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Nel secondo appuntamento della stagione 2016/2017 di FuoriLuogo a La Spezia la Compagnia degli Scarti, che proprio dall’esperienza di FuoriLuogo è nata e mostra di crescere significativamente, si confronta con Jarry e l’Ubu Re, sorta di pentagramma del teatro contemporaneo e fonte inesaurita ed inesauribile di evoluzione e crescita drammaturgica.
Come noto Ubu non è opera diretta di Jarry ma una farsa liceale che circolava negli anni 80 dell’ottocento nel liceo di Rennes che Jarry frequentava, una farsa (si intitolava allora Les Polonais) che Jarry realizzò in alcune delle sue rotative e annuali messe in scena. Questo ad indicare che Ubu è una sorta di humus fecondo in cui le tensioni e le

contraddizioni dell’adolescenza si organizzano e si legittimano oltre i freni inibitori che ne limitano l’espressione per così dire “ordinaria”.
Jarry comprese le potenzialità e la forza provocatrice che da essa si sprigionava, e in un certo senso ebbe il merito di “inventarselo” drammaturgicamente intuendo da una parte il legame tra la “crudeltà” infantile e la forza eversiva insita nella scena, e dall’altra la capacità che quel legame aveva di sovvertire il rapporto tra autore, opera d’arte e suo pubblico che nel teatro, un teatro ancora ingessato, poteva trovare il suo motore più potente.
Come non ricordare il teatro della crudeltà di Antonin Artaud, ovvero le infinite occasioni di creatività che Ubu fecondò dal momento della sua invenzione, e come non collegare quella intuizione con la scoperta della forza dionisiaco-drammaturgica insita nell’adolescenza, non come professione, ma come stato psicologico profondamente creativo e liberatorio, che Marco Martinelli (autore tra l’altro di una memorabile edizione dei Polacchi) vive e fa vivere con la sua “non-scuola”.
Tutto ciò sta dentro anche nella rappresentazione della Compagnia degli Scarti, che riprende una sua edizione di qualche anno fa, e nell’idea registica di Enrico Casale, ivi comprendendo le ingenuità e una sorta di iper-rappresentazione degli eventi talora tanto esplicita da provocare forse disagio (negli adulti).
Ricca come è di citazioni molto ben amalgamate la rappresentazione scorre come un fiume un po’ ribelle ma coerente in cui la forza eversiva degli eventi può essere padroneggiata e insieme esaltata dai limiti della scena (le sue regole significanti) e dai suoi stessi limiti interni.
È dunque (è lo spirito di Jarry che percorre ogni messa in scena) una riflessione sul potere che va oltre la auto-rappresentazione che il potere fa di sé stesso per giungere al nucleo essenziale dei rapporti di forza stabiliti ancora oggi nonostante tutto, rapporti di forza che nel “genere” e nelle “generazioni” si incistano primariamente.
Del resto la “Patafisica” non è altro che la scienza delle soluzioni impossibili, una scienza che si alimenta di enigmi e risposte apparenti che indicano un oltre, un testo mai scritto che dovrà però “apparire” ad ogni e in ogni rappresentazione, è la scienza del particolare e dell’eccezione quindi della contraddizione fatta norma, perché come dice Messalina nell’omonimo romanzo “la verità assoluta-mente”.
Detto della regia, adeguatamente liberatoria di Enrico Casale assistito da Davide Faggiani, va sottolineata la bellezza e l’efficacia delle scenografie di Alessandro Ratti, che costruiscono e annullano repentinamente spazi e prospettive. I costumi, belli e altamente figurativi ed icastici, sono di Rosanna Crudeli e Davide Faggiani insieme a Cristiana Suriani.
In scena i giovani della compagnia( il più grade 23 anni), alcuni in crescita significativa, mostrano una forza espressiva complessiva  che talora controllata con difficoltà ma mai disordinata, sarebbe piaciuta al liceale Jarry. Sono Damiano Grondona, Matteo di Somma, Bartolomeo De Cola, Sophie Papdhopouli, Ledio Meta, Margherita Roccabruna, Irene Alfano, Simone Benelli, Francesca Nieddu, Marin Debattè, Tommaso Pistelli, Leonardo Bernardini, Alice Sinigaglia.
Una stagione quella di FuoriLuogo che si annuncia interessante, con i frutti della attività convinta di Renato Bandoli, con Michela Lucenti e Andrea Cerri direttore artistico, che sono maturati salubremente.