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Ecco un altro giovane teatrante siciliano che si fa avanti con energia e intelligenza teatrale: scriviamo del palermitano Onofrio Zummo (classe 1983, studi storici e antropologici prima e poi formazione teatrale e coreografica di primo piano nell’udinese Ecole de Maitres, con collaborazioni importanti con Emma Dante, Pippo del Bono, la compagnia Abbondanza-Bertoni, Mauro Avogadro, Miriam Palma, Mario Martone) e scriviamo della sua Compagnia “White Rabbit” che, dopo una breve residenza creativa di 10 giorni nello spazio di Roberto Zappalà, ha presentato sabato 16 e domenica 17 gennaio scorsi, “Bullet Shot, primo studio”. Inutile ripetere qui quanto positiva e feconda sia questa modalità

di produzione da parte di Scenario Pubblico. In scena oltre allo stesso Zummo (qui anche regista e drammaturgo) ci sono Tiziana Passoni, Costanza Paternó, Luigi Luna, Annalisa Di Lanno. Da sottolineare le musiche scelte con intelligenza e vivido sense of humour: da Cowboy Bebop OST 1 “Tank!”, di Bob Sinclar e Raffaella Carrà “A Far l'Amore comincia tu”, di Zarah Leander – “Ich weiss es wird einmal ein Wunder geschehen”, di Trigun OST “The First Donuts” e “Winners”, di Sigur Rós “Ekki múkk”. Si tratta di uno studio di teatro-danza certo, con delle ingenuità e qualche segno troppo calcato nella partitura complessiva e però energico nella tenuta di un bel ritmo e nella proposizione di un linguaggio scenico sostanzialmente autonomo, consapevole, colto e già maturo. Il nucleo su cui gira la costruzione dello spettacolo è una riflessione amara, aperta, problematica, sullo scarto sempre più ampio che vivono le società occidentali, le nostre società, tra ciò che è sostanza e ciò che è forma (soltanto vuota forma) nel loro vissuto di democrazie, tra ciò che è stato conservato dello spirito originario della democrazia (è citato in questa direzione, ma con un potente effetto di straniamento, il classico Epitaffio di Pericle riportato da Tucidide) e la nostra vuota sazietà che si inebetisce di fronte al marketing, indifferentemente politico o commerciale, e assorbe e vanifica le voci di protesta e di ribellione. Uno scarto che è reso ancor più evidente e doloroso dall’ intensificarsi dei contatti e degli scontri con l’alterità di culture diverse dalle nostre che si ribellano all’ipocrisia in cui siamo immersi e ci interrogano sulla sostanza e sulla verità del nostro dichiararci uomini liberi. Prossimamente questo spettacolo sarà a Palermo, ma è certo che di questo artista sentiremo ancora parlare.

Foto ALAIN AL SAKHAWI