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Per capire il teatro per bambini è certamente necessario conoscere il linguaggio specifico di questo tipo di spettacolo (toni e colori netti, leggerezza, chiarezza di punti di vista, poche sfumature), ma forse occorre maggiormente guardare con attenzione i bambini mentre vi assistono ridono, si rivolgono ad alta voce direttamente ai personaggi, o ai genitori e ai nonni che li accompagnano, si emozionano, parlottano, urlano, commentano, si cambiano di posto, si stupiscono e poi attendono trepidanti il colpo di scena. Una festa. È quel che succede sempre in questo tipo di teatro e chi se ne occupa lo sa bene. È quel che succede, ad esempio, durante gli spettacoli della compagnia catanese “Casa di creta” di Antonella Caldarella e Steve Cable. L’ultima produzione di questa compagnia (che è attiva sin dal ’97) è andata in scena il 27 e 28 novembre  al Teatro “Piscator” di Catania. Si tratta de “La Sirenetta”: testo di Antonella Caldarella, liberamente tratto e riscritto dalla fiaba di Hans Christian Andersen, musiche originali di Steve Cable, ombre colorate di Tiziana Rapisarda, scene e costumi di Susanna Messina; in scena a recitare, oltre agli stessi Caldarella e Cable, i bravi Tiziana Vaccaro e Francesco Vigliotti. La fiaba, ovviamente, è molto nota e certo non occorre ripeterla qui, ma val la pena di notare l’interessante curvatura che ad essa ha saputo dare la riscrittura della Caldarella: alla fine a trionfare non è soltanto l’amore tra principino e sirenetta, ma sono soprattutto il riconoscimento e l’accoglienza della diversità, come primi e fondamentali ingredienti della bellezza. La sirenetta, uscita dal suo regno marino, ha abbandonato tutto e tutto ha rischiato: gli amici (un goffo granchio e una tartaruga balbuziente), la famiglia, la sua bellissima coda pinnata e persino la sua voce melodiosa, diventando muta, per seguire sino in terraferma il suo amore e sarebbe stata ridotta persino in “schiuma del mare”, se gli uomini a cui si rivolgeva, fiduciosa e innamorata, non l’avessero accolta. Il principino a sua volta ha saputo esser coraggioso, scontrarsi col re, suo padre, chiuso nella difesa del suo potere e incapace di accettare nulla che non sia appena “normale” (gli altri, i diversi, tutti lebbrosi per lui), ed ha saputo rinunciare alla sua normale e principesca promessa sposa (una “principessa del Portogallo”, a dire il vero insopportabile, chiacchierona e petulante), per poter impalmare la sua adorata sirenetta, che può cantare anche solo con gli occhi. Un lieto fine classico, ma intelligente e colto, per uno spettacolo che tutti i bambini dovrebbero poter vedere.