La luce è generatrice di questi spettacoli. Dopo la visione di “Bianco su bianco”, la folgorazione. La luce inonda gli occhi degli spettatori, il racconto, gestito attraverso la luce, riempie gli animi del pubblico. La compagnia Finzi Pasca è generatrice di luci e sogni. Accorriamo numerosi e curiosi al debutto napoletano de LA VERITÀ, che riempie il Teatro Bellini di Napoli, dall’8 al 13 dicembre. Lo spettacolo è definito “un viaggio poetico e acrobatico nel surrealismo”: pensate ad una porta temporale, uno squarcio che si apre sul palcoscenico, un vortice che spalanca gli occhi degli spettatori e che trascina in un mondo altro. Per quante elucubrazioni si possano fare su ciò che vediamo, questa è sicuramente la sensazione immediata. Ciò che sorprende è che la meraviglia – elemento fondamentale della poetica “Finzi Pasca”- colpisce non solo gli spettatori che assistono per la prima volta alle produzioni straordinarie di questa compagnia, ma anche coloro che, dopo una prima visione, sembrano non poter fare a meno di questo
sogno scenico. Meno pregnante dal punto di vista drammaturgico, rispetto al racconto di “Bianco su bianco”, LA VERITÀ ha alle spalle una storia straordinaria: nel 2010 una Fondazione D’arte chiama Daniele Finzi Pasca, affermando di avere in possesso un telone dipinto a New York da Salvador Dalì, negli anni quaranta, proponendone l’utilizzo durante uno spettacolo. Il lavoro su TRISTANO E ISOTTA, e sul TRISTANO PAZZO di Dalì, rivive sui palcoscenici calcati dalla compagnia Finzi Pasca. Ebbene sì: per chi si sia chiesto continuamente, durante lo spettacolo, se il telone in scena sia originale, la risposta è affermativa. Il valore storico-artistico di quest’opera d’arte è immenso: un pezzo firmato da Dalì, dalle dimensioni di 9 metri per 15, accompagna costantemente questo spettacolo, in tutto il mondo. La costruzione di questa macchina scenica è fondamentalmente visiva ed emozionale, ma coniugare la scelta, quasi obbligata, dell’inserimento di questo telone all’interno di uno spettacolo sulla “verità”, è geniale. Del resto la prima domanda sulla natura reale dell’opera d’arte, pervade le menti di tutti gli spettatori, così come gli interrogativi sui personaggi riprodotti sul telone, sono periodicamente sollevati dai due attori, Beatriz Sayad e Rolando Tarquini, nei panni di presentatori e narratori clowneschi, necessariamente presenti nella funzione di cardine tra un numero ed un altro. Il pubblico napoletano vive costantemente lo spettacolo come se si trovasse al circo, applaudendo calorosamente ogni numero. Il “racconto” si articola attraverso l’idea di una battuta d’asta dell’opera di Dalì, poi di una sala di un museo, ed infine di un mondo in cui il circo, l’avanspettacolo, il Varietà di inizio Novecento, si mescolano con le immagini delle opere dell’artista spagnolo. Non si tratta, però, di una banale riproduzione scenica delle opere d’arte, bensì di un’ ulteriore elaborazione stilistica, visiva e allegorica di ciò che la poetica surrealista aveva già creato. Del resto, la fusione di un’opera di Dalì e delle immagini ispirate al surrealismo, con il concetto di Verità, è il fulcro fondamentale dell’intero discorso: la verità non è mai tale. Le immagini surrealiste prendono spunto da ciò che vediamo quotidianamente, ma sono dilatate su un piano mentale e onirico lontano dalla realtà. Il senso dell’intero spettacolo è proprio questo: riprodurre immagini che si modificano continuamente, attraverso l’utilizzo di performer acrobati che in realtà incarnano l’arte a trecentosessanta gradi. Ogni componente di questa compagnia balla, canta, recita, suona uno strumento, è specializzato in una disciplina circense, ma riesce ad adattarsi anche ad un lavoro complesso in cui ogni elemento dell’ingranaggio deve funzionare alla perfezione. Dagli acrobati ai trapezisti, agli artisti di strada, ai clown, ai contorsionisti, ai musicisti, ai trasformisti, lo spettacolo si evolve su due piani spaziali, quello delle tavole del palcoscenico – la verità della materialità terrena, appunto –, e quello aereo – il sogno -, creando una duplicità di piani visivi e semantici persistente. Se il piano aereo è caratterizzato dai trapezisti o dagli acrobati, sul palco entra in scena, contemporaneamente, un pianoforte che riproduce i colori dei dipinti di Dalì. Emergono numerosi elementi, dalle aste arcuate, che ritroviamo riprodotte in un numerose opere, e che l’acrobata utilizza come stampelle, alla maschera dello stesso Dalì, famosa nel suo Self Potrait e sorretta ancora da queste piccole aste, ai rinoceronti, gli elefanti, gli animali dalle gambe lunghe, le mani dalle dita lunghe, i copricapi con i fiori, il toro ed il torero, i pavoni, fino al manichino che ricorda i soggetti dell’opera “Giraffa in fiamme”, i soffioni, simbolo dell’infanzia e del sogno. E per chiudere il cerchio, non possiamo dimenticare la luce: dal neon, presente anche in “Bianco su bianco”, alle torce, alle candele e le ombre. La scena corale della nave, in conclusione, simbolo del viaggio onirico, altro non è, che un palo da acrobazie da Pole Dance e un telo mosso dalle mani degli attori. Questi dialogano simbolicamente e costantemente con il pubblico, ma il loro mondo resta lì, quasi tangibile ma lontano dalle regole della materialità. Reale o irreale che sia, l’importante è farne parte, anche per un momento. La straordinaria capacità di questi artisti di riprodurre il surreale attraverso i mezzi dell’immaginazione del palcoscenico teatrale, nascondendo il limiti della materialità dell’uomo. La poetica del mondo circense, anch’esso a metà tra mondo reale ed immaginazione, si mescola alla metafisica teatrale. Il telone di Dalì divide i due mondi: teatrale e onirico.
Foto Viviana Cangialosi, da www.artetartare.wordpress.com
LA VERITÀ
TEATRO BELLINI NAPOLI
8-13 DICEMBRE 2015
La Verità
scritto e diretto da
Daniele Finzi Pasca
con
Moira Albertalli, Erika Bettin, Jean-Philippe Cuerrier, Stéphane Gentilini,
Andrée-Anne Gingras-Roy, James Kingsford-Smith, Francesco Lanciotti, David Menes, Marco Paoletti, Felix Salas, Beatriz Sayad, Rolando Tarquini
regia
Daniele Finzi Pasca
produzione
Compagnia Finzi Pasca
Partner alla creazione
Cornercard
Grand Hôtel Villa Castagnola
Orchestra della Svizzera italiana (OSI) Radiotelevisione svizzera (RSI)
La Place des Arts Maison de la Culture de Nevers et de la Nièvre
Scène Nationale Bayonne Sud Aquitain
Città di Lugano
Cantone Ticino
Pro Helvetia
Caffè Chicco d'Oro
Fidinam