Giunto alla sua settima edizione questo Festival che ha culturalmente arricchito la piana di Albenga, già ricca di storia e che va in questi giorni riempiendosi degli aromi della sua ricca agricoltura, rischia di esaurirsi. Potrebbe non esserci una ottava edizione perché la crisi economica e la crisi politica e culturale di un paese che non sembra apprezzare le sue energie migliori e così “dimentica” di sostenerne gli sforzi, dal suo centro si manifesta con forza anche in questa sua periferia occidentale. Eppure questo festival, grazie al suo promotore Maurizio Sguotti e al suo Kronoteatro, aveva raggiunto un singolare equilibrio tra esigenze economiche e esigenze culturali della piana, perché ha capito come le une e
le altre possono positivamente integrarsi e influenzarsi.
Chi è passato in questi anni per quel festival ha potuto apprezzare la strana e feconda integrazione tra teatro e i suoi luoghi, ospitato come era tra serre e campi coltivati, in una metafora forse involontaria che unisce artisti e comunità.
Una formula equilibrata che rischia di perdersi tra l’inaridirsi delle fonti di finanziamento e la colpevole distrazione delle Istituzioni locali e nazionali. Non solo, ma con la fine del festival diventerà certo più difficile e stentata la vista di Kronoteatro che ha costituito un centro che presidia e stimola un territorio forse in tutt’altre faccende affaccendato.
Con queste poche righe affettuose e dalle pagine di questa rivista sommiamo la nostra voce a quelle di, speriamo, tanti che non vogliono che questo accada.