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C'era una volta Amleto. Il personaggio e il testo shakespeariani perdono la loro connotazione purista per mescolarsi ripetutamente alla scena contemporanea, agli allestimenti innovativi, in una contestualizzazione storica assolutamente differente da quella originaria.

Insomma, ritrovare il povero Amleto nelle sue vesti originali, ascoltarlo attraverso le parole del poeta inglese, è ormai praticamente  impossibile e questo denota la grandiosità universale del personaggio e del plot. Ci ritroviamo davanti ad una sovrapposizione di piani che si intersecano in un difficile lavoro a priori sulla materia testuale. La nostra attenzione, infatti, si concentra soprattutto sull'operazione di riscrittura, anche scenica naturalmente, che ci regala, comunque, uno spettacolo godibilissimo, fruibile da un pubblico eterogeneo e soprattutto violentemente sgargiante nei colori e negli atteggiamenti. Lo stile e la verve del gruppo Punta Corsara ritorna sulla scena napoletana, dopo il debutto nazionale a Primavera dei Teatri (Castrovillari), il 1 giugno 2014.
In occasione degli eventi legati alla settimana TURN OVER, svoltasi presso il teatro Bellini di Napoli dal 13 al 18 ottobre, lo storico e splendido luogo ospita alcuni spettacoli, tra questi HAMLET TRAVESTIE in scena il 16 ottobre. Si tratta di una ricostruzione testuale compiuta da Gianni Vastarella ed Emanuele Valenti, quest'ultimo attore e regista all’interno di questo lavoro. Ricostruzione azzardata, complessa, anche se lo spettacolo scivola sulle tavole del palcoscenico velocemente e piacevolmente, ma soprattutto ricostruzione pertinente. Non possiamo osservare ed analizzare questo spettacolo prendendo come punto di riferimento l'Amleto shakespeariano. Sarebbe, dunque, banale riportare all'interno di questa recensione l'analisi del personaggio, o dei personaggi, delle tematiche o della meta teatralità contenuti nel testo antico. L'interessante operazione riportata sul palcoscenico dimostra, invece, un particolare background, caratterizzante poi il testo finale, costituito da una fusione, o meglio da uno slittamento o intersecazione tra altri due testi a monte. Essi appaiono apparentemente lontani tra loro ma in realtà si dimostrano legati da un elemento imprescindibile: la parodia o farsa. Il titolo di questo spettacolo viene ripreso integralmente dal testo ottocentesco (1810) di John Poole, autore inglese a metà tra i due secoli che, a quanto pare, aveva scritto il suo Amleto "travestito" destinandolo alla lettura e poi, in un secondo momento, dotandolo degli apparati identificativi della messa in scena. Le numerose prefazioni al testo, attraverso cui l'autore spiega ripetutamente la sua mancata volontà di distruzione o prevaricazione nei confronti del grande Maestro, dimostra la pratica della parodia, e quindi del travestimento testuale vero e proprio. Il testo di Poole viene definito "travestie" o "burlesque", riportando, quindi, una terminologia tipicamente teatrale di stampo francese. L'Hamlet Travestie di Punta Corsara nasce dal testo inglese di Poole, ma si interseca principalmente con il DON FAUSTO di Petito, ed è questo che rende il quarto testo, quello corsaro appunto, completamente originale. La creazione, quindi, di un testo ex novo che inevitabilmente fa riferimento alla fonte principale, il testo shakespeariano, percorre un lungo arco cronologico attraverso l'inserimento " a taglio" del testo di Poole e di quello di Petito, creando dei corto circuiti testuali. A maggior ragione, la datazione di queste due "intersezioni" testuali colloca cronologicamente il recupero nel passaggio tra Ottocento e Novecento. Ciò che Valenti realizza, come regista, è una mise en space della farsa, intesa come travestimento della società, copertura delle problematiche socio-culturali che si smascherano nella parodia del contemporaneo. Del resto anche Poole si poneva l’obiettivo di “travestire” ciò che diceva per mostrare ciò che non andava, criticando il precedente ‘700 teatrale. Anche il testo di Vastarella- Valenti è "travestie", nel senso più settecentesco ed ottocentesco del senso, come travestimento parodico che permette di criticare la società e gli esponenti più importanti senza essere compromessi. Pensare di rendere "travestie" l'Amleto shakespeariano è pericoloso, ma qui ci si serve di Poole per evitare l'impatto critico, lasciando la responsabilità all’autore precedente. Poole, memore delle vacue regolamentazioni sulla tecnica dell'attore denuncia attraverso la farsa, ricordando, dunque, la prima e vera finalità di questo genere, che oggi banalmente viene ricordato perché “ fa ridere”.
L’allestimento di Punta Corsara segue uno stile specifico che questo gruppo di lavoro mantiene costantemente: trama e personaggi vengono ripresi dal Don Fausto di Petito, dalla famiglia Barilotto al professore che mette in scena una “commedia” per far ritornare in sé il futuro genero Amleto. Collocazione geografica partenopea, in cui la scena non è la corte ma bensì il mercato, luogo in cui la sete di potere regale si riduce ad un banco di frutta e al potere commerciale e di sopravvivenza, elementi fondamentali all’interno di una fascia specifica di questa nostra società contemporanea. Più che, dunque, far riferimento ad un semplice confronto tra l’Amleto shakespeariano, cercando di trovarne a tutti i costi alcuni elementi all’interno dell’allestimento corsaro, bisogna analizzare la tematica fondamentale, il travestimento appunto. Questa è il punto di incontro tra Shakespeare, Poole, Petito, e perché no, anche con l’Enrico IV di Pirandello. Il punto di partenza della vicenda è la follia, il travestimento della mente sana, e di conseguenza, attraverso il travestimento della quotidianità e il ribaltamento dei ruoli, si prova a smascherare la follia che sgretola un apparente equilibrio, “condicio sine qua non” esisterebbe, a contrasto, il concetto di follia e di ribaltamento. Se da un lato l’osservazione dello spettacolo, e quindi dell’operazione testuale, ci permette di andare a fondo e di analizzare i livelli più profondi della scrittura, dall’altro ciò che percepisce il pubblico – rumorosissimo e partecipe in questa occasione – è la divertente storia di una famiglia, in un qualunque quartiere napoletano o di periferia, dove una farsa famigliare viene montata su per debellare il morbo mentale e psicologico di questo Amleto Barilotto. Compaiono i personaggi tipici della farsa napoletana, e nello specifico il professore ( pseudo Laerte), interpretato da Valenti, adopera una recitazione legata alle movenze da macchietta. Gli sketches, le battute, gli incastri perfetti, i tempi serrati attraverso cui l’attenzione del pubblico viene mantenuta costante, costituiscono la tradizionale, e allo stesso tempo innovativa, macchina scenica collaudatissima della compagnia Punta Corsara: più di una compagnia, è un progetto, è un modo di pensare e di lavorare. Grande errore è dunque analizzare ed osservare questo spettacolo facendo riferimento unicamente a Shakespeare e senza avere almeno un minimo di conoscenza della farsa napoletana e, soprattutto, della tradizione scrittoria e scenica del Petito. Le connessioni intertestuali e la comparazione tra letterature e drammaturgie, anche di epoche diverse, sono all’ordine del giorno, quindi i collegamenti tra due mondi culturali diversi, napoletano e britannico, non sono incomprensibili, né risultano impossibili. Bisogna, però, percepire ciò che lega il tutto e qui, di certo, non è solo Amleto. Il testo petitiano riporta un’ intera scena che è palese riferimento, e anche lì farsa, al Faust di Goethe, ma è impossibile non ricordare la Commedia dell’Arte, quella plautina, fino al rinnovamento goldoniano. Una macchina scenica che, apparentemente ridotta alla connotazione geografica partenopea e contemporanea ( i quartieri, la droga, la musica neomelodica: si sa, questo attrae il pubblico locale, e ormai non solo quello!),  in realtà ha dietro una lunga tradizione artistica e antropologica. Punta Corsara conosce bene ciò che significa adesione alla territorialità, culturale e sociale, ma mai fine a se stessa, bensì frequentemente correlata con il teatro europeo. In scena le vecchie conoscenze corsare: Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valeria Pollice, e i già citati Emanuele Valenti e Gianni Vastarella. ( foto di Lucia Baldini)

HAMLET TRAVESTIE
TURN OVER - TEATRO BELLINI NAPOLI
16 OTTOBRE 2014 (DATA UNICA)
Punta Corsara
da John Poole e Antonio Petito a William Shakespeare
di Emanuele Valenti e Gianni Vastarella con Giuseppina Cervizzi, Christian Giroso, Carmine Paternoster, Valeria Pollice, Emanuele Valenti, Gianni Vastarella
dramaturg Marina Dammacco
disegno luci Giuseppe Di Lorenzo
regia e spazio scenico Emanuele Valenti
produzione 369gradi
in collaborazione con Teatro Franco Parenti
con il sostegno di Olinda, Armunia/Inequilibrio Festival, Fuori Luogo- La Spezia