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In molti spettacoli capita di immedesimarsi in un personaggio e riuscire a vivere emozioni simili a quelle suscitate dalle peripezie del protagonista. Si tratta naturalmente del modo più classico di coinvolgimento del pubblico. Caso molto più raro è sentirsi coinvolti non per l'empatia con un personaggio, ma per emozioni vissute da osservatore esterno di una situazione. E' quello che mi è accaduto assistendo a questo spettacolo in scena al Teatro Piccolo Eliseo di Roma fino a domenica 27 novembre. Un lavoro nato prima come corto teatrale e sviluppato poi come spettacolo completo. Scritto da Paola Ponti, che per la prima volta firma anche la regia, con la consulenza di Alessandro Paderno. Tre personaggi,

interpretati da Massimo De Lorenzo, Mario Russo e Constance Ponti, rappresentano tre fasi o, meglio ancora, tre stati dell'esistenza. L'uomo di mezza età cinico e pragmatico, il giovane ancora in bilico tra la resa e la speranza, e la ragazza che ha deciso di cambiare la propria vita. In avvio la vicenda appare subito come realistica e facilmente inquadrabile poichè i due personaggi maschili la dipingono chiaramente con dialoghi che, nonstante preparino lo spettatore a ciò che dovrà aspettarsi, lasciano però intravedere che forse ci sarà dell'altro. Quando si è fatto già in tempo a metabolizzare la situazione, irrompe in scena in modo incomprensibile (non credo sia un caso che parli una lingua straniera) il personaggio femminile, che riesce a scardinare le aspettative di chi guarda, così come scardinerà, in un altro senso, le certezze oppure le inerzie dei due personaggi maschili. Spiazzati dall'apparente follia della ragazza solo gradualmente, e definitivamente al termine dello spettacolo, ci si renderà conto che è molto più tranquillizzante lo status quo delle nostre esistenze, per quanto possano apparire infelici o incomplete, alla follia della speranza di cambiare, di inseguire il proprio sogno, di lasciare il qui e partire per un altro dove. La forza dello spettacolo è proprio in questa esperienza di stravolgimento della propria rassicurante calma apparente data da una situazione che, per quanto brutta sia, già conosciamo bene e a cui siamo abituati, perchè in fondo ci si è capitati per varie ragioni, tutte comprensibili e giustificabili, e da cui è impossibile, o perlomeno troppo complicato, fuggire. Questo senso profondo è ben sottolineato dal contrasto di una scena cupa, spesso poco illuminata (specie nei dialoghi tra i due uomini), e i pochi oggetti che abbozzano un'area giochi per bambini, comunque allegra e colorata, di un parco pubblico cittadino. Così come dal contrasto tra un brillante flauto traverso e l'apprendista malavitoso che lo impugna e lo suona. E infine dal contrasto di un linguaggio crudo e violento che argomenta la spietatezza delle intenzioni, con le digressioni su curiosità e informazioni che svelano un insaziabile gusto per la cultura e la conoscenza. Uno spettacolo diverso dal solito, che certamente merita nuove repliche in diversi teatri, capace di regalarti una leggerezza che ti fa tornare a casa un po' più ottimista e persino più "buono".

Altrove
Scritto e diretto da Paola Ponti
Consulenza al testo Alessandro Paderno
Con
Massimo De Lorenzo
Constance Ponti
Mario Russo
Scene Sonya Orfalian
Luci Danilo Facco
Musiche Alessio Mancini
Produzione compagnia della luna