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Il testo complesso, analitico, “Perthus” dell’autore francese Jean - Marie Besset e prodotto dalla Fondazione Teatro Vittorio Emanuele di Noto, in coproduzione con Taormina Arte, ha inaugurato al “Brancati” di Catania la rassegna teatrale “Nuovi Percorsi”, promossa dal Teatro della Città e dedicata alla drammaturgia contemporanea. Besset con il suo lavoro scruta all’interno del sempre misterioso universo familiare e domestico, prende in esame pulsioni, emozioni e contraddizioni dell’adolescenza, i pregiudizi sul mondo omosessuale, le pretese di certe madri sul futuro, sulle scelte dei propri figli e analizza un mondo ancora annebbiato da convenzioni ed omologazioni a determinati modelli di vita. La vicenda è ambientata in una piccola città nel sud della Francia, poco lontano dal passo del Perthus che permette di attraversare i Pirenei e raggiungere la Spagna. Paul, un liceale appassionato di letteratura e di teatro, incontra Jean-Louis, giovane ammaliante e misterioso, alunno dell’ultimo anno. Tra i due nasce una forte amicizia fatta di complicità ed esclusività, ma Paul scopre di essere innamorato di Jean-Louis e le rispettive madri, Irene e Marianne, fanno conoscenza e ciascuna trova nell’altra lo specchio della propria infelice esistenza. Irene e Marianne vogliono costruire un futuro prestigioso per i loro figli prodigio e non lasciano che la passione tra i due ragazzi comprometta la loro carriera. Sulla scena, tra ritmi di canzoni francesi, Andrea Luini e Matteo Romoli (i due studenti) e Giampiero Cicciò (che firma anche la regia)  e Annibale Pavone (le due madri dilaniate dalla vita).  Sono due attori maschi ad interpretare le madri, in giacca e cravatta, la cui appartenenza al sesso femminile si nota solo dai tacchi a spillo. L'indomabile Irene è resa da Giampiero Cicciò e l'inquieta Marianne da Annibale Pavone: sono due madri accomunate dallo stesso destino, mogli di uomini assenti e traditori, mai in scena, impegnate a tutti i costi a costruire il miglior futuro possibile per i propri figli. Ed è infatti un destino annunciato quello che attende il delicato Paul (Andrea Luini) e lo scalpitante Jean-Louis (Matteo Romoli). I due ragazzi, diventati alla fine uomini, si ritroveranno poi sulle tombe delle rispettive madri e forse non si rivedranno mai più. I protagonisti della vicenda sono delle anime derelitte ed imprigionate dalle convenzioni, da un futuro preconfezionato, alle prese con vacue ambizioni ed obiettivi da raggiungere, vinte dalla finzione di una realtà trista e piatta. Personaggi che viaggiano verso un domani saturo di indefinita insoddisfazione. La scorrevole regia è di Giampiero Cicciò,  per un atto unico dal sapore agrodolce, dall’impatto drammaturgico fulminante. La scena di Francesca Cannavò, dove si muovono, si agitano, i quattro protagonisti  è formata solo da una decina di strutture di legno rettangolari nere amovibili, le luci sono di Renzo Di Chio, le musiche di Dino Scuderi ed i costumi di Francesca Cannavò. Tutti all’altezza del loro ruolo i quattro interpreti che per l’intero spettacolo giocano quasi a superarsi ed alla fine raccolgono consensi ed applausi da parte del pubblico per un lavoro davvero ben congegnato e per un testo crudo, attuale, intelligente.

L’AUTORE
Jean Marie Besset (1959) diplomato in Scienze Economiche e studi politici, dal 1986 al 1998 passa il suo tempo tra New York, dove scrive, e la Francia, dove le sue opere sono rappresentate. Nel 1999-2000, insieme a Laura Pels, è stato direttore delegato del Théatre de l’Atelier. Dal 1995 all’interno della compagnia BCDV, fondata con Gilbert Désveaux, ha ricoperto nei suoi spettacoli diversi ruoli (autore, adattatore, regista, attore). Candidato nove volte ai Molières (cinque volte come Migliore Autore e quattro come Migliore Adattatore), Jean-Marie Besset è stato premiato dal Syndacat National de la Critique Dramatique (1993), ed è stato insignito del Prix Nouveau Talent Théatre de la SACD (1993), del Prix du Jeune Théatre de l’Académie Francaise (1998) e del Grand Prix du Théatre dell’Academie Francaise (2005). Infine è stato nominato Chavalier (1995) e Officier des Art set Letters (2002). Da gennaio 2010 è direttore artistico del Théatre des Treize Vents (Montpellier).