Di fronte alla mise en espace garbata e delicata del rione di Annibale Ruccello curata da Monica Nappo, revisione scenica di Gian Maria Cervo, mi sono venuti in mente i rioni di oggi e le velocissime trasformazioni che sono avvenute in pochi anni: non più piccoli affari, prostitute e madri tradite, non più giovani donne costrette a vivere di stenti, ma corrieri della droga, giri di pedofilia, scontri armati per le vie per aggiudicarsi l’ultimo business: quello delle slot machine che vede impegnate gang di minorenni. Questo racconterebbe oggi Annibale Ruccello e ci sarebbe poco da ridere. Anche se sentire recitare in napoletano, lingua musicale e ricca di sfumature, suscita sempre facile ilarità. «Annibale Ruccello rappresenta accanto a Enzo Moscato e Manlio Santanelli la punta di diamante della "nuova drammaturgia napoletana", espressiva di
una generazione ansiosa di ricreare un teatro nuovo e dentro la realtà, ma capace anche di ridere nella tragedia. Da regista e attore dei suoi testi, racconta la deriva della nostra società attraverso una scrittura che oscilla tra la verità del dialetto e la parodia dell'italiano televisivo» Il Festival delle Regioni, curato dall’Outis, si apre proprio con un omaggio all’autore napoletano scomparso in giovane età. Il Rione è un testo che narra senza pudore le stratificazioni sociali di Napoli negli anni Sessanta. Al centro dell’opera, uomini e donne che vivono miseramente, venditori ambulanti, di piccoli borghesi gretti e meschini, anime disperate che conducono esistenze dure e faticose e, che a fatica, proteggono i loro piccoli desideri di riscatto di emancipazione sognando un altro rione. Nel rione di Ruccello, prima opera mai rappresentata, in modo tenero e delicato si racconta un luogo fisico ancora ricco di valori di solidarietà un luogo di veleni ma anche di dolcezze e tenerezze. Un luogo dell’anima come suggerisce la regista Monica Nappo. «Il Rione non è solo un luogo fisico - dice la regista Monica Nappo - ma una condizione dell’animo comune a tutti i personaggi che abitano questo testo. Le vite di quattro nuclei affettivi si intrecciano nell’arco della storia, ora aiutandosi ora danneggiandosi, con sottofondo un mare magnum di altri caratteri che completano il quadro. Ruccello si interroga su quale sia il confine tra scelta, volontà, religione, fato. Su cosa credere, sul come comportarsi, e quanto questo influenzi la propria comunità». La regia affronta il testo partendo dalla consapevolezza che il teatro di Ruccello si costituisce in un’unità di tempo e luogo da spezzare, in un’eredità da cogliere per modificare, per disarmonizzare i codici e trasformarli in una lingua poetica e musicale, quella delle strade. Un fondale assente e sedie nere in scena, testimoniano questa consapevolezza, siamo lontani dall’oleografia napoletana e siamo immersi in un contrasto lingua-dialetto, classi sociali, antico moderno. Quel rione nasce a Napoli ma potrebbe essere in qualsiasi altra parte del mondo ove esistono le stesse contraddizioni: vivere immaginando altro, abortire il quotidiano, sperare in un futuro diverso. Nel Rione, evidenzia Gian Maria Cervo nella presentazione iniziale, ci sono già i semi della scrittura successiva di Ruccelo, quella che condanna denuncia e fotografa con una lingua tagliente e ammaliante una realtà che conosce bene. Si scrive solo ciò di cui si conosce e solo in questo caso nella scrittura vibra il corpo. La regia punta sul corpo e sulle espressioni del viso sottolineando i passaggi linguistici, la lettura delle didascalie diventano quasi pagine di diario; mostrano il mondo interiore dell’autore, che aveva compiuto studi di antropologia e sapeva analizzare oltre la strada oltre la miseria cosa risiede nell’animo umano: la ricerca di momenti di felicità. “Quando siete felici fateci caso” I personaggi del Rione non sembrano farci caso mai, non possono. E’ questa la verità profonda della scrittura di Annibale Ruccello. Gli attori Renato Avallone, Cristina Cappelli, Ambra D’Amico, Roberta Lidia Di Stefano, Giusi Emanuela Iannone, Luca Iervolino, Monica Nappo, Davide Paciolla, Francesca Puglisi, Carla Valente in modo diverso, chi di più chi di meno, cercano di rendere al meglio i suoni e la pronuncia della lingua napoletana, in ogni caso interpretano con grazia e freschezza questo testo che annuncia ritratti dei personaggi delle successive opere: Jennifer e tutte le altre.
Foto Talos Buvccellati
Milano, Piccolo Teatro, Festival delle Regioni. 22 luglio 2015