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Cento anni per ritrovare in scena Bracco.  Dopo cento anni dalla scrittura nata dalla penna di Roberto Bracco, autore, intellettuale, drammaturgo e giornalista napoletano, vissuto tra la fine dell’Ottocento e il nuovo secolo, i suoi personaggi tornano in scena. Curioso leggere e approfondire

le recensioni dell’epoca, in cui il Piccolo Santo, altro fantastico scritto di Bracco, riempiva le colonne, durante i primi anni del ‘900. Curioso rileggere oggi, dopo un secolo, le parole che si scrivono nei confronti di uno spettacolo di Bracco,  curioso perché  numerosi sono gli studi e gli studiosi che si sono occupati di questo amato autore napoletano, ma il suo teatro e i suoi personaggi non hanno più calcato la scena. Perché aspettare 100 anni, perché aspettare la commemorazione della Prima Guerra Mondiale? Curioso sbirciare tra le sue lettere autografe conservate presso la Biblioteca del Burcardo, a Roma, curioso comprendere che Bracco, conosciuto anche e soprattutto per il suo difficile rapporto con il Fascismo, in realtà era uomo di grande carattere anche in contesti non legati al Regime. Il testo de L’INTERNAZIONALE, riportato in scena sul palcoscenico di Galleria Toledo, a Napoli, dal 29 ottobre al 2 novembre, è un adattamento del regista Giovanni Meola. Coraggiosa scelta, dopo cento anni, coraggioso riprendere il testo e riportarlo in scena nella stessa città in cui l’autore nacque e fu acclamato. Bracco, autore scomodo ed innovativo, presentava tematiche scabrose, palesate apertamente attraverso  la lingua italiana, elemento che ci fa comprendere come la continua tendenza verso il mondo artistico e culturale all’ Estero, fosse per lui estenuante, all’interno di una fortissima tradizione dialettale come quella partenopea.  Subiva e conosceva profondamente le rivoluzioni artistiche europee, veniva definito l’Ibsen nostrano, ma soprattutto, attraverso numerose lettere oggi documentate e ancora leggibili, sottolineava l’importanza della tutela dei testi italiani contro la compravendita straniera e le traduzioni. Il testo, il suo scritto, il suo patrimonio drammaturgico, costituiva una progenie preziosa. Il suo patriottismo e la sua neutralità nei confronti della guerra si rileggono nei testi, nella lingua, nel rapporto con la neonata Società degli Autori. L’Internazionale è tutto questo. Non possiamo limitare la lettura di Bracco unicamente al rapporto terribile con il Fascismo e agli esiti che tutti conosciamo. Forse questo è il motivo che riporta in scena il suo testo ( unico esempio in tutta Italia!) dopo cento anni: una commemorazione. Il testo, scritto nel 1915, ma ambientato nel 1914, è coevo all’entrata in guerra dell’Italia. È importante, quest’anno, non distogliere lo sguardo dalla produzione teatrale italiana, da quella cinematografica, dalla pubblicazione di numerosi libri,  che in questi mesi porteranno alla luce nuovi aspetti di una parte della storia italiana che, svoltasi al confine, è stata considerata “altra”. E avremo tempo, ed occasioni, per parlare del Teatro del Soldato, degli artisti italiani e napoletani deceduti durante il conflitto, dei campi di concentramento in cui si esibivano i nostri cantanti, delle ricerche che si muovono verso le autobiografie, i diari di guerra, le lettere. Dunque, il mondo privato dei protagonisti della guerra viene alla luce. E parleremo anche degli autori, vissuti durante quegli anni, proprio come Bracco. La protagonista, interpretata da Sara Missaglia, è appunto una famosa artista, la canzonettista Mignon, soggetta alle leggi di censura applicate sul teatro, sulla lingua delle canzoni, sui titoli. Escamotage storico per far entrare in scena un commissario di polizia, interpretato dal giovane Luigi Credendino. Apparentemente terzo personaggio, appare alla fine l’elemento più importante del dialogo con la donna. Il terzo personaggio è, quindi, in definitiva, l’uomo-fidanzato-amante-oppositore, interpretato da Luca Di Tommaso. Quarto ed ultimo personaggio cardine è la cameriera, interpretata da Simona Pipolo e dal suo particolare accento romanesco. Andiamo con ordine: il commissario accusa la canzonettista. Lei crede si tratti di censura, in realtà le accuse rivoltele  parlano di spionaggio e prostituzione. Rendiamoci conto, per un momento, di quali argomenti Bracco si facesse carico, portandoli in scena nel 1915. Rendiamoci conto che la morale del tempo non prevedeva determinati personaggi e determinate tematiche sui palcoscenici più famosi. Centinaia di lettere custodite dalla canzonettista descrivono la guerra attraverso gli amori, tutti collocati all’Estero. Da qui il titolo dell’opera. L’amante si ingelosisce e cerca di comprendere, con enormi difficoltà. La cameriera media. La struttura di base di questo testo è di certo quella della commedia, ma in realtà all’interno delle quattro mura ibseniane, in cui la donna si ribella al mondo, si scatena il dramma. Una donna, una canzonettista, diventa simbolo della guerra. Si strugge per gli amore lontani, per coloro che comunque ha conosciuto, amato, per quei giovani che, in diversi Paesi europei, hanno incrociato la sua vita. L’amante non comprende la disperazione della donna, cadendo nella più umana e banale gelosia, additando la guerra come nuova follia, disdicendo la scelta italiana di entrare nel conflitto, dimostrando la sua dichiarata neutralità, o piuttosto una stolta ignoranza sull’evento. La donna accetta la guerra, pur dimostrando il dolore rivolto alle giovani vittime, non solo italiane, ma soprattutto europee. Questo è il dramma più assurdo, più doloroso dell’intero testo, quello che unisce tutti. Questa la visione di un Bracco che non è solo napoletano ma che si spinge oltre. Il titolo è fondamentale e il regista ne riporta in scena l’oggetto principale, l’enorme cartina geografica dell’Europa bellica, elemento che anche Bracco descrive tra le sue righe, e che diventa, quindi, il quinto personaggio. Gli attori utilizzano questa enorme coperta europea come oggetto da ripiegare, da coprire, da indossare. In realtà la protagonista ne fa una seconda pelle. L’Europa distrutta, spiegazzata, rivoltata è in guerra. I due amanti in lotta rappresentano due ideologie, il braccio che li lega riesce a dividerli, ad unirli, riesce a tendere due mondi, in una sorta di danza macabra. La scelta di Meola, quindi, è coraggiosa, e per questo motivo avremmo voluto ritrovarvi una maggiore drammaticità, che, invece, viene smorzata non solo dalla prevedibile caratterizzazione  della cameriera, ma non ci saremmo aspettati un commissario di polizia comico e dalle cadenze partenopee. È pur vero che la figura del potere, ironizzata e presa in giro, affiora tra le righe del testo di Bracco, ma non così esplicitamente. L’adattamento, infatti, prevede la descrizione di  un commissario goffo, macchietta tra Varietà e cinema neorealista, che nei tempi remoti, il 1915 quindi, probabilmente non sarebbe stata accettata, e che oggi, invece, riduce notevolmente la drammaticità insita nel testo. La scelta della musica dona eleganza allo spettacolo, fa da collante e riempitivo nei momenti di assenza di parola, anche se a tratti appare eccessivamente prolungata, soprattutto quando diventa vera e propria colonna sonora. L'effetto cinematografico rende la musica un soundtrack che permane anche mentre gli attori conversano, coprendo alcune parole.  La sensazione è quella di un lavoro che ha alle spalle una profonda ricerca e documentazione sull’autore e sul testo. Meola viene affiancato da Aurelia Del Vecchio, nipote di Bracco, dal prof. Pasquale Iaccio, dagli studiosi Gennaro Avano, Giuseppe Pesce e Mario Prisco. La realizzazione scenica appare, invece,  un lavoro ancora in fieri, che riporta coraggiosamente in scena Bracco, ma che forse dovrebbe decidere se adattarsi ad un taglio netto, quindi rendere fortemente contemporaneo l’allestimento, oppure scegliere di aderire perfettamente alle volontà di Bracco. In poche parole, l’ambiguità di scelte, a metà tra il rigido recupero filologico e l’adattamento contemporaneo, contrastano fortemente. Avremo modo di conversare con il regista per ricevere conferme o smentite su queste osservazioni. Nel frattempo ci accingiamo a concludere con un particolare interesse nei confronti della performance della Missaglia, il cui volto conquista tutti, ricordando la famosa ”Ragazza con l’orecchino di perla” “ o con il turbante”, dipinta dal Vermeer.

Foto di Alessandro Pone

L’INTERNAZIONALE
Galleria Toledo Napoli
29 ottobre- 2 novembre 2014
L’Internazionale
Atto unico di Roberto Bracco
Adattamento-regia di Giovanni Meola
Produzione Virus Teatrali
Con
Sara Missaglia
Luca Di Tommaso
Luigi Credendino
Simona Pipolo
Costumi Annalisa Ciaramella
Scene Armando Alovisi
Ass.te alla regia Serena Russo
Fotografia di scena Alessandro Pone
Progetto grafico Irene Petagna