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Cinque compagnie, cinque spettacoli, sette luoghi ed altrettanti teatri: Potenza, Matera, Avigliano, Lavello, Melfi, Moliterno, Oppido Lucano. In scena cinque compagnie: PETRA, L’ALBERO, ABITO IN SCENA, IAC, GOMMALACCA TEATRO. Il nostro viaggio in Basilicata comincia con un invito rivolto dall’ANCT, Associazione Nazionale Critici Teatro, che ha patrocinato gli eventi e l’iniziativa, organizzati dal Consorzio Teatri Uniti di Basilicata. L’idea di convocare i critici teatrali provenienti da tutta Italia, sia i più giovani che coloro che hanno più esperienza in materia, sottolinea la volontà del Consorzio di investire nelle cinque compagnie lucane, definite compagnie professionistiche della regione. Parliamo di investimento economico e culturale che la regione Basilicata ed il Consorzio operano nei confronti di giovani artisti che bisognerebbe formare in loco ed “esportare” fuori dai

confini regionali. LA SCENA LUCANA, questo il nome che racchiude compagnie e spettacoli, è un evento che si è protratto per un intero mese: le  compagnie hanno messo in scena i loro lavori nei cinque teatri delle cinque città lucane. Il pubblico, dunque, ha avuto la possibilità di osservare tutti e cinque i lavori, nei teatri previsti dal programma. Dal 1 al 21 ottobre, dunque, LA SCENA LUCANA ha attirato l’attenzione anche degli addetti ai lavori.  La nostra presenza, prevista durante gli ultimi tre giorni di eventi, ci ha permesso la visione di tre dei cinque spettacoli, ossia “Ashes to Ashes” di ABITO IN SCENA, “Shakespeare in Balkan” di GOMMALACCA TEATRO, “Studio per una fuga” della compagnia IAC. Dei cinque spettacoli previsti ricordiamo anche “Lemmings” di Laura Grimaldi, regia Vania Cauzillo, COMPAGNIA TEATRALE DE L’ALBERO, ed infine “Per prima cosa”, regia di Fabrizio Saccomanno, COMPAGNIA TEATRALE PETRA, in collaborazione con URA TEATRO.  La partecipazione, seppur limitata a pochi giorni, a LA SCENA LUCANA, è caratterizzata da un discorso molto più vasto e non solo legato al mondo teatrale. La Basilicata è sottoposta ad un’attenzione improvvisa, forse violenta, se vogliamo,  dal punto di vista culturale e turistico, atteggiamento che rende questa terra oggetto di interesse morboso e nello stesso tempo terra fragile che ha bisogno di un sostegno culturale non indifferente. L’osservazione degli spettacoli non si limita ad un’analisi meramente critica e tecnica, ma si allarga all’attenzione rivolta al pubblico locale, agli spazi ed ai luoghi proposti. Il risultato è una visione d’insieme che ci rende consapevoli  delle qualità e delle lacune insite all’interno del progetto. Le cinque compagnie, infatti, che rappresentano solo una parte della ricca, seppur poco conosciuta, “scuderia” teatrale lucana, descrivono un percorso interessante, che nasce dalle viscere della terra lucana e dalla lingua locale, incrociandosi ed incontrandosi con grandi produzioni e nomi noti che arrivano anche dall’esterno. Il nostro interesse, rivolto al progetto LA SCENA LUCANA, è legato soprattutto ad uno studio sulla nuova drammaturgia, esteso a tutto il Sud Italia, dopo aver osservato numerose realtà teatrali campane, pugliesi, calabresi e siciliane. Lo sguardo, da tempo sopito o forse mai acceso, sulle produzioni teatrali lucane sembra aver superato il silenzio, grazie a numerosi eventi, grazie all’attenzione di esponenti politici e di uomini di cultura (non a caso il piccolo centro di Oppido Lucano è guidato da una donna che ci ha descritto con attenzione le potenzialità storico-culturali di questo borgo meraviglioso), pur dimostrando la mancanza di una solidità di fondo che rende deboli le fondamenta di alcune compagnie. Quest’ultime, per lo più formate da giovani e giovanissimi che rivolgono la loro attenzione non solo alla cultura del territorio, ai classici, alla lingua d’origine, spesso sembrano considerare, come obiettivo fondamentale, il favore del pubblico locale. Elemento, questo, da non sottovalutare, ma da riconsiderare attentamente e proficuamente nell’ottica di un progetto di formazione generale che dovrebbe investire, in primo luogo, soprattutto sulle compagnie e sugli artisti, attraverso partecipazioni a workshop, rassegne, Festival, lezioni di storia del teatro, di scrittura drammaturgica e scuole di teatro, in secondo luogo sul pubblico, ed in terzo luogo sui teatri, le cui strutture spesso non appaiono adatte ad una messinscena teatrale; discorso questo, già affrontato con alcuni degli organizzatori e condiviso anche dai giovani artisti.  Delle tre compagnie osservate, ABITO IN SCENA, nelle vesti di Monica Palese e Leonardo Pietrafesa, è sicuramente quella che racconta una lunga esperienza, basti pensare anche al Festival dei Corti Teatrali di Potenza, di cui Palese e Pietrafesa si fanno promotori da molti anni. All’interno dell’evento LA SCENA LUCANA scelgono di mettere in scena un testo di Harold Pinter, ASHES TO ASHES, invitando anche Antonio Grimaldi, noto attore e regista campano. La scelta di un testo di grande difficoltà espressiva sicuramente denota una ricerca drammaturgica e scenica di alto livello, dando vita ad una grande scommessa nei confronti del pubblico, quello di un piccolo centro come Moliterno, nel caso della replica del 19 ottobre. Il testo di Pinter racconta la storia di un marito ed una moglie, la quale svela i retroscena violenti del suo passato. La violenza subita a causa di un fantomatico uomo, sovrappone la figura del marito con il violentatore-omicida. Il viaggio a ritroso in questa vita oscura permette allo spettatore di ricostruire i pezzi del mosaico grazie ad un racconto inverso, lugubre, inconscio. La coppia, in effetti, rappresenta l’immagine dello sfacelo del mondo, partendo da un microcosmo serrato in un salone per arrivare all’olocausto della seconda guerra mondiale.  I lunghi silenzi pinteriani sono riempiti da travestimenti e lunghi intermezzi musicali, alcuni eccessivamente prolungati. Anche la sindrome dell’elefantiasi mentale, citata dal personaggio femminile, è personificata in scena attraverso un attore che indossa una testa di elefante: l’idea della colpa o della visione della colpa che si allarga come una macchia d’olio, colpisce il singolo e l’umanità intera. L’intento di questa regia sembra quello di rendere la complessità di questo testo fruibile a tutti i costi. Un pubblico poco avvezzo, in effetti, nella lettura pinteriana, come di altri autori del Teatro dell’Assurdo, ha davvero bisogno di inserti ed intermezzi che forse potrebbero confondere ancor di più le idee? Il dolore umano espresso da Pinter è fatto anche di lunghi silenzi e, forse, l’adozione di una lettura “purista” di questo testo avrebbe condotto per mano il pubblico con più facilità.
Altro genere quello presentato dalla compagnia GOMMALACCA TEATRO: Shakespeare torna in scena e il titolo dello spettacolo, SHAKESPEARE IN BALKAN, ci offre alcuni elementi di riferimento. Nonostante la struttura drammaturgica poggi soprattutto sulla storia di Amleto, il titolo ci avverte che l’autore inglese sarà il vero protagonista, ossia la sovrapposizione con Romeo e Giulietta e Sogno di una notte di mezza estate irrompe violenta. Altro elemento è il “Balkan”, ossia la colonna sonora balcanica, suonata dal vivo dall’Ensemble Erytraeum, composta da giovanissimi musicisti. La scelta di mantenere vivo il riferimento alla farsa che Amleto propone di mettere in scena agli attori girovaghi per smascherare lo zio, è piacevole, così come l’ambientazione, gitana, circense, da teatrino di strada. Si parla di creazione scenica di Mimmo Conte e Carlotta Vitale, - in scena insieme a Adriano D’Ecclesiis -, i quali, in effetti, offrono al pubblico alcune scelte scenografiche, dai travestimenti ai copricapi, dalle lucette alle clownerie, che destano curiosità e che sembrano mostrare la cifra originale del progetto. Il problema sembra, invece, la mancanza di una vera e propria regia e questa lacuna crea scompiglio sul palco: lunghissimi intermezzi musicali che rendono i musicisti come veri protagonisti, la recitazione di spalle, evidentemente non voluta ma segno di una mancata coordinazione nelle posizioni, l’inserimento superfluo della “canzone della pioggia”, che ricorda un tipo di teatro per bambini, lontano dalla caratterizzazione che sembra avere lo spettacolo sin dall’inizio. Inoltre la scelta di “giocare” con un classico come Shakespeare può diventare “pericolosa”, nel momento in cui non si dimostra un’approfondita conoscenza dell’autore e si utilizza un testo conosciuto dal pubblico per rimaneggiarlo ed adattarlo secondo le proprie capacità sceniche e attoriali.
Infine “Studio per una fuga” di Andrea Santantonio, della compagnia IAC. In scena Nadia Casamassima, Anna D’Adamo, Erika Grillo, Rossella Iacovone, Antonio Lifranchi, Vincenzo Paolicelli, Alì Sohna. Il progetto IAC è legato fortemente al confronto laboratoriale con “non attori”. Nel corso di un lungo anno la compagnia ha raccolto esperienze di vita, pensieri e storie sul tema della fuga, da quella personale e psicologica, a quella legata all’emigrazione ed alle persecuzioni. Andrea Santantonio crede fortemente nelle potenzialità e nell’energia trasmesse dalle persone comuni che raccontano, recitando, la loro storia o la storia di altri, sul palcoscenico. Questo spettacolo-studio, in effetti, appare fortemente frammentario, così come sono le storie narrate: oltre alla recitazione, si inseriscono lunghe scene in cui è il corpo a raccontare attraverso la danza, la costruzione di movimenti, l’utilizzo di particolari scelte scenografiche. Il confronto, però, tra gli attori di lunga esperienza, seppur giovani, e quelli estrapolati da un laboratorio è evidente e, nonostante sia immagine di una testimonianza veritiera, crea dei disequilibri all’interno della compagnia e dello spettacolo. La drammaturgia è, infatti, poco solida, proprio perché si sceglie di costruire il tutto su una serie di racconti che coinvolgono emotivamente, forse eccessivamente, gli attori-non attori, fino a spingerli a scendere tra il pubblico e ad urlare il loro dolore.
La descrizione degli elementi positivi e negativi che caratterizzano questi spettacoli rientra nell’oculata osservazione dell’intero progetto lucano, poiché il confronto diretto con alcuni dei registi, degli autori e degli attori di questi spettacoli ci ha permesso di comprendere le loro difficoltà, le loro possibilità, la loro voglia di migliorare. LA SCENA LUCANA è l’occasione per investire forze e denaro sulla formazione di giovani compagnie del Sud che nascono in una terra poco “teatralizzata”, ma pronta a progredire e ad evolversi, rivolgendo lo sguardo anche alle regioni con una più lunga e solida tradizione teatrale, ospitando nomi illustri del teatro italiano, spingendo necessariamente i giovani artisti a confrontarsi con i maestri e con le compagnie di lunga esperienza.

LA SCENA LUCANA
BASILICATA
1-21 OTTOBRE 2016