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Il Centro culturale e teatrale Magma e  l’Associazione Oltre Le Quinte hanno messo in scena nella Sala Magma di Catania, all’interno della stagione di prosa 2015-2016, “Ritratto di un campesino”, lavoro in due atti Luigi Favara che tratteggia con accuratezza il profilo più umano, più comprensibile, soprattutto per le nuove generazioni, di Ernesto Guevara de La Serna, meglio conosciuto come “Il Che”, il guerriero, il mitico “Che Guevara” o altrimenti ricordato come personaggio delle magliette. La pièce, diretta dallo stesso autore, nel ripercorrere l’esperienza, l’avventuroso ed esaltante percorso di vita del leggendario “El Fuser” (soprannome dato ad Ernesto “Che” Guevara, nato dalla contrazione di “Fu-ribondo Ser-na” per i suoi trascorsi da rugbista) vede in primo piano un nonno narratore che racconta, attraverso un libro, un diario dei ricordi, alla nipote ed all’amica, proveniente dalla

lontana Sicilia, la storia, le avventure, le imprese, le vittorie, le delusioni, i rapporti familiari e la fine improvvisa ed immeritata nella giungla della Bolivia sudorientale del “Che”.
Lo spettacolo, secondo le intenzioni dell’autore e regista Luigi Favara, volendo trovare un punto d’incontro tra passato e presente, creando così un ponte, un dialogo generazionale, si avvale di vari momenti artistici, infatti oltre alla recitazione si da spazio anche alla danza, alle musiche andine ed alla cinematografia e poi contribuiscono a dare movimento e vivacità alla pièce i filmati originali e le foto dell’epoca oltre che alcune sequenze girate in esterno dagli attori e che evocano momenti dei ricordi del “campesino”.
Scorrevole e più agile la prima parte del lavoro, mentre più corposa appare la seconda con la lettura delle numerose lettere scritte dal “Che” alla madre, ai figli, oltre ai discorsi in video alle Nazioni Unite e alla lettera finale e di ringraziamento a Fidel Castro.
In scena nei panni di Ernesto Che Guevara un determinato  Jacopo Raniolo, mentre il nonno narratore è il convincente Enrico Pappalardo. Negli altri ruoli citiamo Francesca Privitera (la nonna), Giuliana Bella e Valeria Rachele Triolo (Cristina e l’amica Rosita), Liliana Scalia è Celia De la Serna, mamma del “Che”, Angelo Ariosto, l’amico fidato Alberto Granado. Apprezzabili i momenti di danza, con le coreografie di Francesca Romana Di Giorgio, grazie alle performance di Greta Giarrusso, Agnese Privitera e Francesca Romana Di Giorgio.
La regia dei video è di Enrico Pappalardo, quella della pièce di Luigi Favara, mentre luci e suoni sono curati da Marco Favara.
Lo spettacolo, alla fine gradito ed applaudito dal pubblico, offre un quadro completo della vita, del percorso, di Ernesto “Che” Guevara facendo comprendere meglio ed in modo diverso l’uomo, il medico, il figlio, il padre ed anche il guerrigliero, sottoponendo così la sua figura, la sua coerenza, le sue idee ad una nuova generazione oggi, ahimè, troppo distratta dal marciume, dall’appiattimento culturale ed ideologico e spesso interessata a frivolezze ed a futili e squallidi personaggi assunti come modelli di comportamento.