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Cinque ragazzi e quattro ragazze, provano ad interpretare il caos che è dentro di noi, fuori di noi, intorno a noi, e ci riescono benissimo. Milletrecento repliche in Italia e nel mondo, Caos è lo spettacolo cult di Quelli di Grock, nato nel 1988. Per la prima volta, in una versione rinnovata, gli interpreti storici consegnano a una nuova generazione di attori il loro spettacolo più magico e irresistibile, fondamento della loro idea di intendere il teatro, fisicità, mimica, ironia. Un nuovo cast ripropone lo spettacolo che ha reso celebre la Compagnia e che racconta la follia della vita metropolitana, liberando un’euforia esplosiva e travolgente fino all’irresistibile finale. Gli attori saltano, corrono, recitano, si muovono seguendo ritmi frenetici, sussurrano, urlano, rappresentano la ciclicità del quotidiano, le nevrosi singole e comunitarie, il rapporto tra individuo e gruppo. Rappresentano i dubbi, le incertezze delle singole individualità, che fanno saltare in aria l’abitudinaria massa, il potere che schiaccia. “Massa e potere” per intenderci. Tornando a casa ho pensato a lui, a Elias Canetti, massa vistosa, caratteristica delle società moderne, enigma fuori e dentro di noi, di cui non sappiamo fare a meno, masse festive, aizzate, di protesta, masse che si trasformano in orrore, perdute dentro riti e abitudini comunitarie. Massa che non necessariamente, sempre secondo Canetti, è altro rispetto all’individuo, ma anzi, uno stato dell’individuo, una pulsione che egli ha già in sé, ma ha bisogno di attivarsi come pulsione sociale. Al caos in scena, corrisponde una grande preparazione, un coordinamento mentale e soprattutto veri Maestri come Valeria Cavalli e Claudio Intropido, che sostengono, consigliano, spingono i loro allievi e generosamente passano il testimone. Dopo un accurata selezione hanno scelto i nuovi interpreti anche in base alla loro capacità, di “fare gruppo”, di saper stare insieme “E’ il gruppo che tiene il passo, è il gruppo che dà un senso, un ritmo, una “densità” a ogni azione, è il gruppo che gioca con il pubblico attraverso il teatro”. La folla allora è anche il luogo dove l’uguaglianza originaria è possibile, un antidoto all’individualismo imperante al narcisismo vuoto. Una rilettura a distanza di vent’anni di questo spettacolo va fatta in questo senso, ora che le spinte narcisistiche della nostra società diventano sempre più forti. L’individuo narcisista è un uomo senza amore, chiuso in se stesso. Conosce solo se stesso ma quanto può conoscersi se non ha mai realmente visto l'altro? Solo l'altro ti dà la possibilità di vederti, di conoscerti. Senza amare l’altro, non conoscerà mai il suo io. L'amore è fondamentale anche per la conoscenza di sé. Colui che non ha mai conosciuto l'altro all'interno di un amore sincero, di una passione vera, di una dedizione autentica, si perde nel narcisismo. Allora nel finale a sorpresa un’esplosione liberatoria, un bagno collettivo, come quelli che avvengono sul Gange, quasi un bagno sacro, rigenerante, un atto d’amore, spruzzi d’acqua per tutti, per ricordarci da dove veniamo. Questo spettacolo viene dal passato e va verso il futuro, perché ha ancora qualcosa da dire.

Foto Roberto Rognoni

Caos (remix) Teatro Leonardo, Milano
di Valeria Cavalli, Claudio Intropido
con
Francesco Alberici
Andrea Battistella
Ludovico D’Agostino
Jacopo Fracasso
Andrea Lietti
Isabella Perego
Maria Cristina Stucchi
Clara Terranova
Melissa Valtulini
REGIA
Valeria Cavalli, Claudio Intropido
PRODUZIONE Quelli di Grock