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Si è conclusa il 16 Novembre “Intransito”, la rassegna concorso organizzata dal Comune di Genova in collaborazione con il Teatro Akropolis, la Associazione “La Chascona” e “Officine Papage (ATS-TEGRAS). La rassegna ha visto esibirsi in due giorni, nello spazio messo a disposizione dal teatro Akropolis di Genova Sestri Ponente, 6 compagnie rigorosamente “under 35” e provenienti da tutta Italia.
Sabato 16 è stata la volta di tre compagnie, due di Milano ed una di Roma, il cui segno comune appare una rivisitazione intelligente del teatro di narrazione che cerca di dare profondità drammatica e drammaturgica al monologo e in cui una scena poveramente arredata (uno sgabello, un divano, un tavolino con abat jour e poco altro) e quasi “precaria” diventa capace di moltiplicare, nel contrasto confronto con il testo recitato, gli effetti di condivisa significazione, nel tentativo forse di attivare un legame di complicità con il pubblico o di condivisione oltre la stessa scena, di cui (della forza della scena) talora paiono dubitare.
È un segno comune, quasi uno stigma, che fa della condizione giovanile contemporanea, di una giovinezza che ormai sfiora le quaranta primavere, e della sua precarietà una modalità significativa dalla tonalità latamente metafisica, ma anche, in realtà ed in profondità, colpevolmente quasi rimossa da ogni consapevolezza.
Il primo spettacolo è stato “ATTO DI DOLORE”, prodotto dal romano Gruppo Gnut, drammaturgia e regia di Lorenzo Emanuele Ciambrelli con il solitario Lorenzo Guerrieri in scena. Drammaturgia breve ed intensa che trasforma l'impostazione drammaturgicamente biografica in metafora di una condizione generale segnata dall'impossibilità di definirsi esistenzialmente, in una sorta di sospensione in cui gli stimoli e i suggerimenti identitari si disperdono in un rumore di fondo, ritmico e ottundente. La stessa sostanza narrativa, pur così tragica (l'adolescenza violata), è come fatta scivolare tra le righe di un testo e di una recitazione che mettono in discussione in fondo la stessa possibilità di oggettivare, cioè rendere comprensibile a sé e agli altri, la propria condizione soggettiva.
È seguito “SAVE THE WORLD” della Compagnia Locchi  32 di Milano. Drammaturgia di Lisa Capaccioli e Walter Cerrotta, per una regia collettiva. In scena Lisa Capaccioli, Walter Cerrotta, Nicola Ciaffoni, Lorenza Fantoni e Laura Serena. Interessante tentativo di inquadrare più teatralmente la narrazione, costruendo profondità dialogica soprattutto attraverso l'accostamento dei monologhi dei singoli personaggi che, più che tra loro, paiono costretti a confrontarsi con un altrove indistinto, altrove di cui i social network ed i vari talent show sono la metafora virtualmente realizzata. Il mondo è alla ricerca di un nuovo super-eroe per sostituire il defunto Superman ed organizza dunque un “talent” per selezionarlo. Quattro super-eroi disoccupati, alter-ego ipertrofici di quattro giovani precari alle prese con il diffuso disagio giovanile in una società ormai capace solo di risposte “estreme”, tra solitudine e successo, alle loro domande, giungono alla finale ribaltando con il loro silenzio il vuoto chiacchiericcio della ribalta e forse così sconfiggendolo. Talora un po' sopra le righe, ma sempre nel segno di una ironia corriva, è comunque una drammaturgia interessante sia nell'aspetto della narrazione che della sintassi scenica e anche della recitazione.
Ultimo spettacolo della giornata “MILENA” drammaturgia ideata da Elisa Bottiglieri e Raffaele Tancredi Rezzonico, per la stesura scenica e la regia di Raffaele Tancredi Rezzonico. In scena, tra pochi oggetti metaforici della vita di una “single”, Elisa Bottiglieri. Commedia che si definisce al femminile ma che, a mio parere, va oltre la qualificazione di genere indagando quasi il posizionamento metafisico di un molto comune esserci. “Single” definizione moderna e quasi vezzeggiativa di una condizione di solitudine, condizione che desidera fortemente esporsi con ironia e leggerezza ma non regge, in assenza di referenti psicologici ed esistenziali o culturali forti, entrambi dispersi nella progressiva nuclearizzazione della società moderna, un minimo di approfondimento o solo di confronto con sé stesso. Così il procedere di una sintassi e di una recitazione che ci ha ricordato, per l'ironia appuntita ma anche affettiva, la grande Franca Valeri,  senza di quella avere però i forti e complessivamente ben organizzati punti di appoggio, senza cioè le sue risposte, pare concludersi nel vuoto di una scelta tragica, forse solo “pensata”, che prende atto infine dell'inutilità, in scena e nella vita, del denudarsi anche solo “virtualmente”. Forse la drammaturgia più matura, in termini di costruzione scenica e di forza significativa, agevolata in questo da una sapienza recitativa già ampiamente apprezzabile nella Bottiglieri.
Per la cronaca, proprio “Milena” si è aggiudicata il concorso ed il premio, mentre i giurati hanno ritenuto meritevole di una menzione anche “Dopodiché – Stasera mi butto” del genovese “Collettivo Generazione Disagio” che si era esibito il giorno precedente.
Nell'attuale non lietissimo panorama del teatro italiano, una iniziativa, quella sostenuta da Teatro Akropolis, apprezzabile ed encomiabile che ancora una volta conferma come la fame di teatro ed i fermenti che ne animano le viscere sia ancora forte, molto più forte di quanto continua ad essere istituzionalmente, ma anche purtroppo socialmente, percepito e condiviso.