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Carissimi lettori, vi devo annunciare, offrendovela alla lettura, di aver trovato rovistando fra le carte di un Fondo bibliotecario di provincia un'inedita, e quindi sconosciuta, e autografa Operetta morale leopardiana, naturalmente scritta dal poeta in forma di dialogo, come un po’ tutte le sue Operette.

Potete immaginare come i fogli siano ingialliti, macchiati, smangiati dal lavoro del lepisma, l'insettino della carta; eppure sono riuscito a strappare al tempo plurisecolare alcuni sorprendenti lacerti di dialogo, qualche battuta, verosimilmente, a mio parere,  tra un cosiddetto futuro spettatore teatrale e un altrettanto futuro  attore di prosa, cittadini di una futura e modernissima Italia, immaginata dal nostro grande poeta recanatese e… italiano.
Cosicché voglio affidare le parole di questo grandissimo spirito che molto capì del carattere degli italiani e della loro cultura, alla vostra attenzione di lettori appassionati di teatro.

Il primo foglio che costituisce lo smilzo fascicoletto non ha alcuna parola di presentazione, a mo’ di prefazione, o di prologo, per cui ci si trova da subito dinanzi all’indicazione di un personaggio che parla, appunto uno “spettatore”:

Spettatore:
Il governo dice che il teatro allunga la vita,  che è un elisir di lunga vita, mio ottimo
amico.

Attore:
Allunga la vita a chi? Io dico che la immobilizza, caro amico, che l'ammuffisce; guardi
quei vecchi attori miei colleghi che ancora abitano le scene, come vecchie mummie, e
tolgono l'ossigeno a noi più giovani, pieni di idee e di voglia di novità. Sembrano stare
in un museo, non ci ha mai pensato?

Spettatore:
Lei accosta teatro e museo? Beh, potrebbe essere una buona idea. La guerra fra teatro
di tradizione, quello immobile, e teatro di ricerca, sprofondato in quel tempo che direi
postmoderno, ma guardi che vocabolo mi è venuto alla mente! “postmoderno!”, è
finita da qualche anno, siamo in piena normalizzazione, contesa non c'è tra bande armate
che si sono spartite il mercato teatrale pubblico che sta in mano, mi creda, agli amici
degli amici.

Attore:
Capisco! Potremmo aggiungere: da una parte i musei dello spettacolo di prosa, e l'opera
lirica, e dall'altra parte una rete di spazi non tradizionali per quelle piccole compagnie, e
ce ne sono, che intendono affrontare con cruda determinazione la questione, assai annosa,
assai annosa, della teatralità del teatro.

Spettatore:
E magari introdurre il teatro dalla parte del mondo, far entrare il teatro nella vita. Non è
una buona idea?

Attore:
Certo, mio caro amico, lo sarebbe, ma oggi che tutto tende a negare le differenze, che
fare? Non vede come uno spettacolo vale l'altro, e domina il desiderio d'intrattenimento?
…………… Battute illeggibili (N.d.R.)

Attore:    
... ma vede, caro amico, come le modalità di concessione dei contributi pubblici  sono
state ridotte e decurtati i fondi? Che non c'è traccia di una seria riforma strutturale delle arti
dal vivo, ma solo riformette la cui attuazione è poi sempre affidata a commissioni politico-amministrative,
lasciando un ruolo puramente di facciata ai rappresentanti della cultura e del fare  teatrali?
Non vede come tanti, troppi, dicono che lo spettacolo dal vivo deve salvarsi nel
mercato, ma chi salverà lo spettacolo di prosa dal dirigismo del mercato? Chi lo salverà
dalla rete di complicità, dalle rendite di posizione, dalla cultura del successo ad ogni costo?
Chi lo salverà dalla tensione verso il pensiero unico? Mi scusi lo sfogo, amico mio.

Spettatore:
Ma lei ha ragione! Quando la classe politica, invece di cambiare se stessa, pensa a
cambiare i cittadini, dimostra di essere fuori posto e di non fare ciò che deve fare. E
invece, caro mio, basterebbe un po' di buona volontà, a parer mio, con la quale ciascuno
dovrebbe occupare il posto che gli è stato assegnato dalle vicende della vita e dimostrare di
saper fare quello che deve fare.
…………… Altro passo pressocché illeggibile (N.d.R.)

Attore:
Insomma, mi pare proprio che lo spettacolo d'intrattenimento lo si vuole presentare come
ricetta italiana nazionale buona per tutte le tavole, per tutti i commensali e per tutte le
oscillazioni dei loro gusti. Con tale scelta, che, me lo lasci dire, è la negazione del bisogno
diffuso di nuovi sguardi, nuovi orizzonti, nuove politiche di progresso sociale (bah! Le
magnifiche e progressive sorti!), si può essere certi che gli stereotipi e vizi capitali, saranno
salvi, si perpetueranno all'infinito.

Spettatore:
Caro amico, però mi lasci dire che ci sono buone e cattive forme di spettacolo
d'intrattenimento e ci sono buone e cattive forme di teatro. Non è il genere  a determinare
la bizzarra imprevedibilità e la qualità delle proposte artistiche. Bizzarro è invece che i
signori critici non critichino, mi perdoni il bisticcio di parole, il fallimento, quando c'è.
Qual è il motivo?
……………  Altre righe illeggibili (N. d. R.)

Attore:
... ritengo auspicabile il riaccendersi del conflitto, perché solo dalla competizione
coraggiosa, dalla consapevolezza della critica che critica, dal confronto impavido e severo,
scevro da ogni demonizzazione, possa germogliare qualcosa di buono per l'intero sistema
teatrale. Il fuoco della contesa, della lotta, non fa quindi saltare in aria il principio di libertà,
anzi, lo afferma, lo conferma, è garanzia di libertà. Caro amico, perché si riaccenda il
conflitto è necessario che ci siano i contendenti, il teatro e lo spettacolo, meglio, i teatri e gli
spettacoli. Son contrario ai marchi dei predoni che hanno in mano teatri, circuiti, riviste,
giornali e monete sonanti. Son contrario alle bande degli intoccabili, non ai marchi di qualità
degli spettacoli e dei teatri... Caro amico mio, dobbiamo accettare la vita come lotta!

Spettatore:
Già, come lotta...

Attore:
E nella lotta saper essere autenticamente cattivi per poter raggiungere il bene, piuttosto che
passivamente buoni e non spostare neanche un sassolino della montagna del male! E qui,
caro signore, mi fermo, e se ci dovessimo rincontrare, magari parleremo del bene e del
male, del teatro come della vita. Buon pomeriggio!

Spettatore (come basito):
Buon pomeriggio a lei!