Mi trovo a La Habana, per partecipare, come autrice teatrale, alla manifestazione “La scrittura della/e differenza/e”, Biennale Internazionale di Drammaturgia delle Donne. La Biennale è legata ad un concorso internazionale organizzato dalla Compagnia Teatrale Metec Alegre, con la direzione artistica di Alina Narciso. La storia di questo Bando è lunga, nasce a Barcellona, nel lontano 1999. La manifestazione si articola in diverse fasi: creazione e nomina di una Commissione per la selezione dei testi, emanazione del bando
di partecipazione e sua diffusione a livello internazionale, traduzione, messa in scena e pubblicazione dei testi selezionati.
Gli obiettivi sono molteplici: sopperire alla storica esclusione delle drammaturghe dai circuiti ufficiali; costruire una rete internazionale di autrici, già professionalmente inserite nel mondo teatrale; incentivare la drammaturgia femminile; facilitare la conoscenza e la circolazione dei testi oltre che lo scambio professionale attraverso cicli di letture drammatizzate, incontri, conferenze.
A partire dalla II edizione la manifestazione, pur conservando il suo obiettivo principale – la visibilità e lo sviluppo del lavoro delle donne nella produzione autorale e teatrale – si è andata sempre più caratterizzando per la sua attenzione alle differenze etniche e culturali, connotandosi come un osservatorio dove i due filoni di riflessione e di ricerca – le differenze di genere e quelle culturali ed etniche – potessero incrociarsi. Il bando negli anni successivi è stato “adottato” dal Consejo Nacional De Las Artes Escenicas De Cuba, un’organizzazione di studi teatrali che ha sede a La Habana. Un atto di grande coraggio conoscendo le difficoltà economiche che la città deve comunque sostenere. Ma le donne che operano nella Biennale sono molto energiche e attive. Alina Narciso (presidente dell’associazione che ha dato vita al bando, drammaturga e regista teatrale), Liliam Ojeda Hernandez, Amaya Rodriquez, Lia Zinno (referenti del Consejo), in prima persona si occupano della produzione e dell’organizzazione teatrale a La Habana. Noi che veniamo dalla società dei consumi e degli sprechi osserviamo con ammirazione il lavoro di queste donne fra mille difficoltà e tagli economici, grazie a loro e alla loro costanza tutto procede senza intoppi, a parte le problematiche legate alla gestione della corrente elettrica, gli spostamenti da una zona all’altra della città, le difficoltà legate alle sfumature lingiustiche... Una vera Babele di lingue Italiano, Spagnolo, Cubano, Catalano... Alina Narciso e Dalia Garcia, la giovane traduttrice, mi hanno molto aiutato e sostenuto e mi hanno permesso di cogliere importanti sfumature nelle espressioni, nei modi di dire. A Cuba, è vero, ti capiscono comunque (anche se parli italiano) ma hanno delle inflessioni molto significative, che fa piacere conoscere, addirittura gli Habaneri prendono in giro gli Orientali di Cuba perché parlano in modo diverso trascinano le parole, si mangiano le S, hanno una loro cantilena...Quello che differisce non è tanto la pronuncia, alla quale ti abitui subito, quanto i modi di dire. L’idioma de la Calle, nella capitale, è una vera e propria lingua, e si impara solo per strada, parlando con la gente, facendosi spiegare i significati di parole di cui si conosce la traduzione ma che apparentemente non hanno senso. Le differenze sono notevoli e il bando parla proprio delle differenze. A partire dal 2011 aggiunge una “e” al titolo (della/e differenza/e) il motivo è legato alla consapevolezza e dalla necessità di superare una visione riduttiva e semplificata della cultura oggi che si impone come pensiero unico dominante, un pensiero che rende tutto uguale che riduce la ogni sapere ad un unico format.
Alina Narciso durante la manifestazione di apertura (Lunedì 9 marzo a la CASA DE LAS AMERICAS), chiarisce l’obiettivo citando gli studi di Jacques Derrida. Per Derrida, pensiero della differenza significa anzitutto, riconoscere che non c'è mai stata e non ci sarà mai una parola unica perché la differenza è prima di ogni sguardo. Vedere non è solo vedere: ogni sguardo necessità di un di un velo che ha una sua unicità ma non è unico. Le donne della Biennale in modo differente raccontano le diverse società, e affrontano problematiche ampie: amore, legalità, libertà, riflessioni sul tempo nella società postmoderna, conflitto fra individuo e società. Nelle nostre società occidentali troppo spesso la scrittura femminile viene ricondotta ad un pensiero unico come quello per esempio sul femminicidio, i testi presentati alla biennale vanno oltre questa tematica sia pure importante ma non unica: assumono una sguardo più complesso. La scelta della giuria nazionale e internazionale si è soffermata su quei testi che presentavano qualità di scrittura, coerenza logica, tematiche di un certo spessore culturale, originalità del testo.Una panoramica dei testi vincitori, nazionali e internazionali, presentati nella settimana cubana ci permettono di comprendere meglio la portata degli argomenti.
Domenica 8 Marzo
OMISSIS di ANGELA VILLA (Italia. Ganadora Nazionale).
Realizzazione scenica a cura di Agnieska Hernandez (drammaturga cubana).
Tre donne, Penelope, Porzia e Provvidenza, si rifugiano all’interno di una biblioteca e iniziano la loro personale rivoluzione contro il regima del malaffare, dell’illegalità che si è diffuso in una città.
Lunedì 9 Marzo
EL PERRO DE ARTOLA di RAQUEL SILVIA ALBÉNIZ (Argentina, Ganadora Nazionale e Internazionale).
Realizzazione scenica a cura di Antonia Fernández.
La pièce, molto ben costruita, è una testimonianza su conflitto potente, all’interno di una famiglia di pastori, come testimonianza di un ambiente rurale.
Martedì 10 marzo
CORDELES DEL TIEMPO di SUSANA NICOLADE (Ecuador)
Realizzazione scenica a cura di Susana Nicolade
Il testo parla della necessità di riflettere sull’essenza degli uomini e delle donne e sulla loro umanità.
Mercoledì 11 marzo ore 19,00
EL PACK di AUREA MARTINEZ (Spagna)
Realizzazione scenica a cura di Aurea Martinez Fresno
Uno spazio asettico e una donna sola in scena che riflette sulla sua relazione con il mondo
Mercoledì 11 marzo ore 21,00
EL ÁRBOL DE LOS GATOS de ELAINE VILAR MADRUGA (Cuba, Ganadora Nazionale e Internazionale)
Regia Ysmercy Salomon Díaz
L’arte come rifugio dai mali. La pièce è ispirata alla vita di Gertrudis Gómez di Avellenada in senso metaforico e poetico, Una scrittrice e poetessa cubana che seppe mantenere un approccio personale e anticonformista verso la società e le sue problematiche; i suoi lavori destarono scandalo, perché affrontavano tematiche come le divisioni sociali e l'amore interrazziale.
Giovedì 12 marzo
SIDNEY di DE FEDRA MARIA MARCUS (Spagna, Ganadora Nazionale e Internazionale)
Regia Yerski Caballero
Commedia drammatica sull’amore, la famiglia, le incomprensioni e il desiderio di comprendersi al di là delle barriere sessuali.
Venerdì 13 Marzo
NINPHA (O ESTUDIO ENTRECORTADO SOBRE LO QUE SUEÑAN LAS CIGARRAS)
di JENNIFER REBECCA QUINTANILLA VALIENTE (Centro América Zona Norte, Ganadora nazionale e Internazionale)
Regia Daisy Sánchez
Due personaggi e la loro storia personale e sociale nei passaggi di tempo sullo sfondo della guerra civile.
Il festival si conclude sabato sera con un omaggio ad un autore venezuelano Gustavo Ott
Sabato 14 Marzo
DIVORCIADAS EVANGELICAS Y VEGETARIANAS di Gustavo Ott
Messa in scena a cura di Veronica LYNN (Cuba)
Alle serate teatrali hanno fatto seguito momenti di riflessione mattutini. A partire dalle dieci, seminari e gruppi di studio: ruolo del teatro oggi, teatrologia, autonomia del testo teatrale e sua rappresentabilità, futuro della Biennale…Un futuro lungo, ci auguriamo, vista la vitalità e il fermento culturale. Tredici paesi coinvolti fra organizzatori, partecipanti e paesi invitati: (Cuba, Italia, Argentina, Ecuador, Spagna, Centro America Zona Norte, Brasile, Colombia, Costa Rica, Mexico, Repubblica Domenicana, Uruguay) e una rete di relazioni fra drammaturghe e registe, sostenute da coordinatrici nazionali che hanno svolto un ruolo importante nella diffusione del bando nel coordinamento con le ambasciate, nel reperimento di fondi e sostegno economico.
La rete rappresenta un momento di solidarietà, ciascuno dona le proprie competenze il proprio tempo per lo sviluppo del progetto. Un’occasione di apprendimento, un viaggio alla riscoperta dei mondi altri, dei pensieri sospesi fra cambiamenti e immobilità sociale, delle difficili realtà, in alcuni paesi le donne per scrivere usano ancora pseudonimi maschili, in altri c’è una maggiore libertà, in altri ancora un’apparente egualitarismo…Che fare? Continuare. A Cuba i due verbi maggiormente usati dalla popolazione sono: conseguir e resolver. Conseguire e risolvere. Raggiungere un obiettivo e risolvere le problematiche che si presentano di volta in volta. Gli obiettivi sono stati raggiunti in parte, le problematiche sono, tutt’oggi, numerose. Continuare, quindi, a scrivere, a parlare, a ritrovarsi per raccontare. Rientro in Italia, dopo tanta luce, un po’ di malinconia è fisiologica, direi. Ma la mimosa che si affaccia sul muretto del parco, oltre la strada, nel frattempo, è fiorita: mi regala un ritorno solare e pieno di speranza. Conseguir e resolver io ci provo anche qui.
La Habana 8-15 Marzo 2015