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Vivere altrove, con l’anima polivalente, essere in un luogo e sentirsi sempre estraneo, è il destino di chi è costretto ad abbandonare la propria terra, la propria famiglia per non morire. Questo racconta Ramat Safi nel suo monologo scritto insieme a Laura Sicignano. Tutto realmente accaduto, vissuto sulla pelle, in prima persona: le botte, il carcere, i furti, la paura di notte. COMPLEANNO AFGHANO (Produzione Teatro Cargo - Premio Le Acque dell’Etica, Premio Per voce sola) è la storia vera di un ragazzo, Ramat Safi, scappato da solo dall’Afghanistan. Ramat, non ha scelto di partire hanno scelto gli altri per lui: una notte degli uomini armati sono entrati in casa sua, hanno ucciso suo padre, ferito lui e la

madre. Che cosa può fare? Salire su un camion e partire. Un viaggio a piedi durato più di un anno. Ha attraversando da solo Pakistan, Iran, Turchia e Grecia. Giunto In Italia è stato accolto in una comunità per minorenni rifugiati, dove ha incontrato altri ragazzi come lui provenienti da diverse parti del mondo. Ha imparato a leggere e scrivere e soprattutto ha incontrato il teatro o il teatro ha incontrato lui? Il teatro l’ha incontrato e ha saputo riconoscere in lui delle potenzialità. È quello che ha fatto Laura Sicignano, ha riconosciuto in lui del talento e lo ha coinvolto in questo spettacolo difficile, perché non è facile parlare in prima persona dei traumi subiti. Le parole diventano medicine, cura per guarire dagli orrori subiti, ma bisogna avere del talento per sostenere tutto ciò.  Ramat ce l’ha. La storia scorre come un fiume in piena come le immagini sul grande schermo, ha il pregio di uscire dal particolare e saper diventare universale; parla a tutti, parla ai migranti che possono riconoscersi e parla anche a noi che li accogliamo anche se non sempre lo facciamo nel modo migliore. Parla a noi che viviamo in un paese di migranti che tuttavia non sa ricordare. Germania, Svizzera, Francia, Belgio, Argentina, Stati Uniti paesi ricchi di famiglie di origine italiana. I dati sono chiari, venticinque milioni uomini e donne (dalla fine del 1800 fino agli anni Settanta del Novecento) in fuga dall’Italia. Anche i nostri padri e le nostre madri hanno abbandonato con dolore il paese d’origine. Safi racconta con sguardi e movimenti misurati pacati, mai fuori dalle righe, senza retorica. Il testo è un invito alla riflessione, una danza fra video, parole e musica. La regia di Laura Sicignano è equilibrata e delicata, gli oggetti scenici ben dosati. La scena contemporanea evolve verso una costruzione poetica dello spazio teatrale, gli oggetti assumono una funzione importante: sono evocativi e comunicano, trasmettono a loro volta un messaggio, ci parlano di ciò che è in scena ma anche di quello che non c’è. In COMPLEANNO AFGHANO ogni oggetto parla di una festa, è compleanno di Ramat, ma quegli oggetti tutti colorati sono in contrasto con il dolore vissuto, ci dicono, quindi, anche qualcos’altro: c’è poco da festeggiare, c’è poco da stare allegri. Il racconto scenico si dipana in tutte le sfumature di colori, la torta, i piattini, i bicchieri, le candele, le luci: un’esplosione di colori, per ricordarci che viviamo in una realtà multietnica.  Basta osservare i passeggeri di un tram, di un autobus o una metropolitana per rendersi conto di come è cambiato il panorama umano negli ultimi anni. Siamo in una società multietnica. C’è una cosa che sappiamo fare tutti molto bene: guardare senza saper vedere. Il teatro, in questo caso, ci aiuta ad aprire gli occhi.

Milano, Teatro Menotti, 24 giugno 2016