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L’abbiamo incontrata recentemente al Teatro del Canovaccio di Catania in occasione della messa in scena di “Una sola storia”, spettacolo siciliano e tutto al femminile, tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice agrigentina Elita Romano. Stiamo parlando della regista e drammaturga siracusana Tatiana Alescio, insegnante di interpretazione scenica e drammaturgica all’Istituto Nazionale del Dramma Antico e che, nel 2009, proprio a Siracusa, ha firmato la regia de “Le Supplici” al Teatro Greco, nell’ambito delle rappresentazioni classiche. Tatiana Alescio è direttore artistico e fondatrice nel 2001 dell’associazione culturale “Trinaura”. Con la regista ed autrice siracusana abbiamo discusso cordialmente del percorso artistico di Trinaura, dello stato della drammaturgia, delle difficoltà attuali di chi opera in campo teatrale e dei futuri impegni come regista ed autrice e come gruppo di lavoro.


Come è nata Trinaura Teatro e quali sono i suoi obiettivi?
“La Trinaura nasce nel 2001 per iniziativa e volontà del suo Direttore artistico, ovvero la sottoscritta, a seguito di una lunga e proficua esperienza presso l’Istituto Nazionale del Dramma Antico dove il confronto con la tragedia greca ne ha indubbiamente condizionato lo stile registico. È stata prevalentemente la passione per la drammaturgia a spingermi a fondare la Trinaura (Trin da Trinacria, Aura da Aurora, mia figlia), la voglia di raccontare storie di vita  (“C’è una storia nella vita di tutti gli uomini” diceva William Shakespeare), la libertà di tradurle in emozioni attraverso una messinscena onesta, scevra da condizionamenti, inevitabilmente passionale. Gli spettacoli che Trinaura produce raggiungono ogni fascia d’età: quella pre-scolare, scolare (dalle elementari al liceo), gli adulti. Offrire uno spettacolo adatto ad ogni fase della vita della spettatore, vuol dire rendere il teatro accessibile a chiunque;  significa proporre un’ avventura fantastica nel rispetto della sensibilità e della maturità di ciascun potenziale spettatore. Vuol dire concedere un’opportunità di scelta e di crescita.
Obiettivo della Trinaura è dunque il tentativo di riavvicinare al teatro l’adulto (sempre più attratto dall’intrattenimento spicciolo, privo di contenuti e dai ritmi serrati della tv) attraverso la riproposizione di testi classici poco esplorati o la trasposizione di romanzi di autori del passato o contemporanei. Interessare i ragazzi attraverso testi oggetto di studio o la messinscena di argomenti di storia o attualità così che il teatro diventi approfondimento e riscontro. Iniziare i bambini al teatro attraverso spettacoli tratti dai classici (Collodi, Andersen, Sepulveda, Spyre…) che stimolino il senso critico, aprano al diverso, divertano e diventino spunto per un confronto oltre che a scuola anche in famiglia. Aristotele diceva: “I bambini imparano a scuola, gli adulti a teatro”… ebbene noi vorremmo che imparassero “anche” a teatro”.
Quali i percorsi artistici ed i risultati ottenuti negli anni da Trinaura..
“Trinaura nell’ultimo decennio ha registrato una notevole crescita data dall’allestimento di un laboratorio scenografico, di una sartoria ed una sala prove attrezzata con annesso un piccolo teatro. Ciò ha consentito di produrre spettacoli seguendo tutte le fasi del processo creativo che in tal modo cresce armonicamente sotto i nostri occhi. Io partecipo fattivamente a tutte le fasi della produzione (all’occasione divento assistente scenografa, assistente costumista, assistente coreografa…)”.
Che genere di rappresentazioni prediligete mettere in scena?
“Ci ostiniamo a proporre un teatro apparentemente di nicchia ma sostanzialmente fruibile a tutti. (Abbiamo avuto “l’incoscienza/coraggio” di portare in scena testi in versi di Vittorio Alfieri, i cui diritti Siae, l’ultima volta erano stati pagati nel 1985 da un certo Maestro Ronconi). Alfieri non si portava in scena da 25 anni? Perché?  Be’, perché è “pesante”! noi lo abbiamo portato in un’arena all’aperto, d’estate (la settimana di ferragosto) per due anni consecutivi e 1.600 persone a replica lo hanno apprezzato in un silenzio tombale esploso solo alla fine in un fragoroso, lunghissimo applauso. È stata una vittoria, non nostra, ma della bellezza del verso, della poesia, del teatro di qualità.  Il pubblico non è ne stupido, ne ignorante: allora perché mortificare la sua anima e non nutrirla piuttosto?”.
Su chi punta nei suoi spettacoli….
“Ci piace puntare su talenti che a volte per giovane età, altre per sfortuna o incomprensione non hanno raggiunto l’apice del successo (e la Sicilia ne è davvero piena!). Vado spesso a vedere spettacoli di altri registi essenzialmente con questo scopo. Scommettere su attori/attrici relegati ad insulsi ruoli a servizio di protagonisti dai nomi altisonanti (e non sempre meritevoli), è una mia prerogativa. L’attore di successo spesso è demotivato, dunque sterile; un giovane attore anonimo potenzialmente, se ben diretto, può far calare giù l’intero teatro. È così che dovrebbe operare un regista, non cercare soltanto di “vincere facile”.  Ed il risultato, posso assicurare, è sorprendentemente gratificante! Così accadeva in passato, così dovrebbe continuare ad essere: riconoscere e premiare il talento. Sempre!”
Fare teatro e cultura in Sicilia, a Siracusa. Quali le tendenze e le difficoltà attuali?
“Tentiamo con notevole difficoltà di esportare i nostri spettacoli, ma ci scontriamo (oltre che con la nota mancanza di fondi) anche e soprattutto, con la brama di molti direttori artistici di avere necessariamente un nome famoso in locandina. Una tendenza divenuta insostenibile che apparentemente attira le masse, ma sostanzialmente genera un teatro “stagnante” che annoia, allontana, impoverisce tutti, teatranti e pubblico. Occorrerebbe più coraggio e capacità di discernimento fra sterile notorietà e qualità che ripaga, sempre.
Dove va oggi il teatro e quali trasformazioni ha subito?
“Il teatro è un imprescindibile connubio di gusto, idee e del coraggio di metterle in scena proponendo il “nuovo”, un nuovo che oggi più che in passato non incontra in larga misura curiosità da parte di addetti e fruitori, ma sospetto e apatia. Assecondare tale tendenza significherebbe decretare definitivamente la morte di un teatro già da tempo malato. Noi tentiamo di contrastarla imbattendoci anche (e soprattutto) in quei progetti impopolari atti a stimolare un coinvolgimento oltre che emotivo, anche critico ed intellettivo dello spettatore. Abbiamo la consapevolezza che talune operazioni sono anticommerciali sin dalla scelta del titolo, ma questo non è buon motivo per rinunciarci. Occorre osare, stimolare, provocare, responsabilizzare, sensibilizzare, scuotere le coscienze, le menti di chi ancora crede (o potrebbe ricredersi) nella funzione sociale, didattica, storica, educativa, estetica, ricreativa, psicologica, terapeutica, politica e culturale del teatro, creando un dialogo costruttivo e costante ed un confronto attivo con la società.  Dico sempre che il teatro è una delle poche cose della vita che non hanno effetti collaterali. Tutt’altro!”.
Da attrice, regista ed autrice, Tatiana Alescio cosa ama raccontare e rappresentare?
“Credo di essere abbastanza versatile, ma chiaramente ho le mie preferenze: il genere drammatico. Amo raccontare la passione che strugge e a volte distrugge; amo raccontare la fragilità, le donne, sottolineare i valori, la dignità fra tutti.  Emerge spesso la maternità nei miei spettacoli (deformazione!) e l’amore (forse ho invertito l’ordine!). Non disdegno la commedia, ma la pratico poco (quel poco che basta a non farmi etichettare “quella che fa piangere”)”.
Qual è lo stato della drammaturgia?
“La drammaturgia vive un momento di assoluta “abbondanza”, ciò che manca, a mio avviso, è un’originale elaborazione drammaturgica, una personalissima visione della scena, una vera e propria filosofia della drammaturgia. Pirandello, che ha posto a fondamento della sua drammaturgia l’umorismo e il disincanto, a tal proposito diceva: “Chi imita una tecnica, imita una forma, e non fa arte, ma copia”. Risultato ne è dunque una proliferazione di testi che seppur ben scritti risultano monchi di personalità e strategia dell’autore, scarsi di estro drammaturgico e innovazione. Non parlo degli altri, parlo anche di me”.
Quali degli spettacoli che avete o state portando in scena vi hanno dato più soddisfazioni e al momento state lavorando su un testo in particolare?
“Tra gli spettacoli che stiamo proponendo in giro per i teatri, senza dubbio quello che ci ha dato maggiori soddisfazioni è  “Io sono il mio numero”, un testo sulla shoah arrivato finalista al “Premio Shoah 2014” indetto dall’Università di Tor Vergata. È un testo a cui sono particolarmente legata perché riesce nel difficile compito di raccontare senza eccesso di enfasi un gravissimo fatto storico puntando dritto al cuore raggirando la retorica. È uno spettacolo didatticamente ineccepibile perche tratto esclusivamente da testimonianze, quindi indicatissimo per i ragazzi,  ma molto apprezzato anche dagli adulti che scoprono dettagli e sfumature rilevanti che pensavo di conoscere. Attualmente sono alle prese con una nuova produzione dal titolo “Inopinati occursus”, ovvero incontri inaspettati, titolo volutamente poco esaustivo perché il pubblico verrà sorpreso dall’incontro con svariati personaggi verghiani in una Sicilia che farà da collante principale narrandoci il suo incantevole paesaggio, l’asprezza del suo clima, la durezza della vita. Un florilegio che mette in luce il Verga della passione e dall’amore che travolge e consuma l’anima fino alla morte. A fare da contrappunto  un coro di attori-cantanti-danzatori che dal vivo, come nella tragedia greca, intonerà strofe fungendo ora da coscienza, ora da  monito, ora interloquendo con gli interpreti, ora rappresentando il pensiero saggio della collettività. Un coro dalle nuances siculo-nipponiche…”.
Obiettivi a breve e lunga scadenza…
“Progetti a lunga scadenza? Vorrei portare in scena un romanzo che ho letto recentemente e della cui protagonista mi sono innamorata già dalle primissime pagine. Un romanzo con molti personaggi dalle tante sfaccettature, non semplice da trasporre, ma indubbiamente una sfida affascinante che sento di poter affrontare. Qual è il nome della protagonista? Non posso dirlo, svelerei il titolo del romanzo. Posso solo dire che è il nome di un colore… ma non il rosa”.

Questo lo staff di Trinaura Teatro
Regia e drammaturgia  Tatiana Alescio
Scene Laboratorio Trinaura
Costumi  Mary Accolla
Direttore di scena Antonio Paguni
Grafica Chiara Trovatello
Riprese e montaggio Fabio Fortuna
Organizzazione e foto di scena Valeria Annino