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Roberta Bosetti e Renato Cuocolo sono i protagonisti dell’ultimo appuntamento salernitano della prima stagione teatrale, ideata e diretta artisticamente dal giovane Vincenzo Albano, fondatore di Erre Teatro. Il progetto artistico di Albano, svoltosi nel corso di quattro mesi, dal 3 febbraio al 27 maggio, rappresenta un importante incontro tra le diverse espressioni della produzione artistica coeva,  grazie alla presentazione di ben cinque prime assolute in Campania. Progetto, dunque, che connette fortemente la produzione drammaturgica del Nord e del Sud, con un pubblico campano che ha la possibilità di osservare ed analizzare, per la prima volta, alcune produzioni di grande successo. La

natura del progetto è insita nel nome stesso, MUTAVERSO, che utilizza l’accattivante grafica che riproduce un piccolo pipistrello, visibile in entrambi i versi, per proporre, come afferma lo stesso Albano, << una speranza di ‘capovolgimento’, un‘mutare-verso’ che è, nei suoi più rosei intenti, anche un invito a scoprire o rinnovare la passione per quest’arte>>. Mutaverso Teatro si avvale del sostegno del Comune di Salerno, della collaborazione di Puracultura come media partner e del supporto di Scene Contemporanee, sperimentando una campagna di crowdfounding grazie alla quale è stato possibile attivare delle donazioni per un “biglietto sospeso” o acquistare carnet di biglietti a prezzo scontato. Anche Diffusione Teatro ed il Centro Studi sul Teatro Napoletano, Meridionale ed Europeo hanno dato il loro sostegno al progetto salernitano. I luoghi di MUTAVERSO sono stati scelti e collocati in varie zone della città salernitana, dal Teatro del Giullare, al Centro Sociale di Pastena, fino alla Sala Multimediale Pasolini, che ha ospitato, il 27 maggio, lo spettacolo di chiusura.
MM&M, ossia Movies, Monstrosities and Masks: questi gli elementi che svelano l’altra faccia di un “titolo-acronimo” e che descrivono i contenuti di questa tredicesima parte di Interior Sites Project.
Cinema, mente e vita, caratterizzano l’intera performance che sembra catapultare il pubblico nei meandri della mente della protagonista: un’autobiografia, narrata attraverso voce ed immagini. Il filtro dell’aria sembra essere prosciugato e rarefatto, poiché gli spettatori sono invitati ad indossare delle cuffie collegate a singole ricetrasmittenti. Il soffio della voce di Roberta Bosetti si insinua, così, direttamente nelle menti e nelle orecchie, mescolandosi alle immagini, annullando simbolicamente lo spazio tra palco e platea. Un tavolo e numerosi oggetti, una telecamera che scorre come una mano leggera sul velluto, soffermandosi su alcune pagine. Il palcoscenico diventa stanza-memoria e lascia spazio alla vera scena, ossia quella verticale della proiezione visiva. Lo spettatore è invogliato ad osservare le immagini, distogliendo inevitabilmente lo sguardo dall’attrice-narratrice in carne ed ossa, per rivolgere invece l’attenzione verso ciò che la telecamera, guidata da Renato Cuocolo, imprigiona e riproduce. La vita della protagonista è ricostruita attraverso citazioni, battute, personaggi, elementi tratti dai più importanti film di tutti i tempi, che costituiscono ricordi veritieri o immaginati, parole oniriche e suoni ipnotici. La “conversazione” tra pubblico e narratrice appare intima, spostandosi da un’immaginaria seduta psicanalitica ad una telefonata personale, inesorabile, lunghissima, prima della fine. La morte, in effetti, appare un elemento preponderante all’interno del racconto, che si protrae nella direzione di una meta sconosciuta,   attraverso un viaggio senza fine che stimola numerose domande e riflessioni sul valore e sulla volontà del discorso riportato in scena. Certamente la costruzione di questo prodotto artistico attira, attraverso la vista e l’udito, l’attenzione sensoriale del pubblico, lasciando però sfuggire le motivazioni legate alla scelta di portare in scena determinati contenuti ed un discoro autobiografico, vero o presunto, veicolato attraverso auricolari. Un racconto, in effetti, che appassiona subito ma che, via via, perde il collante tra ascolto e comprensione, inducendo l’attenzione a soffermarsi soprattutto sulle immagini, spingendo alcuni spettatori a  scegliere di eliminare il mezzo estraneo, ossia l’ascolto attraverso ricetrasmittenti e cuffie, rivelando, così, reazioni eterogenee. Le immagini, costruite con grande abilità ed eleganza, sono riprese dal vivo, attraverso un percorso abilmente prefissato. Dissolvenze, cambi di scena, scorrimento, ed altri momenti della ripresa televisiva e cinematografica, diventano il vero elemento della narrazione, ossia trasformano in immagine un flusso di coscienza apparentemente spontaneo, che in realtà si rivela un’ibrida forma narrativa tra la scrittura diaristica, il pensiero orale e la trasposizione video-scenica di flashback e ricordi, memorizzati o immaginati.

MM&M / Movies, Monstrosities and Masks
MUTAVERSO TEATRO
Sala Pasolini – Salerno
27 maggio 2016
Cuocolo Bosetti / Iraa Theatre (IT - AU)
MM&M / Movies, Monstrosities and Masks (prima in Campania)
Tredicesima parte di Interior Sites Project
di Renato Cuocolo e Roberta Bosetti
con Roberta Bosetti e Renato Cuocolo
regia Renato Cuocolo