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Durante un caldissimo weekend autunnale in Sicilia, la terra natìa ( della sottoscritta) offre sorprese artistiche non indifferenti. Il breve rientro catanese non ci fa dimenticare Napoli, ma da Messina giungono richiami intensi. E così www.dramma.it diventa l’ospite d’onore. Attraverso il teatro nascono incontri fortuiti e sorprendenti,

e quello tra la sottoscritta e Vincenza Di Vita, a fine settembre durante Startup Festival a Taranto, ha creato un appuntamento artistico, professionale e di amicizia, stabilito ben due mesi fa. Ecco, quindi, rispettato l’impegno. Vincenza Di Vita è una delle componenti dell’Associazione Culturale Querelle, nata all’interno della città messinese e attiva nell’organizzazione di iniziative artistiche  legate all’ambiente cittadino e a quello universitario. I “tre moschettieri” di Querelle sono Vincenzo Tripodo, presidente dell’Associazione e direttore artistico di ActorGym, la “palestra delle emozioni”, Dario Tomasello, docente universitario e consulente artistico di rassegne di drammaturgia contemporanea, Gigi Spedale, produttore e organizzatore teatrale e cinematografico. E torniamo alla nostra Vincenza Di Vita, instancabile punto di riferimento e collegamento anche con ReteCritica e con l’ANCT, studiosa alla quale è stato affidato il compito di coordinare e dirigere un laboratorio di critica teatrale, in cui vengono coinvolti per la prima volta gli studenti del Dipartimento di Scienze Cognitive, Studi Culturali e della Formazione dell’Università di Messina. Il progetto prevede la stesura di recensioni teatrali firmate dagli studenti universitari, i quali fruiranno di un abbonamento ridotto, grazie al contributo dell’ERSU dell’Ateneo messinese.
Cosa ci propone, dunque, la città? Una formidabile rassegna teatrale che si svolgerà dall’8 novembre al 27 dicembre 2013. La nuova drammaturgia siciliana, nella sua evoluzione tra anni ’90 e nuovo decennio, viene proposta sul palcoscenico della Sala Laudamo, ala dello storico Teatro Vittorio Emanuele di Messina, affinché la città dello Stretto diventi punto di riferimento non solo artistico, ma soprattutto storico, dell’evoluzione della drammaturgia nel Sud Italia. La nostra “prima volta” a Messina, nel vero senso della parola, ricalca il titolo della rassegna: LA PRIMA VOLTA sta ad indicare la messa in scena delle opere prime di importanti autori, attori e compagnie siciliane del nostro secolo. Spettacoli che rappresentano il debutto di questi lavori isolani e che hanno costituito uno spartiacque tra il teatro siciliano, quello storicamente  noto a tutti, e quello contemporaneo, inedito e in continua crescita. Scelta che sottolinea fortemente una volontà storica, oltre che artistica, proprio per porre dei punti fermi sulla nascita ed evoluzione di una drammaturgia contemporanea di cui è ricca anche l’isola. Tematiche legate alla terra, così come la lingua, ma legame profondo tra  un microcosmo semantico e un macrocosmo culturale e sociale più ampio. La “prima volta” in cui ci ritroviamo spettatori di una sala gremita di giovani, attenti e partecipi, in un contesto artistico e sociale che, di certo, non ha la stessa tradizione partenopea o simile ad altre grandi città teatrali. L’entusiasmo degli organizzatori, l’affetto del pubblico, la partecipazione degli attori, dopo lo spettacolo, ci emozionano: non si tratta di banale “ritrovo” in cui un pubblico di “conoscenti” e collaboratori partecipa alla visione di uno spettacolo. L’accoglienza è inaspettata. La scommessa è vinta: centinaia di spettatori, numerosi abbonamenti venduti ( solo €20 per 8 spettacoli, questo il costo dell’abbonamento rivolto a giovani studenti). La prima della rassegna è affidata allo spettacolo NUNZIO, di Spiro Scimone, in scena con Francesco Sframeli, per la regia di Carlo Cecchi. Testo noto, pluripremiato:  Premio IDI nel 1994, Medaglia d’Oro IDI nel 1995, creazione di un film, sulla base della drammaturgia, scritto, diretto e interpretato dagli stessi Scimone e Sframeli, intitolato DUE AMICI, vincitore del Leone d’Oro come Miglior Opera Prima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2002, nomination come Miglior Opera prima 2002 al premio David di Donatello, Nastri d’Argento, European Film Award.
Atto unico, diviso in tre parti scandite da un viaggio, che in realtà sembra non fornire nessuna immagine di scorrimento temporale. Una narrazione che non sembra raggiungere nessuna direzione, poiché è costruita su una routine ridondante. Il suono del ticchettio dell’orologio, o forse di un rubinetto che, goccia a goccia, riempie le orecchie del pubblico con un angosciante rumore di sottofondo, è un elemento fondamentale. È proprio questa piccola grande scelta che sembra dare il senso apparente dello scorrere del tempo,serrato, in realtà, in un circolo vizioso. Due amici, come il titolo del film. L’uno diverso dall’altro: una perenne attesa. L’uno, killer in continuo movimento e in attesa di un viaggio di “lavoro”, l’altro, Nunzio, personaggio eponimo, che attende il ritorno dell’amico. Entrambi sono consapevoli di una fine, la morte, che per diversi motivi, chiuderà il circolo vizioso e li dividerà. La diversità di questi due personaggi, che potrebbero benissimo costituire due facce di una stessa medaglia, due aspetti di uno stesso uomo, viene costruita scenicamente attraverso un uso sapiente del linguaggio e dei movimenti. Al di là della scelta linguistica, il dialetto messinese, epurato da eccessivi radicalismi dialettali e quindi, comprensibile anche da un pubblico non siciliano, la metrica linguistica è studiata nei minimi particolari. L’iper attività del killer si compensa con la sua lentezza cadenzata nel pronunciare le frasi, nello spezzettarle con pause nette ad ogni conclusione. Nunzio, invece, mostra una mollezza di gesti compensati da una velocità espressiva che “impasta” le parole, le sovrappone, le “oscura” in abbassamenti di tonalità, le prolunga con strascichi finali, eccessivamente e volutamente lunghi. Due momenti commuovono il pubblico e danno il senso a tutto. Nunzio trema e si irrigidisce ogni volta che il suo “alter ego” corre fuori dalla porta per ricevere un mandato, un ordine di uccisione. Basta una mano che si aggrappa ad un tavolo e l’orecchio teso al rumore della porta che si richiude, per far comprendere l’intensità del momento. Una polaroid scatta due foto: l’unico modo per fermare il tempo. Una foto, un’istantanea all’interno di una ripetitività ossessiva di percorso, è l’unico elemento che crea una continuità, sia dal passato ( la foto del padre), sia verso il futuro. Misera consolazione. Entrambi moriranno, nell’attesa di una malattia in atto o per una vendetta, o forse non moriranno affatto. Dare una conclusione netta ad un testo del genere significherebbe riportare in scena la banalità. Il lavoro di certo ricorda Il calapranzi pinteriano, ma riporta in sè l’attesa beckettiana, o gli ambienti serrati del Ruccello della Nuova Drammaturgia Napoletana. Ma qui l’ambientazione è a-temporale, asettica, nonostante gli arredamenti di una cucina ci siano tutti. La scelta di stimolare tutti i sensi del pubblico porta la regia a scelte concrete: la caffettiera sul fuoco, il pomodoro schiacciato in padella, il vino, il pane. Elementi della quotidianità, legati ad un forte realismo,  volutamente estremizzato proprio  per creare il contrasto con l’universalità del messaggio. Incrociamo Spiro Scimone, in piazza, dopo lo spettacolo. L’entusiasmo contagia tutti e le sue parole sono rivolte ai giovani studenti universitari che interloquiscono con lui: “non fatevi rubare le passioni”. Grande passione e grandi sacrifici, anche economici, costituiscono il lavoro alla base della rassegna messinese LA PRIMA VOLTA, il cui programma riporta altri importanti nomi, in scena fino a dicembre: Vincenzo Pirrotta, Saverio La Ruina, Giovanna Velardi e Filippo Luna, Tino Campanello e Cinzia Muscolino, Luciana Maniaci e Francesco D’Amore, Savi Manna, Giuseppe Carullo e Cristiana Minasi. Spettacoli intervallati da seminari e incontri che si svolgeranno all’interno dell’Università di Messina. Ripartiamo per Napoli, sperando in un prossimo weekend teatrale siciliano e in una “seconda volta” messinese. Grazie ai moschettieri e alla dama dell’Associazione Culturale Querelle. (Informazioni  su www.querelle.info).