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Ci sono parole che, di tanto in tanto, smettono di rappresentare oggetti, concetti o stati interiori e diventano feticci. A differenza dei feticci erotici, tuttavia, ci si richiama a loro in modo ostativo e deplorevole, simboli di corruzione etica ed estetica, feticci (appunto) di modernità minacciosa. La parola Gender è una di queste. Forse non a caso in inglese, forse non a caso dai contorni semantici indefiniti, forse non a caso strumentalizzata ben oltre ciò che realmente implica. Su questo processo psico-linguistico dalla greve caratura sociale, la compagnia Atopos ha costruito addirittura un trittico, in scena al Teatro Franco Parenti di Milano fino al 29 gennaio 2016: “The Gender Show”.  Il sottotitolo recita “Tre spettacoli senza paura” e difatti è questo il filo conduttore che li lega. La drammaturgia di Marcela Serli (anche regista) immagina di svelare temerariamente

le identità, raccontando ciò che tante volte si preferisce tacere. Sul palco donne e uomini transgender (il Gender!), gay, lesbiche ed etero, in un processo di auto rivelazione che tocca subito l’identità personale, sessuale e di genere, ma si rivela in idiosincrasie, bizzarrie caratteriali e tratti di autentica ironia. Così la trans contabile fissata con gli scontrini fiscali, l’altra impegnata nel sociale che fa teatro per smussare il suo carattere spigoloso, il sinuoso danzatore gay e la strabordante presentatrice tutta ancheggi: cos’è la vita se non un mosaico composito di amori e umori, dove il sesso e il genere sono solo uno dei molti tasselli dell’opera d’arte?
Tra i volti in scena si riconoscono figure dell’attivismo lgbti milanese insieme a voci del teatro, ma l’idea del trittico funziona perché riesce a toccare versanti assai distanti della questione senza la grevità impensabile di un’unica partitura che li sintetizzasse tutti. Allora “Il teatro è un’altra cosa” (13 e 15 gennaio) pone il tema e lo colorisce di contenuti di avvio, parlando di teatro, gente normale, tic nervosi e ambizioni quotidiane; “Teoria del Gender, questo sconosciuto (singolare maschile)” prende il toro per le corna e affronta la fatidica parola-feticcio, il Gender appunto, in modo gaiamente pungente (20 e 22 gennaio); infine “Dell’essere padri” (27 e 29 gennaio) tocca il tema della genitorialità, forse inatteso ai più e associato alle persone transgender, ma di grande rilievo in questa partitura, come a ribadire la profonda normalità dell’umano che si cela dietro il Gender.
Come valutare il risultato? Indispensabile il progetto, necessaria la sua realizzazione se – per dirla con Pirandello – il teatro più del romanzo riesce a raggiungere le coscienze. Un appunto sul testo, forse ancora un po’ univoco per inferenze e sottotesti, mentre una maggior capacità di stratificazione dei messaggi avrebbe raggiunto più facilmente un pubblico lontano da certe tematiche.  Da vedere.