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Il 2015 inizia al Piccolo Bellini di Napoli. Anno nuovo, entusiasmo nuovo. A smorzarlo un primo spettacolo che diverte, stimola il pubblico ma che non apprezziamo fino in fondo. Andiamo con ordine, riportando le parole dell’autrice ed attrice Dalia Frediani: <<ho dimenticato!>>, <<mi confondo>>, <<lo spettacolo piace a me>>, << dimentico che ci ho partecipato anche io>>. Il programma di sala, attraverso un lungo excursus, divertente, ironico e bizzarro, descrive specificatamente gli intenti della Frediani, la quale, durante lo spettacolo, e soprattutto alla fine, ribadisce costantemente le suddette idee e sottolinea i “cui sopra” stati d’animo. Parliamo di ARTERIOSCLEROSI, in scena a Napoli dal 5 al 18 gennaio. Definita “patchwork, la messinscena lo è davvero, corredata di risate, telecomandi (finti), attraverso cui il pubblico (in teoria) dovrebbe poter decidere di far zapping, premendo un bottone e cambiando scena. In realtà anche lo zapping rientra nella costruzione mosaicale di questo spettacolo-varietà-esibizione- divertimento per pochi intimi ( pubblico non numeroso), che si conclude con un pensiero rivolto ai critici e al pubblico, spronandoli ad intervenire “ a caldo”, dopo lo spettacolo ( ironia o sincerità?). La Frediani afferma di essere poco interessata allo scritto critico ma si dice  soprattutto contenta del divertimento che questo spettacolo genera nel suo animo. L’attrice, dunque, considera limitante lo “scripta manent” dei critici, che non si confrontano con l’artista e che probabilmente non riescono a comprendere a fondo i suoi desideri. La Frediani, è evidente, detiene la piena libertà nel costruire questo spettacolo, di certo diverso durante ogni replica. Prodotto che nasce, a quanto pare, da un’idea “ribaltata” di messinscena, quella delle finte prove e del metateatro a tutti i costi, corredata dalla parodia della televisione italiana, fino all’aperta e diretta ironia sul teatro in appartamento, sulle veline stupide, svestite e raccomandate ( con tanto di ragazza nuda che entra trionfalmente dalla platea fin sulla scena), e ancora parodia dei programmi dedicati al cibo, parodia e rifiuto di tutto ciò che oggi attira il pubblico. Quest’ultimo sembra assorbire e ridere, e lo stesso spettacolo rende marionetta gli spettatori che, “illusi” dalla possibilità di libero arbitrio attraverso l’utilizzo dei finti telecomandi, ingurgitano tutto ciò che viene loro proposto, non solo in televisione ma anche in scena. Il tutto condito da sketches, battute, pezzi noti di teatro, luci, fumo, colori, cabaret, farsa napoletana, fino a De Filippo, Petito, Amleto, alla canzone napoletana, a Michael Jackson, con la presenza in scena di un violinista, e di un giovane e bravo pittore che disegna, dipinge ed espone durante lo spettacolo ( usciamo dal teatro con dei tatuaggi improvvisati sull’avambraccio). Insomma, siamo frastornati. Divertiti, confusi, sovrabbondantemente stimolati, cerchiamo di fissare un tema principale – di certo il contrasto tra passato e presente, rievocando i fasti del passato teatrale napoletano e di quello classico, contro lo sfascio televisivo e teatrale contemporaneo - poi perdiamo di nuovo la connessione, perché i pezzi scelti, o creati appositamente, sono eccessivamente numerosi, i cambi continui, i riferimenti all’arte, alla società, alla storia, e poi improvvisamente ai luoghi comuni, come la vecchiaia e la cellulite, ci confondono ancora di più. Il pubblico ride, anzi “si sganascia dalle risate”; alla fine ridiamo tutti insieme, è inevitabile. Ed ognuno ride per motivi differenti. Lo spettacolo appare faticoso, farraginoso,  si inceppa in alcuni punti, non è fluido, le varie scene non si incastrano perfettamente, a tratti sembra improvvisato o creato sul momento a causa di eccessive pause o vuoti. Non basta un titolo psicologicamente caratterizzante per giustificare la confusione ed i cortocircuiti scenici. Non basta. Durante alcune scene, come quella ripresa dalla Filumena Marturano, in cui l’intensità della Frediani emerge fortemente, in un particolare incastro con l’Amleto shakespeariano, le risate si affievoliscono, il pubblico si emoziona. Ma poi di nuovo il vortice, ancora confusione, musica, risate, fino alla breve ma sostenuta performance di Carmine Borrino ed Angela De Matteo, nei panni di Pulcinella e Colombina, fino al duetto canoro tra gli stessi attori, ottimi interpreti di qualsiasi personaggio ( persino il travestito o Morticia Addams!).  Lo spettacolo appare un divertissement caotico, burrascoso, arteriosclerotico a tutti gli effetti. Nonostante il divertimento ( anche se il troppo stroppia!), non possiamo affermare che questo prodotto costituisca un debutto teatrale positivo per il nostro 2015 napoletano.

ARTERIOSCLEROSI
Piccolo Bellini Napoli
5-18 gennaio 2015
Scritto, diretto ed interpretato da Dalia Frediani
con
Angela De Matteo
Rosaria D’Urso
Annarita Ferraro
Noemi Congigni
Carmine Borrino
Fabio Santucci
Luciano Barbieri
Dalia Frediani
Luci Salvatore Palladino
Scene Fabio Santucci
Costumi Chicca Ruocco
Aiuto Antonio Porcaro
produzione
Fondazione Teatro di Napoli