Ultimo appuntamento per Teatro a Corte 2014, dall’1 al 3 agosto a Torino al Teatro Astra (via Rosolino Pilo 6) e in alcune altre location torinesi (come il suggestivo Cortile del Maglio in via Andreis 18), oltre alle suggestive dimore sabaude come il Castello di Racconigi. Pur con un tempo insolitamente
inclemente e con una conclusione di festival ormai agostana, il riscontro di pubblico è stato notevole anche grazie alla varietà delle proposte e all’efficiente macchina organizzativa che riesce ad agevolare gli spostamenti tra le dimore sabaude e le sedi torinesi mediante un servizio navetta.
Danza, visual art, video, teatro di strada, giocoleria e manipolazione proveniente da tutta Europa sono uno dei tratti distintivi anche di quest’ultimo appuntamento festivaliero, che conferma la sua vocazione a vetrina della performance italiana e internazionale. Suggestiva la capacità di mettere in atto questo salon des merveilles del contemporaneo direttamente nel tessuto urbano e ancora meglio nella cornice unica dei castelli sabaudi, sintesi di storia e legame al territorio.
Colpo di genio di tangibile successo la proposta di cene speciali allestite nelle dimore antiche. Domenica 3 è toccato al Castello di Racconigi, con un nutrito pubblico direttamente nelle ampie cucine storiche del castello, ancora riccamente dotate di attrezzi da cucina di due secoli a questa parte: è la “merenda sinoira”, nutrito momento di ristoro tra prelibatezze locali e ricercatezze da chef. Assai vincente risulta il connubio di performance e buon cibo, in quella dimensione olistica di contatto tra il dato culturale tout court, il luogo in cui esso si realizza e il piacere anche fisico dello spettatore che vi prende parte.
AGRUPACIÓN SEÑOR SERRANO con KATASTROPHE inaugura il week end di spettacoli, venerdì 1 agosto al Teatro Astra. L’ensemble catalano costruisce metafore sui massimi sistemi mediante piccoli ingredienti, gli orsetti-caramella gommosi, le navi in miniatura, le casette di plastica. Suggestioni di luci, effetti musicali sincopati e maestria al video danno vita a una narrazione che prende avvio dalla favola, la colonizzazione di una terra sconosciuta da parte dei simpatici orsetti, fino alla catastrofe imminente, realizzata con reagenti chimici che producono schiume distruttive. Sulla scena, alcuni tavoloni colmi di piccoli oggetti e, naturalmente, gli orsetti gommosi sono affiancati dai performer, che rappresentano il culmine delle diverse catastrofi attuate attraverso scene di sopraffazione violenta degli uni sugli altri.
Il risultato è decisamente convincente, l’irrinunciabile metaforizzazione del teatro contemporaneo perde i connotati dell’esercizio di stile per trasformarsi in un’efficace esecuzione scenica di ciò che l’uomo sta combinando con la propria società e con il proprio mondo. La sopraffazione, la distruzione, la catastrofe appunto non sono inevitabili per un indiscusso pessimismo cosmico, al contrario sono ben descritti come processi di auto-annientamento tutt’altro che indispensabili. Sta solo all’uomo, quello vero, uscire dal ruolo di orsetto gommoso per trasformarsi in essere realmente pensante.
Il taglio volutamente anti-poetico delle scene e della gestione del palcoscenico, con mixer audio e telecamera a vista, supera il rischio di greve retorica che potrebbe giungere in agguato in discorsi teatrali così sociologici.
KRISTOFF K. ROLL con A L’OMBRE DES ONDES è un’installazione attiva del tutto inusuale, rappresentata sabato 2 agosto al Cortile del Maglio di Torino e l’indomani alla Reggia della Venaria. Comodamente adagiati su variopinte sdraio, attraverso le cuffie vengono trasmessi rumori rilevati direttamente sul posto in alternanza a registrazioni di suoni e voci. Subentra una narrazione di sogni volutamente dimessa, immediata, come un flusso di coscienza che unisce il racconto dei viaggi onirici di persone diverse con la suggestione di rumori del qui e ora attorno allo spettatore, in quel processo di rottura e contaminazione dei piani temporali che certa performance contemporanea vede come assolutamente irrinunciabile. Interessante il tentativo di personalizzazione dell’esperienza di fruizione dello spettacolo da parte del pubblico, con le cuffie e la sedia a sdraio che insistono sull’attivazione di un canale di risposta individuale – interiore - agli stimoli sonori e alle parole oniriche.
JO STRØMGREN KOMPANI con A DANCE TRIBUTE TO THE ART OF THE FOOTBALL completa l’offerta di sabato 2 agosto al Teatro Astra di Torino (la sede prevista, la Reggia della Venaria, è risultata inadatta a causa del maltempo). Il mondo del calcio è segmentato nei suoi elementi costitutivi, tutto competitività, energia vitale, mascolinità esibita, corpi tonici e compiaciuti. Su un doppio binario di ironia e giocosità fisica, la performance sa unire sketch accennati e passi di danza contemporanea su note ora rock ora underground. L’indiscussa bravura dei performer e la notevole capacità di riempire la scena non riescono a superare un certo senso di lentezza che lo spettacolo comunica. Si respirano le rarefatte atmosfere sperimentali nord europee in questo spettacolo non nuovo, nato nel 1997 e riallestito nel 2009, che dalla Norvegia, terra di origine del gruppo, ha girato il mondo in lungo e in largo. I ritmi sincopati cedono a rallentamenti improvvisi, secondo una partitura che lascia susseguire quadri musico-visivi ben separati per elementi costitutivi e messaggi.
LES APOSTROPHÉS con PASSAGE DÉSEMBOÎTÉ è l’appuntamento di domenica 3 agosto al suggestivo Castello di Racconigi. La compagnia francese di teatro di strada immagina nove setting itineranti nel cuore del parco della reggia. Una fisarmonica, pezzi di giocoleria tradizionale intrisi di ironia candida e un rapporto molto informale tra artisti e pubblico (invitato a sedersi sull’erba a semicerchio attorno agli artisti) mettono in atto un momento di poesia delle piccole cose. Una baguette è protagonista insieme ai performer, lanciata, passata, condivisa col pubblico. E’ l’ode della semplicità, il cantico delle mani abili e della prontezza di riflessi per uno spettacolo che ha fatto del suo niente – niente luci, niente assoli virtuosistici, niente effetti speciali – il suo vero tutto. Simpatico e gradevole, talentuoso e informale.
SYSTEME CASTAFIORE con STAND ALONE ZONE. Di nuovo a Torino al Teatro Astra si conclude in gran bellezza il Festival di Teatro a Corte 2014 con la nota compagnia del sud della Francia. Lo spettacolo è sofisticato dal punto di vista tecnico, con il “sistema 4D” che cattura lo spettatore incastrando scene filmate e proiettate sullo sfondo curvo della scena e prosecuzioni del video nello spazio reale del palcoscenico. Luci, colori e composizioni digitali sono perfetti nel creare un mondo surreale fantascientifico in cui la vita si svolge su vaste piattaforme artificiali ad alta quota. Un bimbo va incontro al suo destino conoscendo la malattia che solo l’accesso alla Stand Alone Zone, la zona liminare tra mondi e dimensioni, può guarire. Si susseguono nove quadri di scene di passaggio verso questo Eden guaritore, tutti tecnologia e moduli audio-video di grande raffinatezza. Pare sfuggito in secondo piano il corpo del performer, pare nascosto da cotanta modernità digitale la drammaturgia, piuttosto diluita nel bagliore dell’effetto speciale. I costumi, ricercatissimi, e l’abilità di far collimare perfettamente dettagli di ambiti teatrali diversi confermano l’alto livello di cura e costruzione formale che il lavoro sistematico di Systeme Castafiore sa attuare.
In ogni luogo di rappresentazione, per il secondo anno il progetto site specific della compagnia LA VOCE DELLE COSE propone MITI 2.2, un gioco di manipolazione a base di scatole narrative per coppie di partecipanti. Una voce in cuffia guida un attore-spettatore a infilare pile di carte e appiccicare adesivi apparentemente senza senso, mentre l’altro spettatore ascolta una narrazione (quest’anno incentrata sui viaggi di Marco Polo) che ironicamente trova rappresentazione nell’agire altrui.