Il teatro delle Moline, Bologna, un po' casa mia, diventato ora e ancor di più una casa per tutti, che l'abbiano amato o solo incontrato per caso, grazie al dono dell'archivio di Luigi Gozzi alla comunità bolognese attraverso la sua sopraintendenza artistica e archivistica.
Questa l'occasione che ha riempito un'altra volta fino alla massima capienza “quello stanzone nel centro di Bologna”, in una domenica ancora calda e assolata di autunno, lo scorso 5 ottobre.
A fare gli onori di casa naturalmente Marinella Manicardi, ma anche un po' Luigi che di quello “stanzone” diventato teatro è stato il primo animatore, trasformando quasi quelle pareti in uno specchio limpido del suo spirito e della sua mente.
Ospite d'onore, per così dire, Maria Lucia Xerri della Sopraintendenza archivistica per l'Emilia Romagna che ha spiegato il senso di una iniziativa che vuole premiare non solo il teatro delle Moline e la trentennale attività di Luigi Gozzi, proseguita ora da Marinella, ma soprattutto la città di Bologna proprio preservando e mettendo a disposizione dei più un patrimonio di foto, musiche, copioni e memorie, ricco e di grande spessore, non per gusto passatista ma perché possa continuare a fiorire e fare frutto in nuove primavere.
E poi Marco De Marinis, dell'Università di Bologna collega e compagno di peripezie dentro e attorno quel teatro sorprendente e così a lungo frequentato, che ha ripercorso i passi del suo andare, tra ricordi personali e stimoli culturali profondamente intrecciati.
Tanti i presenti e i partecipanti, ciascuno con un ricordo od un pensiero portato come un dono ad una festa di compleanno, in uno spazio perennemente ed inevitabilmente teatrale.
Tra questi il fratello Alberto Gozzi, drammaturgo e scrittore, e Andrea Calzolari per i quali quegli anni, tra esperienze e maturazioni, apparivano come perennemente presenti, e via via tutti gli altri che quelle esperienze hanno in diversi modi condiviso.
Un teatro che ha visto Luigi Gozzi sperimentare la sua sapienza recitativa e poi quella sua particolare scrittura, compatta e articolata ma in grado di aprire i significati e di metterli a disposizione con una attitudine maieutica rara, premiata nel tempo dal passaggio su quelle tavole di corpi e di parole, di attori e di drammaturghi che da lì e forse proprio grazie a quel luogo hanno intrapreso la lunga e difficile strada dell'arte scenica, dalla Raffaello Sanzio a Franco Mescolini da MarcelloFois a Carlo Lucarelli e tanti tantissimi altri.
Perché Luigi il burbero aveva l'occhio attento e il cuore abbastanza grande per lasciar partire i suoi compagni di strada e i suoi allievi, quando era il momento. Anch'io lo ricordo così e tutto questo lo vedo ancora, quasi paradossalmente, in quegli scritti, in quelle foto in quei copioni ora finalmente e anche giustamente custoditi dalla comunità.
Adesso, anche in nome di chi si annoiava alla coerenza ottusa e poco sopportava l'ovvietà, non resta che augurarci che il Teatro delle Moline non venga dimenticato ma ritrovi il suo futuro, futuro che ha radici in quelle carte, in quelle storie, in quei ricordi che si sono trovati ancora una volta assieme in quel luogo e di cui Marinella resta comunque riferimento se non gelosa custode prima e oltre ogni sopraintendenza, ritrovi cioè e conservi un futuro non residuale nelle attività di Emilia Romagna Teatro e dell'Arena del Sole.
Se questo evento sarà servito anche a questo, sarà ancor di più un evento che resterà caro al cuore di chi vi ha partecipato.
Una domenica di carta
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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