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Il Teatro dei Conciatori di Roma apre la stagione con una garbata commedia di Maria Letizia Compatangelo diretta da Donatella Brocco. Prigionieri al settimo piano racconta di una coppia matura ma ancora molto affiatata che si trova improvvisamente sulla soglia della povertà. Una fotografia delle situazione del ceto medio, culturalmente e professionalmente elevato, che ha subìto duri colpi dalla crisi economica degli ultimi anni. Persone civilissime ed oneste, con professioni ancora parzialmente precarie: lui ricercatore universitario in perenne attesa di cattedra e lei traduttrice dall'inglese di testi per l'infanzia. La fotografia comprende anche la voce via skype di un talentuoso figlio alla soglia dei trent'anni con

grandi prospettive di carriera all'estero, i risparmi della coppia bruciati dalla banca in investimenti sbagliati, e la spada di damocle di spese condominiali urgenti che non si riesce a saldare. Una fotografia riconoscibilissima che ha dunque il pregio (ed il difetto) di un'immediata fruizione da parte del pubblico. Dopo qualche incertezza iniziale la commedia parte ad un buon ritmo fino al momento in cui diventa interessante grazie all'entrata in scena di un giovanotto che rappresenta al tempo stesso una minaccia visibile e non solo evocata per la coppia ma ancor più una svolta drammatica importante per lo sviluppo dell'azione. Senza anticipare i dettagli va detto che il giovane personaggio giocherà un ruolo determinante anche per la risoluzione dell'intreccio sia dal punto di vista pratico sia per il senso della vicenda stessa. Gli attori Gianna Paola Scaffidi e Rosario Galli sono quasi sempre misurati e a loro agio sulla scena, mentre il giovane Elia Paniccia affronta un ruolo decisamente più complicato con sufficiente credibilità. Nel complesso il lavoro va comunque goduto per quello che è: una favola moderna con i buoni in primo piano e i cattivi tutti fuori dalla scena, e non per una drammaturgia che abbia le pretese di affrontare i problemi, fin troppo dibattuti, dei nostri giorni. Da segnalare la felice scelta di belle musiche notissime che sottolineano i cambi di scena. Una serata piacevole, in un grazioso e valoroso piccolo teatro della capitale, in una sala piena di pubblico soddisfatto.