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È il bel contributo drammaturgico di Alberto Gozzi al ciclo di 6 spettacoli “After Shakespeare” ideato dalla Fondazione Teatro Piemonte Europa, in scena al Teatro Astra di Torino l’11 e il 12 marzo. Pensare a un “dopo” Shakespeare quando del Bardo, nel quattrocentesimo anniversario dalla morte, si esalta soprattutto in Italia, e giustamente tra l’altro, la contemporaneità è una sfida interessante che Alberto Gozzi sa cogliere in pieno, nelle opportunità sceniche e anche nelle asprezze interpretative. In effetti la sua drammaturgia sembra agire moltiplicando i piani cognitivi all’interno di un contesto comune che è, a mio avviso, quello della percezione e anche della consapevole e dolorosa accettazione della contingenza, la contingenza del teatro che è anche il transeunte della esistenza di ciascuno di noi (“siamo della stessa sostanza dei sogni”), una contingenza che però

non è mai futilità ma un mezzo attraverso il quale si può, anche attraverso il rapporto con la morte, capire il senso della vita fino a al momento in cui canta l’allodola.
Teatro di un teatro, specchio di uno specchio in cui leggere distanze e vicinanze di un percorso che ci appartiene: “Se noi ombre vi abbiamo irritato,/è tutto rimediato./Fate conto, di aver schiacciato un pisolino/mentre le visioni vi eran vicino./Questa è una debole e vana storia,/che solo di un sogno è la memoria./Signori non ci rimproverate.../saremo migliori, se ci perdonate.../Com'è vero che io son folletto,/onesto e semplice, sincero e schietto./A tutti buonanotte dico intanto,/finito è lo spettacolo e l'incanto./e per riparare ad ogni torto/tutti a un bell'applauso esorto!
Qui Gozzi, sulla dualità appunto tra scena e vita, ricostruisce ed innesta una ulteriore doppia dualità, l’una, quella tra attore e suo personaggio mentre dietro la scena si sviluppa il “teatro”, utilizzata per mascherare ovvero contenere l’altra, la relazione di coppia che costituisce secondo me il vero nucleo della elaborazione drammaturgica, anche recente, dell’autore.
Una relazione di coppia che parte dal doppio per cercare di elaborare la differenza e innestare così una comunicazione, cercata talora con affanno ma desiderata come percorso esistenziale di crescita e completamento. Non guerra di genere, almeno non nel senso più tradizionale, ma slancio di superamento oltre il conflitto che continua a tormentarci anche con un mai pienamente riconosciuto senso di colpa.
Dice infatti Titania ad Oberon: “E questa progenie di malanni/nasce dal nostro conflitto, dal nostro dissenso./Noi l’abbiamo generata, ne siamo noi la causa.”
Così in scena la sorte di una compagnia di provincia, di un suo attore in crisi e del suo personaggio, il Puck appunto del sogno shakespeariano, diventa la narrazione di una coppia in crisi, ormai quasi incapace di discernere tra vita e palcoscenico, in una sorta di identificazione ribaltata in cui non è l’attore che si immerge nel personaggio, ma è quasi il folletto shakespeariano che si incista nell’attore aprendolo a consapevolezze anche dolorose che riguardano lui, riguardano la sua compagna e infine riguardano le reciproche esistenze.
Shakespeare offre con continuità e dovizia questa sovrapposizione di piani drammaturgici, estetici e dunque cognitivi e Alberto Gozzi approfitta di questa riconosciuta disponibilità per elaborare un suo personale “dopo”, in cui cogliere quell’universalità dei sentimenti, fin nei più intimi meccanismi dell’esistenza e della relazione uomo donna, che rimane ed è rimasta un po’ sottotraccia in tante riscritture, quasi che quel legame con il pubblico e la società che ne caratterizzò il suo tempo fosse considerato troppo “popolare”. Così ne recupera anche la capacità e la bellezza del raccontare storie sulla scena.
Protagonisti di questa breve drammaturgia liberamente tratta da “Sogno di una notte di mezza estate”, mediata anche da una sua versione mendhelsoniana di qualche anno fa, i bravi Massimo Giovara, già apprezzato nel Robinson, e Eleni Molos in cui riconosciamo i tratti dello “spirito” dell’acuto “Eva futura”.
Nel piccoli spazi della sala prove del teatro Astra, una sfida  pienamente vinta anche nell’apprezzamento del pubblico che ha a lungo applaudito
Per chi ha perso l’occasione di assistere agli spettacoli può recuperare il 23 e 24 aprile assistendo alla maratona che si terrà al Circolo dei Lettori,