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Blondi non è una donna ma un cane, un cane che ragiona, soffre, ama il suo padrone, Hitler, alla fine del suo regime, al termine della sua, nostra lunghissima notte. Lo spettacolo, con la regia fluida e dinamica di Renzo Martinelli racconta gli ultimi momenti della vita di questa piccola creatura avvelenata

dal suo padrone, poco prima della fine, con la crudeltà spietata con l’intento di provare l'effetto del veleno. La regia racconta questi drammatici momenti attraverso una scena nuda invasa da brandine e attraverso il racconto delle brandine si comprende la follia del regime l'intero processo produttivo-recettivo, per dirlo con le parole di Marco De Marinis, non si ferma al fatto storico ma attraversa la sfera dei sentimenti e delle passioni che muovono le anime sottomesse.  L'approccio della regia si muove fra eventi storici e racconto emotivo, due figure in scena, accompagnano il racconto di per far saper, far-vedere e far-credere che e tutto drammaticamente accaduto anche se raccontato da un cane le due narrazioni, intimamente intrecciate e interagenti fra loro ci conducono in una zona intermedia tra reale e immaginario, fra eventi storici ed emozioni. La drammaturgia di Massimo Sgorbani vive in questa zona intermedia fra poesia e racconto apre la stada alla rappresentazione dei sentimenti, anche quelli di un cane. La valenza drammaturgica della narrazione si snoda nelle ripetizioni di suoni e parole,nelle alliterazioni,nell'uso di molteplici figure retoriche che creano con efficacia un corpo che raconta. Una lingua energica,dinamica uno stile basato su una sapiente contaminazione di  tensioni fisiche ed emor0tive una deformqzione consapevole e intelligente basato sulle contaapposizioni e sulle metafore. Federica Fracassi immersa in questi suoni, racconta con grande presenza drammatica,caricando il corpo di tensione e intenzionalita espressiva.Recuperando i valori di una recitazione fatta di espressioni extra-quotidiane del corpo stimoli esterne e azionimfisiche chenrendono alterano l'equilibrio scenico e catturano l'attenzione dello spettatoreattua il principio della semplificazione scenica studiato ampiamente de Barba,l'omissione cioe di alcuni eleme ti, per mettere in rieleivo altri che appaiono in questo modomessenziali e enecessari e riescono a catturarel'attenzione dello stettaore le tensioni sinesplicano al massimo dela potenzialita rendendo viva ed energicanla presenza dell'attore in scena: un  orpo virtuoso che danza e stupisce lontano dalle omologazioni a cui troppo spessomsiamo abituatUnanarrazione solitaria, se pensiamo chea narrare sia un cane che crede diessere uomo oun uomo che sottomesso come un csne una narrazione solitaria che raccoglie la memori collettiv ecrea intorno u a comunita che ascolta e ricorda. E la scrittura di Sgorbani, unpolodiattrazione, scrittore del corpo , ingrado di cogliere i frammenti della memoria collettiva.
Blondi è un cane, ma non un cane qualunque. A Blondi che vive, impara e muore, più umana degli uomini, offre teatrale incarnazione e ritmica mimesi, Federica Fracassi, interprete della nuova produzione del Piccolo Teatro di Milano, in collaborazione con Teatro i, diretta da Renzo Martinelli.
Lo spettacolo è parte del progetto Innamorate dello spavento, in cui l’autore Massimo Sgorbani, catturando le voci di alcune figure femminili legate al Führer, che precipitano inarrestabili verso la fine del Reich, indaga le infinite declinazioni dell’amore e della paura.
Blondi è il pastore tedesco di Hitler. Una femmina. Perdutamente innamorata del suo padrone. Una bestia che mangia, corre, gioca, ansima e muore. Per amore. Cavia di quel cianuro che fu l’unica via di fuga di un’epoca in rovina. Nel suo atipico racconto della vita del Führer c’è amore a quattro zampe, sottomissione, devozione, preghiera. Ma insieme all’amore c’è sempre la paura.

di Massimo Sgorbani
regia Renzo Martinelli, regista assistente Francesca Garolla
progetto scenografico Renzo Martinelli
luci Claudio De Pace
suono Fabio Cinicola
con Federica Fracassi
e la partecipazione in scena di Lorenzo Demaria e Daniele Molino (allievi del Corso Barrault della scuola del  Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa)
produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa
in collaborazione con Teatro i