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Benvenuti nel migliore dei mondi possibili, nel migliore dei giardini possibili: quattro attrici, forse delle cortigiane, forse delle rivoluzionarie, vestite di bianco, si esibiscono di fronte ad un pubblico che non si vede. Le donne sono al servizio della loro padrona, Madame. Un po’ la invidiano, un po’ la temono, un po’ la ammirano. Vivono in una condizione di servitù volontaria, sono felici in questa gabbia dorata, potrebbe suggerire Étienne de La Boétie (filosofo francese citato nel testo). Il giardino è quanto di più bello si possa desiderare: ci sono fiori rari, c’è un prato ben tagliato, aiuole ben curate, ma a terra c’è una piccola gabbietta, è vuota, perché le quattro donne sono loro gli uccelli in gabbia. In

scena le avventure de il Candido di Voltaire rivisitate con sguardo contemporaneo da Magdalena Barile, il progetto realizzato con la collaborazione di Massimiliano Civica è una coproduzione Attodue/Murmuris. Candido, giovane ottimista, metafisico, a spasso nel peggiore dei mondi possibili: il nostro. In una gara di asservimento volontario le quattro competono per compiacere Madame. Quando improvvisamente Madame viene decapitata... senza una padrona per cui esibirsi e con un nuovo potere alle porte, le quattro dovranno decidere cosa fare delle loro esistenze, magari metteranno in scena le avventure del Marchese de Sade, più adatto agli orrori del quotidiano. Il testo vuol essere una battaglia surreale e grottesca verso l’ottimismo e la metafisica del nostro tempo. «Le questioni sono antiche: una volta scoperta la natura indefinibile, anti finalistica del male, come ci dobbiamo comportare davanti agli orrori del mondo? Se questo è il peggiore dei mondi possibili, allora vivere significa soffrire? E, se esiste, cos’è la felicità? L’acuto sguardo pessimista di Voltaire ben si adatta allo scenario martoriato di oggi, alla ricerca disperata di un po’ di luce, di un po’ di speranza sul futuro del genere umano. Magdalena Barile con parole tagliente e dialoghi ironici e serrati mette in scena una parodia dei nostri mali quotidiani. I grandi sogni sono finiti le certezze ci hanno abbandonato il nuovo giorno non sorge mai in una scena quasi sempre buia le quattro donne cominciano a dubitare del loro ruolo e sognano un mondo migliore». La regia di Simona Arrighi e Sandra Garuglieri, dissacrante e surreale, in linea con la parola scenica, imbastisce una rappresentazione che diventa una riflessione sulla storia dell’umanità e sulle singole storie individuali. Le quattro protagoniste, di volta in volta, vestono panni diversi: la donna che sogna un amore, la ribelle, la fanatica religiosa, l’artista che si aggrappa ai ricordi. Simona Arrighi, Luisa Bosi, Laura Croce, Sandra Garuglieri, ben armonizzate nel contesto scenico forti nei gesti e sognanti negli sguardi; quattro eroine del quotidiano come se ne vedono tante nelle nostre vite. Madri, mogli, lavoratrici, operaie, casalinghe, sognatrici di mondi migliori. In questo lo spettacolo riesce ad essere universale; guarda alle realtà contemporanee, alle diverse forme di servitù. Ma il momento di consapevolezza arriva per tutti, con estrema fatica ed amara riflessione le quattro donne cominciano a dubitare dei loro ruoli: ‹‹Madame, vuole dominarci?››, ‹‹E se gli ordini di Madame fossero ingiusti?›› Ed ecco che il giardino diventa il luogo degli orrori, dove seppellire la testa decapitata della loro padrona. Madame le ha abbandonate. Ha regalato sogni e poi ha mostrato l’altra faccia della medaglia, che fare? Cercare mondi migliori, possibilmente lontani dalle fobie che ci rendono schiavi. “Un uomo è libero nel momento in cui desidera esserlo”. Ma chi è Madame? Madame siamo tutti noi, Madame ce la portiamo dentro ogni giorno, quando ignoriamo la libertà degli altri, quando rimaniamo in silenzio di fronte al dolore degli altri. Ancora oggi è valida la domanda di Brecht:“Perché i poeti hanno taciuto?”.

Milano, Teatro Filodrammatici, 5 novembre 2016