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L'ultima giornata del Festival si apre, come già scritto, con l'incontro tra pubblico e critici e i drammaturghi-registi di MOTUS, Enrico Casagrande e Daniela Nicolò, occasione anche questa per verificare, work in progress, suggestioni e fatiche di una ricerca teatrale che, esaurita per così dire la “spinta propulsiva” dei molto politici anni 70 e 80 e carsicamente quasi sommersa  nel nuovo secolo, cerca nuove relazioni con il mondo e la contemporaneità, nella necessità impellente, che emerge con forza nelle più diverse latitudini drammaturgiche, di costruire, prima ancora dei significati, dei significanti artisticamente coerenti con il contesto sociale, con una comunità contemporanea ormai oltre il fare politico che abbiamo conosciuto e talora anche praticato.
È una necessità che vuole andare al di là della semplice fruizione dello spettacolo, cui si vuole forse condannare il teatro di oggi, per tentare, anche confusamente, di esplorare le terre di una nuova consapevolezza estetica e anche metafisica.
Nel pomeriggio un interessantissimo incontro per “STANZA D'ASCOLTO” a cura di Rodolfo Sacchettini e in collaborazione con Rai Radio 3 e Piccolaradio. Oggetto un mito radiofonico ed editoriale, ma anche cinematografico e figurativo, della fine degli anni 30, un mito che in fondo ha forgiato l'immaginario di una intera generazione, inconsapevole della guerra che si preparava, e ha costruito linguaggi che ancora oggi influenzano, mutatis mutandis, la contemporaneità. Parliamo della rivista radiofonica “I Quatto moschettieri” e del suo inevitabile corollario, l'introvabile figurina n. 20 “il feroce Saladino”. Ne hanno discusso coordinati dallo stesso Sacchettini, Sandro Avanzo critico teatrale e cinematografico ma qui soprattutto “collezionista”, Giovanni Guerrieri de “I Sacchi di Sabbia” e Eugenio Monti Colla erede e continuatore della grande famiglia di marionettisti milanesi. Ospite d'onore, insieme alle bellissime marionette della famiglia Colla, i quattro moschettieri con le “spalle” Stanlio e Olio, il film “I Quattro Moschettieri” diretto da Carlo Campogalliani con protagoniste appunto le marionette dei Colla appositamente create sui personaggi della omonima rivista radiofonica che il pubblico . Uno dei primi film al mondo senza protagonisti “umani” di cui sono stati proiettati alcuni brani avventurosamente recuperati dall'unica copia di cui si conosce l'esistenza, mentre tra il pubblico curioso circolavano rarissime figurine e un volume d'epoca attentamente sorvegliati da Sandro Avanzo. Oltre la storia è interessante riferire di una affermazione di Eugenio Colla che intelligentemente nega l'esistenza di un teatro “per” bambini. Il teatro in effetti, marionette o non marionette, è teatro ed è aperto senza dover mutarsi anche a quelli che definisce “i piccoli uomini” di 8 o 9 anni. A conferma della capacità di rinnovamento di quelle eco così apparentemente lontane, a fine incontro è stato presentato e anticipato il radiodramma “I quattro moschettieri vanno in America” de I Sacchi di Sabbia che il prossimo autunno andrà in onda su Radio 3.

Visti domenica 20 luglio.

NON SCUOLA DEL TEATRO DELLE ALBE I Sogni di Gulliver
Tradizionale ed annuale frutto dei seminari che le Albe da vent'anni conducono in varie parti d'Italia e del mondo. La non-scuola è una ricerca di qualcosa che forse non va definito, in quanto in questo fare delle Albe quella che conta è la ricerca non un esito qualunque magari determinato a priori. E quale migliore campo di ricerca se non l'adolescente che, come scrivono Marco Martinelli ed Ermanna Montanari, è per definizione un io in costruzione, un io “condominio”, abitato da molte opportunità e nessuna certezza. Forse i ragazzini, continuano, non salveranno il mondo ma devono comunque provare a salvarsi dal mondo. Allo Sferisterio è andata in scena questa vivace drammaturgia con gli attori della Scuola Media Franchini di Santarcangelo e le guide Michele Bandini, Francesco Ferri e Anna Lisa Magnani coordinate da Damiano Folli. Fil rouge dunque le utopie di Jonathan Swift e del suo notissimo personaggio, una testo che proprio per il suo gusto della “smisuratezza” e dell'iper-irrealtà è in grado di intercettare quella condizione liquida che caratterizza, e forse tormenta, l'adolescenza ma che è pur sempre metafora di una condizione esistenziale con cui dobbiamo fare in continuazione i conti. Grande, e questa non è una sorpresa, l'entusiasmo dei protagonisti e del pubblico.

CRISTINA RIZZO No tengo dinero
Vi è nella danza una capacità insuperabile di trasfigurare la realtà senza abbandonare il contatto con essa, anzi distillandone nello spazio e nel tempo i significati. In fondo la danza è da sempre un “giudizio” espresso sul mondo che la circonda e ci circonda, un circuito di consapevolezza. Con questo spettacolo Cristina Rizzo, insieme a Paola Stella Minni, costruisce un percorso elaborato e raffinato di dissacrazione dei modelli correnti e banalizzanti della seduzione, destrutturati in movimento e quasi distaccati dal corpo che se ne fa supporto allontanandoli da sé in un meccanismo scenico che ha nell'ironia potente della mimica lo strumento di sincerità. Cristina Rizzo e Paola Stella Minni hanno capacità tecniche notevoli e mature che si fondono in qualità recitative indubbie e tutta la drammaturgia danzata più che un specchio in cui rifletterci assomiglia a un vetro reso man mano trasparente per poterci guardare dentro. Come con Marten Spangberg la tendenza della danza contemporanea sembra anche qui quella di andare “oltre” la coreografia che tradizionalmente guida e detta le regole del movimento, per liberare le energie del corpo nello spazio e su questo creare e costruire esteticamente un discorso che riesce a procedere spedito verso la nostra stessa intimità. Hanno collaborato Cristina Adds e Chiara Trezzani. Produzione CAB008 con il supporto di Forum Danza Lisbona.