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Eliana Silvia Esposito ha presentato al Teatro del Canovaccio di Catania, a chiusura della stagione 2014-2015, la pièce “Un pò di Poe”, rielaborazione di quattro racconti del genio narrativo statunitense Edgar Allan Poe, ovvero “Il Barone di Ammontillado” e “Imprimatur”, diretti dal regista Simone Luglio e “La caduta della casa Usher” e “La verità sul caso di mister Valdemar” a cura del regista Nicola Alberto Orofino.
Nel primo racconto, “Il Barone di Ammontillado”,  un nobile per vendicarsi di una presunta offesa mura vivo il suo rivale (insieme a due accompagnatori), grazie alla promessa di mostrare un barile del vino che da il titolo al racconto, mentre nel secondo, “Imprimatur”, il protagonista è un genio del pennello che, ricordando il famoso Barbablù, imprigiona nei suoi quadri le sue mogli, ma Rebecca, la sua attuale donna, non farà la fine delle altre che ha amato e stavolta

lui vivrà riflesso nella sua immagine. Nella prima parte del secondo atto con “La caduta della casa Usher” due fratelli nobili vivono, folli e nevrotici, rinchiusi, nel terrore di una morte presunta che potrebbe seppellirli vivi e la sorella riesce nell’intento, ottenendo una tumulazione “pre-mortis”. Il quarto racconto, “La verità sul caso di mister Valdemar”, che chiude la pièce, vede un ciarlatano sconfiggere la medicina ufficiale prolungando la vita di un paziente per due anni, ma alla fine il paziente, pur morto, si ripresenta all’adorata moglie.
La rielaborazione, la riscrittura, di Eliana Silvia Esposito dei quattro misteriosi racconti di Poe riesce ad offrire allo spettatore, in due atti di circa 80’, un lavoro, una sorta di gioco e laboratorio espressivo e teatrale ricco di emozioni e sorprese: dalla paura al mistero, dalla commedia al fine umorismo, dal grottesco all’horror dei nostri giorni. A parte la trama rivisitata dei quattro racconti e l’impegno dei due registi Luglio ed Orofino, i due atti mettono in rilievo l’interpretazione faticosa e da applausi degli attori, iniziando dall’inesauribile Carmela Buffa Calleo, per poi proseguire, nei vari ruoli, con Giuseppe Carbone, Giovanni Santangelo, Salvo Musumeci, Daniele Bruno. Estremamente essenziale è la scenografia (ora un fondale nero, una cantina buia o una sala da ballo, ora uno studio pittorico o il salone di una casa) dove gli attori si muovono sembrando dei fantasmi che si agitano, inseguendo i loro problemi o intenzioni. Al centro dei quattro racconti c’è la paura, la follia, la morte e soprattutto una delirante angoscia.
I protagonisti sono tutti abili a soffrire, a dannarsi l’anima sulla scena, a cantare (d’effetto e divertente il brano “Quando dico che ti amo”, risalente al 1967 eseguito in modo ironico e scanzonato dagli attori), a prendersi in giro, a costruire, di volta in volta, l’ambiente in cui si svolge la vicenda.
Uno spettacolo, quindi, che attingendo dai quattro racconti di Poe, è una autentica lezione di teatro, ora improvvisato, ora sofferto, vissuto dentro dei personaggi impauriti, mai felici e che cercano di sfuggire o capire il mistero della morte e la paura dell’aldilà. Primo atto più scorrevole e secondo più complesso e faticoso per gli interpreti, ma alla fine applausi per tutti e per una operazione che oltre a esaltare impegno e la professionalità di attori e registi, consente al pubblico di avvicinarsi ed inoltrarsi nel folle genio narrativo di Poe, di affrontare con lui e con i suoi personaggi un viaggio nella follia, nella paura, nella claustrofobica vita degli esseri umani, alla ricerca di un appiglio, di una circostanza, per rapportarsi e dividere insieme l’esistenza.

“Un pò di Poe”
di Eliana Silvia Esposito
Dai racconti di Edgar Allan Poe
Regia di Simone Luglio e Nicola Alberto Orofino
Con Daniele Bruno, Carmela Buffa Calleo, Giuseppe Carbone, Salvo Musumeci e Giovanni Santangelo
Luci di Roman
Stagione 2014-2015- Teatro del Canovaccio - Catania - 28-31 Maggio e 4-7 Giugno 2015

Foto di Graziana Inzerilli