Mentre in Italia si consumava la farsa tragica di una proterva classe politica incapace di elaborare le virtualità del nuovo e del diverso (giacché per niente intenzionata a farlo), io stavo seguendo a Milano gli spettacoli del quindicesimo Danae Festival con occhi particolari. Da un’opera all’altra della rassegna, infatti, era come se si restituisse ai suoi spettatori
quello che il più ampio panorama italico stava facendo emergere con maggiore scabrezza e forza simbolica di altre volte; come se, cioè, Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani del Teatro delle Moire – i direttori artistici della kermesse – avessero agito da puntuali collettori di un annoso clima di diffusa sgretolazione incipiente, di una temperie sociale e culturale quanto mai vagolante, sul baratro di una precarietà che oramai corrode l’interiorità oltre alla sussistenza quotidiana. Dall’articolazione e progressiva presentazione degli appuntamenti da loro ideati, prescelti e proposti, veniva quindi a rivelarsi una peculiare drammaturgia sottostante alla concatenazione generale di prove sceniche ed eventi collaterali della manifestazione. Drammaturgia di fondo intesa a dare conto di un senso d’instabilità lungo un divenire attuale di contraddittoria transizione, dove tuttavia tenere sempre dritti e desti sentimenti di vitale affermazione pensante. Altrimenti – ed entriamo già in media res – calarsi nel PIÙ NERO DEL NERO è giocoforza, come pare aver suggerito uno dei due studi scenici proposti dal gruppo di Deflorian/Tagliarini, dove un quartetto di figure si ammanta e riveste l’intorno di un nero totalizzante. Possibile linea di ripartenza, viene da chiedersi, oppure condizione a cui non allinearsi finché il nostro corpo può esprimersi anche solo con un esile scarto – come fa uno dei quattro performer – di fronte all’inesorabile logica di chi accetta ciecamente una tale oscurata eventualità.
– PRIMA SETTIMANA DI SPETTACOLI –
Così AURE (foto), produzione del Teatropersona, pur volgendosi a un classico del passato quale la Recherche di Proust, avvince subito in un continuum temporale di affinità elettive perennemente tese a tentare la ricerca dei dolci contatti perduti e che vivificano, però, ogni volta le esistenze e i suoi dinamici impulsi. E poco importa se queste siano cinte dalla solitudine di isolate porte (dietro cui s’accendono fulgori a cui potere comunque accedere) o si mostrino cristallizzate in una fissità di pose che punta a fermare il viavai degli istanti. Scanditi da rintocchi di pianoforte e trasportati da folate di violini, le danzanti movenze e gli slittamenti di tre mute presenze si piegano docili a liberare abbracci e tocchi soavi, tornendo inarcamenti di corpi e intrichi di braccia che si contorcono e lavorano per esprimere l’affanno di tensioni dischiuse verso “una corrispondenza di amorosi sensi” che dia pace ai volteggi inquieti dell’anima, irrorandoli di luminescenti tracce d’energia sorta dall’innesco vitale conferito da tali intensità.
Show di ironia e colore appare, diversamente, CIRCHIO LUME (foto di Cosimo Maffione) della compagnia tardito/rendina: stranito circo raffigurato da un trio di lunari artisti che provano a turno a dare espressione creativa di sé, al fine di ottenere un riscontro di maggiore impatto al cospetto degli sguardi altrui. Sennonché, insicurezze e fragilità premono sulla superficie di sicumera e lieve baldanza con cui ciascun personaggio affronta la girandola di numeri ed esibizioni imbastiti nel cerchio centrale della scena. Gli oggetti usati costituiscono più un ostacolo che un aiuto, sono elementi di disequilibrio e impedimento a una spontaneità espressiva che leghi e connetta con immediatezza le soggettività in gioco, togliendole dall’involucro isolante dell’ego per avviarle verso la molteplicità d’aperture della condivisione. A tal scopo, funziona meglio l’esporsi senza timori nei propri rispettivi aspetti di titubanza, di umana difficoltà e propensione all’errore: sapendo che giusto in tali lacune e crepe si schiude il passaggio libero affinché, chi si ha attorno, possa colmarle con l’empito smagliante della propria voglia di darsi alla ricca fantasia della vita. E se alla fine si sbaglia, non è che s’impara; però, si può imparare. Applausi scroscianti.
La crisi economica, con annessi disagi e negatività, permea invece NON SIAMO PRONTI: studio scenico di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini che, presentato assieme all’ottima Monica Piseddu, affronta l’attualissimo problema da una prospettiva di personale inadeguatezza circa l’idoneità dei mezzi artistici e teatrali a trattarlo in termini di risolutiva incisività. Pressoché consustanziale al già descritto PIÙ NERO DEL NERO, il lavoro dichiara fin da subito il proprio fallimento. E lo fa affidandosi a una recitazione di tendenziale naturalezza nella nuda scena in noir, con gli attori che giungono al cospetto del pubblico parlando normalmente dell’irriducibile discrasia fra il reale presente – fatto di suicidi, disperazione e povertà incombente – e la sua possibile rappresentazione in chiave di salvifica bellezza, potenza etico-politica e rigenerante positività. Anche in questo caso, allora, dichiarare apertamente uno scacco può configurarsi come la vera alternativa di rilancio in rapporto a una forma mentis generale in cui, viceversa, è costrittivo dogma perseguire il risultato, ottenere il successo e conquistare la vittoria purchessia. E visti i pessimi riscontri di dogmi similari, ravvisabili nella realtà intorno a noi, conviene allora meditare come “L’inerme è l’[autentico] imbattibile”: secondo quanto cantava pochi anni fa l’ex CCCP/CSI Massimo Zamboni, di ritorno dalle macerie di guerra dell’ex Jugoslavia.
– SECONDA SETTIMANA DI SPETTACOLI –
Nerovestiti, appaiono pure gli anti-conferenzieri Milena Costanzo e Gianluca De Col non appena entrano sul palco per la loro CONFERENZA CON ANNE SEXTON (foto). Un periplo attorno al cosmo tormentato della poetessa del titolo, toccata dal talento letterario e da una luce spirituale entro una parabola disturbata di alcool, sesso, psicofarmaci e perdite, conclusa nella morte: cercata da lei che pure voleva la vita assoluta. E da lì, allora, i due tramano una corona di spine dove le poesie d’inferno e stelle della Sexton s’intrecciano con certi loro appunti intimi e considerazioni estemporanee, pagine diaristiche ed elenchi di cose giornaliere, squarci video e break musicali, battute fulminanti e scambi benedetti da risate. La Costanzo stappa anche una bottiglia di vino da bersi insieme, si fumano sigarette, De Col si trucca e veste da vamp per un playback di JE SUIS MALADE immortalata da Dalida, talvolta s’interrompo a vicenda e così s’aprono respiri nella stretta composita di toccanti brani. Presso quel largo tavolo, da cui la coppia pare esporsi prima ancora di recitare, si ricrea alla fine un universo dove la follia di un quotidiano vivere – assediati dai propri limiti e dal peso delle circostanze – rampolla nelle inventive accensioni dell’arte e del suo “livello magico di pensiero” (citando la Merini, un’altra autrice passata per la pazzia) che indica o sospinge sempre verso un Oltre in cui potersi di nuovo reinventare con verace vitalità.
A chiudere la rassegna, arriva infine da Berlino il proteiforme bagliore d’ombre della giapponese Naoko Tanaka. Primo evento è il suo assolo ABSOLUTE HELLIGKEIT (Foto di Wiebke Rompel), installazione di disserrati cassetti abbandonati tra fogli, oggetti e tracce residuali, posti su cinque piedistalli a formare un semicerchio. Sulla base fischiante di un suono e nell’ovatta di una gialla luminosità, l’artista entra e brandisce una sottile canna – con un lume in cima – da potere prolungare nei recessi dell’ipogeo circostante da indagare nell’oscurità a seguire. L’accompagnano rumori di scorrimenti cupi e vaga catastrofe, di ricorrenti acque e mezzi a motore fra colpi sordi e bip vari. Il suo scandaglio illuminante le viscere intime e i materiali di quei dimenticati contenitori, fa affiorare quiete danze di forme ingrandite che si proiettano sulle pareti dintorno e incombono ai bordi della nostra visuale. Guardando l’abisso anche l’abisso guarda in noi, e rivela che non c’è niente da nascondere se ciò che si cerca sono i baleni di una visione più addentro al mistero delle cose in cui siamo immersi, cercando finemente di vederci luminoso e chiaro.
Un paio di sere dopo, altre proiezioni d’ombre per la Tanaka nell’AUDIO-VISUAL LIVE COLLABORATION intessuta col musicista Oval (alias Markus Popp): un dialogo fra le composizioni elettro-acustiche di quest’ultimo coi rilucenti ectoplasmi mutanti della giovane nipponica. Ne scaturisce un contrasto tra l’insieme di immagini della sfera naturale e biologica create dalla ragazza e le sonorità telematiche del compositore intrise di tinte sintetiche, tessuti percussivi e soffi opalescenti, spari spaziali da videogame e suoni di circuiti informatici. Il metamorfismo regna sovrano in tale dimensione in cui l’anima risonante dell’ibrida contemporaneità tenta di sostanziarsi nelle armonie irregolari delle strutture della vita, disegnando un amalgama dove attingere la linfa di un’indivisibile integrità.
– CONCLUSIONI –
Spiace aver mancato – poiché impossibilitato – l’irriverenza divertente e trascinante del Tony Clifton Circus, da me sperimentata altrove. Programmato in tre sessioni spettacolari per le vie della Chinatown milanese, mi auguro si sia applicato a mettere in crisi con ferocia un po’ di luoghi comuni e false sicurezze della gente intercettata. Nel Paese dell’“unica alternativa possibile” – come decretato dalla voce del Potere – o si operano dei cortocircuiti di sana alterazione e dirompenza che creano differenza e pluralità vera, oppure si muore nell’inedia totalitaria del pensiero solito e “mononota”. Urgenza di eterogeneità e stimoli diversi in fervida alleanza, trasmessa con forza da questa quindicesime edizione del Danae Festival (che avrà una seconda parte a novembre) tramite la specifica tessitura drammaturgica di cui ho riferito. Una manifestazione di Performance contemporanea da sempre intenta a fare interagire Teatro, Danza, Musica e Arte Visiva entro spazi disparati, coinvolgendo un pubblico giovane al quale dedicare anche momenti di incontro e dibattito in cui aprirsi vicendevolmente.
AURE
Drammaturgia, scene, luci, regia e suoni: Alessandro Serra.
Interpreti: Chiara Michelini, Francesco Pennacchia, Valentina Salerno.
Produzione: Teatropersona, Regione Lazio, Bassano Operaestate Festival, Teatro Fondamenta Nuove Venezia, Rete Teatrale aretina, Teatro Comunale Castiglion Fiorentino, Fondazione Ca.Ri.Civ.
Milano, Teatro Out Off, 17 aprile 2013.
CIRCHIO LUME
Spettacolo di teatrodanza ai confini del clown
di Federica Tardito e Aldo Rendina.
Costumi: Roberta Vacchetta.
Luci: Lucia Manghi.
Interpreti: Aldo Rendina, Federica Tardito e Antonio Villela.
Produzione: compagnia tardito/rendina, Torinodanza, Drodesera>centrale Fies.
Milano, Teatro Out Off, 19 aprile 2013.
NON SIAMO PRONTI e PIÙ NERO DEL NERO
Due studi per “Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni” di Daria Deflorian e Antonio Tagliarini da L’ESATTORE di Petros Markaris.
Interpreti: Daria Deflorian, Antonio Tagliarini e Monica Piseddu.
Produzione: Planet 3, dreamachine.
Milano, Teatro Out Off, 21 aprile 2013.
CONFERENZA CON ANNE SEXTON
Progetto “Anne Sexton: Cleaning the house” di Milena Costanzo.
Drammaturgia, adattamento testi e interpreti: Milena Costanzo e Gianluca De Col.
Produzione: Olinda Onlus.
Prima rappresentazione assoluta: Milano, Scuola Civica Paolo Grassi - Aula Teatro, 22 aprile 2013.
“Me da igual”:
IL MILIONARIO / SPIDERMAN e, in prima assoluta, ¡CHINAWOW!
di e con Nicola Danesi de Luca e Iacopo Fulgi.
Produzione: Tony Clifton Circus.
Milano, via Paolo Sarpi, 26 e 27 aprile 2013.
ABSOLUTE HELLIGKEIT
Ideazione, scene, suono e performance: Naoko Tanaka.
Drammaturgia: Adam Czirak.
Produzione: Naoko Tanaka e Christine Peterges.
Coproduzione: SOPHIENÆLE.
Prima nazionale: Milano, Zona K, 30 aprile 2013.
AUDIO-VISUAL LIVE COLLABORATION
di e con Markus Popp/Oval (audio) e Naoko Tanaka (visuals).
Prima nazionale: Milano, O’, 2 maggio 2013.
Links:
www.danaefestival.com
www.teatrodellemoire.it
www.progettocresco.it
www.teatropersona.it
www.compagniatarditorendina.com
www.dariadeflorian.it
www.antoniotagliarini.com
milenacostanzo.wordpress.com
www.olinda.org
www.tonycliftoncircus.com
www.naokotanaka.de
markuspopp.me
Drammaturgia di un festival: Danae
- Scritto da Damiano Pignedoli
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