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Ci sono diverse linee d’interesse nello spettacolo "Niuiòrc Niuiòrc", di e con Francesco Foti, che s’è visto domenica 10 gennaio, nello spazio scenico del Moon di Ortigia, ovvero nel cuore antico e barocco di Siracusa. Il contesto è la rassegna "Events Museo Leonardo Siracusa" a cura dell’Associazione “Leonardo da Vinci Arte e Progetti" di Maria Gabriella Capizzi. Si tratta sostanzialmente di uno spettacolo di narrazione che attraversa con svagata leggerezza (talvolta eccessiva per la verità, ed è un difetto) uno dei temi fondanti della nostra cultura, ovvero il tema del viaggio: un tema fondante della cultura occidentale, che si trova inoltre qui sviluppato non solo nella variante del viaggio a New York, la

“grande Mela”, capitale e cuore pulsante dell’Occidente (quante pagine letterarie su questo tema…! a partire, ad esempio, da Maiakovskij), ma in qualche modo anche come viaggio di “formazione” e “iniziazione” da parte di un “giovane” di quarant’anni, ovvero di una persona che dovrebbe avere (e però non ha) la consapevolezza di essere ben oltre lo stadio esistenziale della giovinezza. Ma tant’è, l’Occidente è anche questo, l’Italia soprattutto è anche questo, ed è bene che l’arte e il teatro questa dimensione sappiano affrontarla con la giusta lucidità e rilevandone bene e male. Del resto è proprio in questo iato tra l’età adulta del protagonista (un attore quarantenne disoccupato) e le “avventure giovanili” in cui s’imbatte che nascono il grottesco e la verve comica di questo lavoro: la scuola per imparare l’inglese, i compagni di classe, tutt’altro che coetanei e di diverse nazionalità, l’attrazione verso le ragazze del corso, il flirt equivoco con la giovane newyorkese Candida, la difficoltà oggettive e soggettive del rientro in Italia. E su tutto la vertiginosa densità umana di New York, la sua incontenibile vitalità, la sua capacità di trasformare in straordinarie cose e persone del tutto ordinarie. Come raccontare tutto questo? O con una narrazione ampia e potente oppure, come in questo caso, con una vivace e ben ritmata serie di sketches che si presentano come le punte di un grande e nascosto iceberg: l’iceberg della contemporaneità occidentale, sazia e alienata, e della continua e troppo spesso frustrata ricerca di senso per le nostre vite. Il 4 aprile lo spettacolo sarà (di nuovo) in scena proprio a New York, nel contesto del “In scena” Winter Festival” di Mario Fratti e Laura Caparotti.