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E’ puro intreccio psicologico, è crollo di certezze o di riscoperte di nuove posizioni, di svelamenti di personalità, di caratteri, in un turbinio di parole, dette, accennate o solamente pensate. E’ un incontro-scontro di altissimo livello sentimentale e filosofico tra due uomini legati indissolubilmente alla figura di una donna, la vera protagonista della vicenda, una donna che aleggia su tutto e su tutti, dall’inizio alla fine. Stiamo parlando dello spettacolo “Variazioni enigmatiche”, testo del 1995 dell’autore francese Éric - Emmanuel Schmitt, proposto, in apertura di stagione al Teatro del Canovaccio di Catania, nella traduzione di Glauco Mauri, dal Centro Teatro Studi di Ragusa, con la regia di Franco Giorgio, non nuovo alla messa in scena di testi del drammaturgo francese tra i più affermati al mondo, sia nel campo della narrativa che in quello del teatro e del cinema. Il titolo dello spettacolo fa riferimento a “Enigma Variations”, composizione del musicista inglese Edward Elgar, quattordici variazioni su una melodia che sembra impossibile da riconoscere, così come i personaggi della vicenda narrata e che, complice una donna che in scena non c'è, non sono mai quelli che sembrano.

“Variazioni enigmatiche”, definita come l’opera più complessa e completa di Schmitt, è costruita proprio per far restare il pubblico senza fiato, per incuriosirlo ed alla fine anche per commuoverlo e soprattutto farlo riflettere sui tanti aspetti, sulle tante sfaccettature della vita e di come siano complicati, indefinibili, i rapporti umani e come mai si finisce di conoscere l’altro e soprattutto la persona che si ama.

Nell’edizione di Franco Giorgio, in un intenso atto unico di circa 90’, la scena di Daniela Antoci presenta la stanza, l’universo solitario fatto di libri e di ricordi, dove regna la solitudine, in cui vive il misantropo Abel Znorko, Nobel per la letteratura, rintanato su un’isola sperduta del mare di Norvegia. Lo scrittore decide di incontrare, per un’intervista, il sedicente giornalista Erik Larsen, poi però gli spara addosso, mancando di proposito il bersaglio. Nella stanza, che diventa quasi un ring, i due si annusano, si mascherano, si allontanano e si riavvicinano e tra di loro aleggia sempre Helene, la donna amata da entrambi. Ed il dialogo, frase dopo frase, procede e la verità si avvicina, si allontana, inafferrabile come le “Variazioni enigmatiche “ di Elgar. La pièce ha le caratteristiche di una partita a scacchi tra l’intellettuale ed il presunto giornalista, ma a guidare le loro mosse, fulcro della vicenda e di quanto accade, è una donna assente e presente tra di loro.

Nei panni dello scrittore Abel Znorko e del cronista Erik Larsen gli attori Massimo Leggio e Giovanni Arezzo in scena si disimpegnano con grande professionalità, con un testo dalle mille contraddizioni e variazioni, dando vita, senza pause di sorta, ad uno scontro brutale e commovente tra due uomini che, tra ironia, malinconia e dolore, si perdono e si ritrovano con abilità dialettica. I due, tra maschere ed alla ricerca della verità, si sono volontariamente celati per paura di accostarsi alla vita. Il loro dialogo diventa poi confessione e mea culpa e tra bugie e verità si scoprono amanti che si detestano, ma che non possono fare a meno l’uno dell’altro, pronti a rincorrere l’ultimo alito di vite vissute nel ricordo, nell’inchiostro, nell’attesa. Ma poi ogni loro dichiarazione, confessione, verità, viene ridimensionata da quella più importante e sconvolgente: la scomparsa della loro amata e, quindi, non resta altro che comprendere, accettare i loro errori, la loro esistenza, giusta od errata che sia, ricordare così com’era la loro Helene ed ammettere di avere, ancora, adesso, bisogno l’uno dell’altro.

Lo spettacolo, grazie alla puntuale ed accorta regia di Franco Giorgio, all’interpretazione rigorosa di Massimo Leggio e Giovanni Arezzo e con la partecipazione nel finale di Laura Guardiano (l’eterea e centrale figura di Helene), coinvolge ed incanta il pubblico sollecitato, quindi, alla riflessione ed a parteggiare, a scegliere, tra opposti modi di vivere la propria vita. Pubblico, quindi, che si ritrova davanti ad un autore di notevolissimo spessore e ad un testo di sofisticata costruzione drammaturgica, amato in tutta Europa dove ne sono stati protagonisti artisti della statura di Delon, Sutherland, Brandauer. Applausi reiterati e convinti, quindi, alla fine per uno spettacolo da non perdere e che riavvicina al teatro più autentico

Nella foto in scena Giovanni Arezzo e Massimo Leggio

“Variazioni enigmatiche”
di Éric Emmanuel Schmitt
Traduzione di Glauco Mauri
Regia di Franco Giorgio
con Massimo Leggio, Giovanni Arezzo e Laura Guardiano
Scena e costumi di Daniela Antoci
Luci e fonica Saro Baglieri
Musiche di Edward Elgar
Produzione Centro Teatro Studi di Ragusa
Teatro del Canovaccio di Catania – Stagione 2013-22014 - 24 -27 ottobre 2013