Prosegue la difficile ma insieme affascinante 'scommessa' del Teatro Akropolis di Genova intorno alla rappresentabilità drammaturgica del pensiero di Friedrich Nietzche, di questa sua 'discesa verso l'alto', che tuttora sembra costituire una sorta di enigma per la ragione. Prosegue e, direi, si perfeziona con questo studio su L'Anticristo
ove in una scena vuota, segnata solo da mucchi di giornali spiegazzati, pare essere raggiunto un migliore equilibrio, appunto, tra la parola recitata, frammentata e a volte gridata a seguire il ritmo dell'aforisma, e la presenza scenica di corpi in perenne contrapposizione reciproca, quasi in reciproca contraddizione, e sempre sull'orlo di una violenza faticosamente controllata e sublimata. Certamente i due drammaturghi, Clemente Tafuri e David Beronio, appaiono con via via maggiore padronanza declinare il pensiero nicciano nei termini di un recupero della primitiva sintassi mitico – tragica, ben delineata dal filosofo tedesco sin dalle sue prime opere, che rivendica alla rappresentazione il suo essere, prima e al di là della narrazione, evento che affonda le sue radici in una percezione della natura umana pre e anti metafisica, puntando così a metterci direttamente di fronte ad un essenza ultima dell'umanità e del singolo, ed alle sue qualità. L'effetto di spaesamento e anche di ansia che coinvolge il pubblico, messo di fronte, come direbbe Nietzche, alla inattualità, perchè fuori ed oltre la storia come movimento lineare e dunque progressivo, della sua propria essenza testimonia dei progressi di sintassi drammaturgica e di analisi narrativa raggiunti dalla rappresentazione, che, ricordiamo, è comunque ancora in farsi. In sostanza la drammaturgia pare cogliere con sempre maggiore consapevolezza il nucleo intimo, che è anche profondamente ed ineludibilmente drammaturgico, del pensiero del filosofo tedesco, quel suo vedere l'uomo come anomalia, che nasce dalla natura ma che la natura organizza nel suo linguaggio e nella sua cultura e che, infine, tragicamente da quella si stacca e allontana. La contrapposizione che la drammaturgia propone tra il tempo lineare della storia, incardinato sul mito del progresso e della 'rivoluzione', ed il tempo circolare della natura, che si muove restando ferma come nel respiro, e che costituisce comunque la scaturigine dell'uomo, parrebbe appunto indicare come la storia tragicamente smentisca la natura e quindi l'uomo stesso. D'altra parte tale contraddizione è ineludibile perchè per l'uomo essere naturale ed antinaturale insieme costituisce la propria essenza, ciò che diventa tragico è che una tale contraddizione è man mano declinata in schiavitù quando il singolo uomo delega altrove, alla società, alla religione, alla Storia, il suo diritto ad articolare la sua essenza in soggettività, quando cioè, secondo Nietzche, ha delegato la propria divinità. La drammaturgia di Tafuri e Beronio ha il merito di confrontarsi con questo enigma e con questa tragica aporia, ancor più quando tenta di articolare sulla scena, nella dinamica dei corpi e nella dialettica anti-dialettica dei dialoghi, l'esortazione, quasi l'invocazione nicciana a rivendicare quella divinità, come capacità creativamente intima, intesa come legittimazione della propria soggettività e in ultima istanza della propria libertà, recuperando così al tempo, al suo tempo, la sua naturale circolarità. Come detto essi tentano di comunicare un messaggio assai complesso aprendo una sorta di canale diretto tra la articolazione scenica e la percezione dello spettatore, coinvolto così, secondo la lezione di Zarathustra, nel processo di disarticolazione della dialettica che apre non tanto e non solo alla contemplazione ma piuttosto alla partecipazione e alla condivisione. Ne è esempio l'esergo niciano scelto per lo spettacolo:
Ora tutta l'aria è ardente,
il respiro della terra è infuocato.
Ora voi passeggiate nudi, buoni e cattivi.
E per l'uomo perdutamente innamorato
della conoscenza è una festa.
Un ultimo accenno agli attori, Luca Donatello, Giusi Lorelli e Felice Siciliano, che con la loro performance, di eccellente livello, riescono ad accompagnare ed assecondare il lavoro dei drammaturghi, così contribuendo indubbiamente alla sua progressiva evoluzione e al suo perfezionamento.
L'Anticristo
- Scritto da Maria Dolores Pesce
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