E’ sicuramente un incontro felice, di grande efficacia quello tra il drammaturgo, attore e regista catanese Nino Romeo, tra i più apprezzati nell’ambito della nuova drammaturgia italiana ed il vate della poesia settecentesca, anche lui etneo, Domenico Tempio, spesso dimenticato dai suoi stessi concittadini e raramente ricordato o riscoperto. Nino Romeo è tornato ad occuparsi del poemetto “L’imprudenza o Lu Mastru Staci” di Tempio proponendo al Teatro del Canovaccio di Catania, con un nuovo ed intrigante allestimento, lo spettacolo “In Petra”, occupandosi anche della regia, per la produzione del Centro Teatrale Siciliano in collaborazione con il Teatro del Canovaccio.
Pregevole il lavoro scenico e di teatralizzazione dei versi effettuato da Nino Romeo sul nucleo centrale del poemetto tempiano e la pièce, che rivive il poema come una partitura della memoria, diventa anche spunto, studio, ricerca, per analizzare, confrontare, la Catania di ieri con quella di oggi, rivalutando i versi, l’opera di Tempio, fine ed attento osservatore dei costumi, dell’arroganza, dei ritardi di una società falsa ed ipocrita. La trasfigurazione scenica
proposta da Nino Romeo è, in circa 60’, altamente godibile, grazie ad un gruppo coeso, formato da attori, da un coro e da musicisti-scalpellini che riescono a creare una grande suggestione, una assoluta fusione di poesia, voci, ritmi, suoni costruiti attorno alla divertente, ironica vicenda narrata da Tempio nel suo poemetto.
La scenografia di Gabriele Pizzuto, semplice ed ammiccante, è una corte del barocco catanese, in pietra lavica, dove si muovono i protagonisti della vicenda, erotica e di denuncia sociale, che narra dell’enorme membro di un materassaio (Mastru Staci) che viene notato ad orinare contro un muro dall’imprudente notaio Don Codicillo il quale, tornato a casa, ne parla con dovizia di particolari alla moglie Petronilla, suscitando l’interesse della donna che poi, con la scusa di farsi rifare i materassi, fa venire a casa l’artigiano, lo seduce e si fa sedurre. Ma la tresca, il tradimento, si conclude con il crollo, dopo l’intervento di un focoso montone, del corrimano al quale gli amanti si aggrappano con la conseguente caduta dei due, sul sottostante “banco” del notaio, reso cornuto dalla sua imprudenza.
Un ruolo fondamentale, di scansione dei tempi e della memoria del racconto, lo rivestono nello spettacolo il coro dei venditori ambulanti di un tempo (verdurai, spazzini, arrotini) che si aggiravano per le strade della Catania del ‘700 e che, “vanniando”, ripetevano ossessivamente i loro ritornelli musicali, pieni di fantasia e che restavano impressi nella memoria, accompagnati poi da quattro scalpellini-musicisti che, con precisione, battono su bàsole di pietra lavica e scandiscono le parole del narratore nei momenti più intriganti della vicenda.
Nino Romeo, oltre che abile regista, è anche in scena nei convincenti ed azzeccati panni del narratore, accompagnato da Saro Pizzuto (il suo muto doppio) e da Graziana Maniscalco nel ruolo di Petronilla, moglie e donna sensuale, vogliosa e grottesca maschera ed attorno a loro il coro “vanniante” e gli scalpellini-musicisti, che il regista pensa e fa muovere come una sorta di ambulanti della memoria su suoni concreti e schegge musicali curate con grande maestria da Franco Lazzaro, mentre i colorati costumi sono di Rosy Bellomia.
Accanto a Nino Romeo, a Saro Pizzuto e ad una sempre più convincente Graziana Maniscalco, riscuotono gli applausi reiterati del pubblico il coro degli ambulanti formato da Rossella Cardaci, Pietro Cocuzza, Anna Di Mauro, Eloïse Pisasale e l’ensemble degli scalpellini/musicisti costituito da Sara Castrogiovanni, Gabriele Cutispoto, Alfonso Lauria ed Ennio Nicolosi.
Proposta di assoluto interesse e valore letterario-teatrale, quella di Nino Romeo e che si fa apprezzare per svariate ragioni tra le quali la rivalutazione dei versi, delle tematiche di Domenico Tempio, sempre di denuncia e di stimolo ad una società e classe politica bacchettona e statica e l’esaltazione della musicalità dei versi narrati, teatralizzati, attraverso la fusione in scena dei suoni scanditi magicamente sulla pietra lavica degli scalpellini con le “vanniate” del coro degli ambulanti, testimoni eterni di un tempo ormai perduto.
Spettacolo intrigante, innovativo e lungamente applaudito dagli spettatori e che vede Nino Romeo tornare per la quarta volta al poemetto di Tempio, messo in scena già nel 1983. Romeo, con Graziana Maniscalco, intende avviare un “Itinerario Tempio”, interessante percorso sull’opera e sulla figura di Domenico Tempio, momento anche divulgativo di uno degli autori più originali ed innovativi del Settecento italiano.
“In Petra”
Trasfigurazione scenica de “L’Imprudenza o Lu Mastru Staci” di Domenico Tempio
Drammaturgia di scena e regia di Nino Romeo
Con Nino Romeo, Graziana Maniscalco, Saro Pizzuto
Coro: Rossella Cardaci, Pietro Cocuzza, Anna Di Mauro, Eloïse Pisasale
Scalpellini/Musicisti: Sara Castrogiovanni, Gabriele Cutispoto, Alfonso Lauria, Ennio Nicolosi
Musiche e orchestrazioni di Franco Lazzaro
Scene di Gabriele Pizzuto
Costumi di Rosy Bellomia
Produzione CTS (Centro Teatrale Siciliano) in collaborazione con Teatro del Canovaccio Catania - 22/26 Aprile 2015