - Certo, ma no…

JOHN – Certo, ma sì: antica barberia O’Grady.

CARSON – Ma voi non siete O’Grady.

ALFRED WOOD – No. Alfred Wood, piacere.

CARSON – Appunto, Wood. Proprio voi, cercavo. Fatemi la barba.

ALFRED WOOD - Eh già, barberia… la barba… barberia… Accomodatevi pure, signore. - A Lisa, a.p. - E’ la prima volta. Lisa ridacchia

CARSON – La prima volta?

ALFRED WOOD – Dico: è la prima volta che venite qui da me, vero?

CARSON - Sì.

ALFRED WOOD - Non siete di queste parti.

CARSON - No.

ALFRED WOOD - Ecco, lo dicevo, io…

CARSON - Piano, mi fate male.

JOHN – Ehi, Wood. Ma ti ricordi come si fa una barba?

ALFRED WOOD - Ma certo che mi… - a Carson - scherza! Dunque… i rasoi… i rasoi… - cercandoli -

CARSON - Potreste girarmi verso di là? Vorrei guardare da quella parte.

ALFRED WOOD – girando la sedia da barbiere - Verso l’entrata del Saint James Theatre? Ah, ecco, vi fate bello per andare a teatro! -Tra sé - Questo è arrugginito…

LISA - Dovete fare in fretta, allora, perché sta per iniziare.

CARSON – Sì, infatti. L’avete trovato il rasoio?

ALFRED WOOD – tentando di affilare un ferrovecchio- Sì. Spero.

CARSON - Cosa danno a teatro?

ALFRED WOOD – A teatro? Non lo so.

LISA – Non lo sa. E’ ignorante.

ALFRED WOOD – Ma perché, tu lo sai?

LISA – Ora non mi viene in mente, ma lo so.

CARSON - Ma come, avete la bottega davanti al teatro e non sapete nemmeno cosa c’è in scena?

ALFRED WOOD - Non lo so, non so il titolo… e allora? Conosco perfino l’autore di quella roba…

LISA – Anch’io.

JOHN – Io pure

CARSON - Wilde? Voi conoscete Oscar Wilde?

ALFRED WOOD - “Voi conoscete…!” Sissignoresì, certo che lo conosco bene.

LISA – Lo conosce davvero, garantisco. Lo conosciamo tutti, qui.

ALFRED WOOD - Ma non so cosa fanno là dentro. Sono sincero, io. Non faccio come quei tizi che sanno sempre tutto e poi non sanno niente. Io lo ammetto. Non lo so, il titolo. Sono onesto.

LISA - Ecco il titolo. “L’importanza di chiamarsi onesto”.

CARSON – Strano titolo.

ALFRED WOOD - Mai saputo!

LISA – Non è un titolo adatto a te.

ALFRED WOOD – Stai zitta. -A Carson - Ma voi siete una brava persona, si vede… non frequenterete mica quella gente, tutte moine, uomini fatti che vanno in giro col cagnolino, la giacca bluette, fiori all’occhiello, profumati come una vecchia zia…

JOHN – Quelli che camminano così – mima -

CARSON – No, non lo frequento più, infatti.

LISA - Fa schifo. Quel Wilde e tutti i suoi amici.

ALFRED WOOD – Però qui ci guadagna tutto il quartiere, con lui.

CARSON – … perché, vanno tutti a teatro?

ALFRED WOOD – Macché. Parlavo di un altro tipo di “teatro”. Che ti vuoi aspettare da un irlandese?

LISA – Lascia stare gli irlandesi, tu.

JOHN – indicando fuori - Guarda, c’è anche Ross. E si è messo a parlare col Lady Constance! Che faccia tosta. E’ stato il primo, lui.

ALFRED WOOD – Il primo che s’è saputo!

LISA – E ora eccolo lì, Ross, con la moglie di Oscar, che parlano come se niente fosse. L’ha portato Ross in quel giro schifoso.

CARSON – Ma perché? C’è un “giro” vero e proprio?

JOHN – Altroché! Qui tutta l’ economia si regge su quei vermi…

CARSON - …i Dandy?

LISA - E lui è il capo-verme. Appartamenti, alberghi, circoli privati, fiorai, negozi di articoli da regalo…

ALFRED WOOD - …anelli, tabacchiere d’argento…

JOHN - …vestiti, bastoni da passeggio, lenzuola di seta, e poi champagne, e carta da lettera, pergamene… sono ricchi, hanno soldi, comprano tutto…

LISA – Anche i ragazzi. Tutti i ragazzi decenti. Invece di spendere soldi in svaghi tradizionali, – indicandosi - …sani, nobili… roba genuina... Capite?

CARSON - Capisco. Perche voi siete…

LISA - … e me ne vanto. Beh, si sono tutti trasformati in mezzi uomini e preferiscono dedicarsi a passatempi… malati.

CARSON – E perché lo farebbero?

LISA – Perché andando a quei festini non devono pagare ma vengono pagati…

CARSON – Sì?

LISA - …e profumatamente.

CARSON – E per voi professioniste…? -Fa un gesto come a dire “niente” -

LISA – Avete capito. Uno schifo. Dovreste vedere poi dove si incontrano. Uno schifo doppio. Io mi sono ridotta a fare le pulizie per vivere…

CARSON - Certo, un’infamia, lasciare una professione tanto nobile e antica.

LISA – Io vi ci porterei, che so… al numero 13 di Little College Street, o a casa di Taylor. Mi sono ridotta a farci le pulizie dentro. Hanno tappato le finestre da anni. Immaginate il tanfo. Bruciano continuamente profumi ed essenze, fumano come turchi, è tutto rivestito da stoffe, tende e tendine, tappeti e cuscini dappertutto, impregnati di quegli odori e di puzze più… umane… appena entri lì ti stordisci.

ALFRED WOOD - …e i portalettere? Sono quelli che ci guadagnano di più.

JOHN - Io ho fatto il portiere all’ Albemarle Club, ne ho viste di cose….
Voi non sapete quanto si scrivono, quelli lì. Biglietti, lettere, telegrammi… “Ci vediamo lì, ci vediamo qui, verrà anche tizio… il mio affetto per te…”, e giù chilometri e fattorini e mance…

LISA – Sì, da una parte ti danno e da una parte ti tolgono. Arrivedervi, signor…

CARSON – Carson.

LISA – Lisa, piacere. Torno fuori. Andiamo, cretino. – esce-

JOHN – Arrivo.

CARSON – Arriveder… Aspettate.. Ahia, mi fate male…

ALFRED WOOD - Scusate.

CARSON – Smettiamo questa pagliacciata. La barba, francamente, sarei più in grado di farla io a voi.

ALFRED WOOD – Sono mortificato.

CARSON - Io ora vi chiedo una cosa: se volessi avere qualcuna di quelle lettere…

ALFRED WOOD – Tra vermi…?

CARSON – Sì, queste lettere che viaggiano vorticosamente… come potrei fare?

ALFRED WOOD – Non ne ho idea. Perché vi interessate a quella roba?

CARSON – Io… sto facendo uno studio sulla corrispondenza segreta tra dandy.

ALFRED WOOD – Ah…

CARSON - Ne scriverò un libro… - pausa - quindi se voi… Pagando , s’intende.

ALFRED WOOD – Lettere… di qualcuno, in particolare?

CARSON - Penso che voi e i vostri amici abbiate molte cose da raccontarmi.
-pausa- Sempre pagando, s’intende.


SCENA 4
Strada di fronte alla Barberia
Carson, Taylor, poi Constance, mentre Lisa e John, al loro banchetto, terminano la canzone
LISA E JOHN
"Alive, alive, oh,
Alive, alive, oh",
Crying "Cockles and mussels, alive, alive, oh".
(chorus)
She died of a fever
And no one could save her,
And that was the end of sweet Molly Malone.
Now her ghost wheels her barrow,
Through streets broad and narrow,
Crying, "Cockles and mussels, alive, alive, oh!"

Durante la canzone, Carson, uscito dalla barberia, s’è seduto su una panchina. Legge un libro. Udiamo la voce di Wilde sovrastare la ballata a indicarci cosa sta leggendo l’avvocato: “Il ritratto di Dorian Gray”
VOCE DI WILDE - Lord Henry trovò Dorian Gray, il viso curvo sui freschi fiori di lillà , avidamente intento a berne il profumo, come un vino. «Avete ragione» mormorò : «nulla esiste che possa guarire l’anima se non i sensi, e non c’è nulla che possa guarire i sensi, se non lo spirito.» Il giovane si levò. Era a capo scoperto. Le foglie avevano scompigliato i suoi riccioli ostinati e aggrovigliato i capelli d’oro. Balenava negli occhi l’espressione di timore di chi sia risvegliato d’improvviso. Le narici, dal puro contorno, si dilatarono, Qualcosa fece impallidire le sue labbra e le lasciò tremanti. Lord Henry continuò: «Ecco uno dei grandi segreti della vita. Guarire l’anima coi sensi, e i sensi coll’anima. Voi siete una meravigliosa creatura. Sapete più di quel che credete, e meno di quanto vorreste.» Dorian Gray s’accigliò, non riusciva a vincere il piacere di avvicinare quel giovane alto ed elegante il cui viso romantico, olivastro, dall’espressione stanca, lo interessava. C’era qualche cosa di affascinante in quella voce tonale, languida. Anche le sue mani fresche, bianche, simili a fiori, avevano uno strano incanto. Quando parlava ondeggiavano, e pareva che esprimessero un loro linguaggio. Eppure ne aveva timore, e si vergognava di averne timore.

Taylor vestito in maniera assolutamente eccessiva, si avvicina a Carson distogliendolo dalla lettura

TAYLOR – Avvocato. Caro avvocato. Mi sbudello dalla felicità di accostarmi a un principe del buco.,,

CARSON – Del foro, principe del foro.

TAYLOR – Proprio quello, proprio quello.

CARSON – Buona sera, Taylor. Che volete?

TAYLOR – Mi conosci?

CARSON – Vi conosco… per sentito dire. Desiderate?

TAYLOR – Il signor Wilde, ti ha visto zanzarare qua attorno. E subito subito mi fa, “Caro Taylor” …perché siamo molto amici. Fratelli.

CARSON – Immagino.

TAYLOR – Dice… anzi, prima si fa portare un robo e scrive una cosa col penino…. Così e così, poi chiude nella busta e fa “Caro Taylor”

CARSON – Ancora!

TAYLOR – No, sempre quello. “Caro Taylor, acconsegna questo scritto a quel coso triste inelegante laggiù, lo vedi?”

CARSON – Così ha detto?

TAYLOR – No, l’ho detto facile che tu capisci. Però “inelegante” è suo.
Io faccio “Sì, lo vedo” Ecco qua. -Consegna una busta a Carson – Vi augura di divertirvi molto allo spettacolo. Stammi bene, avvocato - si dilegua

La signora Wilde ha assistito alla scenetta. Appena Taylor si allontana, si accosta a Carson, che nel frattempo ha aperto al busta e letto il biglietto.

CARSON – Signora Wilde… - baciamano -

CONSTANCE – Caro avvocato, anche voi qui?

CARSON – Casualmente… è un piacere incontrarvi, davvero.

CONSTANCE – Come state?

CARSON - Indaffaratissimo.

CONSTANCE – Vedrete lo spettacolo? Oscar ne sarà felicissimo.

CARSON – Non credo… ho un processo domattina presto.

CONSTANCE – Allora… andate via subito?

CARSON – Purtroppo…

CONSTANCE - Vorrei parlarvi un minuto, volete? E’ una cosa che riguarda Oscar. Voi immaginerete…

CARSON – Immagino che vogliate parlare della sua denuncia.

CONSTANCE – Solo un minuto. In nome della vostra antica amicizia…

CARSON - Sarei molto onorato della vostra amicizia, signora. Quanto a quella di Oscar, il nostro rapporto risale ai tempi dell’università.

CONSTANCE - Appunto.

CARSON – Lui era uno dei migliori rampolli dell’Università di Dublino dopo di me, naturalmente.

CONSTANCE – Pensi che lui afferma il contrario.

CARSON – Non ne dubito. Da allora, a parte qualche sporadico incontro in società qui a Londra, da lui non ho avuto che sarcasmo.

CONSTANCE – Mi spiace che abbiate avuto questa sensazione. Siete diventato un grande giurista. Lui vi ammira.

CARSON – Sì, ma io non faccio spettacolo. E lui mi definisce il “Fallimento togato”. Non è gentile.

CONSTANCE – Comunque saprete della denuncia che ha sporto Oscar contro l’odioso Lord Queensberry.

CARSON – Ne parla tutto il mondo. Il procuratore Humphreys che ha ricevuto la denunzia è mio suocero. Il vecchio Queensberry è furioso, si è fatto anche 2 giorni di prigione. E’ ferito, voi capite, un po’ nell’onore… e molto nel portafogli. La cauzione per uscire è stata carissima. Quell’uomo sarebbe un pericolo per chiunque. Fossi in Oscar, ritirerei la denuncia.

CONSTANCE - Oscar continua a tranquillizzarmi, a dire che vincerà la causa senza nessuna difficoltà. Ha scelto un avvocato…

CARSON – Sir Edward Clarke.

CONSTANCE - Lo conoscete?

CARSON – Un bravo collega… ma Oscar non gli permetterà di lavorare.

CONSTANCE - Io, appunto, mi sentirei più sicura se Oscar avesse accanto a sé una persona affidabile come voi. Pensavo che…, in nome dell’antica amicizia a Dublino… Sul vostro nome potrei riuscire a convincerlo. Naturalmente potrete scegliere voi l’importo della vostro compenso.

CARSON – Non credo che sareste in grado di soddisfare una mia normale parcella.

CONSTANCE – Non avete il diritto di dirmi questo.

CARSON – Nel mio lavoro vengo a conoscenza di molte cose, signora. Nonostante il signor Wilde guadagni ormai ingenti somme, continua ad esser pieno di debiti. Evidentemente mantiene un tenore di vita assolutamente superiore a quanto potrebbe permettersi.

CONSTANCE - La mia famiglia è disposta a intervenire, per voi.

CARSON – Signora, Oscar combatte la sua sconveniente battaglia in difesa del vizio senza curarsi di voi, anzi, nonostante voi. Conduce una vita…, signora… Come può una moglie sopportare tutto questo?

CONSTANCE - Oscar con me è gentile, affettuoso, pieno di attenzioni. I bambini lo adorano, non fanno che ripetersi le meravigliose favole che lui ha scritto per loro. Non c’è ombra di crudeltà in lui.

CARSON - … e la nostra legge sul divorzio consente alla moglie di divorziare solo se l'adulterio del marito si associa alla crudeltà. Volete dirmi questo? - Constance non risponde - Volete dirmi che non lo abbandonate solo perché la legge non ve lo consente?

CONSTANCE – No. Non solo. Io lo amo.

CARSON - Mi risulta che l’abbiate visto due volte nell’ultimo mese.

CONSTANCE – E’ irrequieto, non sopporta la noia. Io non potrei seguirlo nei suoi viaggi…

CARSON - Mi risulta che domattina sarà su un traghetto alla volta di Monaco, accompagnato dal giovane Bosie… Lo sapevate?

CONSTANCE – No, cioè sì, sapevo del viaggio ma… con Bosie?

CARSON – Tutti sanno cose che voi non sapete. Leggete i giornali, sono pieni di vignette che raccontano in chiave comica le sue gesta. E’ un pagliaccio votato all’immoralità. E non fa nulla per nascondere i suoi vizi. Non è crudeltà, questa, nei vostri confronti?

CONSTANCE - Ma no. Oscar è solo un grande attore ammalato di palcoscenico.

CARSON – Beh, questa passione per il teatro lo sta portando a scrivere l’ultima tragedia, la propria. Signora, io ho accettato un incarico, in quel processo, assolutamente incompatibile con quello che voi mi proponete.

CONSTANCE – Capisco.

CARSON – Tuttavia… -cerca un foglio nella sua valigetta - vorrei solo spingervi a fare i giusti passi, prima che sia troppo tardi. Ci sono loschi figuri che vendono a chi offre di più lettere come questa finite nelle loro mani. Leggete.

CONSTANCE - “Ragazzo mio, il tuo sonetto è amabilissimo ed è una meraviglia che quelle tue labbra di rossi petali di rosa siano fatte anche per la musica e il canto non meno che per la frenesia dei baci. La tua sottile anima d’oro incede tra la passione e la poesia. Io so che Giacinto, amato cosi’ follemente da Apollo, eri tu al tempo dei greci. Sempre, invariabilmente il tuo Oscar.”

CARSON – Capite?

CONSTANCE – Sono frasi bellissime, caro Carson, ed è grave che non lo riconosciate. E’ come se mi aveste letto qualche riga del Dorian Grey
Mio marito è intrinsecamente un poeta e questa lettera è null’altro che una sorta di sonetto in prosa, un piccolo prodigio letterario.

CARSON – Ogni genio ha le sue vittime. Signora, con tutto il rispetto che chiunque deve avere per una donna come voi, mi chiedo con quale incantesimo possa avervi stregato quell’individuo. Voi non siete che l’ultimo suo travestimento da persona rispettabile.

CONSTANCE – Temo che parlarvi sia stato un errore… Con permesso…

CARSON – mostrandole il biglietto ricevuto da Taylor - Signora, solo un attimo. Cosa intende secondo voi Oscar quando mi scrive:
So che osate, fallimento togato,
Difendere un villano screanzato
Sappiate perder e pagar le spese
Chiamatemi da or Divin Marchese

CONSTANCE – Sembra un riferimento a De Sade. Ne parla spesso. Altro non saprei dire. Addio. – esce -

CARSON – solo – Il Marchese De Sade , certo, ecco un altro moralista immorale, di professione letterato, celebre e accusato di sodomia in Francia un secolo fa. Nel suo processo si ispirerà a quel processo, forse?
Farò una ricerca. -Osserva di nuovo il foglio di Wilde– E qui?
“p.s. Non vi presenterete al processo con quella orribile giacca? Ve ne pagherò volentieri una”.
Musica

SCENA 5
1° processo Sade
Carson sfoglia gli atti del processo a De Sade, che si materializzano alle sue spalle

CARSON – Leggendo dal libro contenente gli attidel processo – 4 settembre 1768 – processo al marchese Donatien-Alphonse-François de Sade – testimonianza di Rose Keller

ROSE – Signori, la mia nascita, senza essere illustre, è onesta. Io non ero destinata all'umiliazione da cui proviene la maggior parte delle mie disgrazie fino all’ultima che mi ha condotta qui. Persi i miei genitori giovanissima, credetti con quel poco che mi avevano lasciato di potermi aspettare una sistemazione onesta, e, rifiutando le opportunità che oneste non erano, consumai senza accorgermene il poco che mi era toccato; più diventavo povera, più ero disprezzata; più avevo bisogno di aiuto, meno speravo di ottenerlo o più me ne erano offerti di indegni e ignominiosi.
Il mio nome è Rose Keller. Ho 27 anni, due figli, vivo sola, mi arrangio; per vivere vendo fiori o chiedo l’elemosina. Il giorno di Pasqua di quest’anno, era il 3 aprile, in Place des Victoires dove mendicavo incontrai il Marchese. Era ai piedi della sua carrozza. Dapprima per molti minuti si limitò a osservarmi. Poi mi si avvicinò. Pensai che volesse semplicemente lasciarmi una moneta. Invece mi disse: “Uno scudo perché mi segua”. “Per chi mi ha preso?” risposi, e lui con aria sincera: “Non pensi male di me. Sul mio onore dovrà solo dare una rassettata alle stanze”. Che potevo fare? Viaggiammo in carrozza fino ad Arcueil

CARSON - Detta villetta risultò essere stata presa in affitto 4 mesi dopo il matrimonio del Marchese con M.me Renée-Pelagie Cordier de Launay de Montreuil, figlia di un ricco magistrato; da lei ha avuto tre figli.

SADE (voce registrata o Carson, leggendo) – “Amica mia, vi prego, scendete”.

ROSE – Lui ha una voce molto particolare. E un modo di guardarti… Lo seguii in casa. Mi fece entrare in una cameretta buia, senza quasi arredamento se non qualche coperta in un angolo e un piccolo sgabello. Mi disse che mi avrebbe portato dei vestiti da domestica e uscì chiudendomi lì dentro a chiave, al buio. Lo sentìi solo chiamare a gran voce

CARSON - “Latour, Latour”!

Accanto a Rose appare Latour, e due testimonianze si alterneranno a stacco da questo momento in poi

LATOUR – Fabien Latour, signore, sono a servizio del Marchese da 3 anni.

ROSE - Passarono minuti interminabili. Poi, senza alcun preavviso, la chiave girò nella toppa ed entrò il Marchese.

SADE - Spogliatevi

ROSE - Ma io, sulla vostra parola, sono qui solo per rassettare le camere

SADE - Se ti rifiuti. Ti uccido.

Rose si sfila la veste e rimane con una lunga sottoveste.

SADE – Anche quella.

ROSE - Piuttosto morta.

SADE – sussurrando - Piuttosto morta? Allora preparati a morire.

ROSE - Non urlai, perché lui non faceva paura. Sorrideva. Mi accarezzava. Sembrava… un gioco. Aveva un buon profumo. –A Sade - Non voglio morire senza aver santificato la Pasqua. Non potrei.

SADE – No?

ROSE – No, nel nome di Dio

SADE - La Pasqua, dici? Bene, ti confesserò io stesso. Seguimi.

ROSE – Entrò un suo servo, che mi condusse al piano di sopra, in una sala ricchissima piena di sofà e tappeti e quadri.

LATOUR - Su un tavolo, il mio signore mi aveva fatto imbandire generosamente dolci e vino di Borgogna. . Chiesi a questa… “signora” se avesse voglia di mangiare o bere qualcosa. Fece ambedue le cose di buon grado.

ROSE - Per prendere tempo, assaggiai qualche confetto e bevi un sorso di vino. A quel punto riapparve lui, si era cambiato, ora indossava una lunga vestaglia arabescata. Mi girava la testa… Mi fece molte domande, alcune intime.

LATOUR – La “signora” partecipò di buon grado a questo piccolo gioco. rispose senza incertezze e senza alcun ritegno,

ROSE- Parlai senza saper cosa dicevo. Il domestico del Marchese aprì un armadio, ne estrasse e gli porse degli… strumenti e iniziò a frustarmi lentamente, senza forza, mentre il domestico mi bloccava gli arti con delle polsiere e cavigliere di rame. Non provai dolore… non molto, ma forse dipendeva dal vino. Poi, senza una parola, mi liberò personalmente con incredibile dolcezza. Mi fece distendere e spalmò lentamente sulle mie nudità e sulle piccole ferite che si erano formate un unguento che odorava di incenso. Poi spruzzò con le mani, a piccoli schizzi, dell’acquavite, per disinfettare, credo.

LATOUR – Le chiedemmo se volesse riposarsi un po’. Rispose di sì e non accennò mai a voler andare via.

ROSE - Cercavo con gli occhi la porta per riuscire, in un momento di loro distrazione, a fuggire. Ma il corpo non rispondeva ai miei comandi. Infine ricominciarono le sevizie, in un’altra stanza dove fui legata a un letto. Il marchese e il suo servo si dilettarono su me e tra di loro per forse due ore con pratiche che ho narrato nella denuncia, signori. Poi di nuovo lui mi medicò e mi offrì di nuovo da mangiare.

LATOUR - Bollito, pane e vino speciale. Non credo che avesse mai mangiato cibo di quella qualità.

ROSE - Mangiando provai un freddo improvviso ed ebbi un mancamento. Mi risvegliai, sempre nuda, nello stanzino buio al piano terra. Cercando a tentoni trovai un piccolo giaciglio con delle coperte. Non si udiva alcun suono.
Dietro un pannello di legno appoggiato alla parete trovai una finestra con gli scuri chiusi da un cattivo catenaccio, talmente arrugginito da sembrare di gesso. Bastò un fermaglio da capelli perché si aprisse. Legai le coperte una all’altra e sfruttando lo sgabello scavalcai facilmente. Mi ritrovai in giardino. Era il tramonto, mi diressi subito verso il muretto di recinzione in un punto che, mezzo crollato com’era, era facilmente superabile. Ero coperta solo d’una di quelle coperte. Mentre ero sul ciglio del muretto…

LATOUR – Signorina! Signorina! Aspettate, il Marchese desidera compensarvi per il vostro lavoro. Il compenso che avete pattuito.

ROSE- Scavalcai graffiandomi tutta su dei rovi che erano dall’altra parte. E corsi via.

LATOUR – Signorina. Il Marchese si arrabbierà!

ROSE – Niente, col cuore in gola correvo a perdifiato sul pavè del vicolo che menava verso la chiesetta del paese. Incontrai una donna, la signora Sixdiniers che vedo seduta lì, può confermare. E svenni. Al mattino seguente ho sporto a Voi la mia denuncia.

LATOUR - Il mio signore è attualmente in Italia, signori, dove presto lo raggiungerò, ma mi ha affidato da leggervi questa lettera

SADE - “Non nego di aver invitato Rose Keller ad Arcueil, ma nego di averla mai legata al letto con corde per frustarla. Il mio Latour confermerà la mia versione”.

LATOUR - E io confermo.

SADE - “Il medico, il dottor Bajou e il suo assistente Le Comte che assistettero la signorina non potranno confermare di aver trovato tracce di corde o lacci sugli arti.”

ROSE – A un certo punto Sade mi ha inciso in più punti la pelle con un piccolo coltello o un temperino, poi mi ha colato sulle ferite della cera rossa e della cera bianca dopodiché ha ricominciato a battermi con diversi strumenti composti di cordicelle annodate e a tratti a colarmi ancora cera sulle ferite.

LATOUR – Nossignori. Non abbiamo usato né coltelli né temperini, il marchese le spalmò solo degli unguenti curativi a base di cera sulle ferite dovute alla fustigazione. -Legge –

SADE - “Non ho ripetuto i maltrattamenti 8 – 10 volte, l’ho solo frustata 3 o 4 volte. In Francia questa pratica è ammessa, molti dei signori che mi giudicano la praticano nei Boudoir La signorina non fu costretta e non fu torturata come afferma, sul mio onore. De Sade”.

ROSE – Sono stata rapita con l’inganno.

LATOUR – Questa “Signora” si accompagna saltuariamente a uomini in cambio di compenso. Tutti lo sanno. Il mio signore non ha potuto compensarla per questa deliziosa pratica perché evidentemente la signorina ha pensato di poter trarre maggior profitto da una denuncia.

CONSTANCE – PELAGIE – Il mio nome è Mme Renée Pélagie De Montreuil, marchesa De Sade. Donatien con me è gentile, affettuoso, pieno di attenzioni. I bambini lo adorano, non fanno che ripetersi le meravigliose storie che lui scrive per loro. Non c’è ombra di crudeltà in lui.

CARSON – Le stesse parole di Miss Wilde!

CONSTANCE-PELAGIE – Per impedire ulteriori noie reciproche sono in grado di offrirle una forte somma purché ritratti le sue accuse, peraltro false. In caso contrario temo che dovrà sopportare una controaccusa di falsa testimonianza attraverso gli auspici e i consigli di mio zio.

ROSE – Capisco.

CONSTANCE-PELAGIE - Dovrebbe affrontare un vero e proprio processo.

CARSON – leggendo – Rose Keller ritrattò le sue denunce di buon grado. Il processo si risolse con una condanna molto lieve, solo per non aver saldato alla Keller la sua “prestazione”. La pena? Una irrilevante donazione in favore dei carcerati”. Diavolo d’un Wilde. A questo punta.

SCENA 6
Primo processo a Wilde

Primo giorno del processo per diffamazione intentato da Wilde contro il padre del suo giovane amante , sono tratti dai verbali ufficiali , pubblicati in "Trials of Oscar Wilde" di H. Montgomery Hyde -London , 1948. durante la seguente battuta registrata del Giudice in scena si allestisce la sede del processo a Wilde

VOCE GIUDICE – In data 3 aprile 1895 i giurati di sua Maestà La Regina giudicheranno sul loro onore se John S. Dowglas marchese di Queensberry con cosciente e malvagia intenzione di ingiuriare Oscar F. Wilde e di incitarlo a commettere atti di violenza e di additarlo al pubblico disprezzo, rendendolo oggetto di scandalo, abbia, il giorno 14 di febbraio dell’anno 1895, entro la giurisdizione di questa Corte, illegalmente, malignamente e astutamente scritto e reso pubblico un falso, scandaloso e diffamatorio biglietto indirizzato al suddetto Oscar Wilde sul quale erano scritte le parole : “A Oscar Wilde che si atteggia a sodomita”. Con grave danno scandalo e discredito dl suddetto Wilde e contro la pace di Sua Maestà la regina e la dignità del suo regno. Lord Dowglas, riguardo alla suddetta accusa come vi dichiarate? Innocente o colpevole?

CARSON - Innocente, Milord, Lord Dowglas si dichiara innocente, poiché quella frase, nel significato letterale delle sue parole, esprime la verità nella sostanza e nella forma. Si dichiara inoltre che fu nell’interesse della comunità che il contenuto del messaggio fosse portato alla conoscenza di tutti.

JOHN – Il mio nome è John Sidney Wright. Facevo il portiere all’ Albemarle Club. Il biglietto mi fu dal marchese di Queensberry intorno al 18 febbraio, signori. Era inviperito, mi raccontò che era stato allontanato con la forza dal teatro alla prima de “L’importanza di chiamarsi Onesto”. S’era portato dietro un suo dipendente, un ex pugile… ma Wilde aveva chiesto a Scotland Yard di presidiare il teatro… temeva che quel marchese gli volesse rovinare la prima… Insomma… botte, sputi, calci… il Marchese… perché lui gli voleva tirare sul palco della verdura andata a male… se l’era portata… eh eh eh , ma… i poliziotti lo avevano bloccato… insomma lui… scusate, non, non divago. Sissignori, era entrato nel Club e dopo che mi ha raccontato che voleva staccargli la testa e farlo a pezzettini… aveva bevuto, penso…
no, non divago… insomma, mi ha chiesto se avevo da scrivere, e con tutta la rabbia che aveva ha scarabocchiato degli sgorbi lì sopra, ha quasi bucato il foglio. Poi mi ha dato il biglietto… no, non chiuso in una busta. “Dallo al socio Wilde appena si fa vivo e digli che gli devo parlare, è inutile che mi evita, tanto lo trovo”. Io non ci leggevo niente, là sopra, solo sgorbi. Wilde non è venuto per tutta la settimana. Io ho appeso il messaggio, come facciamo con tutti i soci.
Il 28 febbraio, poi, quando il signor Oscar è passato, ha trovato il biglietto, non so cosa ci ha letto lì sopra, ha cominciato a farmi domande e a gridare “E’ inaudito, è inaudito”. “A Oscar Wilde che si atteggia a sodomita”.
Ho finito, signori.
E’ prevista una paga?

Stacco musicale. Appare Wilde

CARSON - Che età avete?

WILDE - 39 anni.

CARSON - Siete sposato?

WILDE – Sì.

CARSON - Quando avete conosciuto Lord Alfred Dowglas figlio di Lord Queensberry?

WILDE - Nel marzo 1893.

CARSON - Avete avuto notizia di qualche vostra lettera indirizzata a Lord Alfred Dowglas finite in possesso di persone estranee?

WILDE - Sì, un uomo chiamato Wood venne da me con una lettera. Disse di averla trovata in un vestito appartenuto a lord Alfred.

ALFRED WOOD – E’ vero. Io offrii al signor Wilde due lettere, perché lo ammiro, signore. Giravano nell’ambiente queste lettere, e c’era il rischio che qualche malintenzionato le prendesse e volesse ricattare un grande artista come lui. Allora io, per affetto, per stima, me le sono procurate pagandole anche un bel po’. Non volevo neanche parlarne al signor Wilde, avevo fatto una buona azione e basta così. Ma il mio negozio, la barberia, va male… voi vi siete spesso servito da me, signor giudice, mi conoscete. Beh, è brutta la miseria, signori… un giorno incontro per strada, per caso, questo genio del nostro tempo. Io, le sue lettere, le portavo sempre con me, per sicurezza, capite? Sono cose delicate…

CARSON – Il signor Wood vi domandò denaro per restituirvi quello scritto?

ALFRED WOOD - Insomma, di slancio, mi gettai ai piedi di questo signore gli dissi quanto fossi devoto alla sua arte e gli offrii quelle lettere. Non chiesi soldi, no. Solo il rimborso della cifra che avevo sborsato per comprarle… una cifra importante per me, ma una vera sciocchezza per lui.

Come rivivendo l’incontro narrato, i due…

WILDE – Lei dovrebbe restituire quella lettera a Lord Dowglas, è sua.

ALFRED WOOD – Sì, forse… ma di quella lettera si può dare una curiosa interpretazione, signore.

WILDE – E’ raro che l’arte sia comprensibile ai criminali.

ALFRED WOOD – Per averla un tizio mi ha offerto 60 sterline.

WILDE – Volete un consiglio? Cercate quell’uomo e vendetegli la lettera per 60 sterline. Raramente mi hanno pagato così bene per poche parole scritte, ma sono felice che qualcuno in Inghilterra valuti una mia breve lettera ben 60 sterline. Vada. Vada da lui!

ALFRED WOOD – Quel tizio… non è attualmente in città… quindi…

WILDE – Tornerà di certo, abbiate fiducia.

ALFRED WOOD – Signor Wilde… io non ho un penny, sono giorni che cerco di farvi questo… favore… io pensavo che… almeno le spese…

WILDE - Ho con me solo mezza sovrana… spero vi basti per la carrozza.

ALFRED WOOD – Altroché… grazie… beh, penso che sia inutile cercare di spillarle quattrini. -Finisce la ricostruzione- Gli feci riavere la sua lettera, tanto… con lui non c’era niente da fare e io… io non so nemmeno leggere. Spilorcio!

WILDE – Potete prendere sul serio un episodio del genere?

CARSON – Forse no.

WILDE – Vi capisco, avvocato Si può sopportare la forza brutale, ma la ragione brutale è insopportabile. Vi è qualcosa di sleale nel suo uso. come sferrare un colpo basso all'intelletto.
Il pubblico ride

CARSON - E prima di “quel” giorno avevate ricevuto molestie da lord Queensbery?

WILDE - Sì, aveva inviato numerose lettere ingiuriose a me e ai miei amici e una occasione entrò con la forza in casa mia e fui costretto a cacciarlo

CARSON - Che cosa avvenne in quella occasione?

LATOUR – DANIEL – Il mio nome è Daniel, Lord Oscar mi chiamò. In mia presenza c’era un essere alquanto volgare e che aveva evidentemente bevuto dell’alcool di pessima qualità… Sì, non mi dilungo… sì, era il qui presente. Dicono sia un nobile. Iniziò a urlare che tutti sapevano che Il signor Wilde e suo figlio erano stati cacciati dal Savoy Hotel e che c’era gente che lo ricattava per lettere licenziose scritte a Lord Alfred.

Wilde rievoca il fatto – Latour- Daniel interpreta per l’occasione Queensbury

WILDE – Era una bella lettera, e io non scrivo mai se non per pubblicare. Lord Queensbury, voi accusate me e vostro figlio di un comportamento immorale?

LATOUR-DANIEL – “Immorale? Non dico che lo sia, ma lo sembra”! - disse Queensbury- Lo sembra e posa a esserlo, il che è altrettanto brutto. Se vi sorprendo ancora insieme in un locale pubblico ti maciullo!” Un vero energumeno!

WILDE – Daniel, questo è il Marchese di Queensberry, il più villano mascalzone di Londra. Che sia l’ultima volta che entra in casa mia.

LATOUR – DANIEL – “Certo, signore”, dissi, e riuscii, no so nemmeno come ho fatto, a far uscire di lì quell’anim… scusate, il marchese di Queensberry.
Scompare

CARSON - Mister Wilde, poco fa avete dichiarato di avere 39 anni. È esatto?

WILDE – Sì, è esatto.

CARSON – Cosa, è esatto?
WILDE - …che io l’abbia detto.

CARSON - Ma dai documenti risulta che siete nato nel 1854, perciò dovreste averne ben più di 40. Mi sbaglio?

WILDE - Beh, non sbagliate.

CARSON - E quanti anni aveva Lord Dowglas quando l’avete conosciuto?

WILDE - Era tra i venti e i ventuno.

CARSON - Non ancora ventuno?

WILDE - Non ancora.

CARSON - E fin da allora siete stati ottimi amici?

WILDE – Sì.

CARSON - Siete andati insieme in molti posti?

WILDE - Sì, a Oxford, Brighton… in varie occasioni.

CARSON - …e in vari alberghi di Londra, e siete andato all’estero con lui molte volte, giusto?

WILDE - Sì, in Egitto, a Parigi, e a Montecarlo.

CARSON - A Montecarlo pochi giorni fa. I giornali hanno pubblicato la notizia che voi e il vostro giovane amico avreste dato scandalo nell’albergo dov’eravate alloggiati e avete inoltre perso somme ingenti (non vostre, ma prese in prestito) al Casinò, lasciando poi Montecarlo di notte senza pagare il conto. E’ vero?

WILDE - Oggi bisogna avere qualche occupazione. Se non avessi i miei debiti, non avrei nulla a cui pensare.

Battute del pubblico a soggetto

CARSON - Perciò la vostra amicizia si potrebbe tranquillamente definire intima.

WILDE - Sì, direi di sì.

SCENA 7
Carson solo legge gli atti del processo di De Sade – alle sue spalle gli attori, svincolati dal proprio ruolo, declamano a turno il decalogo dei festini dalle 120 giornate di Sodoma

ATTORE 1 - Al primo ricevimento, unicamente dedicato ai piaceri della sodomia, non partecipavano che uomini

ATTORE 2 - ed erano presenti sedici giovani tra i venti e i trent'anni, i cui formidabili attributi facevano assaporare ai nostri eroi, per l'occasione nel ruolo di donne, i piaceri più sensuali.

ATTRICE 1 - Il secondo ricevimento era consacrato a dodici ragazze di alto rango

ATTRICE 2 - Queste, obbligate dal denaro ricevuto alla rinuncia ad ogni contegno, erano costrette a sottomettersi ai capricci più sfrenati

ATTRICE 3 - e spesso anche alle offese che i nostri libertini decidessero di infligger loro.

ATTORE 1 - Il terzo ricevimento era consacrato agli esseri più abietti e corrotti che fosse possibile incontrare.

ATTRICE 1 - Per chi conosca le mostruosità della dissolutezza, simili raffinatezze parranno normali, non v'è nulla di più voluttuoso dello sguazzare con esseri di questo stampo.

ATTRICE 2 - E' così possibile sperimentare l'abbandono più totale, la crapula più mostruosa, la degradazione più completa,

ATTRICE 3 - Il quarto ricevimento era riservato alle vergini, purché di età tra i sette e i quindici anni.

ATTORE 2 - Poco contava la loro condizione, mentre risulta essenziale l'aspetto.

ATTORE 3 - … dovevano essere attraenti ed era necessario che fosse garantita la primizia…

ATTRICE 1 – e anche che fossero autentiche: raffinatezza suprema del libertinaggio.

ATTORE 1 - Ai quattro ricevimenti se ne aggiungeva un quinto.

ATTRICE 2 - Ogni venerdì, più segreto e più intimo, con un numero ristretto di partecipanti.

ATTORE 2 – un festino infinitamente più costoso degli altri.

ATTRICE 3 - Vi erano ammesse solo quattro giovani donne d'alto rango, strappate ai loro genitori con l'inganno e col denaro.

ATTRICE 1 – Anche le mogli dei nostri libertini partecipavano quasi sempre a quest'orgia, resa ogni volta più eccitante dalla loro estrema sottomissione, dalla loro solerzia, dai loro servigi.

WILDE - SADE - I vini e i liquori erano ugualmente prestigiosi e abbondanti e si serviva frutta di ogni stagione anche in inverno, e si può così affermare che nessuna tavola di monarca era imbandita con altrettanto lusso e magnificenza. Il festino del venerdì poteva avere esiti sorprendenti.

CARSON – Nel secondo processo che subì 120 anni fa, De Sade fu inchiodato dalla licenziosità delle sue opere. Brani da “Le 120 giornate di Sodoma” furono letti in aula. E questa volta fu condannato. Può più la parola che il fatto.

Musica
SCENA 8
Torniamo al processo a Wilde

CARSON – Wilde, voi avete sporto una querela per diffamazione contro il marchese di Queensberry, padre del suo giovane e affascinante amico Lord Alfred Douglas. Bosie, per gli amici.

WILDE – L’avete descritto come se lo conosceste bene.

CARSON - State a sentire , signore. Voi diffondete insegnamenti e massime ai giovani amici di cui vi circondate. Ecco una delle "Frasi e filosofie ad uso dei giovani" che avete scritto per la rivista "Chameleon": "Il piacere è l'unica cosa per cui si dovrebbe vivere".

WILDE - Io ritengo che il primo scopo della vita sia realizzare se stessi , ed è meglio farlo attraverso il piacere che attraverso il dolore .

CARSON - A voi sembra una massima sana, adatta da proporre ai giovani?

WILDE - Molto stimolante .

CARSON – Certo non induce i nostri giovani a fare una vita sana e moderata.

WILDE - La moderazione è mortifera.

CARSON – Considerate sano spingere i vostri lettori e i vostri amici a vivere di eccessi?

WILDE - Nulla ha più successo dell'eccesso

CARSON - Qui si giudica la moralità di queste affermazioni, non la loro presunta genialità.

WILDE – No. Ho messo del genio nella mia vita; nelle opere ho usato solo il talento. È questa la mia grande tragedia.

CARSON – Insomma, Quel paradosso è adatto per i giovani ?

WILDE - Qualsiasi cosa stimoli a pensare è buona , a qualunque età.

CARSON - Che sia morale o immorale ?

WILDE - Moralità e immoralità non esistono, per il pensiero.

CARSON – Non esiste la moralità? Allora non esiste neanche una verità.

WILDE - Precisamente . La stessa verità non potrebbe mai essere compresa da due cervelli.

CARSON – Quindi un romanzo corrotto potrebbe essere, secondo voi, un buon libro?

WILDE - Non so cosa intendiate per romanzo "corrotto".

CARSON -prendendo in mano un libro - Potremmo dire, per esempio, che il vostro "Dorian Gray" si presta ad esser considerato tale ?

WILDE - Solo da parte di bruti e illetterati . Le “opinioni” dei filistei in campo artistico sono di una stupidità incalcolabile.

CARSON - La maggior parte della gente rientra nel novero di filistei, bruti e illetterati?

WILDE - Ho trovato meravigliose eccezioni.

CARSON - L'affetto e l'amore che Basil il pittore prova per Dorian Grey possono indurre un lettore comune a pensare che quei sentimenti abbiano una… certa tendenza ? -leggendo dal libro – “Devo confessare che ho sentito subito un’attrazione che supera il sentimento che si può nutrire per un amico. Non ho più amato una donna da quando ti ho conosciuto. Non posso negare di averti adorato pazzamente, prodigalmente .” Che ne dite di questa frase? Voi non avete mai adorato pazzamente un altro uomo, come il vostro personaggio?

WILDE – No. Non ho mai concesso la mia adorazione a nessuno, a parte me stesso.

LISA – dal pubblico – Egoista!

WILDE – Se voi foste Oscar Wilde, vi sarebbe impossibile non essere egoista. E non è un reato, vero?

CARSON – In effetti, no. Andiamo avanti: “Io ti ho adorato prodigalmente”?

WILDE – No, lì era in senso finanziario.

CARSON - Ah già, finanziario, secondo voi in queste righe si sta parlando di economia? Spero ora di spiegarmi meglio. Lasciamo per un attimo la letteratura e andiamo a una lettera caduta in nostro possesso.

WILDE – Come l’avete avuta?

CARSON – 20 sterline. Il mio cliente non bada a spese. E’ indirizzata a Bosie. Bosie sarebbe…? Lord Alfred ?

WILDE – Sì.

CARSON – Un vezzeggiativo. La lettera inizia con “Ragazzo mio, adorabile”. Ora, perché un uomo di una certa età si rivolge a un giovane, molto più giovane…

WILDE – Non esageriamo.

CARSON - … si rivolge a un ventenne con cui non ha legami di parentela chiamandolo ragazzo mio?

WILDE - Gli sono affezionato

CARSON – Al punto da adorarlo?

WILDE – Fu scritta con intenti artistici. Se no, anche un sonetto di Shakespeare potrebbe apparirci sconveniente.

CARSON – Supponiamo che una persona normale, non un artista, abbia scritto queste frasi, non suonerebbero come sconvenienti?

WILDE – Un non artista non avrebbe scritto quelle parole.

CARSON – Ma su! Vi sembra davvero una bella frase poetica questa? “Quelle tue labbra, di rossi petali di rose”… “ la tua sottile anima d’oro incede tra la passione e la poesia”… vi sembra una bella frase?

WILDE - Pessima, se letta da voi

PUBBLICO 1 – Beh, ha ragione.

PUBBLICO 2 – Rileggila un po’ tu!

CARSON – Silenzio! Conoscete un uomo chiamato Charles Parker, signor Wilde?

WILDE - Sì, era amico di lord Alfred.

CARSON - E un uomo chiamato Ernest Scarfe?

WILDE - Sì, era amico di Parker

CARSON - Un uomo chiamato Walter Grainger?

WILDE – Sì era un servitore di Alfred

CARSON – E Taylor, conoscete un individuo di nome Taylor?

WILDE – Sì, sono andato a qualche festa in casa sua.

CARSON – Ed erano tutti, tranne Taylor, al di sotto dei 20 anni?

WILDE – Amo la compagnia di gente giovane.

CARSON – Avete dato danaro a qualcuno di loro?

WILDE – Può darsi…

CARSON – …e regali? un bastone, un portasigarette d’argento, un libro raro con dedica. Sapevate che Parker era un cameriere e che anche quel Taylor era disoccupato da tre anni e anche tutti gli altri?

WILDE – Questo non ha certo influenzato la mia amicizia.

CARSON – E per questo li avete invitati a cena in varie occasioni e facevate loro regali? Beveste di certo vino e champagne.

WILDE – Lo Champagne in ghiaccio è la mia bevanda preferita, nonostante I consigli del mio medico

CARSON – Non pensate ai consigli del medico!

WILDE – Non lo faccio mai.

CARSON – E a queste cene facevate bere tutti senza limite?

WILDE - Quale gentiluomo imporrebbe limiti a un ospite?

CARSON - Quale gentiluomo inviterebbe a cena sfaccendati e camerieri!
Sapevate che Taylor e… erano stati arrestati in una retata in una casa equivoca?

WILDE – Sì.

CARSON – Sapevate che erano stati accusati di pratiche depravate?

WILDE – Sì, ma ho anche saputo che erano stati prosciolti.

CARSON- Circa questo giovane Grange, siate mai stato a pranzo con lui?

WILDE – No, mai

CARSON- Ma lo conoscete?

WILDE – Era cameriere in casa di Lord Alfred, a Oxford. Ci sono andato molte volte, serviva a tavola.

CARSON - Lo avete mai baciato, signor Wilde?

WILDE – Oh, certo no, era assolutamente insignificante, anzi,era troppo brutto.

Lunga pausa. Carson alza gli occhi fulmineamente. Dal pubblico un mormorio.

Pubblico – No! L’ha fregato!

Pubblico2 – Che dici, perché?

CARSON- E’ per questo che non l’avete fatto?

WILDE - Signor Carson , è un’insolenza, è una domanda ridicola.

CARSON - Perché allora l’avete detto?

WILDE – Non so perché l’ho detto… so solo che mi avete offeso col vostro atteggiamento ingiurioso.

CARSON – Perché avete aggiunto “era troppo brutto” Troppo brutto per cosa? E se non fosse stato brutto?

WILDE – Se mi chiedessero: Perché non ho baciato uno zerbino risponderei “perché non mi piace baciare gli zerbini”. Non so perché ho detto che era brutto. Lei non può affermare che io ho avuto comportamenti sconvenienti con persone che non sono presenti e non possono confermare…

CARSON – Saranno qui tra poco, non dubiti. Ho citato in quest’aula per domattina tutte le persone a cui ho fatto riferimento.

PUBBLICO – Si mette male, vermone!

Musica

SCENA 9
Lisa, John, Wood,

JOHN - Insomma, uno spettacolo bellissimo. Altro che teatro! Peccato che tu ieri non c’eri!

ALFRED WOOD – Insomma, poi che è successo?

LISA – Wilde era a pezzi. Ha abbassato lo sguardo. Si guardava le scarpe.

JOHN – A un certo punto Edward Clarke, l’avvocato di Wilde, si è alzato “Voglio fare un’importante dichiarazione”. Silenzio assoluto.

LISA - Che spettacolo.

JOHN - “Abbandoniamo il processo. Io e il mio cliente siamo disponibili a riconoscere l’infondatezza della nostra denuncia…” il gelo.

ALFRED WOOD – Mica scemo. Lo sapeva. Sapeva che dopo la mia fondamentale testimonianza, se parlavano quei ragazzi la giuria avrebbe fatto a pezzi Wilde.

LISA – Nomi e indirizzi glieli ho dati tutti io. Io sono stata fondamentale.

JOHN – “Siamo disponibili a riconoscere i danni al querelato Marchese di Queensberry”. Fa.

ALFRED WOOD – Insomma, Wilde ha ritirato la querela.

LISA- Sì, per chiuderla qui, ma…

ALFRED WOOD – Ma?

LISA – E’ successo che… Bubi mi ha raccontato tutti i retroscena…

ALFRED WOOD – Chi è Bubi?

LISA – E’… insomma…

JOHN – L’avvocato?

ALFRED WOOD – Non mi dire! Carson.

LISA – Ebbene sì. Ho un nuovo cliente fisso.

ALFRED WOOD – Ritorni in pista, allora.

LISA – No, questo è amore.

JOHN – Ma vai a quel paese. E che ti ha detto?

LISA – Clarke ritirando la querela voleva spengere il fuoco subito per evitare complicazioni. Ma… insomma, pare che la regina stessa sia intervenuta. E’ stanca di tutti questi scandali e scaldaletti. La sodomia è un reato molto grave. C’è bisogno di una condanna esemplare.

JOHN – Bah, non esageriamo, povero vermone.

LISA – Beh, per la nostra legge è così. Insomma, ora che i comportamenti immorali di Wilde sono stati resi pubblici in un processo, anche se la querela per calunnia è stata ritirata… Queensberry potrebbe controquerelare. E la legge può anche agire automaticamente contro il disturbo alla morale pubblica.

ALFRED WOOD – E che può succedere?

LISA – Potrebbe scattare l’arresto di Oscar Wilde e un nuovo processo in cui stavolta sarebbe imputato e non accusatore. Dovevano decidere stamattina stessa.


SCENA 10
Constance, WIlde, seduto mollemente su un sofà

CONSTANCE – Oscar. Speravo che…

WILDE- Constance, che ci fai qui?

CONSTANCE – Fuggi, subito. Te l’ha detto Clarke?

WILDE – So che mi cerca.

CONSTANCE – C’è un mandato di cattura su di te. Da stamattina.

WILDE – Me lo aspettavo.

CONSTANCE – Ti processeranno. Per fortuna il questore è un tuo appassionato lettore.

WILDE – E un amico di tuo zio.

CONSTANCE – Lascia stare… mi ha confidato che… per salvarti si è informato di quando parte l’ultimo treno collegato all’ultimo traghetto per la Francia. Manderà la polizia solo dopo quell’orario, per darti il tempo di fuggire. Speravo di trovarti con le valigie pronte. Hai solo mezz’ora.

WILDE – Non parto, ho invitato a cena un po’ di amici…

CONSTANCE – Sei impazzito? Eviteresti l’infamia. La condanna morale tua e della tua famiglia.

WILDE – “Godi, amica mia, godi e non giudicare... godi, lascia alla natura la cura di rigirarti a suo piacere e all'Eterno quella di punirti. Godi della fiamma dell'universo: la sua luce brilla davanti ai tuoi occhi per illuminare i piaceri"“

CONSTANCE – Non possono essere parole tue.

WILDE – Infatti, sono del Marchese De Sade. Un martire. Appassionato di Voltaire, come me.

CONSTANCE - Oscar, per la prima volta nella vita ti scongiuro di fare quel che ti dico io. Senza discutere.

WILDE – Uffa! Le donne non sanno mai quando si cala il sipario. Vogliono sempre un sesto atto e, proprio quando l'interesse dello spettacolo è svanito del tutto, propongono di continuarlo. Ho detto di no. Tranquillizzati. Non potranno mai condannarmi. Ho qualche vizio, ma lo condivido con buona parte dei membri della giuria. Ti fidi di me?

CONSTANCE – Non lo so più.


SCENA 11
Wilde legge il processo a De Sade. Accanto a lui Taylor

WILDE -legge gli atti del processo a De Sade - Secondo processo a De Sade, 4 luglio 1772.

LATOUR – Sissignore. Il 27 giugno scorso io invitai le quattro donne che dite a Marsiglia, nella residenza che avevamo preso io e il mio signore, il Marchese De Sade. Offrimmo loro confetti buonissimi. Cioccolata, signore. Sì, signore, afrodisiaci. Contengono cantaridina. D’altronde qualsiasi speziale è in grado di procurarli e sono in libera vendita. Sì, signore, le frustammo a lungo. Ma erano pagate.

MARGUERITE – Mi raccontarono quelle quattro ragazze, e del resto tra poco ve lo confermeranno loro stesse, che il Marchese e questo essere commisero sodomia sia con le ragazze che tra loro. Poi le costrinsero a invertire le parti e a frustarli.

LATOUR – E’ divertente, perché no? Parlo delle frustate. Nossignore, il Marchese si rifiuta di testimoniare. Lo considera volgare.

MARGUERITE – In seguito una delle ragazze si sentì male. Mi sono informata, quella sostanza fa male, si estrae da un insetto. Juliette, così si chiama la ragazza, aveva gli stessi sintomi che ebbi dopo io.
---
TAYLOR – Questo noi non l’abbiamo mai fatto. Come si chiama sta roba?

WILDE – Cantaridina.

TAYLOR – Me la segno
---

LATOUR – Questo avveniva alla mattina, sì. Poi in serata il Marchese incontrò la signora Marguerite. Le offrimmo una cena nella nostra dimora. La situazione apparve subito evidente anche a lei, senza dubbio.

MARGUERITE – Mangiai e bevvi a sazietà cibi e bevande squisite, poi mi costrinsero a mangiare quei confetti. Uno a uno.

LATOUR – Aiutano nell’eccitazione sia gli uomini che le donne. E’ un gioco.

MARGUERITE – Dopo i primi 5 o 6 no ebbi repulsione. Mi costrinsero a mangiarne una scatola intera. Venni legata e frustata , poi… sì, anche quello. Durante l’orgia, il Marchese e Latour si congiunsero contro natura tra di loro, e ogni tanto si invertivano i ruoli e i nomi. Il Marchese si faceva chiamare… “Lafleur”. Piansi, gridai pietà. Mi appellai al timor di Dio.

LATOUR – So perché ci condannerete.

MARGUERITE – Non si fermarono nonostante le mie implorazioni. In seguito fui assalita da dolori di ventre insopportabili e da una improvvisa violentissima febbre. Mi lasciarono in terra, urlante, seminuda, di fronte alla Cattedrale, con dei soldi in mano. Sono stata soccorsa da pietosi passanti. E a oggi son viva per miracolo. Dio volle che vivessi perché quei due fossero impiccati.

ROSE – Ancora e sempre lui. Prepotente, collerico, violento, eccessivo in tutto, di una sregolata immaginazione erotica unica, ateo sino al fanatismo, è lui in poche parole, ammazzatelo o prendetelo com’è perché non cambierà.

LATOUR - Non sarà per l’avvelenamento, non sarà per la sodomia, pratiche di cui i bouduoir di Francia abbondano, sarà per ciò che il mio signore scrive.
“Tutte le religioni partono da un principio falso, l’idea di un essere creatore; ora, se l’universo non ha mai avuto inizio e non deve avere mai fine, se il suo continuo agire e reagire implica che il moto è parte fondamentale della sua essenza, che cos’è il motore che voi gli attribuite gratuitamente? Credete: quando il più forte volle incatenare il più debole, lo persuase che un dio santificava le catene con le quali lo schiacciava, e quest'ultimo, abbrutito dalla miseria, finì col credere tutto ciò che l'altro voleva fargli credere.
In tutti i misteri che fanno fremere la ragione, io non vedo se non dogmi che oltraggiano la natura e cerimonie grottesche che ispirano solo la derisione. Appena gli occhi mi si aprirono mi feci una legge di calpestare quei dogmi” Per questo lo condannerete. Per questo ci condannerete.
---
TAYLOR – Un senza Dio!

WILDE - Ma Divino egli stesso.
---

LATOUR – Marguerite Coste è una prostituta. Null’altro.

MARGUERITE – E per questo posse essere avvelenata impunemente? Impiccateli, signori.

LATOUR - Non c'è un solo individuo in tutto il Parlamento di Marsiglia, che abbia diritto di giudicare il Marchese De Sade , poiché nessuno tra loro porta un nome decente. Tutti mercanti di tonno, marinai, contrabbandieri, insomma una banda di spregevoli bricconi, con la quale la nobiltà non vuole avere nulla a che fare, e che affligge il popolo per compensare il discredito in cui versa.

Musica
---
TAYLOR – Ma poi, com’è finita?
---

MARGUERITE - Condannato il 4 luglio per i reati di sodomia e avvelenamento. La pena prevista consiste nella decapitazione e nel rogo del cadavere. E’ la prima volta in vitamia che qualcuno mi dà ragione.

MME RENÉE PÉLAGIE – Ho organizzato la sua fuga. Sono arrivata a travestirmi da uomo per avvicinarmi alla prigione.

---

TAYLOR – E’ come tua moglie, sputata!
---

MME RENÉE PÉLAGIE – Non so perché l’ho fatto , signori. Per quante riflessioni faccia sulla sua avversione per le donne, sulla depravazione dei suoi gusti, sulle distanze morali che ci separano, niente, niente al mondo può spegnere questa passione, e, se mio marito mi chiedesse la vita, la mia vita è sua, mille volte, e crederò ancora di non aver fatto niente per lui.
---

WILDE – Il Marchese fuggì in Italia ed evitò la condanna. Non fuggì con la moglie, però, ma con la cognatina, sorella minore di sua moglie, strappata al sacerdozio.

TAYLOR – Cognata e giovanissima. Porca miseria, un genio!

WILDE - Con loro c’era il servo Latour.

MARGUERITE - La condanna in Francia fu eseguita ugualmente. Sapete come si fa in questi casi? Decapitarono in piazza 2 fantocci.

LATOUR - Sul petto i nomi: Sade e il mio, Latour, poi li bruciarono in un rogo.

MARGUERITE - Due fantocci, capite? E intorno il boia vestito da boia e tutti gli altri, ognuno con la sua maschera. Una presa in giro.
--------
TAYLOR – La maschera a colore.
---------
LATOUR – sorridendo – Teatro

WILDE - Il rogo di due fantocci. Teatro. Sempre lì si va a finire. Capisci? Come posso aver paura del teatro? Conosco la materia molto meglio dei miei giudici

TAYLOR – E se la proviamo sta cosa delle fruste…. E della cancar cirina, scantradiri… uffa!?



SCENA 12
Aula del 2° processo a Wilde 26 aprile
Wilde alla sbarra. Tra il pubblico, tutti gli altri. A turno, John, Lisa, Rose e Marguerite daranno deposizione

LADY CONSTANCE – Dicono che se Bosie testimoniasse a tuo favore, la corte sarebbe ben impressionata. E’ sempre un Lord, un Marchese di Queensberry. Perché non è qui? Perché non ti ha aiutato nemmeno nel primo processo?

WILDE – Constance! Potevo permettere a un figlio di testimoniare contro suo padre?

CONSTANCE - Non hai voluto tu?

WILDE – Assolutamente no.

CONSTANCE – Sembra che tu voglia essere condannato. Smettila, almeno al processo, di vestirti in maniera eccentrica, di rispondere provocatoriamente. Molti, nella giuria, ti vorrebbero assolto. Aiutali a farlo.

WILDE - Perché vestirmi diversamente? Un uomo non è del tutto se stesso quando parla in prima persona. Dategli una maschera, e vi dirà la verità.

Stacco

VOCE GIUDICE – In data 26 aprile 1895 i giurati di sua Maestà La Regina giudicheranno sul loro onore se Oscar Fingal O'Flaherty Wills Wilde e
abbiano compiuto atti contrari alla pubblica morale di questo Regno,
nonché atti di sodomia entro la giurisdizione di questa Corte, congiuntamente alle seguenti persone e nelle specifiche date:…con Edward Shelley, per i rapporti intercorsi nel 1892 (febbraio – marzo)
con Sidney Mavor, Nel mese di gennaio, presso il Savoy Hotel,
con Freddie Atkins, il 13 marzo in una casa privata,
con Maurice Schwabe, stessa data, stesso luogo,
con 3 giovani di età non superiore ai 17 anni, per i rapporti intercorsi nel 1892 (gennaio – febbraio) nomi non specificati

Durante la lettura dei capi di imputazione, Wilde declama la sua lettera a Bosie

WILDE - Mio carissimo ragazzo,
Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza.
Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l' incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione. Quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l' Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all' Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai. Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore.

VOCE GIUDICE - ….con 3 ragazzi (nome non specificato, durante il soggiorno al Burgey Hotel)
con Charles Parker, per i rapporti intercorsi nel 1892
con Ernest Scarfe, per i rapporti intercorsi nel 1892, presso la casa di Taylor ,
con Herbert Tankard, per i rapporti intercorsi nel 1892,
con Walter Grainger, un cameriere della casa di High Street di Oxfrod, 1893 (giugno)
con Alfonso Harold Conway, per i rapporti intercorsi nel 1892
Questo contro la pace di Sua Maestà la regina e la dignità del suo regno. Oscar Fingal O'Flaherty Wills Wilde, riguardo alla suddetta accusa come vi dichiarate? Innocente o colpevole?

WILDE – Naturalmente innocente.

------
LISA - tra il pubblico – Bubi!

CARSON le fa cenno di tacere

VOCE GIUDICE – ALFRED WOOD – Testimonieranno tutti?

LISA - Sì, il vermone non ha scampo.
-------

CARSON - Ho qui la copia di una rivista che si chiama “il camaleonte” nella quale c’è un articolo scritto da voi e anche 2 poesie scritte dal giovane lord Alfred Dowglas

WILDE - Sì, le ritengo eccezionalmente belle.

CARSON - Ah sì?

WILDE - Indubbiamente

CARSON - Vi ricordate i titoli di queste 2 poesie?

WILDE - Sì “in lode della vergogna” e “2 amori”

CARSON - Grazie. Questi 2 amori erano tra 2 ragazzi, vero?

WILDE – Sì.

CARSON - Un ragazzo che chiama il suo amore “amor vero” e l’altro che chiama il suo amore “vergogna”. Non ci trovate nulla di sconveniente?

WILDE - No, nulla.

CARSON – Non amate ispirare la vostra vita a dei principi?

WILDE - Mi piacciono le persone più dei princìpi, mi piacciono persino persone senza princìpi.

CARSON – Soprattutto se queste persone sono dei ragazzi mediamente ignoranti e molto piacenti e di non più di 20 anni.

WILDE - La giovinezza! Niente può esserle paragonato. Non ha senso parlare dell'ignoranza della gioventù. Gli unici di cui ascolto le opinioni con rispetto, ora, sono quelli molto più giovani di me. Mi sembra che mi precedano. La vita ha svelato loro l'ultimo mistero. Vorrei esser io giovane.
Per riavere la mia giovinezza farei di tutto, tranne far ginnastica, alzarmi presto o essere rispettabile

Risate

CARSON – Molto divertente. C’è un altro articolo, nella rivista, intitolato “il prete e il chierico” lo avete letto?

WILDE - Sì

CARSON - Ritenete che questo racconto sia in qualche modo immorale?

WILDE – Molto peggio: lo ritengo scritto malissimo

CARSON - Non è la storia di un prete che si innamora di un suo chierichetto?

WILDE – Non ricordo bene…e nulla potrebbe costringermi a rileggerlo.

CARSON - Non ritenete che sia una storia blasfema?

WILDE - Credo che sia lontana da qualunque criterio estetico di bellezza.

CARSON - Questa non è una risposta

WILDE - È l’unica risposta che posso darvi. Il finale era sbagliatissimo, orrendo, ne rimasi disgustato

CARSON - Blasfemo o no? Immorale o no?

WILDE - Solo orrendo, blasfemo è una parola che non uso mai.
I libri che gli uomini chiamano 'immorali' sono semplicemente libri che mostrano al mondo la sua vergogna. Tutto qui

CARSON – Tutto qui? Cosa significa questa frase… cos’è “L’amore che non sa dire il suo nome”? E’una frase scritta da Sir Alfred Douglas e, sembrerebbe, riferita a voi.

WILDE – L 'Amore, che non osa dire il suo nome, in questo secolo, è il grande affetto di un uomo anziano nei confronti di un giovane, lo stesso che legava Davide e Gionata, e che Platone mise alla base stessa della sua filosofia, lo stesso che si può trovare nei sonetti di Michelangelo e di Shakespeare... Non c'è nulla di innaturale in ciò.

Il pubblico applaude

L'amore è nutrito dall'immaginazione; con l'aiuto dell'immaginazione vediamo la vita nel suo insieme, con il suo aiuto, e il suo aiuto soltanto, possiamo comprendere gli altri nelle loro relazioni reali e ideali

Altro applauso

LISA-testimoniando – Sì, ho fornito io quei nomi e quegli indirizzi. Ho fatto le pulizie in quei… locali. Ci trovavo di tutto… e spesso li sorprendevo ancora lì all’alba, ancora avvinghiati. Che schifo.

TAYLOR – testimoniando – Aveva voglia di conoscere dei cosi giovani, eccellenza. Io conosco tanti ragazzi. Sì, ho una specie di club. Anzi, due clubs. Ci si vede. Gente giovane. Anche io amo i giovani, che, non si può? Pagarli? No, qualche regalino al massimo. Poi quello che fanno, eccellenze, che ne so? Questo bastone? Sì, era del mio grando amico Wilde. Un regalo. D’oro, il pomello? Non me n’ero mai accorto.

CARSON – Avete per caso regalato ad Atkins un portasigarette d’argento?

WILDE – Sì, e non era il primo.

CARSON – Veniva a trovarvi in Tite Street, vero?

WILDE – Sì, in compagnia di un altro ragazzo di cui non ricordo il nome. Pensai che fosse davvero carino a venirmi a trovare…
------------
PUBBLICO – O solo che fosse carino?
risate
-----------
CARSON – E pagaste soggiorno e vitto a Parigi a tutti e due?

WILDE – Che c’è di male?

CARSON – Atkins non aveva modo di pagarsi da solo quei lussi?

WILDE – No, non quei tipi di pranzi che io prediligo.

CARSON – Dove avete incontrato Parker la prima volta?

WILDE – Da Kettner.

CARSON – Chi ve lo presentò?

TAYLOR – Glielo presentai io, naturalmente.

CARSON – Gli chiedeste quanti anni aveva?

WILDE – Chiedere l’età alle persone è segno di cattiva educazione.

CARSON – Tutti gli innumerevoli regali che gli faceste glieli consegnaste in quella serata?

WILDE – Sì, in una sola volta.

CARSON – E cosa faceva a casa vostra quando veniva a prendere il tè?

WILDE – Cosa volete che faccia un giovane?

CARSON - Avete mai regalato un bastone da passeggio ad Alphonse Cornway?

WILDE – Sì, ne regalo spesso.

CARSON – Vi sembra un regalo adatto a un giovane spiantato?

TAYLOR – Sì, gli feci conoscere anche Bibi Scarfe, un ragazzo simpaticissimo.

WILDE – Invitai Taylor e Scarfe a pranzo in un club.

CARSON – Nascosti da un separè?

WILDE – L’ho dimenticato.

CARSON – E’ vero che pregaste Scarfe di farsi arricciare i capelli a Parigi?

WILDE – No.

TAYLOR – Sì, Oscar adora i capelli ricci.

CARSON - L’ha dichiarato Taylor e anche lo stesso Scarfe.

WILDE - Ricorderò male.

CARSON – Era piacevole la conversazione di questo ragazzo?

WILDE – Sì… no…

CARSON – Che mestiere fa questo ragazzo dalla conversazione piacevole?

WILDE – Non so…

TAYLOR –Penso… impiegato nel cimitero di Saint Paul…

CARSON - Amico di un necroforo, di camerieri disoccupati, mozzi senza un imbarco, aspiranti ballerini… ex minatori, giornalai, gente senza arte ne’ parte, che quest’uomo copriva di regali e di attenzioni.

CAMERIERA - ROSE – Frequentava l’albergo, l’ho visto consegnare danaro a quel ragazzo… come si chiama… Parker.

JOHN – Ho consegnato personalmente molti biglietti in cui Mr Wilde convocava i ragazzi.

AFFITTACAMERE - MARGUERITE - Il 13 marzo ho aperto la porta io al signor Wilde, in casa mia… sì, ospito delle festicciole…

ALFRED WOOD – Lo sanno tutti, signore. Io rivendo oggetti preziosi… così, per arrotondare. Lui li paga così, con oggetti di valore, i ragazzi vengono da me e io glieli ricompro.

AFFITTACAMERE - MARGUERITE - Sì, spesso affitto stanze… a signori che vogliono prendere il tè : c’erano Freddie Atkins, Maurice Schwabe, e altri 3 giovani di età non superiore ai 17 anni.

musica

WILDE – Ho un’ultima cosa da dichiarare prima della sentenza: "Un patriota imprigionato perchè ama il suo paese continua ad amare il suo paese; un poeta imprigionato perchè ama i ragazzi continua ad amare i ragazzi".

VOCE GIUDICE - Finora non mi era mai capitato di dover giudicare una causa laida quanto questa. È il peggior processo che io abbia mai presieduto. In questo regno, che lo si voglia o no, l’omosessualità è un reato e lo è ancor più e a maggior ragione la sodomia, fin dal 1533. Questa giuria ha emesso un verdetto giusto. E’ impossibile dubitare che voi, Taylor, siate la “tenutaria” (chiedo scusa ai giurati per l’espressione) d’una sorta di lupanare per soli uomini. Quanto a voi, Wilde, non abbiamo dubbi che abbiate creato fra i giovani un vero focolaio della più ignobile corruzione. In queste condizioni questa corte vi condanna applicando il massimo della pena prevista da una legge a mio parere anche troppo indulgente. Due anni di reclusione e di lavori forzati per entrambi gli imputati. Questo processo, per grazia di Dio e della Corona, ha termine qui.


SCENA 14
Strada di Londra
Tutti tranne Wilde

CARSON – Il più grande successo della mia vita.

LISA – Grazie, Bubi. Io e le mie… ex colleghe diamo una festa per festeggiare. Ci vieni?

CARSON – No, non posso… tieni questi soldi. Offro da bere a tutti.

ROSE – Ma… come avete fatto?

CARSON - Nessun grande artista vede mai le cose come sono veramente. Se lo facesse, smetterebbe di essere un artista. L’ha detto lui. Era vero.

JOHN – Beh, lo sai che in fondo mi è simpatico?

CONSTANCE – Come si fa a mettere Oscar ai lavori forzati? Ne morirà.

CARSON – Il suo nome è stato già tolto dai cartelloni pubblicitari, le sue rappresentazioni teatrali nelle Americhe sono sospese. Sarah Bernhardt non compra più i diritti di Salomé. Rovinato. E ora vediamo chi tra i due può chiamarsi “Fallimento”

TAYLOR – raggiante - Mi liberano se verso dei quattrini.

CONSTANCE – E Oscar?

TAYLOR – Lui no. Il giudice è cliente mio, mica suo. Scappo. In America.

WOOD – Ma sì, bisogna festeggiare!

TUTTI
"Alive, alive, oh,
Alive, alive, oh",
Crying "Cockles and mussels, alive, alive, oh".
(chorus)
She died of a fever
And no one could save her,
And that was the end of sweet Molly Malone.
Now her ghost wheels her barrow,
Through streets broad and narrow,
Crying, "Cockles and mussels, alive, alive, oh!"
Continua solo musica con coro muto mentre Wilde recita il suo finale

SCENA XV
Febbraio 1897, Carcere di Reading – De profundis, lettera a Lord Alfred Dowglas .
Mai consegnata.

WILDE -
Adorato Bosie, "Noi siamo in carcere, e misuriamo il tempo con i palpiti della sofferenza e il ricordo dei momenti amari. Io non so se le Leggi hanno ragione o se le Leggi hanno torto: tutto ciò che sappiamo – noi carcerati - é che ogni prigione è edificata dagli uomini con i mattoni dell'infamia ed é chiusa con le sbarre - per paura che Cristo veda come gli uomini straziano i loro fratelli".
”Se dire la veritá è cosa dolorosa. Ebbene, essere costretti a dire bugie è molto peggio”. Mi biasimo per aver permesso che un'amicizia non intellettuale, un'amicizia il cui scopo primario non era la creazione e la contemplazione di cose belle, dominasse completamente la mia vita. ... noi ci incontravamo soltanto nel fango. Se vuoi sapere quello che chi ama prova veramente quando il padre dei suoi figli porta la divisa da carcerato, scrivi a mia moglie e chiediglielo. Saprà spiegartelo.
per gratificare l’odio verso tuo padre e verso il mondo, tu hai giocato d'azzardo con la mia vita e con il mio denaro in modo sconsiderato, indifferente alle conseguenze.” Sarebbe stato bene, sia per te che per me, se tu avessi almeno protestato contro la descrizione della nostra amicizia fatta da tuo padre grottesca velenosa e disonorevole. Quella versione è ora passata di fatto alla storia: viene citata, creduta, e narrata...”
” mi sembra di aver dimostrato che tra la fama e l'infamia non c'é che un passo, se pur c'é.” ”...Cristo, attraverso un suo divino istinto, sembra aver sempre amato il peccatore. Il suo scopo non era trasformare un ladro interessante in un noioso onest'uomo... no, egli considerava il peccato e la sofferenza cose sacre, espressioni della perfezione. Sembra un'idea molto pericolosa. In effetti lo è. Tutte le grandi idee sono pericolose. ”
”...Ciò che ho davanti è il mio passato. Devo costringermi a guardarlo con occhi diversi, accettandolo pienamente come una parte inevitabile dell'evoluzione della mia vita, chinando il capo di fronte a tutto ciò che ho sofferto...Tu venisti da me per imparare il Piacere della Vita e il Piacere dell'Arte. Forse sono stato scelto per insegnarti qualcosa di più splendido: il significato del Dolore e la sua bellezza.”