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Due atti unici di Jean Cocteau ed una sola protagonista la brava Adriana Asti, straordinariamente nei personaggi, a raccontare l'amore infelice nelle forme mutevoli e mutanti ma universali dell'abbandono (La voce umana) e dell'indifferenza (Il bell'indifferente appunto) che dell'abbandono è forse modalità ancora più crudele. Amori al femminile che Adriana Asti riesce ad attraversare, nelle tonalità straniate ed ironiche che caratterizzano la sua sapienza attoriale, mantenendo una umanità sorprendente in cui odio e rabbia, presenti nei due testi di Cocteau, si stemperano sciogliendosi in acuta consapevolezza forse non meno dolorosa ma certo più capace di conoscenza e significato.
Importanti e molto noti i riferimenti cui la protagonista ed il pubblico rimandano, in particolare per la prima delle due pièces e soprattutto nel cinema, ma la Asti riesce appunto ad introdurre sulla scena questa sua nota molto particolare di umanità dolente, ma anche vittoriosa perché non sopraffatta, come spesso accade, da passioni digrignanti ed auto-distruttive.
Una umanità dolente che alla fine salva sé stessa oltre il dolore.
Le due protagoniste, di testi ricordiamo distanti l'una dall'altro di un decennio, divengono così un unico personaggio che ricompone il suo percorso, al telefono dell'amato che è ormai altrove e di fronte al silenzio violento dell'amante che odiandola quasi la inebetisce, in una unica narrazione dal sapore talora metafisico che tutti ci riguarda.
In cartellone al Teatro Duse dal 28 gennaio al 2 febbraio per le compagnie ospiti dello Stabile genovese, la drammaturgia prodotta per il festival dei Due Mondi di Spoleto e dal Teatro Metastasio, si avvale della traduzione di René de Ceccaty e della regia di Benoit Jacquot che abilmente la conduce in scena assecondando ed ampliando le modalità stranianti di una recitazione che talvolta non disdegna sintassi anche comiche.
Ai costumi collaborano Nicoletta Ercole e Christian Gasc e per le Luci Daniele Nannuzzi e Jacques Rouveyrollis.
In scena con la Asti, nel secondo dei due atti unici, il silenzioso ed indifferente Mauro Conte.
Una drammaturgia che conferma le qualità e soprattutto la sensibilità, anche oltre la recitazione, di una Adriana Asti che sa stare in scena da protagonista e che è stata ben accolta alla prima da un pubblico affettuoso e numeroso.