Pin It

Anna, fa la commessa in una boutique di lusso, da bambina era dislessica, confonde la destra con la sinistra, l’alto con il basso, ha qualche problema di lateralizzazione, sbaglia spesso luoghi, situazioni...e sbaglia anche porta d’ingresso: un errore che le cambierà la vita. Prende un appuntamento

per una prima seduta con il dottor Monnier, uno psicanalista, ma entra nello studio sbagliato e si ritroverà a raccontare i suoi problemi ad un fiscalista. Se ne accorgerà dopo, molto dopo e il fiscalista, William, incapace di rivelare il malinteso, piano piano se ne innamora. Tra Anna e William inizia un rapporto ambiguo, nel quale s’intrecciano la difficile relazione di lei con il marito e quella di lui con la sua ex, Giovanna. Le sedute continueranno anche dopo che l’equivoco verrà chiarito; Anna non potrà più fare a meno di quel luogo di confidenze, di quello spazio protetto; William in qualche modo la fa sentire al sicuro, l’accetta così com’è senza giudicare, anzi,  per comprendere meglio le inquietudini della donna, deciderà di recarsi dal dottor Monnier per chiedere aiuto e consiglio sulla sua situazione. Jérôme Tonnerre, autore del testo (tradotto in Italiano da David Conati) è uno scrittore francese, anche regista di cinema negli anni ‘70. François Truffaut, suo amico, lo spinge a scrivere sempre più per il cinema. Per chi è curioso esiste anche una versione cinematografica. La versione teatrale del Litta, convince e diverte. Una commedia in cui si riflette anche sull’amore Che cosa vuol dire amare? Monnier in un dialogo con il suo paziente, il fiscalista, cita Lacan «Amare è donare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole». Inutile cercare in amore quello che non si ha, meglio abbandonarsi a quello che l’altro può donare. Dove ci conduce l’amore? Quali aspettative abbiamo? Non c’è una risposta. La regia di Antonio Syxty, colloca i due studi (quello dello psicanalista e quello del fiscalista) ai lati opposti della scena come nelle macchie di Rorschach. Le scene di Guido Buganza, ben curate nei particolari, rappresentano lo spazio come una coesistenza e una compenetrazione di due luoghi differenti, che in qualche modo si somigliano. «In fondo lo psicanalista, e il fiscalista hanno a che fare con due tipologie di nevrosi apparentemente opposte: una tratta ciò che si dissimula e l’altra ciò che si dichiara». Dice serafico Monnier, ben interpretato da un convincente Gaetano Callegaro, attore di grande comunicazione. Il rapporto fra i due spazi crea una sorta di contrappunto testuale, antitesi o metafora che stimola la memoria dello spettatore per pensare ai propri spazi di vita e creare una propria poetica dello spettacolo. Un po’ grigio e spento lo spazio-studio di William, elegante e raffinato quello del dottor Monnier. Un gioco di specchi interessante, una modalità per riflettere sulla vita su quello che avrebbe potuto essere e non è, sui nostri desideri. Ogni oggetto è più di una semplice cosa, ha una sua umanità in base all’uso che ne fanno gli uomini: la pietra può essere un fermacarte, la pietra comunica. Nello studio di William, c’è una sedia di legno rivolta verso la parete, quando la donna arriva ad illuminare la stanza del metodico William, la sedia viene spostata verso il pubblico, un segnale di un’apertura, nella visione poetica di Syxty diventa il desiderio di una vita diversa, la possibilità di affidarsi a un futuro migliore liberandosi dalle proprie personali gabbie. William non toglie mai la cravatta: un nodo in gola, un freno continuo e la paura di lasciarsi andare, la donna pur lavorando in un negozio di lusso indossa abiti spenti, sgualciti. Nel finale entrambi sapranno dare una svolta alla loro vita. La musica che, tra una scena e l’altra arriva come il vento, è in armonia con lo spettacolo. Gli interpreti Caterina Bajetta [Anna], Gaetano Callegaro [Dottor Monnier], Ettore Distasio [William], Giovanna Rossi [Giovanna], espressivi e convincenti, con ritmi sostenuti raccontano vite a metà. Tanto simili alle nostre.

Foto Valentina Bianchi

Milano, Teatro Litta, 24 Giugno 2014