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Oltre ad essere interessante per la singolare, relativamente ad un teatro italiano, offerta in cartellone, la prima stagione del TKC Teatro della Gioventù di Genova diretto da Mario Chiesa lo è soprattutto per le modalità con cui quel cartellone è gestito e proposto. Innanzitutto una compagnia stabile di giovani e bravi attori, quasi una compagnia a ruoli come nel classico teatro all'italiana, che affronta il palcoscenico, e poi repliche numerose (mancano solo le matinée ma può essere una idea per Chiesa) a copertura e richiamo di un pubblico più vasto, affamato di teatro ma spesso, dal teatro spaventato. Una sorta di Broadway all'italiana che nelle pieghe di un entertainment evidente nasconde approfondimenti psicologici e sociali, solo per taluni, sorprendenti.
È il turno di questa 'sapido', uno dei primi, lavoro di Peter Shaffer, firma molto nota al pubblico genovese per il suo scandaloso Equus allo Stabile negli anni settanta e al pubblico più vasto per l'Amadeus poi da lui stesso sceneggiato per il cinema nella direzione di Milos Forman.
Commedia degli equivoci in cui il buio fa da inaspettato catalizzatore di verità fino a condurre la vicenda all'esito inevitabile in cui le pedine, scombinate da una casualità capricciosa, ritrovano il loro posto nella scacchiera dell'esistenza, peraltro in un efficace happy end nel quale ciascuno può finalmente e felicemente riconoscersi.
L'efficace capovolgimento di luce e buio, tra scena e platea, ne enfatizza l'effetto paradossale di quel paradosso che dis-vela insieme sentimenti sinceri e volontà talora contraddittorie.
Non racconteremo nulla del plot e della vicenda, da godere mentre si sviluppa, ma un bel testo, giocato sull'ironia e il ribaltamento che ripropone una scena in cui il naturalismo della rappresentazione è veicolo di comunicazioni sottotraccia.
In cartellone dall'11 maggio e con repliche straordinarie fino al 15 giugno, è diretto con efficacia da Eleonora d'Urso che lo ha anche tradotto. Scene di Laura Paola Borello e luci di Danilo Raja.
Sul palcoscenico la compagnia, Carlo Zanotti, Viviana Altieri, Daria D'Aloia, Marco Zanutto, Giovanni Prosperi, Barbara Alesse, Luca Sannino e Michele De Negri, bravi nella gestione del corpo e della mimica e ai quali, se un appunto può essere fatto, si può forse rimproverare solo qualche eccessiva sottolineatura, più da commedia dell'arte o da vaudeville, che talora stride un po' con l'ironia sottile, e anche distaccata, della scrittura.
L'effetto è stato comunque efficace, in grado di coinvolgere, nella risata e negli applausi finali, il pubblico presente.