Sicuramente un progetto apprezzabile, di grande interesse e che accosta i dubbi, i problemi, del famoso principe di Danimarca alla carnale, intensa parlata ragusana, creando in 90 minuti uno spettacolo di grande suggestione. Stiamo parlando della pièce, andata in scena al Teatro Musco di Catania,
“Libero Amleto - Tinturìa ‘u to nomu è fimmina” di Saro Minardi che ha tradotto ed adattato, utilizzando con intelligenza il dialetto ragusano, il celeberrimo capolavoro di William Shakespeare, presentandone al pubblico, grazie al progetto di Marco Tringali ed alla produzione del Teatro degli Specchi, una squisita, imperdibile ed innovativa lettura.
Con la lineare regia di Carlo Ferreri e l’essenziale scenografia di Salvo Manciagli, la pièce incuriosisce sin dalle prime battute lo spettatore, risultando un ulteriore omaggio al “Bardo”, di cui quest'anno si celebra il 450° anniversario della nascita, caduto per l'esattezza il 23 aprile. Protagonista assoluto in scena è Saro Minardi, che con i suoi movimenti, curati da Giovanna Amarù, il suo accattivante, sanguigno dialetto ragusano, a suon di musica rap, veste i panni di un detenuto ingiustamente condannato per un delitto mai commesso e che, per non impazzire, nel suo isolamento tra le sbarre, in un allucinato soliloquio, rivive, interpreta, nel suo linguaggio popolare, l’”Amleto” riproponendo così tutti i personaggi della storia. Il detenuto - Minardi diventa, quindi, il dubbioso e desideroso di vendetta Amleto, poi diventa Ofelia che cuce, la regina che si pettina, il re che si arrabbia, Polonio che spia e che poi muore dietro una tenda. Attraverso il gioco teatrale, le tonalità cangianti della voce, i movimenti sempre azzeccati ed ammalianti, il protagonista interpreta i vari personaggi e le sbarre della prigione si aprono e si chiudono sulle cerniere e sulle battute della tragedia.
Sulla scena, quindi, uno straordinario Saro Minardi, autentica macchina teatrale, fornisce una superba prova d’attore e nei panni del detenuto, rivive e racconta le pagine della tragicommedia shakespeariana, in salsa rap ed in dialetto ragusano, sottolineando che l’unico vero punto in comune tra il detenuto e Amleto è la vendetta ed i due personaggi si alleano, si fondono, ricreando “la vita dalla vita” tra le sbarre di una claustrofobica cella.
Spettacolo che, attraverso il trasformismo vocale e gestuale del protagonista, esprime rabbia, voglia di vendetta, tenerezza, amore, sarcasmo, follia e che privo di inutili orpelli scenografici, passa dal tragico al grottesco, rivelando anche un impianto scenico accattivante e suggestivo.
Ripetiamo azzeccata messinscena e regia, progetto intelligente e straordinaria prova d’attore completo per Saro Minardi che, alla fine, ottiene una vera e propria standing ovation dal pubblico al quale dedica inchini ed agili piroette di gioa.
Lo spettacolo è stato ospite dello Stabile di Catania nell'ambito del cartellone "L'isola del teatro".
"Libero Amleto - Tinturìa ‘u to nomu è fimmina”
di Saro Minardi
(Tragicommedia in dialetto siciliano da William Shakespeare)
con Saro Minardi
Traduzione ed adattamento di Saro Minardi
Regia di Carlo Ferreri
Scene e costumi di Salvo Manciagli
Movimenti di Giovanna Amarù
Suono di Paolo Schembari
Foto di Licia Pulvirenti e Pamela Parasole
Progetto di Marco Tringali e Produzione Teatro degli Specchi
Teatro Musco di Catania - Stagione “L'isola del teatro- 25-27 Aprile 2014
Libero Amleto - Tinturìa 'u to nomu è fimmina
- Scritto da Maurizio Sesto Giordano
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