Il Festival Focus Jelineck, promosso e organizzato con forza e coerenza da Elena di Gioia e non da molto iniziato, ha esordito a “Tutto Esaurito”, trasmissione condotta da Antonio Audino nell'ambito de “Il teatro di Radio 3” martedì 18 novembre con questo testo in forma ovviamente di Radio Dramma,
modalità quasi dimenticata ma efficace soprattutto, anche in preparazione dell'esordio scenico, per drammaturgie di parola.
Radio Rai dunque, e Radio 3 in particolare, confermano così la loro qualità di servizio proponendoci la prima parte di “FaustIn and Out” della scrittrice austriaca.
Come suo costume, o sarebbe meglio dire specifica qualità estetica e poetica, la scrittura della Jelineck affonda anche qui le sue radici nel patrimonio della coscienza tedesca moderna di cui, come per noi la “Divina Commedia” hanno sottolineato giustamente il conduttore e la stessa Elena Di Gioia presentando l'evento, il ghoetiano Faust nelle sue diverse versioni è una sorta di summa poetica identitaria. Una sorta di dramma secondario il suo, dal primo derivato dice la Jelinek, ovvero viceversa azzardano gli artisti italiani, il Faust originale come commentario della drammaturgia contemporanea.
Ma lo fa non per pretestuoso ed equivoco spirito filologico, ma bensì per leggere attraverso quella strumentazione culturale, insieme mitica e psicologica, gli eventi della contemporaneità al fine di scovarne quel senso profondo celato spesso dietro frettolose giustificazioni sociologiche o anche psicologistiche (si potrebbe dire il dentro ed il fuori, il sopra ed il sotto del titolo).
Il tema è qui, a mio avviso, quello del male nel mondo, o meglio della fascinazione in travolgimento del male che nel rapporto tra Faust e Mefistofele non mette in discussione tanto i limiti dell'uomo e dell'esistere, le regole o i tabù, quanto pretende di piegarli alla volontà facendo di quelle stesse regole quasi la giustificazione ad un agire “oltre”.
L'evento invece oggetto della spietata ma lucida analisi della Jelinek è il famoso fatto di cronaca nera che ha visto nella felix Austria un padre apparentemente amoroso e “normale” segregare per ben 24 anni nello scantinato la propria figlia in un rapporto ripetutamente incestuoso, utilizzando e mostruosamente metamorfizzando proprio un fin troppo comune sentire e percepire i rapporti familiari e di genere.
Così, in questa prima parte che abbiamo ascoltato a Radio 3, la Jelineck ha costruito tre monologhi (la madre, il padre e la figlia) interamente al femminile (un femminile già alluso nello stesso titolo) quasi a esplicitamente enfatizzare che la questione è appunto il rapporto con il femminile, inteso in senso lato come condizione anche al di là dell'esserci.
Un rapporto, questo con il femminile di cui la faustiana Margherita è simbolo di riferimento, costretto e denegato che riguarda sia gli uomini che le donne stesse, posti gli uni e gli altri di fronte ad un archetipo essenziale di quello che è stato definito il principio, spesso tragico, di identificazione storica e culturale dell'umanità rispetto all'assoluto.
Tre monologhi che diventano un dialogo a tre tra il sopra ed il sotto, un triangolo irresoluto di fronte ad un quesito irrisolto che sceglie, da una parte, e accetta, dall'altra, la violenza come soluzione, come una scorciatoia per tagliare un nodo troppo avviluppato.
Brave le protagoniste Angela Malfitano, Francesca Mazza e Sandra Soncini, capaci di recuperare i vari registri tonali talora drammaticamente forti del testo, assecondando la traduzione per il Festival di Elisa Balboni e Marcello Soffritti. La regia teatrale del testo ascoltato in anteprima è di Fabrizio Arcuri.
Così l'evento di cronaca, nella scrittura affilata della Jelineck che attraverso la destrutturazione sintattica scopre e smaschera la violenza della lingua comune, quasi un pugno nello stomaco, non perde le sue connotazioni etiche e politiche, ricordando con forza la necessità di ribaltare pregiudizi e violenze di genere, ma le arricchisce di un retroterra, verrebbe da dire metafisico, che ne coglie la struttura essenziale dando una chance finalmente al vero e profondo cambiamento, smentendo anche la vulgata di un approccio solo destruens.
Un evento quello radiofonico che è stimolo e spunto ulteriore per Elena di Gioia e per Focus Jelinek, che ricordiamo attraverserà l'Emilia Romagna fino al marzo 2015 occasione forse unica di conoscenza di un premio Nobel presto dimenticato dal teatro e dalla cultura italiana al contrario molto conosciuto e apprezzato in Europa.