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Lo spettacolo “Stanze” di Salvo Gennuso, proposto al Centro Zo di Catania, in prima nazionale, è una proposta singolare, sfaccettata e che si insinua nell’universo, nel sentire, nel vissuto delle donne. La pièce, messa in scena dalla compagnia Statale 114, in chiusura della rassegna “Altrescene”, su drammaturgia, regia e scena di Salvo Gennuso, in circa 90’, vede protagonista, in uno spazio che la vede muoversi tra pubblico, sedie e su un materassino, la camaleontica Elaine Bonsangue, affiancata da Eleonora Lipuma, Elisa Marchese, Sade Patti ed Alice Sgroi. Ma di quali “Stanze” parla l’autore e regista? Premettiamo che lo sviluppo dello spettacolo non sempre è scorrevole e di facile comprensione per gli spettatori che, comunque, secondo le intenzioni dell’autore-regista, vengono coinvolti un momento di immedesimazione, di percezione in quella che è la realtà di tre donne, che di seguito, si raccontano, si svelano, in tutti i loro segreti, nella loro natura, nel loro

essere e non poter essere, in un mondo fatto di svilimento, di scomparsa, di eccessiva esteriorità, di interiorità sentita, sofferta e che riporta ad uno stato di purezza.
Con gli ambienti sonori e musicali di Giancarlo Trimarchi, le luci di Aldo Ciulla, i costumi di Elaine Bonsangue ed i video di Sicilia ultima chiamata, lo spettacolo tiene il pubblico in sospeso ed in ascolto delle ambigue, reali, sofferte, vicende delle tre donne che si raccontano, in forme e linguaggi diversi, tra video, danza, recitazione, ma anche agopuntura, in un paesaggio su cui le storie si svelano e si completano. La proposta del regista-autore Gennuso diventa un viaggio fisico, dentro dei corpi che sono luoghi abitati e pietre che segnano un cammino, spazi estanze da abitare. E queste stanze hanno i nomi di pietre preziose: Giada, Ambra, Agata ed ogni pietra racconta una vita, ogni stanza mostra un paesaggio umano diverso.
“Stanze”, quindi, nell’allestimento di Gennuso, con l’interpretazione della convincente Elaine Bonsangue, va ad indagare, in modo innovativo, con un allestimento ed un linguaggio a tratti ostico, su una possibilità del femminile. C’è nella pièce un’indagine sui fallimenti, sul fallimento dell’amore, dell’affermazione sociale, del desiderio di maternità ed in ognuno di loro c’è un difetto, un problema che si oppone alla realizzazione del desiderio, che fa coincidere il corpo col racconto di una disfatta.
Una donna è accostata ad una pietra, cominciando da Giada e dalla ragazza “dal cappotto verde”, che corre, fugge, incontra, fino al finale tragico, proseguendo poi con Ambra, la trentenne che festeggia il suo compleanno e che, con la collaborazione di due spettatori, invitati a sedersi spalle al pubblico, sfacciatamente, con guanti in gomma, si diverte, praticando loro con le mani, un “servizio” sotto la cintura, con assoluta naturalezza e contemporaneamente snocciola la sua vita di avvocatessa in carriera, impegnata nello studio legale e con i suoi fidanzati. Infine, Agata è la terza storia, stanza e possibilità del femminile: una donna, prima spregiudicata e sfrontata, all’improvviso incontra l'amore, si unisce ai testimoni di Geova, ma soffre l’assenza della maternità ed allora preferisce alla vita la morte.
Testo complesso, di analisi ed approfondimento sulle strade, sul cammino, sulle possibilità al femminile, sulla costruzione dell’itinerario di uno spettacolo, in una realtà conflittuale che confonde sempre di più. Applaudita dal pubblico, alla fine, l’interpretazione sofferta di Elaine Bonsangue e delle altre interpreti (Eleonora Lipuma, Elisa Marchese, Sade Patti, Alice Sgroi). Testo ed allestimento ricco (forse troppo) di sollecitazioni, di messaggi non facili, in scena, da sottoporre e da far passare al pubblico e che, a tratti, da l’impressione di essere ancora in una forma laboratoriale.
“In Stanze - spiega il regista Salvo Gennuso - indago il limite stesso di uno spazio teatrale per come l’ho conosciuto e rappresentato negli spettacoli della mia compagnia, indago la possibilità dell’abbandono della scena, in un abdicamento della funzione stessa d’attore e di messa in scena a favore di un rituale che diventa in altra forma segno che reca un significante. Ed è nel travisamento del segno e del senso che si risolve la nostra scommessa, nella dislocazione che un’azione compie da pratica curativa a tortura e prigione. E’ uno spettacolo-forma, una percezione nella creazione con il pubblico che visita le stanze. Stanze, corpi pietre donne”.

“Stanze”
Testo, regia e scena di Salvo Gennuso
con Elaine Bonsangue, Eleonora Lipuma, Elisa Marchese, Sade Patti, Alice Sgroi
Terapeuta Cettina Tranchina
Ambienti sonori e musiche di Giancarlo Trimarchi
Costumi di Elaine Bonsangue
Luci di Aldo Ciulla
Video di Sicilia ultima chiamata
Voce fuori campo di Jean Paul Manganaro
Produzione Statale 114 e coproduzione tecnica di Antenna Sicilia
Centro culture contemporanee Catania - Rassegna Altre Scene - 19 -20 Aprile 2015

Foto di Gianluigi Primaverile