Buon lavoro, un semplice augurio, un modo gentile per dire: trascorri buone ore insieme al tuo lavoro, due semplici parole che nascondono mondi di ieri e di oggi. E’ veramente buono il lavoro oggi? Farneto Teatro riflette su questo. Farneto Teatro il cui nome deriva da farnia, quercia mediterranea, é una associazione culturale fondata da Elisabetta Vergani e Maurizio Schmidt nel 1990, le linee di ricerca si muovono in una direzione precisa: l’integrazione fra teatro, musica ed arti visive. L’associazione promuove progetti ed eventi di pubblica utilità, come in questo caso. L’idea nasce dalla collaborazione con la C.G.I.L. Lombardia e dalla ricerca che
dal 2013 ha portato Farneto Teatro ad incontrare lavoratori e lavoratrici di diverse parti d’Italia per raccogliere storie, opinioni e testimonianze sul mondo del lavoro di ieri, di oggi e di domani. Maurizio Schmidt ed Elisabetta Vergani coordinano il lavoro di una compagnia di giovani attori che si sono trasformati per l’occasione in giornalisti per dare voce al mondo del lavoro e alle sue contraddizioni. Buon Lavoro è un’opera teatrale aperta, una ricerca sul mondo del lavoro oggi, è teatro epico, si raccontano storie di vita, storie di uomini e donne. La regia di Maurizio Schmidt è poesia di movimenti scenici: due ore trascorrono volando fra un’esperienza lavorativa e l’altra: l’operaio, la giornalista, l’insegnante, l’imprenditore illuminato come Olivetti, i minatori... Leggerezza e ritmo due buone qualità animano la visione registica e rendono questo spettacolo armonioso e intelligente. In scena due grandi schermi su cui sono proiettati a caratteri cubitali i nome delle persone, perché dietro ogni nome c’è una storia e dietro ogni storia un lavoro. Uno spettacolo ricerca da vedere, per capire come è cambiato il lavoro oggi, quali conseguenze ha portato la cosiddetta flessibilità alla vita delle persone anche all’interno delle relazioni. Una rappresentazione polivocale e multimediale che dà voce a uomini e donne che ogni giorno lottano nella precarietà. Esistenze lavorative di chi il lavoro ce l’ha, di chi lo cerca ancora, di chi non sa se c’è l’ha o no (dubbi della precarietà). Vite diverse nel tempo e nello spazio, abitano un unico luogo: il palcoscenico e prendono forme e corpo nei gesti negli sguardi degli interpreti (Lorenzo Frediani, Marta Lunetta, Giuseppe Palasciano, Emilia Scarpati Fanetti, Silvia Valsesia, Elisabetta Vergani) tutti molto bravi e intensi. Elisabetta Vergani, anima narrante, conduce i diversi registri narrativi (poesia, prosa, canto, ritmi, gesti, immagini) da un paese all’altro da una vita all’altra, accompagnandoci con capacità affabulatoria, sognante, in una dimensione epica ma senza forzature; mostrandoci gli sforzi dei piccoli eroi del quotidiano come Romana Blasotti Pavesi, il simbolo della lotta all’amianto nel mondo. E poi Silvino, Riccardo, Mario, Simone, Massimo, e ancora Monica, Chiara Sara, Aurora, Maria e ... “le Marie”. Le 37 Marie dipendenti dell’Igea che occuparono la galleria Villamarina per chiedere non solo gli stipendi arretrati, ma anche un futuro sicuro e dignitoso, opere di bonifica, sicurezza, risanamento ambientale. Le musiche di Giulia Bertasi accompagnano e animano il testo regalando momenti di tenerezza, di gioia, di riflessione. Mentre scrivo, ricevono una telefonata una voce gentile cerca di vendermi l’ennesimo prodotto. No, grazie, non mi interessa. Buon lavoro, rispondo, chiudendo la comunicazione. La voce gentile ma rassegnata, dall’altro
lato sussurra quasi fra sé: «Speriamo...»
Teatro Franco Parenti, 28 Luglio 2015