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Alcuni scatoloni vuoti incombono sul palcoscenico, altri due riempiono lo spazio, utilizzati, poi, come sedute per gli attori. Scatoloni su cui si siederanno e discuteranno i tre protagonisti di questa storia: una coppia di sposi, un addetto alle vendite. L’oscurità, tagliata dall’eleganza delle luci di Cesare Accetta, trasporta il pubblico in un’atmosfera lugubre, angosciante ed angosciosa, polverosa ed asfissiante. Così come appare, appunto, la vita dei due coniugi, la cui sterilità spinge i due ad una soluzione: trovare un figlio che corrisponda ad alcuni requisiti specifici, e soprattutto averlo a tutti i costi. L’azienda, rappresentata da Mr. Law, permette la scelta del pargolo attraverso un catalogo, oggetto

che diventa il protagonista invisibile dell’intero spettacolo. Il capro espiatorio, ossia la sterilità, e di conseguenza la ricerca di un palliativo, di un escamotage per avere un figlio, diventa il motivo scatenante di una riflessione molto più ampia e dolorosa. Gli attori che interpretano i tre personaggi – Giuseppe Cerrone, Patrizia Eger e Massimo Finelli – sembrano incarnare perfettamente le caratteristiche descritte dall’autrice e regista, Angela Di Maso, che presenta il suo lavoro al Teatro Elicantropo di Napoli, dal 28 aprile al 1 maggio.
La scelta di aprire lo spettacolo attraverso la proiezione, sul fondo, di alcune figurine stilizzate che, non solo intraprendono il racconto, ma anticipano simbolicamente alcuni elementi, conferma l’idea di una costruzione, visiva e recitativa, che spesso ricorda il cinema e la televisione d’altri tempi. La stessa Di Maso accenna ai suoi riferimenti all’insegnamento di David Lynch, ma il pensiero vola a numerosi film americani degli anni ’60 o alla sperimentazione successiva, toccando anche le immagini da Carosello della nostra televisione italiana o delle prime serie televisive, spesso girate a teatro. Struttura rigida, quella su cui poggia la costruzione recitativa e vocale, attraverso cui l’intero copione è tessuto grazie a ricami perfetti, pause e tonalità che mai si sovrappongono ma si integrano ed incastrano perfettamente. La gestualità dei personaggi sembra asettica, rigida, guidata da linee invisibili, da gesti marionettistici che distinguono perfettamente le marionette da colui che le dirige. Battute brevi, ritmate, cadenzate, pulizia gestuale, tutto questo racconta il dolore. Mr. Law, in questo simbolico supermercato delle marionette che sembra contenere e generare l’umanità intera, rappresenta un’immaginaria azienda che permette, sotto fruttuoso pagamento, di scegliere le “marionette” del futuro attraverso le pagine di un catalogo. I genitori, dunque, possono scegliere le caratteristiche, fisiche, intellettive e professionali, dei loro futuri figli. Il volto del venditore, maschera macabra di cinismo ed ipocrisia, incarna il dolore fatto personaggio, virus letale che viene iniettato  nelle menti di moglie e marito. La coppia, composta da due opposti - lei che desidera a tutti costi diventare madre, lui che comprende l’assurdità delle proposte del venditore - è costretta ad un’aspettativa estenuante che delinea l’intero spettacolo. Il desiderio di consultare il catalogo diventa obiettivo finale, ma reiterato e rimandato, tanto da acuire il dolore dei due. Tutto, quindi, si capovolge, o meglio si colloca nell’ottica più adatta, ossia quella del “non sense”. Racconto atemporale, sganciato da qualsiasi luogo reale, ambiente identificato solo attraverso scatoloni utilizzati per un trasloco in corso, il tutto diventa analisi dolorosa dell’animo e della psiche umana, in un discorso legato all’incessante ricerca della sopravvivenza nel presente, piuttosto che al futuro. La procreazione di un’umanità sterile diventa analisi di coscienza, rovesciamento della psiche, osservazione di se stessi attraverso una maschera riflessa in uno specchio, personificazione del dolore in un fantomatico Mr. Law – il cui nome, non a caso, significa “legge” in italiano, ricordando le lungaggini della burocrazia adottiva -, maschera dal sorriso diabolico, abito da becchino funebre, ironia saccente da Willy Wonka ne la “Fabbrica di cioccolato”, pagliaccio che rende tali gli uomini. Lo spettacolo tiene incollato lo spettatore, non solo grazie all’evoluzione del racconto, ma anche perché attratto dalla performance di tre ottimi attori; bisogna, a riguardo, sottolineare l’assoluta perfezione dell’interpretazione di Massimo Finelli.

IL CATALOGO
Teatro Elicantropo Napoli
28 aprile – 1 maggio 2016
Itinerarte
presenta
Il catalogo
drammaturgia e regia Angela Di Maso
con
Massimo Finelli, Il signor Law
Patrizia Eger, Rose Portman
Giuseppe Cerrone, Eric Portman
elementi scenografici Armando Alovisi
disegno luci Cesare Accetta
tecnico luci Cinzia Annunziata
costumi e make-up Alessandro Varriale
grafica Exstudio